Mentana

• MENTANA 9 Nel p8ese di Monterotondo le vie erano già deserte. Il tramonto eta sceso colla maestà malinconica della campagna romana; era suonata l'Ave Maria. Nella chiesa, scarsamente illuminata . dalle lampade appese innanzi alle immagini dei santi, giravano, silenziose come ombre, pochissime persone. L'odore dell'incenso si me~colava a i ter rei ef.tluvii delle sepoltura; H giorno stesso una creatura umana era stata sotterrata · nella chiesa. " Una donna, vestita modestamente, con un fazzoletto nero in capo, entrò sola. Si prostrò pr ima innanzi all'alta_r maggiore, e le sue ginocchia ri ~uonarono dur'\- mente sul marmo dell' inginocchiatoio; indi si diresse verso il confessionale di destra, che era vuoto di penitenti. Nella penombra della chiesa la luce della lampada maggiore illuminò in pieno la faccia della donna. Era una contadina di alta statutla, giovane, bellissima, quantunque di una strana bellezza. Gli occhi, soprattutto, avevano un'espressione indicibile; erano occhi che dovevano, alla menoma occasione, riflettere le passioni più violente. Coloro che hanno dipinto i drammi della vita reale hanno quasi sempre collocato il teatro delle loro tragedie fra le plebi cittadine. In realtà la campagna è l'asilo più tetro e sicuro di mille tragedie chHsi svolgono lungi dagli occhi dei curiosi. Quando Giulia fu giunta a l confessionale, si prost r ò in atto di stanchezza devota, di raecoglimento soprannatu-

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