Augusto Aglebert - Della sovranità del voto popolare e del diritto pubblico

DELLA SOVRANITA . DEL VOTO P·OPOLARE E DEL . DIRITrfO PUBBLICO SECONDO LE OPINIONI E SENTENZE DEL PADRE VENTURA, DEI SS. PADRI, DEl TEOLOGI, E DEl DOTTOUI DELLA CHIESA CATTOLICA ECC. PIJDBLil':.,'I'E D~ AUGUS 'f O AGJJ EBER 'f BOLOGNA TIPOGRAFIA or GIACOMO MO\TJ AL SOLE. ~859.

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Della Sovranità temporale de' Pontefici. Da secoli l'interesse delle caste privileg-iate , prevalendo sul sentimento dell' interesse pubblico, e abusando dell' autorità accordata. dalla lor·o posizione sociale, travolse 'strar!ameote le opinioni, offendendo l' universale diritto e i principii stessi che sono il fondamento delle umane società. La sete di dominazione, propagò degli errori che , fa d' uopo combattere; l' abuso del santo nome della religione a sostegno di cose mondane, debb' essere manifesto, in quanto che si volle altr·ibuire alla volontà di Dio l'esistenza di quella Sovt·auità Temporale, che solo trae la sua origine e il suo appoggio dagli uomini. Ignoranza, malafede, e particolari ambizioni confusero insieme il Trono e l'Altare, lo sp :r:tuale e il temporale, il Pontefice e il Re , e moltitudrni devote ebber conturbate le coscienze, tormentata la vita, per la interessata minaccia di pene ete rne, a chiunque attentasse alla sovranità temporale dei monarchi . Onde la necessità di sv<·lare il vero, d'istruire le genti dello inganno, e dimostrare come per la storia per l'autorità dc' Santi Padri, dei Dottori e Teologi ,

più reputati della Chiesa , sia chiaro un fatto e cioè: che solo ne l pubblico diritto d el popolo e ne lla società risiede il potere di scegli ere, mutare, abbattere il governo che d ee reggere i d estini civili e politici d ell e naziom. I pote ri spiritual e e t emporale yanno essenzialmente di stinti , perocchè lo spirituale de riva immediatamente da Dio , il temporal e d eri va immediatamente dal voto de l popolo. Questa è la sola vem do ttri na cattolica come più innanzi sarà dimostrato. I sovrani d' Inghilterra , di Prussia , di Russia , il Turco e tutte le nazioni Maomettane ecc. posseggono confusamente , in forza d ella do ttrina contrat·ia ai cattolici, le due autorità spirituale e temporal e. Il primo sovrano che proclamò <l la teoria che non vi ha differenza tra il potere spirituale del .Pontefice, e il potere temporale del Principe 1 e che l'uno e l ' altro vengono immediatamente da Dio · , questo primo sovrano fù Giacomo I d ' Inghilterra che si ser· vì di un tale tema per distruggere la fede cattolica ed attentare alle libet·tà politiche ne suoi domi!lii. In seguito Luigi XlV adottò la stessa massima e tutti i despoti fecero eco a questo principio stabilito dalle dottrine protestanti e che contrariamente ai veri principii cattolici, venne abbracciata anche per confondere e giustificare il diritto d el governo spirituale e temporaLe del Papa 1 e c iò in opposizione a 8. Paolo il qual e dice u Per noi è sempt·e Iddio che per melz~ del po'l!olo dà la sovranità ai principi, perchè è Dto medestmo che l'ba direttamente conferita al popo~o 1 .dal quale l' han ricevuta i principi , poi perche D10 acconsente che il popolo immediatamente trasmetta a quel sovrano che vuole Ja sua autorità. , . Che il potere temporale dei Principi venga immedtatamente da Dio è opinione manifestamente eretica

5 combattuta da Gerson, Almain, da Giovanni maggiore, da Pietro d' Ailly e da tutti i dottori e teologi d' accordo , d ' Italia , Spagna, Alemagna, i quali hanno stabilito che i poteri spirituale e temporale l:iOno cosa infinitamente diversa. Il potere spirituale, dice secondo quelle sentenze il Pad. Ventura, è stabilito immediatamente da Ges·ù C l'i sto. Il potet·e temporale è stato immediatamente costituito dagli uomiui; essi lo conferiscono, gli danno forma, regola, dal che ne segue che il potere temporale può secondo i tempi e le circ0stanze variare forma, nome, persona e subire mill e cambiamenti diversi, mentre il potere spirituale è invariabile. Il sovrano pontefice come capo della chiesa cattolica è da tutti venerato, come peincipe temporale ha possesso di t enitorii provincie e soggetto alle leggi del pubblico diritto. I governi dati al Pontefice da Pipino, da Carlo ìHagno da Mati Ide, dai trattati posteriori, furono conferiti da essi al pontefice colla autorità che que' sovrani aveanò sn quei possessi, nè potevano delegargliene una maggiore, e finalmente passando nelle mani del pontefice, non si sottraevano a quella dipendenza che ba ogni sovranità dal pubblico diritto. V' ba di più Pipino, e Cado 1\llagno fecero le loro donazioni non solo al Papa, ma ancora alla Repubblica Romana , quasi volessero significare con ciò l' ossequio dovuto alla sovranità popolare. Ma quand ' anche, lo ripetiamo, Pipino e Carlo ~lagno avessero conferito al solo Papa, locchè nou fit, tutto il potere che essi avevano, non potevano conferirgli che quel potere caduco, e non eterno cb e era in loro, quel potere non assoluto · ma subordinato alle leggi eterne del diritto. .. Pipino, e Carlo ~lagno, comprendendo nella do-

• 6 nazione la Repubblica Romana , è manifesto che al pontefice intitolavano la sovranità, volendo che nella costituzione del governo intervenisse la Repubbli('.a. Difatti dopo le così dette donazioni, i consoli e la Repubblica Romana proseguirono nella loro giurisdizione governativa. Nel proceder qel tempo, Roma fu spesso più ghibellina che guelfa e come il potere spirituale del ponte.tice veniva contrastato dagli imperatori, la sua sovranità temporale fu sempre contrastata e .combattuta dal popolo , quando con proteste , quando in aperte sedizioni quantunque volta vide attaccato un qualche suo diritto. E tali e tanti erano i diritti e i privilegi che il popolo possedeva che si verificava strettamente il pdncipio delle moderne costituzioni che il Pontefice regnava e non governava. Le costituzioni di Sisto V che rimasero in vigore sino al finire dello scorso ·seeolo confermarono privilegi, ft·anchigie , e diritti popolari larghissimi nel governo di Roma e delle provincie. Fermo concedè a stento al Papa il diritto d' inviargli un rappresentante con limitatissima autorità. Viterbo esigeva dall' inviato del Papa un giuramento d' obbedienza al popolo; Perugia, Ancona, Ravenna erano indipendenti , La ]Jfarca avea una costituzione e la Congregazione Lauretana composta di deputati di tutti i paesi avea persino il diritto di far Ja pace e la guerra, come Bologna che teneva un ambasciatore a Roma e reggevasi a popolo. · , Per non andar alle lunghe, è fatto abbastanza dimostrato la diversità del dominio che avea in passato il pontefice, il quale solo al principiar del secolo assunse il carattere di monarca assoluto, e comparve ne' diplomatici congressi, e stipulò trattati. Il trattato di Tolentino è fatto da monarca a monarca, dai diplomatici di Pio, con quelli di Napoleone, e il papa cedè a Bonaparte quella parte di autorità che avea sui suoi stati.

7 « La restaurazione del ~ 8~ 5, dice il P. Ventura rendendo agli Stati della Chiesa il loro PONTEFICÈ RE commise l'enorme fallo di dare a questi popoli quasi un RE PONTEFICE , assai diverso dal RE della loro antica costituzione, dal R~ sotto il punto di vista politico regnando e governando il meno possibile, e la restaurazione romana seguitando passo passo la restaurazione di Francia pervenne agli stessi risultati cioè all'impossibilità dell'ordine, a un malessere, a tentennamenti sempre rinascenti, che hanno tante volte condotto il potere all' orlo del precipizio e ponno ·considerarsi come proteste delle popolazioni, non contro il pontefice, ma CONTRO IL RE di provenienza straniera. , Il congresso di Vienna che assunse l ' incarico di reintegrare i sovrani decaduti nei loro troni , assunse anche l' incarico di restituire ai popoli i loro antichi diritti. Ma così non fu , ricondusse sul trono Pio VII e non una sola delle antiche pubbliche libertà furono restituite , malgrado le promesse e le proteste pubblicate da quel congresso di Sovrani, che senza ombra d' iptervento alcuno dei popoli decise della loro · &orte. Il potere del governo di Roma quasi nullo, diventò gigante, il freno che aveva dalle popolari franchigie fu sciolto, e divenne dispotico, esoso , assoluto, e tirannico, conculcando ogni pubblico diritto. Per la qual manifesta ingiustizia le popolazioni si commossero per cui il trattato del 484 5 fruttò il moto rivoluzionario di Macerata nel 48~7, che minacciò svilupparsi e propagarsi nel 4 820 se non l? ~ermayan? gli austriaci , che si estesero fino a Napoh; 1 fatti di Ravenna nel ~ 824, i moti di Romagna, e Marche ch'ehber eco fino in Roma stessa nel 485~ , solo repressi dagli austriaci , quelli ~ 852, ~ 845, ~ 8~a, .4848-49 che accusano la permanenza delle r.ivoluzwnt ~empre da forze straniere soffocate, e seguite da mort•, da car-

8 ceri, da esilii, da persecuzioni sfrenate e cieche, da far scadere nell' opinione il Pontificato il quale colla forza riconquistò, mantenne un potere in massima parte usurpato , e colla forza straniera. << Il principio della scuola matet·ialista d'Epicuro, d ' Hobbes , e del Lamettrie che amme tte ch.e la forza fa il diritto è principio contro la scuola cristiana perocchè dice Grozio 1 Ogni invasore d' un paese non « è che un usurpatore un Ladrone 11 e questo pubblicista non ha fatto che proclamare l' assioma dell e nazioni cri stiane fondato sulla ragione , sul diritto , sulla natura 1 sul vangelo cioè che non si è affa11o sovt•ano legit'timo perchè si è s'ta'to conquistatore felice a meno che non vogliansi mettere sotto i piedi tutti i principii e tutti gli istinti cristiani per ritornare al diritto pubblico pagano che la forza fa il dit•it'to. Onde bisogna inesorabilmente cancellare Ja conquista dalle condizioni di legittimità politica. 11 Ma quando poi un sovrano conquisti i suoi Stati non per forze proprie , ma per forze straniere tanto più illegale ed illegittimo , è il suo possesso , affettq d ' usurpazione il pote re che si arroga sul diritto dei popolo soggiogato. Le restaurazioni compiutesi negli Stati Romani con tutte le calamità che le hanno accompagnate 1 non furono dissimili da quell e di ogni più assoluta monarchia. Perciò il Pad . Ventura accenando al permanente disordine del Governo Pontificio , e all' impossibilità di veder tranquille le popolazioni, dice: < non è dunque il regno del lairo prete che le conturba , ma è il r egno del sacerdote trasformato iu laico che sembra loro divenuto antipatico. Queste popolazioni vogliono essere per se stesse, e amministrarsi da loro. '' Il popolo protestò per le vie legali, e per vie di fatto contro un Reame così fatalmente costituito, con-

9 tro il malgoverno, il dispotismo, le malversazioni l'arbitrio , riconoscendo l' immensa differenza che esi~ ste tra il capo della Chiesa, e il capo dello Stato , tra il Re e il Pontefice. Il popolo vuole usare del suo diritto , come più innanzi dimostreremo , di scegliere dl confermare col suo voto il governo che dee reggerlo . << Ricordiamo , dice il P. Ventura che non vi sono trattati internazionali ·non vi sono congressi che possano costituire un diritto legittimo , una sovranità , formar leggi , stabilire istituzioni, perocchè la base e la regola della sovranità si riassume nell' espressione del dottore teologo della Chiesa , il P . Suarez de' Gesuiti che nessuno oserà contrastare, e la sua parola· è questa << Il potere civile di cui l'uomo o il princi- « pe è investito di diritto legittimo , non gli è devolu- « to o immediatamente , o per diritto di successione , « se non mediante il voto del popolo , e senza que- << sio coneoJ•so nessun potere politico non << è nè giusto nè legitthno. n << Per cui , conclude il P. Ventut'a , ogni volta che il potere politico si confonde col potere religioso , ha fatto della religione un affare di amministrazione, e non ha raggiunto altro scopo che di falsare, di conompere di distruggere la religione. 1' Della sovranità e dei Diritti del popolo. <' La sovranità è eset·citata da uno o più individui ma dee rappresentare il potere pubblico. << Il potere pubblico , o la sovranità, è di istituzione divina , ma ai Principi" è solo conferito legittimamente mediante il voto del popolo . u Il dirittò di sovranità non esiste negli individui ma nel Corpo costituito in Società. n « Il preteso diritto divino pericoloso e funesto per lr

il paese, dice il P. Ventura, è pure funesto e pericoloso pel potere medesimo. Imperocehè non vi ba bene sociale possibile, senz' ordine; non vi può essere ordine senza stabilità d'istituzioni; noo vi hanno istituzioni stabili senza la responsabilità del potere; nGn vi ha stabilità di potere, dove si nega alla soeietà perfetta, cioè al popolo, ogni diritto di censurare questo potere e anco di ri1puenderselo se necessità lo richiede. Finalmente la comunità perfetta, ossia il 'popolo, non è in possesso del suo diritto, se n~n quando è rispettato il gran principio che il potere sovrano, . è conferito dal popolo. >> lL più ardente cattolico e teologo dell' ultimo seeolo il P. Bianchi afferma che il sentimento comune dei teologi e dei canonisti è sempre stato quest() e cioè << che la sorgente del potere civile risiede nel- ~< la ~noi titudine che la trasferisce ai Re e agli altri u Principi. '' Ascoltiamo la voce dei Santi Padt'i. S. Agostino tiene per assioma « che in virtù di un patto della u società umana esistono i Re ai quali si obbedisce. )) ( Confess. Lib. Il) . Questa dottrina viene da S. Tommaso espt·essa ancora più chial'amente nelle parole. « La sovranità, la u quale ha la sua ragione prima in Dio, tuttavia non u è direttamente cottferita che dall' uomo. La sovrani- << tà non deriva affatto immediatamente dal diritto di- « vino, ma dal diritto 1tmano della comunità, ossia del o popolo. , A queste autorità corrispondono Je sentenze dei sommi teologi, e dottori della Chiesa. Il domenicano P. Concina vi dice apertamente « noi risguardiamo come falsa l' opinione la quale presume che l'autorità civile conferita ai Re, ai Principi, o ad ogni altro potere sovrano venga immediatamente o direttamente da Dio, ad esclusione di ogni consenso o tacito, o espresso del voto popolare.

~4 Il gesuita Card. Bellarmino nel suo libro de Laiciis pronuncia che il potere risiede nella moltitudine e sog~iu.n~e u le tJarie forme. di .Y?Verno non sono affatto (( dz ,dtrttto.natm:al.e, ma dz dtntto .delle genti, da p poi- •· che e evtdentrsstmo che apparttene alla moltitudine u di stabilire di comune accordo, se un Re ereditario u oppure se i consoli o altri magistrati debbano go: " vernarla, e che se sopraggiunge qualche causa le- • gittima per farlo, questa moltitudine ha pure il diu ritto di mutare la forma di politico reggimento , cioè u di cambiare la monarchia in aristocrazia, o in decc mocrazia e viceversa, come è stato fatto nell ' antica u Romo. n cc Finalmente, prosegue il Bellarmino, si dee far attenzione alla conseguenza che deriva da quello che abbia m poco innanzi detto: che questo potere pubblico conferito alla persona in particolare deriva realmente da Dio esso pure ma per mezzo del consiglio e delf elezione umana come tuttociò che appartiene al diritto delle genti; dappoichè il diritto delle genti non è che l'insieme delle conclusioni che il ragionamento umano, deduce dal diritto naturale. Da ciò risultano due differenze tra il potere politico e il potere ecclesiastico; l' uno dalla parte del soggetto perchè il potere politico è nella moltitudine ; ed il potere ecclesiastico è in un uomo come nel suo soggetto immediato ; l' altra differenza tra questi due poteri è annessa alla causa che li produce, dappoichè il potere poli:ico , considerato nella sua univ ers~tà,_ der,iva. da_l dintto delle genti mentre il potere eccleswstz~o e dz dtritto divino in tutte le maniere e procede dtrettamenda Dio. ,, Si vede dunque che, per il Bellarmino e per S. Tommaso, il potere politico viene .immediata~nente dalla moltitudine o dal popolo, non vtene da ~w che d' una maniera rimota e solo come causa umversale

~2 della ragione prima di tutto quello che è necessario per l' esistenza della società. Cornelio Lapide gesuita trattò pure ne' suoi commentari del orjgine immediata del potere pubblico pel popolo , e disse. u Notate che il potere laico non << è da Dio che mediatamcnte, perchè la natura e la cc retta ragione , onde Iddio è l' autore, dettano ed cc banno persuaso gli uomini di scegliere dei capi e cc di mette rli alla testa della cosa pubblica per gover- << narli. , Il P . Suarez nella sua opera Defensio fidei catho- . licae ecc. scritta d'ordine di Paolo V approvata da esso con Breve 9 novembre ~ 6~ 5 e per la su ~t rigorosa ortodossia da Giacomo ne d' inghilterra protestante fatta ardere in pubblico per l e mani del boia , il Suarez stabilisce per legge ordinaria che cc niun ne o monarca non riceve e non ha mai ricevuto il suo potere politico immediatamente da Dio , ma dall' istituzione , e daLJa volontà degli uomini, e dice che questo è un eccellente assioma teologico e cita in appoggio una moltitudine di teologi e pubblicisti cattolici e pr:,osegue: <c E Dio che ha immediatamente conferito il potere civile supremo agli uomini riuniti . in città, oppure in comunità perfetta. Ma Dio non ha fatto questa concessione per una istituzione particolare e positiva, o per una donazione totalmente distinta dalla natura d ella società medesima , ma per una conseguenza naturale e in virtù della creazione primitiva della società umana di cui egli è l' autore. <c Per una tale donazione, il potere civile non risiede affatto in una sola persona particolare o in un consiglio particolare d' uomini, ma in ogni popolo perfetto, oppure 'in ogni corpo della comunità. Questa sentenza è ammessa comunemente da teologi e pubblicisti. Dal momento in cui più uomini si trovano riuniti

45 in uu corpo moral e capace di formare una città , o un governo ., il potere civile sorge da sè medesimo in tale comunità ~ senza il menomo intervento d' alcuna volontà creata ~ e in una maniera sì necessada , che non può e ssere impedito da nessuna volontà umana. Udiamo i pubblicisti cattolici. Il Zallinger gesui- ' ta dell ' ultimo secolo ha detto · << Certamente il principe non ha di autorità che quanta il popolo gliene ba eonferita in forza del contratto pel quale gli è sottomesso. Giovanni Gerson della Sorbona di Parigi sententenziò << che la potenza· civile trae la sua origine im- ~me(iiata dalle cause naturali e puramente umane , ·e che essa Il'On viene da Dio che in questo senso che, come antorre della natura~ Iddio ha dato agli uomini il dirittlì i lumi e le regole necessarie per stabilire questo potere. 11 L' illustre Dut·aod così si esprime. << La sovranità è da Dio, rispetto ai dovere che ha ogni società di costituirla e di conservarla , perchè questa è la volontà di Dio; 1na rispetto all' acquisto, all' uso della so- , vranità, nO>n viene affatto da Dio. Iddio , non l' ha affatto comunicata ad alcun uomo privilegiato, e non ne ha fatto ailcun p.recetto particolare perchè essa gli fosse. comuni· cata. Idd io ha fatto alla società, al popolo~. un dove re di crearsi un potere supremo e di mante-· nerlo., non , le k(l, fatto alcuna obbligazione di scegliere piuttosto ' la monarchia, che l' aristocrazia un capo e-· reditario, anzi che elettivo , una dinastia invece d' n.·n individuo, e questo per tutta la sua vita, anzichè pf!r certo num lero d'anni. Sopra questo fatto Iddio ha !:asciato àll< l cromunità tutta la libertà di scegliere- quello e/te crede meglio conveniente. Questa scelta una voi ta fatta nell e forme regolari, diviene pure per qu.es1t.o legittima, e perchè il pote1·e a -questo mo·do costtt~ lto conser1 ~a l'ordine e la società , riceve l' approvazt\o-,

ne di Dio e rappresenta Dio medesimo·, in quanto che è l'autore d<:>ll' ordine e della società (( così pure n dottissimo Giacomo Alain conferma che l'autorità ·viene da Dio, solo quando per libera elezione del .popolo sia stabilita •• e soggiunge: << La potenza temporale, è un ·potere •regolarmente conferito a qualcheduno, dal popolo, in. virtù di un diritto ·di elezione •• ma non v'entra aft'atto il . potere ecclesiastico col ·quale non è da confondersi es~end.o il potere ecclesiastico d'istituzione divina, e il potere temporale d'istituzione umana, e non è legittimo nè viene da Dio se non . quando sia dal libero voto universale dei cittadini consentito. •• . .Giovanni· Maggiore, famoso teologo della Sol'bo- '" na antica è più riciso ancora, dice egli « Nissun Re non ha potenza nè autorità che dal regno al quale liberamente presiede. Il popolo è libero di cambiare per motivi ragionevoli la forma politica del suo governo. " Finalmente il celebre cardinale di Cambrai, J\ietro d' Atlly espone. cc Il principe diviene legittimo sovrano dal momento in cui Iddio approva la sovranità ·che gli ·ttomini gli hanno confer.ito in virtù. •d' un titolo umano qualunque. ChiaFamente adunque, ~dice il Pa- . dre Ventura, si vede che la dottrina dell'origine immediata dell'autorità pubblica mediante il voto del popolo non è stato mai abbandoqata dall'Università di Parigì, dappoichè S. Tommaso l' insegnò in 1 quella scuola la più dotta e la più celebre del mondo. Non citiamo gli scrittori protestanti che tutti io questo principio si uniscono agli scritt()I'i cattolici ·I'Summentovati. · Napoleone I malgrado il prestigio della •sua potenza ·volle il· consenso del popolo per dich'iarars~ imperatore, e non si credè legittimo possessore dt questa ,autorità che · dopo aver ottenuto 4i ~milioni 'di

voti. Napoleone III, non si credè legittimo sovrano del paese che col veto uniwersale del popolo. Molti paesi approvarono la dottrina della sovranità e del diritto cilel popolo, insegnata da S. Tommaso, da BeHarmino , da Suarez, tanto è vero che fu per molto tempo la elezione stessa del poRtefice .fatta dal clei'o e dal pepolo romano. Finalmente Pio VI colmò d'onori il celebre Spedalieri il quale pubblicò nella sua opera Dei diritti dell' uomo dedicttta al pontefice e nella quale trovasi la più chiara, la più solida, e In più tr~onfante apologia della dottri,.. na della sovranità del popolo secondo S. Tommaso e i dottori. Ai romani imperatori, ogni potere veniva Q,al popolo .come si rileva nelle Pandette: cc I giudici d'Israele riceveano autorità dal sutfr~ gio del popolo, secondo la Scrittura, il popolo disse a Gedeone << Noi ti preghiamo di dominare sollra di ·<< noi, tu, il tuo figlio, e il figlio di tuo figlio., per- " cbè noi dobbiamo a te d' essere stati liberati d'alle (< mani dei Mndianiti ( Iudic. VIII) . E noi diciamo a Vittorio Emanuele, noi vogliamo te perchè hai itnfHtgnata la spada e la bandiera del riscatto nazionale, percbè ci hai liberati dagli Austriaci, perchè mantenesti pubblica incorotta la fede alle istituzioni libere, non vogliamo coloro che furono gli amici degli Au- -striaci, e ci diedevo sempre nelle loro mani. L'autorità non solo militare, ma politica oh' ebbero i Maccabei si rileva dal Cap. IX come si riunissero in Assemblea e dicessero a Gionata, fratello di Giada " Noi ti eleggiamo affincbè tu sia non solo nostro generale in capo, ma pure nostr? prioc~pe. " , La sO\'ranità ha le sue bas1 10 Dw, ma non e ~onferita che dal popolo. ')

J Diritto pubblico ·Nazionale. Il celebre pubblicista moderno De Lourdoneix espose di questa guisa e a nome de' suoi confratelli la teoria del diritto pubblico nazionale. << Il diritto nella costituzione dei rapporti dei popoli fra loro, come nella costituzione di ciascuno di questi popoli , è la nazionalità. Ciascun popolo ha diritto alla nazionalità cioè: ad esistere sopra il suo territorio percbè l'unione d' un popolo alla patria, la . terra dei padri, è un fatto divino. È il primo fatto che ba costituite le. nazioni. Similmente queste nazioni hanno le loro leggi proprie in armonia col genio, colla religione, coi loro costumi, coi loro interessi di situazione e di esistenza. n u La nazionalità è superiore dunque alla forza, essa è la sorgente viva del potere pubblico e delle istituzioni. Essa non è mai prescritta. Essa sussiste nel cuore e nelle viscere di ogni uomo generoso. Quando questa nazionalità è oppressa produce miracoli di sacrificii e d' eroismo che eccitano sempre l'ammirazione e le simpatie universali. ,, Questo dovere che hanno i cittadini di difendere la propria nazionalità , è un sentimento che non havvi prepotente forza che valga a modificare o a spegnere. La guerra per il riscatto nazionale iniziata da Vittorio Emanuele II scosse tutti i cuori, infiammò il petto degli italiani insofferenti del giogo straniero. Or bene, a tale santa impresa, a tale slancio magnanimo, non si oppose fermamente la temporale autorità del pontefice dihiarando che sè e i suoi popoli doveano restarsi inerti , e colle braccia al sen conserte, davanti alla gigantesca lotta, riparando sotto l' egida di uoa vergognosa neutralità? Era egli possibile la neutralità, la passività, di una parte di popolo ita-

lia?~ ~er sentimento , per mille prove 1 per amore all Indipendenza a niun altro secondo i> In questa occasione ben si fece manifesto quanto la qualità di Re , commista a quella di Pontefice 1 potesse riuscir dannosa per la Nazione. Infatti quella neutralità imposta dal pontefice al suo governo e al suo popolo 1 era frutto di alleanze 1 di trattati contrari al diritto pubblico 1 al principio di nazionalità. Quella neutralità scemava le forze cbe doveano combattere pel riscatto, per l' indipendenza e rendeva più difficile la vittoria. Quella neutralità tenea nel possesso di una parte dello Stato il nemico comune , che stava a guardia di fortezze 1 e di posizioni che potevano riuscir funeste ai popoli italiani della Regina dell' Adria. Ma a che parlare di neutralità? quella neutralità, non era neutralità. Ai giovani che volevano ac~orrere alla guerra dell ' indipendenza, s' imponeva la sottoscrizione all ' esilio dagli Stati Pontificii ; si proibiva l'estrazione dei cereali dallo Stato quantunque il prezzo fosse ben lungi dal giungere al limite voluto dalla legge , si aumentava il dazio d' estrazione dei cavalli dei quali l'armata alleata abbisognava per la guerra,. si proibiva l'estrazione di bestiami e di carni, si costruivano lavori, e opere d' arte dagli stranieri nelle fortezze dello Stato a spese dell' Erario Pontificio. Non parlo poi delle invettive e delle ingiurie che gli alti funzionarii dello Stato vomitavano .contro Vittorio Emanuele, e il suo generoso alleato, le persecuzioni e le sevizie . che eran usate alle popolazioni 1 perchè si scuotevano o dimostravano sentimento nazionale. Da tutto ciò è più che mai fatto chiaro che per essere italiani bisogna essere indipendenti dal governo temporale dei pontefici; che doveva rompersi la catena che imponeva non solo la servitù, ma l' onta e la· vergogna. Senza recriminare sul sistema di governo~ sul

possibile, sul probabile, e sull' i.mp~Hiibile, ricieameote può asserirsi che il potere temparale d.e4 ~~api è tfua87sto alla difesp della nazionalità. Nel ~S48 l'enciclica del 29 aprile 1 portò lo scoraggiamento, lo sconfo~, ia divisione nell' EsercHo Nazionale, e inorgoglì qne11o del ne.mico d' Italia. Nel vl859 una funesta neutralità ba dimostrato di quanti mali può esser la sorgente. 1È questione di 8-uprema salute dettata dall' esperien~a, è questione di nazionalità, di ;vita, di diritto italiaBo di cui non ponno spogliarsi neppure i eittadini perchè naturale, istintivo, procedente da Dio. Quindi urgen- . te più che mai è il dovere d'esercitare questo dirittG., di manifestare il proprio voto sulla scelta del gover7" no conformemente lo richiede il gias delle genti, i Padri , i Teologi, i Dottori, e perci.ò anche per mantenere incolumi i doveri e i diritti na~ionali , dee il popolo dichiarare col voto o a mezzo de' suoi rappresentanti legittimi, a qual governo intende delegare la propria sovranità. Dir·iuo d' insurrezione o di resistenza al Potere. Una gravissima questione emerge dalle premesse esposte fin qui, dai giudizi i pronunciati, dalle autorità riferite , ed è la questione della resistenza attiva al potere ossia del diritto d' insurrezione, del diritto d·i cambiar forma di governo ove sia d' uopo anche oot. l' uso della forza . Dopo le prove e le dimostrazioni riportate 0011 esita il P . Ventura a unirsi al parere dei Teologi e pubblicisti dichiarando che cc La società non è obbligata ad accarezzare il potere che l' opprime, e può resistervi tanto in modo passivo, quanto in modo attivo. '' Gli è chiaro, dice U P . Ventura, che la comunità perfetta essendo quella che trasmette ·e sola ba diritto di trasmettere il potere pubblico, può rtpren-

~er.selo, e conferirlo a novelle condizioni a chi me... glio le p~re; eh~ è quanto ~ire.; la comunità-o il •popolo ·pno .cambtare la costttuzwne che giudica non cpnveuirgli più, e la persona e la dinastia .rivestita del potere supremo di cui ha da dolersi. E questo è uno de.i suoi diritti essenziali e incontestabili. " Giovanni Maggiore coi più antichi dottori della Sol'bona confermò che cc appartiene solo al popolo di cc Jnodificare le sue leggi fondamentali. ,, Pe:vò si osservi: non può il popolo secondo gli CO'l~r·e la fantasia usare di questo diritto, se non quando il richieda la salute pubblica che è la prima suprema legge dello Stato, e quando vi concona il consensQ universale. Senza costituzione, senza un contratto stipulato o convenuto fra principe e popolo non v' ba reciprocità d' obbligazioni e di diritti. Il diritto pubblico, e il tiiritto naturale prescrivono quattuo casi in cui si pessa strappare la sovranità alle persone o persona che ne sia i:nvestit!l. ~ • 0 Quando il sovrano calpesta la costituzione dello Stato; come il principe ha diritto di punire i ~mdditi che non obbediscono ai loro doveri , così i suditi penno negargli obbedienza e ritirargli l'autorità se. manca e viola la costituzfone. Dal momento che il Principe non fa alcun conto delle clausole, per cni è consentita la di J ui autorità, ei medesimo lacera il contratto e cancella il solo legittimo titolo della sua a.uto.rità, sostituendo al pubblico diritto una volontà assoluta, ,disp6>.tica, e capricciosa, cb e .niuno è in obbligo di riconoscere. Il principe che calpesta la legg~ del COOJ8.11ldo e della giustizia, e abusa della forza e Tihelle .al~trettanto, ·<J:Uanto il popo'lo che .ricusa abheciienza alta t.egge. · ·~ .., IJl ,popolo può sGttrarsi -dalla legge di fe?eltà dov:ata al .potere stabilito ,quando queste potere st mu-

ta in tirannide. Ecco come ragion'a Suarez seguendo S. Tomlll4lSO u Vi han, dice egli, due sorta di tiranni; i tiranni di fatto, e i tiranni aventi un titolo o un diritto. Il tiranno di fatto è colui che ha usurpato il potere colla forza, e che in conseguenza non è già un sovrano o signore legittimo, ma un sovrano che ne · prende solo il' nome e occupa il luogo. Il tiranno titolare è colui che essendo sovrano legittimo del regno .c possedcndolo a titolo di un vero diritto, fa tuttavia un uso tirannico della sua autorità, non la fa servire che a suoi pro·prii interessi, o dimentica . o calpesta quelli del popolo; che opprime i suoi sudditi, spogliando li dei loro beni, e prendendosi giuoco della lor vita; e che ripete spesso e in un modo pubblico, simili atti. >> '' Ora ogni popolo, seguita lo stesso dottore, può ave.re il diritto di deporre il sovrano, a titolo di una .difesa necessaria alla sua conservazione; per conseguenza se il Re legittimo governa da tiranno e se non resta al regno altro mezzo di difendersi contro i suoi eccessi che quello di deporlo e di cacciarlo; il popolo intero, col consiglio della eittà e della aristocrazia, può bene, senza offendere alcun diritto, disfarsi d' un tal sovrano; dapprima , in forza del diritto naturale, secondo il quale è sempre lecito di respingere la forza ingiusta colla forza; e poi, percbè il patto fondamentale per cui la repubblica ba trasferita la sua autorità a questo Principe, e gli ba promesso la fedeltà, racchiude sempre questa clausola '' Alla condizione che il principe non si muti in tiranno. ,, E lo afferma S. Tommaso dicendo " resistere ad un Re che governi da tiranno non è già un atto di ribellione, purcbè questa resistenza si faccia da parte dei rappresentanti legittimi della comunità, con maturità e prudenza e senza esporre il popol<t a più grandi sventure. ( Deffes. fid. cap. . 2, qu. 92, art. 2, 5 ).

'' La ragione di questo terribile diritto che ha ogni popolo è evidente. IL potere politico, secondo s: Paolo, non è che il ministro di Dio per il bene del popolo, ma quando il potere esercita tirannicamente la sua autorità, non è più uno strumento d'ordine, ma un artefice funesto di disotdine; non è più una sorgente di bene , ma una causa permanente di male pubblico e universale; non è già il continuatore dell' azione del Dio conservatore, ma dell' azione del- . lo spirito del male distruttore della società 1 e per questo la sua autorità 1 non essendo più da Dio può esserne legittimamente dis'Pogliato. S. Tommaso ha dunque avuto ragione di dire: ,, Se una moltitudine ha il diritto di crearsi una monm·chia , può senza ingiustizia distruggerla, o restringere la sua autorità nel caso in cui il sovrano abnsi del suo potere regio. Ed a torto una comunità o popolo che depone un pdncipe tiranno si chiamerebbe ribelle e si accuserebbe di violare il giuramento di fedeltà perpetua che avea prestato al suo principe, dappoichè ogni principe che scorda la fedeltà colla quale egli ha promesso di governare il suo popolo 1 merita giustamente la punizione che il popolo non gli mantenga la fede che gli hagiurato. . '' In terzo luogo è permesso al popolo di cambiare il suo sovrano quand'egli ·si è cambiato alla sua volta in nemico pubblico del paese che gli è lSOggetto, perchè il nemico pubblico dello Stato non può esse- . re tollerato ma deve essere combattuto dallo Stato. Lo S to non gli deve obbedienza, ma resistenza 1 nori lo d ve onot·are con omaggi, ma respingel'lo colla forza , e da ciò ne deriva non solo il diritto, ma anche il dovere dalla parte della società di sollevarsi contro la sua autorità, come fece il popolo ebreo , dice Grozio , rispetto ' Antioco 1 e il Belgi~ ris.petto. alla Spagna. (( Finalmente il · popolo puo d1sfars1 del suo Re

22 quando questi l' ha condotto ad una< condizivne disperata cioè quando avendogli tolto ogni-rappresentanza na+- zionale, e ogni mezzo legale di manifestare i suoi biso&. gni e i suoi lamenti, non gli ha lasciato altro partito da prendere che quello di insorgere per sottrarsi alla oppressione. Perocchè anche in questo caso il popolo e la co·munità ricupera la libertà di far uso del diritto imperscrittibile che la legge naturale e la legge sociale le hanno assicurato, di scuotere il giogo di un potere o governo oppre·ssore, e di crearsi per l'avvenire delle guarentigie, che dispensassero questo popolo dalla trista necessità d'aver ricorso a mezzi violenti dell'insurrezione che ogni società vuole e de ... ve evitare. Può bene accadere, dice a questo proposito il ~ad. Suarez, che un Re trascorra a più grandi eccessi di perversità contro il ben comune della repubblica o contro le convenzioni e i patti fatti col popolo. Or in questo caso il regno intero può, per mezzo della rappresentanza nazionale, lacet·are il contratto sociale, deporre il Re, e francarsi così da ogni dovere d' obbedienza e di fedeltà civile inverso di lui. ( De{ens. lib. VI, c. 6 ). cc Si vede adunque che nulla è più conforme alla ragione, al senso intimo ed alla coscienza dei popoli quanto la dottrina che autorizza la comunità perfetta (il popolo) a rivendicare, nei casi che abbiamo indicati 1 la sovranità di coi essa avea confidato l' esercizio all' uomo e agli uomini di sua scelta. Dappoichè essa non l'ba conferita che alla . condizione di riprendersela per disporne altrimenti l quando l' interesse suvrmo della società lo voglia. << Questa condizione si trova spesse volte espressa nel conta·atto di trasferimento del potere dalla parte della nazione. Si sa per esempio che il giuramento che davano le Cortes di Spagna al Re, couteneva questa clausola. << Noi giuriamo obbedienza al Re sotto tale e tale condizione, se no, no. »

25· Ma quando pure nei patti fra principi e popolo n01i fosse questione della condizione di cui ragionasi l• vi sarebbe sempre sott' intesa: ed ogni patto socia2 le è essenzialmente condizionale; perchè l'obbedienza promessa anche nei termini i più assoluti 1 implica sempre questa condizione 1 che è nella natura medesima delle cose. << Salvo il caso in cui l' autorità pubblica si cambi in tirannide )) Hic casus semper excipi!.. tttr dice S. Tommaso. La ragione si- è che la sovranità (non si può· mai ripeterlo abbastanza) non è conferita immediatamente da Dio ch'e alla società perfetta 1 cioè che riunisce tutte le classi della medesima; ora la società non può {senza mettersi in contraddizione con sè stessa) conferire ad un altro quella sovranità che gli appartiene 1 è ritenerla nel medesimo tempo in sè medesima. Essa dunque non fa che delegare l'esercizio di questa sovranità 1 ma ne conserva sempre la pienezza del diritto in sè stessa. Il pubblicista Berold avea così distinto i diritti della sovranità. << La maestà regia è il dominio universale sopra una porzione della terra che è comune a tutto il corpo sodiale 1 al principe come al popolo; la maestà personale non .è che la facoltà d' eseguire questo diritto { Doct. poltt. c. -t ). Ora, .Benedetto Parent1 appoggiandosi su questa distinzione 1 ha soggiunto <c Trasferendo ad una persona la sua sovranità 1 il popolo non trasferisce già nel tempo medesimo questo dominio della terra che risiede in tutto il corpo sociale dello Stato 1 ma solo il suo imperio supremo sopra ciascuno individuo; ed è solamente questo imperio sopra gl' individui che il popolo t~asferìsce al Principe senza riserbarsene la menoma porzwne. " (Demons. trat. regn. patrimon. ). Gli è dunque chiaro che il popolo non si spoglia .m<~i .della. sovranità rispett? al corpo intero della socteta, tn gu1sa che la sovramtà possa voltarsi contro questo corpo, e che sotto

24 questo rapporto, la Società, lo Stato, resta sempre sovrano indipendente , e in conseguenza ella può disfarsi del sovrano che seriamente va contro alla sua esistenza, ai suoi diriiti ed alle sue libeetà. Il P . Bianchi, il gran contt·oversista cattolico suecitato che nel cadere dello scorso secolo sostenne l' alta riputazionc della scuola di Roma, ba esposto in Roma sotto gli occhi del Papa fra i plausi di tutti i dotti nel cattolicismo, la dottrina del diritto di resistenza al potere pubblico· ossia al sovrano; da parte della società ; al P. Bianchi adunque la parola. <t Si tratta qui di sapere, di c'egli, se nel caso in cui i sovrani abusando della loro potenza e mossi da uno spirito veramente antinazionale 1 cercassero di rovesciare i loro proprii stati, e a far violenza alla coscienza dei loro sudditi con leggi manifestamente inique 1 il popolo abbia in questo caso il diritto di scuotere il giogo dell' obbedienza , e di respingere la forza colla forza! n u Ora è chiaro 1 checchè dir si possa 1 che in simigliante caso è l ecito ai sudditi di sotirarsi alla dominazìone dei loro sovrani e ricorrere anco alle armi per liberarsi 'dalla loro tirannide. '' · << Su questo noi siamo d'accordo coi più caldi difensori de' Principi e della loro indipendenza come Barclay e Grozio n poichè avvisa quest'ultimo. , La volontà di comandare è incompatibile con quella di distruggere, e pee conseguenza colui che si dichiara il nemico dell' intero popolo che governa, si spoglia . per questa ragione medesima, dei diritti della sua dignità regia. In simigliante caso 1 siccome noi prestiam fede a codesti scrittori, ogni legame di fedeltà è rotto; i popoli hanno giusto titolo per armarsi contro i loro Principi 1 per deporli dal trono che occupano ingiustamente, e si può chiamar giusta la collera di un popolo che si solleva per questo contro il suo sovrano divenuto suo tiranno. ~t

25 << Q~P-sto è ~uell? ebe ba fatto dire a Vit·gilio, nel 8.0 hbro dcll Enetde, parlando dei Toscani sollevati contro ~Iessenzio (( nella sua giusta ira , l' Etruria << intera s' è dunque levata , e colla spada in pugno << oggi chiede il suppl~zio del tiranno. n ' u Quest'è una massima talmente certa che si applica non solo ai Pt·incipi che hanno l' alto dominio e la sovranità assoluta sui loro Stati , ma anche a quelli che, in seguito del libero eonsenso dei popoli i quali ~i ,foss~ro dati a loro in servitù, se pure un tal caso st e mat presentato avessero acquistato sopra di essi un dil'itto speciale. Perocchè il dovere della conservazione personale è al disopra di ogni altra obbligazione che si potesse avere contratta , non importa come, d'obbedire ad un altro e di essergli fedele. Perciò ,· quando si tratta di difendere la propria vita, minacciata ingiustamente , non si può esse re ritenuti da impegni, quantunque fortissimi, contl'atti verso il proprio persecutore. Per questo succede che vediamo lo stesso potere paterno perdere i suoi diritti all' obbedienza de' figli quando il padre ne;! abusa in verso di loro. Il che fece dire a · seue~a u sebbene sia vero che nn figlio deve obbedire in tutto a suo padre pure non gli dee obbedire in quelle cose .dalle quali ne ·può risultare eh e cesserebbe d ' esser padre ( Seneca controvers. Lib. 111). n << Tutti questi esempi ci provano che non vi ha legame così foete , nè impegni così indissolubili, che non possano essere sciolti , a fronte della obbligazione naturale imposta a ciascuno di difendersi contro ogni potere oppressore. Ed è chiaro che quando pure la potenza temporale dei ~e venisse loTo. imm~diatamente da Dio come talum banno ardito dt sostener- · lo~ si avreb,be sempre ta't!to di co~ch_iuct:-rne ~ c~1e i l~ro sudditi non possano ma~ esser~ dtsciOlti ?,al gmra~en: to di obbedienza. I d1fenson anche p1u fet·ventl dt t ,

26 questa indipendenza assoluta dei monarchi, riconoscono pure che i popoli hanno un diritto legittimo di prendere le armi contro i loro sovrani, quando questi enormemente abusando del loro potere, non se ne servissero che pet· opprimere i. loro sudditi. Bisogna pure che riconoscano che questo potere temporale può talvolta essere sottoposto ad un'altra potenza umana vale a dire, a quella che la natura o il diritto delle genti danno alla moltitudine contro i principi nemici del ben pubblico, e che la divisione di t.utto il genere umano in sovrani e sudditi avendo per iscopo Ia· conservazione ( Arist. lib. l, .Politic.) e non la perdita di tutti, la moltitudine ha il diritto di rovesciare ogni potenza che tendesse a distruggere ogni umana stirpe. << Questo diritto che ogni popolo oppresso può rivendicare, risulta adunque da una legge non scritta ma nnta con noi, come dice Cicerone, non ricevuta da altri, che dalla natura la quale l'ha scolpita nei nostri cuori , imprimendovi che ogni mezzo il quale possa procurarci la nostra salvezza , è permesso, contro chi vuole opprimerei. E questo, soggiugne Cicerone, la ragione lo ha insegnato ai dotti , la nècessità agli ignoranti, l'uso alle nazioni , e la natura ai bruti stessi cioè di respingere con tutti i mezzi la violenza che si fa alle nostre persone e alle nostre vite (Cicer. Pro. Alel. ). n , · L' istorico Giuseppe vi dice dal canto suo « E in in tutti gli uomini una legge invincibile di lor natura, la volontà che hanno di vivere; ecco percbè risguardiamo come un nemico chiunque sembra attentare alla nostt·a vita . n << Tuttavia questo bisogno di resistere anche se fa d'uopo colla forza dell'armi, alle violenze d' un principe che sarebbe una causa di rovina per il suo proprio Stato , non bisogna già credere che possa essere invocato indifferentemente da ogni individuo; questo di-

27 ritto non appartiene che al popolo. Dappoichè siccome non è a tal':lni. individui so1amente ~ ma allo Stato preso nel suo msteme, che la natura ba conferito il diritto di darsi un sovrano; così non appartiene che a tutto il popolo di deporre questo medesimo sovrano quando questo abusa del suo potere~ facendolo servire contro il fine medesimo p el quale è stato inve-. stito. << Perciò a giudizio dell' Almainus ~ la società non · può rinunciare al diritto clie ha sul Principe n el caso in cui questi potesse far servire la propria autorità alla rovina dello Stato ~ poichè questo diritto è naturale e per così dire innato nella società umana la quale ne ha bisogno per conservarsi ( Almainus. De Dom. ). . << Se il sovrano opprime palesamente e come di volontà deliberata i suoi sudditi~ allora è applicabil e la regola naturale, che è permesso di respingere la forza colla forza. e il dottore Gerson rife risce l'autorità di Seneca che dice <1 che nissuna vittima è tanto cara a Dio quanto il sacrificio d ' un tiranno. <<Del resto sarebbe inutile allargarci su questo soggetto se i sovrani , e loro r.ortigiani , non avesse ro esagerato fuori di misura i diritti r egi, sino quasi a confondere il sovrano col tiranno~ e col pretesto che riceve il suo potere da Dio solo e non dipend e che da lui, disconoscono ogni legame, quasi fossero arbitri assoluti dei beni e d e lla vita de' loro sudditi ( Bianchi t. ~ l. ~ § 4 ). Il teologo Giovanni Maggiore ( Disputalio ec. papa subditus) devoto si no al fanatismo , a Ila causa. de l~a iqdipendenza de' sovrani. pronunziò senza cenm.o?1e che " ogni sovrano il qual.e fa ~al gover~o cieglt Interessi dello Stato e che si ostma a rovmarlo ~ deve ' essere deposto dal popolo a · cui presiede. n • Giacomo Almain fu celebre dottore de ll' antica

28 Sorbona e inoltre pubblicista di corte 1 pure afferma u che la comunità pssia il popolo non ·può rinunziare affatto al diritto che ba sopra il suo principe e che può sem1)re deporlo se governa pel male piuttosto che pel bene de' suoi sudditi a cagione che è un pot~re che il popolo ha · dalla natura n ( Almain. Qttest. rasumptiva). Sembra che Grozio voglia opporsi a questa dottrina, ma se bene si osservi 1 egli non la contraddice se non in quanto potesse ·essa esser dal popolo stesso abusata , ad ogni menomo atto del governo. Ma all'in- . contt·o la conferma quando con lentezza e maturità di consiglio, per lunga serie di esperimentato mal governo, per mezzo de' legittimi rappresentanti della nazione, tutte le classi della società siano daccordo nel- . l' applicare la sentenza. N el ·1845 si pubblicò in Roma l' opera del celebre dottore spagnuolo Balmès tradotta dal cardinale Orioli ove è scritto chiaramente che si può resistere al potere che male governa il suo popolo. u Forse il cattolicismo, dice il P. Ventura, obbliga tutti i sudditi a starsi tranqùilli come pecore nelle zampe delle belve feroci? Dopo avet· esausti tutti i mezzi pacifici di rimostranze, di avvertimenti 1 di consigli, e di pl'eghicre, il popolo non avrebbe egli il diritto di ricercal'e tra i pa1·ticolal'i o fl'a le principali corporazioni, le classi le più considerevoli nel corpo intero della repubblica , o dovunque, il diritto di far opposizione 1 resistenza? Forse in tali casi la Chiesa Cattolica lascia i tiranni senza freno, ed i popoli senza speranza? No il popolo è nel suo diritto di resistere 1 insorgere, deporre il sovrano che fa mal uso· della s.. autorità e che dispoticamente e tiraunicament~ governa. )) E inutile riferire ulteriori esempi 1 e sentenze intorno all' .esercizio del diritto che hanno i popoli di

29 mutare i loro sovrani o le dinastie 1 accontentandoci 1 di conchiudere con Grozio che Francia, Spagna Inghilterra, Svezia , Danimarca, offrono esempi di, sovrani deposti dai ]oro popoli , di gnisn che sono oggi pochi i sovrani in Europa il cui diritto alla corona non sia fondato su quello che appartiene al popolo di torrP- il potere al principe che ne abusa ( Ann. dei Paesi fJassi cap. 111 ). <<E dottrina dei teologi cattolici 1 dice il P. Ventura, quella che ammette che la nazione intera pet' mezzo de' suoi rappresentanti legittimi ha il diritto di giudicare secondo le forme legali ed anco destituire il principe che ~ candalosamente abusa della sua autorità per la rovina della Nazione , medesima. « Iddio avendo chiaramente lasciato ad ogni società umana il diritto di adottare tale o tal' altra forma di governo, ·di investire del pote re supremo tale o tal' altra persona, tal' altra dinastia, in una parola il diritto di formare la sua costituzione , implicitamente ha dato pure ad ogni società il Q.iritto di applicare, di cambiare , di sospendere, ·e d ' inte1·pretare questa medesima costituzione. << Il diritto, che il caso dell'oppressione , della tirannia e della necessità di porvi un rimedio è giunto·; il decidere cbe gli è urgente ritirare al principe, come al magistrato che ne abusa , l' autorità che lot·o è stata · conferita , non è altro che sospendP-re , applicare in altra guisa , cambiare ed interpretare la costituzione e la legge fondamentale dello Stato risguardante l' esercizio del potere supremo. Tutti i filosofi , i dottori, i teologi sono ben lungi con ciò dal roler autorizzare pochi malcont~nti , o perturhatori ad ecci!.are , rumori .e s~~izioni : <' E ~olo <c U corpo della naziOne che ha Il diritto, dt rep.ttme- ( re i capi che abusano del loro potere. E solo tl vo- - (l to del popolo che nomina . il potere supremo ) egli ( solo può toglierglie\o. n

ao u Non si può ripeterlo abbastanza, dice il P. Ventura, il pesce dicevano gli antichi non incomincia a mandar fetido odore che dal capo Piscis a capite fetet, Le rivoluzioni cbe rovinano il potere, cominciano sempre nelle reg.ioni del potere; e non è che dopo che il potere si è rivoltato contro la giustizia che 'deve al popolo, che il popolo gli nega la sua fedeltà. Ha egli questo potere, questo diritto di dolersi d i quel popolo che non rispetta le sue volontà, dopo che ha dato egli medesimo l' esempio del disprezzo degli interessi pubblici? o Queste conclusioni sono il riassunto delle condizioni del governo pontificio in faccia a noi. Gli antichi secolari diritti cancellati con un tratto di penna, e cal pestati col ~Iotu-proprio del ~ 817, il famoso Memol'audum, voluto dalla diplomazia nel ~83~ rimasto lettera morta per libidine di sgovernare del )a prelatura romana, la Costituzione che si dichiarò liberamente accordata nel ~848 violata nella sua esecuzione e distrutta dal Moto-proprio di Portici, e questo stesso falsato, e violato esso pure nelle sue parti più essenziali; tolti i reclami e le rappresentanze non ascoltate e inesnudite, e invece spreco del denaro pubblico con nuovi pubblici aggravi forzatamente estorto; non libel'til, non sicurezza, non governo, non d iritti, non na7.ioualità, ma armi e armate straniere, finalmente piedi e mani legate, abbandonati al capriccio di una prelatul'a ambiziosa, ignor·anle ed imbecille 11 !.... Potetevauo in queste ,condizioni i popoli dello Stato RoID<IIIO uon protestare davanti all'Europa, e non invocare la pr·otezione delle leggi del pubblico diritto? Dil'OllO le Sacre Car·te, hraele si distaceò dalla casa di Davidde per sovercbia oppressione. volle Roboamo riconquisture colla forza il perd ut'l dominio, e ldd io gli mandò il profeta Seme i a, perchè si guarda:5~e · d' andare a combattere i popoli d' braele che

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