Augusto Aglebert - Della sovranità del voto popolare e del diritto pubblico

'' La ragione di questo terribile diritto che ha ogni popolo è evidente. IL potere politico, secondo s: Paolo, non è che il ministro di Dio per il bene del popolo, ma quando il potere esercita tirannicamente la sua autorità, non è più uno strumento d'ordine, ma un artefice funesto di disotdine; non è più una sorgente di bene , ma una causa permanente di male pubblico e universale; non è già il continuatore dell' azione del Dio conservatore, ma dell' azione del- . lo spirito del male distruttore della società 1 e per questo la sua autorità 1 non essendo più da Dio può esserne legittimamente dis'Pogliato. S. Tommaso ha dunque avuto ragione di dire: ,, Se una moltitudine ha il diritto di crearsi una monm·chia , può senza ingiustizia distruggerla, o restringere la sua autorità nel caso in cui il sovrano abnsi del suo potere regio. Ed a torto una comunità o popolo che depone un pdncipe tiranno si chiamerebbe ribelle e si accuserebbe di violare il giuramento di fedeltà perpetua che avea prestato al suo principe, dappoichè ogni principe che scorda la fedeltà colla quale egli ha promesso di governare il suo popolo 1 merita giustamente la punizione che il popolo non gli mantenga la fede che gli hagiurato. . '' In terzo luogo è permesso al popolo di cambiare il suo sovrano quand'egli ·si è cambiato alla sua volta in nemico pubblico del paese che gli è lSOggetto, perchè il nemico pubblico dello Stato non può esse- . re tollerato ma deve essere combattuto dallo Stato. Lo S to non gli deve obbedienza, ma resistenza 1 nori lo d ve onot·are con omaggi, ma respingel'lo colla forza , e da ciò ne deriva non solo il diritto, ma anche il dovere dalla parte della società di sollevarsi contro la sua autorità, come fece il popolo ebreo , dice Grozio , rispetto ' Antioco 1 e il Belgi~ ris.petto. alla Spagna. (( Finalmente il · popolo puo d1sfars1 del suo Re

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