Augusto Aglebert - Della sovranità del voto popolare e del diritto pubblico

8 ceri, da esilii, da persecuzioni sfrenate e cieche, da far scadere nell' opinione il Pontificato il quale colla forza riconquistò, mantenne un potere in massima parte usurpato , e colla forza straniera. << Il principio della scuola matet·ialista d'Epicuro, d ' Hobbes , e del Lamettrie che amme tte ch.e la forza fa il diritto è principio contro la scuola cristiana perocchè dice Grozio 1 Ogni invasore d' un paese non « è che un usurpatore un Ladrone 11 e questo pubblicista non ha fatto che proclamare l' assioma dell e nazioni cri stiane fondato sulla ragione , sul diritto , sulla natura 1 sul vangelo cioè che non si è affa11o sovt•ano legit'timo perchè si è s'ta'to conquistatore felice a meno che non vogliansi mettere sotto i piedi tutti i principii e tutti gli istinti cristiani per ritornare al diritto pubblico pagano che la forza fa il dit•it'to. Onde bisogna inesorabilmente cancellare Ja conquista dalle condizioni di legittimità politica. 11 Ma quando poi un sovrano conquisti i suoi Stati non per forze proprie , ma per forze straniere tanto più illegale ed illegittimo , è il suo possesso , affettq d ' usurpazione il pote re che si arroga sul diritto dei popolo soggiogato. Le restaurazioni compiutesi negli Stati Romani con tutte le calamità che le hanno accompagnate 1 non furono dissimili da quell e di ogni più assoluta monarchia. Perciò il Pad . Ventura accenando al permanente disordine del Governo Pontificio , e all' impossibilità di veder tranquille le popolazioni, dice: < non è dunque il regno del lairo prete che le conturba , ma è il r egno del sacerdote trasformato iu laico che sembra loro divenuto antipatico. Queste popolazioni vogliono essere per se stesse, e amministrarsi da loro. '' Il popolo protestò per le vie legali, e per vie di fatto contro un Reame così fatalmente costituito, con-

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