Augusto Aglebert - Della sovranità del voto popolare e del diritto pubblico

25· Ma quando pure nei patti fra principi e popolo n01i fosse questione della condizione di cui ragionasi l• vi sarebbe sempre sott' intesa: ed ogni patto socia2 le è essenzialmente condizionale; perchè l'obbedienza promessa anche nei termini i più assoluti 1 implica sempre questa condizione 1 che è nella natura medesima delle cose. << Salvo il caso in cui l' autorità pubblica si cambi in tirannide )) Hic casus semper excipi!.. tttr dice S. Tommaso. La ragione si- è che la sovranità (non si può· mai ripeterlo abbastanza) non è conferita immediatamente da Dio ch'e alla società perfetta 1 cioè che riunisce tutte le classi della medesima; ora la società non può {senza mettersi in contraddizione con sè stessa) conferire ad un altro quella sovranità che gli appartiene 1 è ritenerla nel medesimo tempo in sè medesima. Essa dunque non fa che delegare l'esercizio di questa sovranità 1 ma ne conserva sempre la pienezza del diritto in sè stessa. Il pubblicista Berold avea così distinto i diritti della sovranità. << La maestà regia è il dominio universale sopra una porzione della terra che è comune a tutto il corpo sodiale 1 al principe come al popolo; la maestà personale non .è che la facoltà d' eseguire questo diritto { Doct. poltt. c. -t ). Ora, .Benedetto Parent1 appoggiandosi su questa distinzione 1 ha soggiunto <c Trasferendo ad una persona la sua sovranità 1 il popolo non trasferisce già nel tempo medesimo questo dominio della terra che risiede in tutto il corpo sociale dello Stato 1 ma solo il suo imperio supremo sopra ciascuno individuo; ed è solamente questo imperio sopra gl' individui che il popolo t~asferìsce al Principe senza riserbarsene la menoma porzwne. " (Demons. trat. regn. patrimon. ). Gli è dunque chiaro che il popolo non si spoglia .m<~i .della. sovranità rispett? al corpo intero della socteta, tn gu1sa che la sovramtà possa voltarsi contro questo corpo, e che sotto

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