Augusto Aglebert - Della sovranità del voto popolare e del diritto pubblico

22 quando questi l' ha condotto ad una< condizivne disperata cioè quando avendogli tolto ogni-rappresentanza na+- zionale, e ogni mezzo legale di manifestare i suoi biso&. gni e i suoi lamenti, non gli ha lasciato altro partito da prendere che quello di insorgere per sottrarsi alla oppressione. Perocchè anche in questo caso il popolo e la co·munità ricupera la libertà di far uso del diritto imperscrittibile che la legge naturale e la legge sociale le hanno assicurato, di scuotere il giogo di un potere o governo oppre·ssore, e di crearsi per l'avvenire delle guarentigie, che dispensassero questo popolo dalla trista necessità d'aver ricorso a mezzi violenti dell'insurrezione che ogni società vuole e de ... ve evitare. Può bene accadere, dice a questo proposito il ~ad. Suarez, che un Re trascorra a più grandi eccessi di perversità contro il ben comune della repubblica o contro le convenzioni e i patti fatti col popolo. Or in questo caso il regno intero può, per mezzo della rappresentanza nazionale, lacet·are il contratto sociale, deporre il Re, e francarsi così da ogni dovere d' obbedienza e di fedeltà civile inverso di lui. ( De{ens. lib. VI, c. 6 ). cc Si vede adunque che nulla è più conforme alla ragione, al senso intimo ed alla coscienza dei popoli quanto la dottrina che autorizza la comunità perfetta (il popolo) a rivendicare, nei casi che abbiamo indicati 1 la sovranità di coi essa avea confidato l' esercizio all' uomo e agli uomini di sua scelta. Dappoichè essa non l'ba conferita che alla . condizione di riprendersela per disporne altrimenti l quando l' interesse suvrmo della società lo voglia. << Questa condizione si trova spesse volte espressa nel conta·atto di trasferimento del potere dalla parte della nazione. Si sa per esempio che il giuramento che davano le Cortes di Spagna al Re, couteneva questa clausola. << Noi giuriamo obbedienza al Re sotto tale e tale condizione, se no, no. »

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