Augusto Aglebert - Della sovranità del voto popolare e del diritto pubblico

il paese, dice il P. Ventura, è pure funesto e pericoloso pel potere medesimo. Imperocehè non vi ba bene sociale possibile, senz' ordine; non vi può essere ordine senza stabilità d'istituzioni; noo vi hanno istituzioni stabili senza la responsabilità del potere; nGn vi ha stabilità di potere, dove si nega alla soeietà perfetta, cioè al popolo, ogni diritto di censurare questo potere e anco di ri1puenderselo se necessità lo richiede. Finalmente la comunità perfetta, ossia il 'popolo, non è in possesso del suo diritto, se n~n quando è rispettato il gran principio che il potere sovrano, . è conferito dal popolo. >> lL più ardente cattolico e teologo dell' ultimo seeolo il P. Bianchi afferma che il sentimento comune dei teologi e dei canonisti è sempre stato quest() e cioè << che la sorgente del potere civile risiede nel- ~< la ~noi titudine che la trasferisce ai Re e agli altri u Principi. '' Ascoltiamo la voce dei Santi Padt'i. S. Agostino tiene per assioma « che in virtù di un patto della u società umana esistono i Re ai quali si obbedisce. )) ( Confess. Lib. Il) . Questa dottrina viene da S. Tommaso espt·essa ancora più chial'amente nelle parole. « La sovranità, la u quale ha la sua ragione prima in Dio, tuttavia non u è direttamente cottferita che dall' uomo. La sovrani- << tà non deriva affatto immediatamente dal diritto di- « vino, ma dal diritto 1tmano della comunità, ossia del o popolo. , A queste autorità corrispondono Je sentenze dei sommi teologi, e dottori della Chiesa. Il domenicano P. Concina vi dice apertamente « noi risguardiamo come falsa l' opinione la quale presume che l'autorità civile conferita ai Re, ai Principi, o ad ogni altro potere sovrano venga immediatamente o direttamente da Dio, ad esclusione di ogni consenso o tacito, o espresso del voto popolare.

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