Mentana

:,zz ~~ , Jflt BIBLIOTECA PATRHf TFJ1CA e n ana ROMA • EDOARDO PERINO, EniTOitE• TIPOGRAFO Pia,zzetta e Viaolo Sciarra~ 62 I886.

' rroprietà Lettera1 ia dell'E(titore EDOARDO P.ERINO MAZ 0700 00018 MAZ :jfiSB RomaJ 1886, St·ab. t.ip . clPH'Editore EDOARDO PEn.JNo •

A MENOTTI GARIBALDI GENERALE DI MENTANA CAPITOLO L Sentinella all' er·la! - La bestia si n~uove - L 'opinione di Don Sals :ceia. Qu.esta Biblioteca pcttriotica comincia lè sue pubblicazioni con Mentana; ed eccone il 1notivo: Noi tendiamo in Italia ad add0rmentarci. Or sono venticinque anni, il clericalismo r a ntolava agonizzante; ancora alcuni colpi, dati soprattutto nelle cose scolastiche, avrebbero abbattuto il m·ostro. Cavour preparava colle sue formidabili mani i mezzi d1 dif~sa e di offesa. Condotte le cose a questo punto, gli Italiani dissero a sè stessi : Sta a vedere che adesso ci vogli an1o scaldare il sangue!. .. Il clericalismo finirà di morte natur~ale; ]asciamolo fare. E si addormentarono Alltìra t:e ne vjdero delle br·utte . Si v idero i ministri del regno d'Italia mettersi in braccio dei pr eti, e amor eggiare col re mitrato di R~>ma. Sì vjdero t rattati e convenzioni da cui. r isul tava chiaramente che il governo italiano si sarebbe accuratamente

4 BIBLIOTECA PATRIOTTICA ast enuto dal toccare la città eterna finchè non ne aves ~~e avuto un formale permesso e magari un invito dal papa. E mentre questo si mani p o lava nel mondo u fdciale, Ja nazione impoverita e stanca. lasciava fare, Essa si adattava perfettamente all'idea di v~dere perpetuarsi uno stato di cose che avrebbe suonato rinuncia eter·na ai d i.. ritti d'Italia su RomR.. Questo conobbe Gal'ibaldi; que to sent1rono· i valoros · che accorsero alla sua ·voce. Bisogna va, con un gran :h~ ardimento, protestare contro l'assopimento della nazi one. Bisognava portare a ncor a una volta Ja sfida sanguinosa della Nuova Italia ai fjgli delle t enebre, fortificati nel Vatieano. Per infcangere per sempre ogni trattativa tra il papato e l'Italia,. per rendere hnpossìbile un pàtto in cui la libertà di Roma sarebbe stata sacrH1catà, bisognava er·igere fr.~ i preti e l'I tal i a una trjncea di cadaveri... BiRoguava fare in modo che l'ItaHa non potesse più far rl un pnsso verso il Vaticano ~enza jncespicare nei corpi mutilati dei migliori suoi figli. .. E però qnHi valorosi, ornati pel sacrifizio come i Decii antichi, vennero a Menb:u~a non per fa speranza de11a vittoria.... Vennero per morìre. Vollero rnorjre, perchè il loro sangue svegli~~; e l'Ital :a dal suo tor pore e le addita ·~ se i suoi doveri. Vollero sacrificarsi perchè n< n vi fosse più in Italia un solo uomo così sfrontato da osar propor1·e cbe si lasciasse Roma a.gli as~assi ni interlla.zionali €be la t r nevano. E raggiunsero lo· sc<>po. Tre anni dopo, sot.!;o la pressione di un sent imento che mise paura ai più coraggiosi, t a,nto fu prepotente e unanime, H governo italiano pone va fino per sempre al potere t omporale. La pietra di Mentana sorge oggi., in mezzo alla deserta <

MENTANA 5 c!lmpagna romana, come un sentinella di marmo che col suo muto linguaggio grida agli amici della liber tà : - State all'erta! E in verità l'allal'md è tutt'altro che ingiustificato. Quando mai la r~.. azione èlericale ha osato assumere in faccia a l l'I talla un'attitudine così provocante e minac • ciosa? Quando mai e~sa ha saputo sfoggjare più ampie forze, quando mai ha avuto a sua disposizione maggior i mezz finanziarii, servi più numer osi e devoti, organizzazioni più temibili ~ La bestia si muove. Essa ha già avvol to nelle spire i ne ·tricabili i nostri comuni, che il governo ha potuto bensì difendere contro il popolo, ma che non ha saputo custodire contro il prete. Essa invade le scu0le, penetra nelle famiglie; diffonde di nuovo sulla H bera terra italiana l'ombra morti t era dei - suoi conventi, che un tempo crollavano a centinaia . Ancora uno sforzo, ed essa manderà a lla Camera t recento d -. putati incaricaLi di portare le chiavi di Roma ai pieii del Papa. ·Queste vittorie successive sono H frutto di un fatt o reale - e anche di una illusione. Il fatto reale: C'è nelle masse italiane una grande rilassatezza politica. Il nostro popolo, per colpa di chi ne ha sempre avuto tanta paura, è stanco, sfibrato; esso si a datt a volentieri a quello che succede, per chè non ba voglia di muoversi e perchè) avendo per duto la memc,ria dei terribili giorni che fur ono, cr eda impossìbHe il ritor no delle tirannie cadute.

BIBLIOTECA- PATRIOTTICA L'illusione poi è questa; che, anche quando le armi legali fossero pronte, il popolo lascerebbe fare. No, il popolo non consentirebbe a vedere demolito l'edifizio in cui ogni pietra è cementata del suo nobile sangue. No, qualunque cosa potesse manipolarsi da am .. basciatori o da ministl1i, il pnpolo saprebbe assai facilmente dimostrare che il suo sonno è soltanto apparente. Guai a chi avrà ·l'imprudenza di svegliare il leont9·! tL9l~ ~IGO Don ··Salsiccia, curato della mia parrocchia., ~ ha sn tutte queste facae1;1de un'opinione ben determinata. - :voi credete - mi diceva ierlaltro il buon prete - che il ritorno dei nostri amici sia affare Jungo·f?... Disin gann\tevi; essi sono più vicini che non crediate. Quando i ·vecchi patrioti, che ancora trattengono, per la vergogna, la gioventù, saranno scesi nel sepolcro, ·i giovani si '{>er·· suaderanno facilmente a gettarsi verso il partito che as·. sicura lo.ro migliori sorti ; perchè, nDn cercate nemmeno di discuterlo, l'ingegno, il sapere! l'energia, t r ovàno assai miglior conto fra i clericali che fra i liberali. Poi noi ab· biamo un grandissimo alleato : la moda. - La moda, dite v oi ~ - Eh, sicuro. Non vedete chiaramente che la moda è per noi~ ... Cercate, se vi è possibile, u11 giovinotto ele- • gante che voglia passare per liberale; passò quel tempo Enea. I giornali che pretendono di rappresentar e il ·bel mondo odorano d'acqua santa che è un piacere; le signore dei più antichi patrioti, degli uomini politici più impor•tanti, hanno un confessore in titolo come il re di Francia. ·Insomma.... - - Perdono - diRsi io - voi dimenticate, mi pare, una cosa ... - Può esset·e ; che cos' è ?

M~N1'ANA 7 ___.. Ecco ; c'è stata, giorni' fa, una dichiarazione che ha qualche valore, data la posizione sociale e la ri putazione di galantuomo di chi l'ba fatta. - Di che si tratta? - Oh, di un'inezia... Rispondendo al muuicipio di Roma, Umberto di Savoia, che gode la riputazione di essere il più onesto gentiluomo del suo regno, ha spiattellato formalmente: Roma è intangibile. Siccbè vedete bene... Don Salsiccia rimase un po' iut,erdetto ; ma poi si rimise, e sentii che brontolava fra i denti: Dopo tutto... si tratta di un re costituzionale.

- - D t •-xx cm *xx 1 iit ex . .. . · ------ .... .. . ·. . CAPITOLO ll. Giulia a confessione La buia campagna è piena di spettri dalle ferite ancor sanguinanti. La terra, ingrassata da tanti cadaveri, ~erba nel verde cupo dell'erba rigogliosa una parte della putredine se.. polta. Ove siete voi, cuori ii leoni, anime gentili di eroi?.. Che cosa resta, nell'infinito agitarsi della vita universale, · di quei tremendi che pugnarono e caddero, e colla loro morte sconfissero per sempre il nemico?.. Dove sono gli spiriti vostri, o soldati di Mentana?.. Sono scorsi pochi anni ; e già la leggenda si è impadronita dj quel fatto terribile. Per la grandezza iel sacrifizio, per la purità dell'eroismo, i soldati di Garibaldi salirono in quella campagna all'altezza degli eroi antichi. E tu prete - se mai ti sorridesse la speranza di ri· pl'endere il dominio antico- pensa a Mentana e trema. Bastava il morto corpo del Cid a mettere in fuga i :fy1ori assedìatori di Valenza. Bastano i sepolcri e l'ara di Mentana a custodire Roma e l'Italia contro le nere trame dei signor.-i abbattuti. .. ..

• MENTANA 9 Nel p8ese di Monterotondo le vie erano già deserte. Il tramonto eta sceso colla maestà malinconica della campagna romana; era suonata l'Ave Maria. Nella chiesa, scarsamente illuminata . dalle lampade appese innanzi alle immagini dei santi, giravano, silenziose come ombre, pochissime persone. L'odore dell'incenso si me~colava a i ter rei ef.tluvii delle sepoltura; H giorno stesso una creatura umana era stata sotterrata · nella chiesa. " Una donna, vestita modestamente, con un fazzoletto nero in capo, entrò sola. Si prostrò pr ima innanzi all'alta_r maggiore, e le sue ginocchia ri ~uonarono dur'\- mente sul marmo dell' inginocchiatoio; indi si diresse verso il confessionale di destra, che era vuoto di penitenti. Nella penombra della chiesa la luce della lampada maggiore illuminò in pieno la faccia della donna. Era una contadina di alta statutla, giovane, bellissima, quantunque di una strana bellezza. Gli occhi, soprattutto, avevano un'espressione indicibile; erano occhi che dovevano, alla menoma occasione, riflettere le passioni più violente. Coloro che hanno dipinto i drammi della vita reale hanno quasi sempre collocato il teatro delle loro tragedie fra le plebi cittadine. In realtà la campagna è l'asilo più tetro e sicuro di mille tragedie chHsi svolgono lungi dagli occhi dei curiosi. Quando Giulia fu giunta a l confessionale, si prost r ò in atto di stanchezza devota, di raecoglimento soprannatu-

tfO BIBLIOTECA •PATRIOTTICA rale: ·E una voce le uscì dal petto affannoso, lacero dai singhiozzi. - Padre 'mio ·!.. ' - Siete voi, Giulia~ .. - rispose dal "fondo del confes ... sionale una voce wlata, quella ·del Padre Filippo, prete. - ,Son io, •si. .. Potéte ascoltal~e la ·mia ·confessione sta. sera, ·padre 1 m i o ! 'Seguì ·un .\breve silenzio, come ·se l'interrogat o avesse dovuto cercare ·nella sua coscìenza le par ole da -rispon· d ere. ·Poi risuonò la vuce fioca d el prete. .. - 'Lo posso, Giulia.. . ~Raccontatemi Uberamente 'le angoscie delP·anima vostra; il Signore mi ha dato 1a for za necessaria per comprenderle e per consola rle. 'Seguì ·un silenzio. La chi~sa, a poco a poco, si votava di fedeli. Le ultitne pinzochere, :a malincuore e !picchiandosi il petto, .Jas(}iavano quellatsolitudiue·devota, popdlata di r agni ·e di odori actlti tl~incenso. ·Il ·confessore ripigliò ·pél ·primo la parola : f ~ Vi di~o ~ tu ~parlare, Giulia! - tlisse con vòce ·tla cui trupèlava tina ···~ortla 1irrita~ione. Voi ·siete ··al t r ibunale tli penitenza, dove è peccato non soltanto il d tre 'il falso , m'a anche il 'tacere 1la ·verità.. . 1Un profondo sospi~·o us·cì dal 'Pett o di 'Giulia, ·èhe dopo un lbrèVe ·silenzio ~proruppe: ~ tPatlre, ho ·peécato. - Ma in che modo, sciagurata~ ... - pror uppe con a ccento sempr e più minaccioso, la voce del sacerdote. - Parla presto, libera la tua coscienza da un peso intollerabHe.. . - Ho peccato per amore - diase con voce appena intelligibile la donna. - 'ro tlo conosco, 11 tu·o peccato ...:... rispO'se dal fondo pélle "tènebre {iè} ·corffessionaJe ·la 'voce 'minacciosa ael •

MENTANA prete. - lo so quale offesa tu abbia recato a Dio, al supremo giudice che era presente quando in chiesa tu giuravi fedeltà a tuo marito... - Pietà !.. Perdono !.. - balbettò la voce supplichevol~ dellfl, penitente. . - Perdono !.. E che hai tu fatto per meritarlo dalla Chiesa e .dal Cj elo ?.. La voce Àel ~onfessore, in queste ultime parole, aveva assunto spaventevoli accenti di odio e di minaccia. Era dunque costui il ministro di Dio che doveva, per l'obbligo del suo santo ministero, condurre la pace nei euori turb~ti .~ · La penitente stette per alcun tempo silenzfosa. I singhiozzi della poveretta risuon~vano, per quanto soffocati, nel silenzio del confessionale. Finalmente ella domandò colla sua voce paurosa di bestja domata: - Padre mio... parlate ... Ho .fatto tutte .le penitenze che mi avevate comandato... - Tutte.. .fuorchè una.!.. - tuonò la voce sever,a del prete. Giulia tacque. - Si - proseguì il sacerdote - tu .bai mortificato il tuo corpo, ma hai ricusato di piegare l'anjma tua... Tu hai digiunato e afflitto il tuo corpo con cilizio, ma non hai voluto rivelare quello che sai, queUo che basterebbe alla tua salvezza ... La donna si torceva come sotto la pressione di uno sph·ito diabolico. - Non posso... non posso... balbettò. - E allora, sii dannata!.. - proruppe il prete,Ja cui voce minacciosa penetrò fino al fondo dell'anima della sventurata. - Nessun prete ti assolver à ... tu morrai nell'esecrazione finaJe. Fino da questo momento H demonio è padrone dell'anima tua...

12' BIBLIOTECA PATRIOTTICA - ----------------------- - Un gemito straziante rispose alla maledizione: e una voce debole eome un soffio giunse alle orecchie del prete. -- Io dirò tutto. - Finalmente ! - borbot~tò il confessore con gioia selvaggia - Satana ti teneva con catene molto forti! - Ma un tradimento... .. - Tradimento! .. il mettere in gua!'dia la Chiesa contro i suoi nemici!... È un'opera santa, che ti spalancherà il Paradiso.... Di' dunque, tuo marito.. - Mi promettete almeno. che non gli sarà fatto alcun male~ - Te lo prometto - rispose con impazienza ìl prete - ma queste notizie., ... - Orbene, essi stanno preparando un movimento.... sono venute a casa pel'sone che non conoscevo... ... - Romani~ - No; romagnoU, a quanto Hanno parlato di un deposito Roma •.. . per !"insurrezione. si capi~ce dall'accento. d'armi da introdurre in - Il col_IJo è diretto - mormorò ii c onfel38ora - Noi ,sai emmo forti contro un'invasione estera, . senza forza contro un moto interno... • Poi a voce più chia1·a: - ~i che hanno parlato~ - Di trecento fucili . - Che cosa deve fare tuo marito, in tutto questo~ - Aspettare il carico alla foce dell'Aniene, e colle sue barche trasportarlo pel Tevere. - Dove è il luogo di r iunione ~ - A Ponte Molle. ____. Quanti saranno gli esecutori .della spedizione~ - Hanno detto che non bisogna · eccedere il numero di sessanta o S6t.tauta., per non a.pr ire gli occhi alla poìizia. .

MENTANA 13 - - . Ma noi li teniamo a~perti g1i. occhi, e terribilmente aperti ·- mormorò sogg11ignando il prete - E hai sentito parlare di qualcuno della futura campagna ~ - Ho bentito un solo nome. - Quale?.... - Cairoli. 11 sacerdote ebbe un sussulto sì forte, che la penitente se ne accorse. - Fat~lità! ... - balbettò egli. · - Siete soddisfatto, padre~ ... - domandò la contadina in modo suppliche·vole. Il sacerdote assunse di nuovo una voce minacgiosa ed aspra. - Giulia - disse - ricordati che oggi stesso, in questa chiesa, è stato sepolto un disgraziato ucciso per cagione tua. Tu, dopo avergli concesso i tuoi favori , ]o avevi dimenticato per passare in braccio a un altro; ma egli non aveva dimenticato. Fra i due rivali _seguì una rissa; uno è in carcere, ra1tro, col petto infranto da una . coltellata, giace sotterra .. .. - Per pietà, padre!e..... - mormorò con voce soffo- ~ata la contadina. - Il tuo delitto è dunque orrendo - continuò il sacerdote implacabile - Io lo conosco, e prima di me lo conosce Iddio .... L'anima del tuo amante, ucciso per una causa peccaminosa, sta ardendo fra le fiamme del purgatorìo, solo il tuo J entimento può trarlo di laggiù.... . - Sono pentitaL..... - balbettò Giulia s1nghiczzando. ,_ Sono pentita, padre. - Sì, ma il tuo pentimen to nen varrà nulla, senza la assidua opera a favore della Chiesa. Ricordati dunque che tu devj spia1·e accuratamente quello che succederà in casa tua..... i colloqui e gli accordi segreti fra tuo marito e ' qut}gli uomini ... Ricordati che io devo saper tutto, tutto.•.

l .f. BIBLIOTECA PATRIOTTICA - Ma mio marito non mi dice tutt o, e quello che ho saputo' l'ho udito pet· caso... - Tu devi cer~·a:re di fartì dìre ogni cosa , capisci?.. ... Sii affettuosa, compiacente oòJJ lui. .. ... mos-tra gli la più grande tenerezza... tuo marito ti ama, ti dirà tutt <Y.... - Oh, padre mio, come è spaventosa questa penitenza! ~ - pro-ruppe la contadina t·utta jn lagrime. - Ben più spaventoso è H tuo p eccato, infelice !..... Va, e non mancare a questo coma:tido; sot.to qusst·a condizione ti assolvò dei tuoi .peccati. Il pr ete disse le parole sacramentali, la donna si alzò, o uscì piena di turbamento da .quel tribunale che i sacerdoti assicur-ano eretto. per calmare e dir igere le coscienze e che invece non è altro ebe una delle più for midabili maè·chine .d'intrigo e di tirannia inventate dallo spirito utriantJ. Il cattfessore usci poco dtypd la penitente. Era, ttn gio;,il vàne prete dalla frobte bassa, dalla labbra strette .e livida, dàllo sguardo obbliquo. La sua faccia malvagia era raggiante. .- · E adesso a Romà!.... - borbot tò egli --:.. se la mia fortuna non è fatta questa volta, non ci spet~o più ... .. La sera stéssa, p rofit ·an do dell;ultimo treno, ·egli si accoccolava in uri vagone di terza classe, e si fa~eva trasportare à Roma. m

X144i4%XX •:x•aax: xxwwxx.-xx x CAPITOLO III. Pr·eparativi - . Urbano Ratta~zi - Da Aspromonte a Sinalunga -- Il popolo - L'esercito - Terrori del .qoverno - Garibaldi a Capre?~ a - Le prime bande - Il generale Dumont a Roma- La legione d'AnUboAcquapendente. I preparati vi della spedizione di Roma, cominciati dapprima nel mistero, avevano .finito collo svol~tersi, per dir C<? sì, pubblicamente. E la ragione doveva essere cercata nel mutamento avvenuto nel gabinetto di Firenze, che era stato confidato a un nuovo presidente del Consiglio, Urbano Rattazzi. Con Rattazzi - dicevasi - andava al potere la sinistra. Erano stati battuti i vecchi caporioni della consorteria toscana, quelli che avevano . stipulando la convenzione di settembre, tradito il diritto dell'Italia su R,)ma, quelli che avrebbero voluto vivere sempre accoccolati ai p!edi del pontefice, e tenerG jn quella umiliante posizione anche ritalia, madre loro; quelli eh~ smaniavano di conservare la capitale a Firenze, perchè gli interessi finanziari delta loro camarilla questo esi~evano.

i6 ' BIBLIOTECA PATRIOTTICA Il carattere di Urbano Rattazzi rimarrà sempre un enigma jnesplicabHe per la storia. Le sue intenzioni furono oneste; fu grand;J il suo patriottismo, invitto n suo amore al a Casa dt Savoia di cui era nato suddito, e che avrebbe voluto veder grandeggiar e su tutti i regni della terra Per ingegno e coltura politica; per esperienza e abilità parlamentare, per integrità al disopra di ogni sospetto, Rattazzi meritava invero l'altissimo posto che tenne così nella Camera e nel paese come nella fiducia del Re. Nondimeno quest'uomo, che ebbe senza dubbio le migliori h1tenzioni, fu così sventurato, che al suo nome sono indissolubilmente congiunte le più dolorose sventure di Italia. Egli era ministro, quando le speranze d'Italia, H valore dell'esercito piemont :;se e dei volontarii italiani, l'eroismo del Re CarJo Alberto e dei suoi figli, tutto fu ' seppéllito in quel sepolcro pieno di sangue che ebbe nome Novara. Egli era ministro, quando la politica impose o credeva jmporre ai ministri jtaliani di fermare Garibaldi nel suo cor~o di glorioso ribelle; quando una -palla italiana - orrib1le a dirsi! - ferì n corpo del Duee dei Mille, di colui che avrebbe dovuto essere ~acro e inviolabile per tutti i figli d'Italia qua:mto era esecrato dallo straniero. Aspromonte fu la seconda pagina triste della vita poli- , tica di Rattazzi; egli sofferse dolori terribili, ma Aspromonte si fece. Finalmente Urbano R:~ttazzi era ministro, quando H governo italiano, temendo più assai della Francia che non deH'ira popolare, Sl uppose, prima coll'inganno poi coli a forza aperta alla spedizione di Roma. L'arresto di Garibaldi a Sinalunga, quello dello stesso Generale ad Alessandria furono atti chH Rattazzi compì gemendo, la.. crimando... . e che nondimeno non bastarono a salvare la sua posizione politica.

MENTANA 17 Egli cadde, come accusato·di sovc:rchia debolezza verso i rivoluzionarii, e almeno ebbe il conforto di vedere che altri avesse la responsa.bilità finale di Mentana, e che altri firmasse il proclama della Corona che sconfessa.,a come ribelli i soldati di Monterotondo e di Mentana. Nessuno rimproverò al Rattazzi queste sventure; tutti sapevano quanto egli ne avesse sofferto pel primo. Giovanni Prati, in~erpretando nobHissimamente, come possono i poeti, il sentimento popolare cantava: L'uom di Novara è g\llida Salma in angusta bara, Ed oggi meco il piangono Le madri di Novara. L'u01n d'Aspromonte esamine Reclina al sen la fronte E i figli d'Aspr01nonte Lo piangono con me. L'uom di Mentana è profugo Da que~ti a1nari esigli E inginocchiati al feretro Stan di Mentana i figli. Le patriottiche angoscie di Rattazzi lo assolsero dalle gravi sventure che furono in gran parte prodotte, o almeno non impedite, 1a quello che fu veramente il suo principale difetto; ossia una incertezza di risoluzioni da mettere ~eraviglia, uno spirito titubante e indeciso cl e ma1 non sapeva trovare la sua via. :?3h 6dJt0i Il martedì 24 settembre 1867 Giuseppe Gar:baldi era giunto a Sinalunga, paesello tra Siena ed Arezzo. Lo ac · compagnavano Bano, suo s ~ ·gretado, e due fidatissimi amici, il signor Maurjzìo e Pjetro Del Vecchio; e non Biblioteca patriottica - z

18 BIBLIOTECA PATRIOTTICA faceva mistero del suo intendimento di procedere, per Orvieto e Terni all'acquisto di Roma. Fu grande il ter ore del ministero; pe t~chè da Parigi pervenivano minacce esplicite, e si affermava che l'esercito francese avrebbe duramente punito l'ItaUa quando, si fosse osato toccare il pot.er~ del sommo pontefice. Se nei ministri di Firenze fosse stato maggior senno, essi avrebbero compreso che una cosa simile non sarebbe mai sl'ata fatta da Napoh.. one, che era mal sic~ 1ro sul suo trono e insidiato dall'estero. Ma quegli uomini di stato, chiamati inopioatamente dagli affari di piccoli principati al governo di un gran paese. non erano tempre da resistere al Bonaparte; ed era morto Cavour, quegli che, ministro del piccolo Piemonte, aveva mortificato e vinto l'imperatore dei Francesi colla minacciosa fierezza delle sue lettere. Esisteva veramente un uomo che avrebbe potuto richiamare il suo governo alle .fiere tradizioni del passato. Vittorio Emanuele aveva senza dubbio il coraggio, l'energia, l'orgoglio, il patriottismo che Darebbero stati necessari per dare alla spedizione romana una fine gloriosa. Ma il 1866 era passato su tutto questo. Vittorio Emanuele, angoSciato dai disastri di Custoza e d~i Lissa, sfidu<~i ~ato deHe nostre forze, irritatissimo contro coloro che avevano, con forze più potenti.delle austriache, subito co~sì vergognosa sconfitta, Vittorio Emanuele era divenuto il più gran nemico della politica di avventure. Fgli voleva che l'Italia, im~itando ciò che aveva· fatto in altri tempi la Russia e la Prussia, si raccogliesse, atten· dendo ad accrescere le sue forze prima di sperimentarle. Questo concetto sarebbe stato giusto e santissimo, se vi avesse fatto minor ostacolo l'effervesae uza ~el popolo. . ..

MENTANA 19 Rare volte il popolo italiano fremette con più unanime sentime .n ~- o come quando si seppe dell'ar:vesto di Garibaldi. · Fu ·pubblicato un proclama del .Governo, che assicurava com~ si fosse dovuta compiere la dolorosa misura perab.è « non fossero rotti i trattatl, e rimanesse inviolata la maestà della 1 egge. » Ma non bastò questo; la sinistra della 0amera, ,si commosse, e stese una formale protesta, i cui firmatari erano quanto dt più nobile e puro conteneva il pat•:iottismo italiano; Crispi, Cairoli, Nicotera, Fabrizi, Miceli. Si organizzarono meetings e r iunioni popolari a Firenze, Mi'!ano, To r·ino, Genova, Bologna, Napoli; e a po.co a poco seguì tut a Italia. Pur troppo queste riunioni furono attri state da tristi lotte, e non mancarono morti .e feriti Jra il popolo e i S-Oldati. A terminare queste tristi condizioni H·governo annunziò che il Genera le Garibaldi ~v eva man:festat o il desidevio di rit~oenare a Capr era; e cl1e il mioist.ero, t rovando questa intenzione conforme aUa sua, aveva tosto aderito. Ecco dunque G~riba.ldi pri«ioi;J.iero ;tq. Alessandria, sotto la scorta del gener,ale Petitti; uno dei due c~ni= di guardi~ più duri e inesorabili che si potessero scegliere. D~ Al~ssandda ì l generale passò 3 Genova, di dove s'imb~rcò per Caprera. Ma prim~ che ques~o avvenisse er~ avvenuto un fatto che aveva portato al colmo il terrore del ministero? mo· strando come il nome di Garibaldi avesse ogni potere non soltanto sul popolo, ma anche sull'esePcito, rite,q.uto fino allo ra inaccessibne a tutto fuorchè alla discipljna.

20 BIBLIOTECA PATRIOTTICA Il giorno 25 settembre il 4l 0 reggimento di fanteria, che aveva stanza in Alessandria, si diede a gridare: Viva Garibaldi! V1va Roma! Le intimazioni dei superiori invece di spegnere l'entusiasmo, lo accrebbero; e ben più grave si fece la cosa quando l'indomani H 42° reggimento e i cacciatori feai~chi cl1<1 formavano il eesto della guarnigione, si unirono ai pr imi nel gr idare : Vi va Ga.ribaldi ! Se in quell'occasione il generale avesse fatto un cenno . ne sarebberù avvenuti fatti gravissimi, la cui responsabilità sarebbe ricaduta sui ministri così poco ossequiosi al volere della nazione. Ma Garibaldi era prima di tutto un ser vo alla legge. A Genova, al popolo tumultuante che n r· n aspe jtava che un suo cenno per insorgere, egli assicurò replicatamente che era libero, e che quando gli fosse piaciuto sarebbe tornato da Caprera. Comprendendo c~e una rivoluzione sarebbe stata la rovina della nascente Italia, il generoso condottier o preferì sottomettersi all'impero della legge, e sl lasciò condurre a Caprera. ? ;] (_g S"d!~ L~ pr·jgionia del generc~ le non poteva bastare e non bastò a ii;npedire l'opera degli insor ti che avevano già passato il confine. Le prime schiere erano già formate e operavano. Francesco Bedeschini comandava la colonna @rganizzata tra Arcidosso e Pitigliano, Menotti Garibaldi quella tra T6rni e Narni. Frigesy aveva raccolto buon numero di volontari pr esso Orvieto; Frances~o Vigo-Pelizzani conduceva una schiera adunata presso Aquila; Federico Salomone ed Emilio Evangelistj, a capo delle loro colonne, aspett avano nell'Abbruzzo mer•idionale gli ordini di Gar;ba.ldi. Un primo tentativo, che era stato preparato con nucleo e base d'operazione a Terni, era andato fallito per la vi-

_MENTA~A 21 gilanza del La Marmora, comandante militare. Ma questo era bastato perchè il Governo pontifi cio se ne atterrisse e perchè il cardinale Antonelli facess~ invocazioni sollecite di soccor·so a Napoleone III; a quel Napoleone Hl, allora considerat0 come tutore della Chiesa Romana. e l che poi caduto fu coperto di maledizioni e dì obbrobrio da quei preti ai qua1i aveva sacrificato la sua gloria, il suo trono, l'avvenire d~lla . sua dinastia. Napoleon<-) non mancò alla pregh iera. Il generale Dumont fu mandato da Parigi a mettere in ordine l'esercito pontificio; nncleo di ques to doveva essere la famosa legione d'Ant.ibo, composta in apparenza di volontarU, in r~altà di soldati scelti nei var·H r eggimenti francesi. Questa legione antibojna., che riassume per Roma i più sozzi ricordi di oppressione, di prepotenza, d'infamia di vigliaccheria, fu ufficialmente ricon0sciuta dal maresciallo Ni c], che come ministro della guerra corrispondeva col comandante, conte d'Argy. &o • ov!GU Intanto i Garibaldini, Eenza metter tempo in mezzo, il 30 setternbre penet ravano nella provincia di Viterbo, e assalivano Acquapendente. Bastò una breve lotta perchè i gendarmi pontifici capitolassero ; e furono lasciati in libBrtà, a patto però ehe promettessero di non militare più contro gli insorti. La promessa fu violata; ma quali promesse son sacre per simile genia!. .. Un prete li aveva persuasi che i giuramenti fatti agli eretici non obbligavano, e li aveva ricaccjatl jnnanzi !.. Però gli arresti e la prigionia di Garibaldi avevano fermato l'invio dei rinforzi. Gli invasori dovettero quindi ric<·ncentrarsi, e abbandonare Acquapendentè, Bagnorea e Bomarzo, che furono tosto riprese dai papalini. Facile vittoria, che durò poco.

. ·••:. ·~ ..•... :.· ..... ".· ... , .. , •... · ........ .... ... . ·. . . . . . CAPITOLO IV. Villa Glori -- All'armi!. .. - I fratelli Cairoli - Sangue d' eroi - La catastrofe. - Piano, per carità! ... Un'à voce urit po' alta e tatto è perduto... - Che sian quelli i nostri amici? - Avrebbero dato ìl segnale... Enrico Cairoli, capo della schiera dei s~ ttantasei che doveva più tard'ì immortalare il nome di Vill a Glori, scrutava còtl'àcùto occhfo il buio della notte. Ma nuHa, non una "\foce, non uu segnale. - Siàmo perduti !... - mormorò iÌ prode, lascià'ndòsi èaderè il ca'po sul petto. Egli peirsava, norl' a sè ma: ai valorosi ch'e lò avevano seguìto e che stav~no per essere distrutti, vittime del tradimento. Eranò a Pònte Mollè. Colà dovevano trovare i Romani insòrti, armi per rifor11irsi, viveri; insomma gli aiuti necessarii per entrare dentro Roma e suscitarvi la rivo . luzione. 1! Tevere, gross·o e minaccioso; rumoreggfava. Di tanto in tanto, nell'oscurità della notte, si udiva qualche ur- ..

MENTAN~ . 23 tone contro le sponde·; er,ano,tnav:L e tron.chi d'albano, tra_ scinati dalla corrente Finalmente un :fischio lontano percosse, le. or.ecQhi.e d.ej dei volontarU. - Eccoli !... son. loro !... - e~ q~e~ta. '{O~e, oh~ corse~ tn~ le fiw, su~icitò in-tutti i Quori. una febbre di pa.tràottic~ speranza. Ma coluit che avev.a d;atoi il. f?egn.aletera Ulil1 up~o solo. Era il barcajuoLo, spedito. a Roma pen ~v.er noti~ie·. Eg~Li ne recava, e: tristissi:me.;. il de.posito d.i al.tni e di mu~i .. zioni era sta.to scoperto~ dalla. polizia . Il popolo, fnem~nte I:ril,a inerme, Il-<i>Jl po~eva, muoversi. Quatcuno. aveva sveatato le mi.sure così ben p;rrese, q~ua.Lcuo.o. aveva. dator l'aUar.me1ai· pQnti~ficii. M~ cbJ)?... Nessuno avrehbe potuto dirlo, perchè nessuno $~~va dell~ &cena svoltasi ~ca. le tenebre della. chiesa dj Mo.l)te Roton.dp. _ BisogQ.ò preparars~ ~ ruorjre. ~ · - Enrico Cairoli, aUa testa dei suoi, accampato nelle vicinanze d'ella VIlla Glori, aspettava l'assalto. Questo non tardò. Un misterioso nemico avverti·va !"esercito pontificio dei movimenti dei volontari. Ben presto trecento autiboini, arma~i di tutto punto, assalirono i settantotto. - Coraggio, fratelli!.. met~iamo in · fuga questi vigliacchi di stranieri!... - gridò la voce tonante di Enrico Cairoli. E, t1•a la p o l vere e Ile paltle, neJ?(), sanguiBoso, terr<i- 'bHe, l'eroe infuri:ava tra i nemici. Un capi~tano francese già gli stava sopra; Cair<>~i, d'litE. oolpo di .rev.olver, gH bruciò le cervella. Un soldato tromba volava vendicare il suo capitano; Enric-o si rivolse come tHl leone, e stese morto n soldato ai suoi piedi. J

24 BIBLIOTECA PATRIOTTICA Intanto i nostri, adottando l'antico metodo di guerra italìano, a ve vano messo la baionetta ia canna, e giù addosso al nemico. Ab, per la vecchia Roma!... Com'erano belli quei pochi giovani, insanguinati, lacel'i, uno contr~J sei... e che fa· cevano così terribilmente rotolare giù dal colle gli avver- , sarii di tanto più forti!... E che squarci la santa baionetta operava in qu\7,lle schiere francesi!. .. e che smorfie facevano quei cattolici briganU, allorchè percossi nella gola o nel petto, colla benedizione del loro papa in tasca se ne andavano, come giova sperare, a casa del diavolo! Ad un tratto risuona fra i combattenti un urlo disperato. Enrico Cairoli, ft.n·ito aUa faccia e al petto, è caduto morto. Intorno a lui i migliori, i più valorosi della truppa. Gli antiboini, profittando di quella cad.uta, cercarono circuire i Vùh ntari alle spalle. Ma in costo1 o l'angoscia non ispegneva l'eroismo; trovarono ancora tanta forza da ricacciare indi0tro i fr·anco -pontifici. Giovanni Cairoli, respinto il nemico, aveva raccolto da terra il fratello moribondo. Era ferito gravemente egli stesso, la pietosa cura ne sc.emava le forze; ma all'avvicinarsi dei papalìni, impugnato il revolver, li fronteggiò in atto così terribile, che gli sgherri indietreggiarono ... I Garibaldìni erano vincitori ; ma la scarsezza delle forze li riduceva a fuggire. E così fecero quelli che avevano le membra valide . I feriti: Cairoli, Mongini, Castapini, Papa~zoni, Musetti; Ferrari, Collardo, vennero cotdotti prigionieri a Roma. Colà l'a~nunzio della v.ittoria giunse inaspettato. Si era parlato di m.ille garibaldini ; gli antiboin.i avevano cer-

1\IENTANA 25 cato di palliare, accrescendo di tanto il numero dei nemici, la vergogna dell'essere fuggiti. Allorchè il generale papalino seppe il vero, punì severamente il capo delle due compagnie Egli aveva torto . Che valore si poteva attendere da sciagurati mercenarii cbe ventvano in paese a lor o straniero per farsi satelliti e b ~ rri della tirannia~ La ferocia dei pontifi c~i rimasti padroni del campo fu non minore della paur·a avuta. I feriti della sacra compagnia furono pubblicamente trascinati su carrett1, come bestie da macello; 6 il sangue, scorcendo dalle ferite, segnava di una traccia rossastra il percorso del triste cor\eo. Pazienza, preti e francesi! ... Verrà giorno che quel sangue generoso ricadrà sul vostrù capo!...

.. ~... ~·· . . ... . •... . ~·· -~·· ... . ~·~; ·~ • Dentro Roma- Comitato n~rzionale- Comitat ) d'azione - C}ntro romano d' insurre tiiJne - La co la dei cani - Giunta nazionale romana - Mille alabarde - Mollezza di quei signori - Che fecero dei fucili~.... - N cessità di un' insur1 ezione a Roma - Non se ne fece nulla - Perchè? .• - Le grida dì Coccapieller -- Non sen~a ragione. La parte sostenuta in quei ntomenti gravissimi dalla popolazione romana, e specialmente da quei cittadini più notevoli che in certo moà1l avevano missione di rappresentarla e dirigerla, è ancora · argomento di fervide discussioni. Senza entrare nel merito, limitiamoci a riportare un racconto che è quasi contemporaneo di quell'epoca. Da questa nuda e genuina esposizione dei fatti i lettori vedranno fl e i capi della parte moderata romana m~ritassero veramente quelle palme capitoline che più tardi con modestia generosa si attribuirono. «In Roma era sorto fin dal ·1853 un Comitàto nazionale romano, rappresentante di quel partito che chja.masi moderato. Siccome esso, dal 1859 in poi, s-i presentava come

• MENTANA 27 l'espressione del Governo italiano, nel quale in qnel tempo avevasi intera fiducia, rius·cì ad assorbire gran parte dell'elemento liberale di Roma. Esso non cessava dal dire che col suo mezzo, e sotto la sua· direzione so t tanto il popolo vedt·ebbe in un dì non lontano appagate le sue aspirazioni, compiuti i suoi voti. A quel comitato faceva contrapposto il Comitato d' azione, nato dall'associazione nazionale italiana istituita d'a Mazzini dopo il 1849 in Londra: ed era composta d·i po · chi uomini, alcuni dei quali arditi ed onesti. Aveva re.. !azione con quella parte di popolo generoso, disposto sempre a dare il braccio (\ la vita; ma· non seppe estendere mai le sue file fra quelle classi sociali in cui abbondano i mezzi pecuniari e le autorevoli jnfiuenze. Poco prima e dopo la partenz~ dei Francesi, avvenuta nella seconda metà dell'anno 186), molti dei generosi ed au- -- tvrevoli patrioti vedendo come il Comitato nazional~ non volesse dare ai Romani quell'impulso e quell'Indirizzo di azione che altamente reclamavano, tanto più in faècia alle circostanze create dalla Convenzione 15 settembre, tentarono riformarlo. Fu opera inutile. - Imperocchè gli uomini che componevano il Comitato nulla vollero accettare, nulla mutare. Ciò fece di necessità sorgere nell'aprile 1867 il Centro ron~ano d' insurrezione, rappresentato in Firenze dal Centro d'emigrazione, sotto gli auspici di Garibaldi. I mezzi di prot€sta impiegati dal Comitato Nazionale, come i palloncini e le bandiere tricolori, le corse di cani colla nappa alla coda, e petardi di cartone, le proces• sioni lungo il Corso e il Foro Romano, furono ormai stimati inutili e indegni di un popolo deciso a scuotere un giogo abborrito. Si volevano dai Romani cose serie, dignitose ed ener.. giche; i mezzi per cominciare l'azione. Il nuovo indirizzo •

28 BIBLIOTECA PATRIOTTICA veniva promesso dal Centro d,insurrezione, al quale faceva franca adesione H comitato d,aziòne, conservando però la propria autonomia. Il Co11itat.o Nazionale jnvece lo combattè ad oltranza; e riuscì a render~ i'(IlP('Ssibile l'armamento della città. QueJla lotta era troppo indecorosa e di dàn\ ·o ai grandi interessi nazionali perchè i patrioti che appartenevano a.l Centro ed alcuni del Comitato n3zionale stesso non vedessero l'assoluta necessità di porvi un termine. Nel luglio si combinò q rtindi una fusione, invocata e1l aiutata da moltj anche fuo r i di Roma. Nacque la Giunta nazionale romana, chepresentossi con un manifesto col quale si faceva appello a tutti i partiti, dal moderato al più avanzato, au·unico seopo di abbattere uniti il Governo temporale del Papa, e venire poscia. ad un plebiscito. I Romani capivano come loro appartenesse l'iniziativa del moto per necessità e pee dovere. Lo sconfinare dei volontari, mentre toglieva a H.oma quell'iniziativa., faceva prendere ada Giunta Nazionale la determinazione da mettersi da parte. Sarebbe stato migliore consiglio però ehe essa., da-1 momento che non poteva scongiurare ua f:1.tto che re- · putava inoppDrtuno e prematuro, cercasse a tutt"uo :!JO di trarne profitto indirizzando'o allo scopo comune, e quindi rimanesse al suo posto. Fu allora cbe convinti di questa verità al cun i de]] a Giunta nazionale, d'accordo con altri del Comitato .d'azione, 1·isolserv d'aiutare jn ogni modo H movimento delJe provjncie, ed attuare senza indugio o senza riserva il p·rogramma, insurrezionale; e si costituirono in Comitato romano d'insurrezione. Le numerose trasforrn01zioni e lotte di par·tito in Roma, mentre tutte le forze dovevano essere collegate ed Intente ad un solo scopo, furono di gravissimo danno. •

29 - -------·------- L'Italia deve giudicarle con moltrt severità. Giustizia però vuole che si dica apertamente come' l'unico e vero fautore responsabHe di quei deplorevoli conflitti fosse H Comitato nazionale romano. E p9r tacere delle minori rag:oni, basti la principa lissima ed· incontestabile dei vjncoli di vassa.llaggio che lo legavano alla Francia ecl alla Consorteria toscana, quasi sempre al governo, cui premeva di seppelhre nel silenzio Ja questione romana. , . E evidente quindi che il Comitato Nazionale doveva essere l'ultimo ed il meno disposto, di tutti i pa~. ti ti che si disputavano la d:rezione del n1oto romano, ad abdicare ad un potere che dava ai suoi membri autorità e denad, prometteva loro gradi ed onori , assicuravali di una specie di vicet·egno in Roma, mettend oli jn grado di trattare utfìcialraente, come una potenza riconosciuta, col Governo italiano, presso il quale ebbero anche un rap!Jresentante stipendiato, che sedeva in parlamento. Il primo scopo del Comitato romano d'insur·rezione doveva e~ser quello d'1ntrod:1rre jn R.oma armi e muni- ~ioni; giaccbè il Comitato nazional,~ , ad onta dei tanti mezzi, non aveva saputo introdurre in sei anni che mille alabarde. Più tardi, alla vigilia quas i àel ientativo, si sparse la v o cd che H Comitato stesso ave·va jn serbo mille schioppi. La qual cosa. se fosse vera, sarebbe la peggiore de1le sue condanne. - Il popolo in .n·me, moschettat o nei successivi giorni alla salita di Ara Coeli ed at Foro Romano, gliene chiederà strettis~ima ragi one! Le ar·mì a Roma non potevano essere somruinistrate che dal partito di azione e da Garibal dt, suo c;po. Fu per suo mezzo e de' su0i amici che H Comitato 1·oruano d'insur1·ezione, dopo luoghi e d1sperat.i t ent at iv i, attraverso · i mille oHtacoli che la polizia del Gover1.10 dj Fi ..

30 l BIBLIOTECA PATRIOTTICA renze da una parte e quella del papa dall'Bltra fJ•apponevano, giunse a portare fino a poche mjglia da Roma un carico notevole d'armi e di munizioni. Ancora uno sforzo, e Roma sarebbe stata armata! Intanto l'ardente e generosa ìnjziativa di GaribalJi, mentre accendeva negli animi degli esuli romani e di tutta la gioventù un impaziente entusiasmo, rendeva maggiormente difficile l'introduzione in città delle armi, e specialmente allora che si formaro 10 nel Viterbese e nella Sabina le prime schiere d'insorti; tanto la polizia d i Montecitorjo diveniva l'un dì più che l'altro vigile e V(l·ndicativa. Si ·giunse ad un punto in cuf Ja custodia del luogo ove quelle armi erano depositate divenne tanto pericoJosa, che fu forza fossero nascoste sotto terl'a. E si sapdva che ciò equivaleva quasi a perderle, giaccbè l'umidità del suolo le avrebbe guastate indubbiamente. Intanto le bande ingrossavano dopo le giornate di Acquapendente e di Bagnorea, e si avanzano ognor vi t· toriose; il moto si prop2gava, e tutti avevano gli sguardi rivolti a Roma. Di fronte ad un'insurrezione di questa città, J a stessa Francia non avrebbe avuto diritto alcuno di jmmischiarsene. Er-a quindi mestieri rompere gli indugi e decidersi. per non compro:nettere con un r itardo, per quanto potesse essere giustificato, tutta la causa. Il Comitato romano d'insurrezione lo comprendeva.; esso pure era impaziente, ma fatalmente, colpa, come si disse, H Comitato nazionaJe romano, la città era inerme, impreparata. » .. Questo si scriveva quindici anni or sono; e non pare che i !ocumenti pubblicati d1 poi, le discussioni, la luce fatta, abbiano di molto mutato i fatti pei quali si venne allora e si viene oggi a una dolorosa conclusione :

MENTANA 31 Gli uomini del Comitato nazionale romano ritardarono per quanto era in loro, il riacquisto di Roma. Perciò, se le grida incomposte e selvagge di Coccapieller, che additava all'esecrazione dei Romani i componenti di q ael Comitato, trovarono tanto seguito nel popolo, non c'è da farne la menoma meravjglia. Il popolo, che non sa discernere interamente il vero dal falso, esultava però vedendo trasc)nati nel fango gli uomini che, sotto· colore di guidarlo alla l1 bertà, lo avevano baloccato coi traHtulli, illuso, tradito, e mandato finalmente a farsi massacrare senz'armi sui gradini dell' Aracoeli e nelle pozzanghere del Foro Romano ! •

CAPITOLO VL Un cattivo pranzo ~ Spari da tutte le partì - Che eco il carrettiere - Casa Aiani - L'uomo nero. A casa del gove1·natore di Roma, monsignor N..., uno tl. i -p iù atroci satelliti che a quel tempo servissero di ~ f u al01l0 alla tirannia papale, c'era pranzo. E L·ano invitati H generale comandante le truppe, il conte d' Argy, capo della legione antiboina, due o tre preti di alta stera e un belga, segretario di monsignor De Meròde, il ministro onni potente. 1' Da ultimo c'era anche invitato un oscuro prete, curato di una delle parrocchie di Monterotondo, che non pote'ta sotto nessun pretesto competere coll'altezza di grado nè dei secolari, nè dei preti. \ In qualunque altro paese H maestro di casa avrebb~ fatto le boccacce vedendo nella lista dei convitati un nomr ~osì oscuro. Ma a Roma la faccenda è diversa; l'abitp vi fa talvolta il monaco, ma non rivela in n i un modo le qualità o i mezzi di costui. Non mancate di rispetto a[ frate mendicante che inèontrate Bella vostra via 1. •. fors~ !· .l

MENTANA egli è il capo rdale dell'ordine dei gesuiti, di cui il generale non è che il capo apparente; forse, cardinale travestito, egli va in questo momento gettanda le fila dell'intrigo che domani, vacando il seggio supremo, lo farà cingere del triregno papale. Se dunque il governatore di Roma convitava alla sua tavola il prete, nessuno poteva meravigliarsene, .chi sa che mistero di diplomazia o di politica c'era sotto ! Il pranzo non era all~gro. Fra H giorno dell'invito e quello dell'adunanza erano scorsi terribili avvenimenti, che avevano mostrato ai padroni di Roma quanto pre-· cario fosse il loro dominio e come jrrevocabilmente destinato a perire. Il genclrale :Zappi, sopratutto, era di pessimo umore. Alle prime patole che scambiò col conte d' Argy se ne seppe la causa. - l drag'-)ni hanno arrestato stamattina alcuni fuggiaschi di Villa Glori- disse ìL fr~ancese. - P&,re che fossero in numero minore che r1on credevamo dapprincipio. - Settantotto !. .. - esclamò H generale, dando libero sfogo al maiumore - Settantotto... e hanno messo in fuga trecento antiboini... ·- Sono le vostre truppe indigene che hanno comi nciato la fuga - rispose acrement e il colonnello delJa legione d'Antibo. Il generale alzò le spalle. - Il che non impedisce che venticinque dei nostri pontificii non siano caduti morti. .. mentre dei vostri i fer iti sono stati pochissimL.. e anche qualcuvo nella sch~ena ... Il conte avvam.pò di rabbia, ma non trovò a rispondere, e si l]mitò a borbottare qualche cosa di trahison, e di chiens d' Italie, e altre simili gentilezze che il generale finse di non udire, ben comprendendo lo stato di esasperazione in cui doveva trovarsi Monsù. Biblioteca patriottica - 3

l 34 BIBLIOTEGA PATRIOTTICA Intanto i convitati si eeano disposti intorno alla tavola. , L'arrivo del pretoozolo, tutto umile e dimesso, suscitò un certo stupore; un prelat.o, appat'tenente a una delle mjgliori famiglie di Roma,. che se lo vide collocare vici~·o, osservò appena le form~ n~ c : s~a,rie p f.I J' non far vedere come fosse stato off~so. Ma il governatore, qual).do abba veduto ciascum.o al suo posto, alzò la voce: - Sigaorl - disse con una specie dì giovialità che in lui celava benis~imo gli istinti ferJc.i -~ignori, mi pare che abbiate torto di (lis~uter~ sull'affari:~e di v·Jlla Glori. Che ci siano sta~tl degli ac,cidenti spi®cevoli, ne~suno lo : nega; ma che per questo? L'esHenzi.ale è che U complotto sia sfumato, e che i garibaldeschi, o morti o pr·igionieri o foggi.aschi~ non siano più da temere per un p<:zzo. - Questo è vero - approvò il generale Zappi. Il francekle a sua volta fece sentire una specie di grugnito, che poteva anche esser·e interpretato come an consenso. - Ma - pros.eguì il governatore - di ehi è il mer·i t o dt questo felice ri·su.ltato? Per qual motivo ì nemici, invece di trovare nei pressi di Roma armi e compagui, hanno trovato i nostri valorosi soldati? - Oh, non. c'è da dubitarnQ, ii merito è tutto di Vostra Eccellenza., monsignore. Senza le abili disposiz.ioni della polizia, senza le esatte perquisizioni operate, non si sarebbe potuto aver'e il deposito d' armi. .. non si sarebbero scoperti i complici dei ga1~j baldini. .. Il prelato scosse il capo. - Orbene, sappiate, sign.ori, che la polizia nuBa -aveva saputo ; che H gove-rnatore d-i R0m·a - proprio io, come patate credere - .era rhnasto cieco al pari degli altri; e che, senza un .caso provvittenziale, ~ senza uno di qu.egli uomini che talvolta assum.on<> Ia veste della Provvi- .denza, Roma sarebbe a quest'ora in piena rivoluzione.

~~N'l'AN A 35 · Tutti tacquero, aspettando la contip.uazione di un racconto che prometteva di essere interessante. - Signori - concluse H governatore- qQesto giovane prete cbe mi fa l'onore di sedere oggi alla mia tavola è venuto, tre giorni fa, a ri vel~rmi t ntto il pi -1no della congiura, dì cui io non avevo il menomo sentore... Tutti si volsero ver~o H prete, e nei più, alla specie dl dispr·ezz0 adoper·ato fioo allora, succedett~ un senso di 1nvidiosa defe1·enza. · - FJguratevi - proseguì monsigooe N.... . ridendo - - che le Jtotiz i,e datemi dal reverendo er-~c.o così compJete, così particolareggiate, pal'eva tanto imposs1bi1e che ve.. nissero da altri <~he da un capo di cospiratorj, che io eLbi la tentazi( ne fortissjma di c1edere il reveren 1o un ribelle, e di mandarlo al Santo U.ffl.zio. - Ah, ah!. .. la burla sarebbe stata un po' salata !. .. - osservò il generale - E voi, rev.ere~.;do, che avreste fatto in simil caso ? - Avrei accettato- COJl rassegnazione il mio destino, solo supplicando monsignore di non trascurare le mie informazioni. QuPste parole, d3tte con voce modesta, ma piena di fermezza, produssero nell'assemblea un movimento diffi· cile a descrivere. Se H curato fosse stato vanitoso, avrebbe assaporato uno dei più dolci trionfi che possano accarezzare H cuo re dell'uomo. Ma egli era troppo forte per essere vanitoso. Il segretario del ministro De Mero.de fu il primo che ruppe il silenzio. - Voi andrete molto innanzi, signor curato! - disse riassumendo in una frase l'opinione di tutti i commensali. Malgrado la sua freddezza apparente, il parroco non potè trattenersi dal levare sul belga uno sguardo pieno

· 36 BIBLIOTEC~ PATRIOTTICA di fiamma . Nessuna cosa poteva piacer tanto al suo cuore di ambizioso quanto quella profezia pronunciata senza pretese e senza entusiasmo da uno che se ne intendeva. ~ Sicuro, amici miei - disse il governatore di Roma - noi, senza avvedercene, dor·mivamo tranquillamente sopra un vulcano. Le forze rivoluzionarje erano pronte, disposte per contrade ; eletti i capj, pronti i segnali, le arrni distribuite con infernale sapien:ta nei puoti i più acconci. All'avvicinarsi del nemico i ribelli interni si sarebbero agitati, avremmo avuto un attacco furioso che avrebbe messo il trono dal Santo Padre sull'orlo dell'abisso... -- E i cannoni a che sarebbero serviti? .. - domandò con fr·edda ironia H conte d' Argy. --- A quello ehe è loro destino in caso di rivoluzione.. a servire· la vittoria dei r~belli e a festeggiarla. Credetemi, signori, ho vedute molte rivoluzioni, e mi sono pei'- suaso di una cosa: che dal momento che i ribelli scendono in campo a battaglia regolare, la loro vittoria non è più che questioue di poche ore. - Ma come far·e per Impedirlo?... - Come ho fatto io - disse tranquiJlamente il governatore -- si arrestano i sospetti; ~i perqui~iscono i depositi di armi; si terrorizza il popolo con qualcuna di quelle misure che i nostri imbecilli umanitarii riprovano, ma che sono necessarie alla conservazione degli stati. Poi, quando è il momento buono, si lasciano V0nire gli insorti, luslngandoli che troveranno tè1·reno favorevole, e si accolgono ~a gran rinforzo di moschetteria. Ecco tutto. - Pjano ammirabìle! - e~clamò il conte d'Argy, che ci teneva a co.uservar~i l'amicizia dtl prelato - E avete potuto eseguirlo ~ /

MENTANA . ~7 · - Interamente. Pertnnto, cotne vi dicevo, o signori, grazie alle m ~ sure da m·~ · prese e grazie all'utili~simo soccorso del reverendo, Rom::t ade3 .o é così tranquil la come avrebbe potuto esserlo a quei tempi in cui la reggeva il pugno di ferro di Sisto V. In quel punto un immenso clamore, ~eguito da frequenti Hcoppi, salì dalla piazza, ravvolgendo per dir così la sala ove monsignore di ceva tante belle corbellerie. Tutti balzarono in piedi. - Che è stato 1... .. si domandavano l'un l'altro con un ansia ehe rivelava la poca fede da essi riposta ni3ll'ot... timismo del governatore. Come per dare Ja risposta, entrò un sotto ufficiale del comando di piazza, e consegnò uu plico al governatore! Questi, appena l'ebbe letto impallidì: - Signori, - balbettò, senza cercare di nascondere il suo turbamento - sapete quello che Huccede? Il Trastevere è insorto : due compagnie di soldati circondano il lanific ·o Aj ani. H i teme che, prolungandosi la r~sistenza essa metta tl fuoco all'intiero quartiere. - Se i Tra~teverini se ne immischiano, siamo perduti, - esclamò uno dei pr~lati che conosceva il valore e il coraggio indomito degli abitanti di quel patriottico e liberale rione. - Che ordinate, monsi~nore ? - chiesero i due militari, sentendo la difficoltà della posizione. - N u Ha per ora .. Il eomando di piazz11. mi partecipa la misure prese, che approvo senza esitare; soltanto, signori, vi. prego di te ,)ere in o~~dine le vostre truppe. - E' già fatto - rispose il generale. Il colonnello della legione d'Antiboini confermò con un inchino l'asserzione del suo superiore. - D'altra parte - soggiunse il governatore - diffi - cilmente il pericolo s~ farà grave. In Trasteve :-e non ci

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