Augusto Aglebert - Della sovranità del voto popolare e del diritto pubblico

26 questa indipendenza assoluta dei monarchi, riconoscono pure che i popoli hanno un diritto legittimo di prendere le armi contro i loro sovrani, quando questi enormemente abusando del loro potere, non se ne servissero che pet· opprimere i. loro sudditi. Bisogna pure che riconoscano che questo potere temporale può talvolta essere sottoposto ad un'altra potenza umana vale a dire, a quella che la natura o il diritto delle genti danno alla moltitudine contro i principi nemici del ben pubblico, e che la divisione di t.utto il genere umano in sovrani e sudditi avendo per iscopo Ia· conservazione ( Arist. lib. l, .Politic.) e non la perdita di tutti, la moltitudine ha il diritto di rovesciare ogni potenza che tendesse a distruggere ogni umana stirpe. << Questo diritto che ogni popolo oppresso può rivendicare, risulta adunque da una legge non scritta ma nnta con noi, come dice Cicerone, non ricevuta da altri, che dalla natura la quale l'ha scolpita nei nostri cuori , imprimendovi che ogni mezzo il quale possa procurarci la nostra salvezza , è permesso, contro chi vuole opprimerei. E questo, soggiugne Cicerone, la ragione lo ha insegnato ai dotti , la nècessità agli ignoranti, l'uso alle nazioni , e la natura ai bruti stessi cioè di respingere con tutti i mezzi la violenza che si fa alle nostre persone e alle nostre vite (Cicer. Pro. Alel. ). n , · L' istorico Giuseppe vi dice dal canto suo « E in in tutti gli uomini una legge invincibile di lor natura, la volontà che hanno di vivere; ecco percbè risguardiamo come un nemico chiunque sembra attentare alla nostt·a vita . n << Tuttavia questo bisogno di resistere anche se fa d'uopo colla forza dell'armi, alle violenze d' un principe che sarebbe una causa di rovina per il suo proprio Stato , non bisogna già credere che possa essere invocato indifferentemente da ogni individuo; questo di-

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