Augusto Aglebert - Della sovranità del voto popolare e del diritto pubblico

• 6 nazione la Repubblica Romana , è manifesto che al pontefice intitolavano la sovranità, volendo che nella costituzione del governo intervenisse la Repubbli('.a. Difatti dopo le così dette donazioni, i consoli e la Repubblica Romana proseguirono nella loro giurisdizione governativa. Nel proceder qel tempo, Roma fu spesso più ghibellina che guelfa e come il potere spirituale del ponte.tice veniva contrastato dagli imperatori, la sua sovranità temporale fu sempre contrastata e .combattuta dal popolo , quando con proteste , quando in aperte sedizioni quantunque volta vide attaccato un qualche suo diritto. E tali e tanti erano i diritti e i privilegi che il popolo possedeva che si verificava strettamente il pdncipio delle moderne costituzioni che il Pontefice regnava e non governava. Le costituzioni di Sisto V che rimasero in vigore sino al finire dello scorso ·seeolo confermarono privilegi, ft·anchigie , e diritti popolari larghissimi nel governo di Roma e delle provincie. Fermo concedè a stento al Papa il diritto d' inviargli un rappresentante con limitatissima autorità. Viterbo esigeva dall' inviato del Papa un giuramento d' obbedienza al popolo; Perugia, Ancona, Ravenna erano indipendenti , La ]Jfarca avea una costituzione e la Congregazione Lauretana composta di deputati di tutti i paesi avea persino il diritto di far Ja pace e la guerra, come Bologna che teneva un ambasciatore a Roma e reggevasi a popolo. · , Per non andar alle lunghe, è fatto abbastanza dimostrato la diversità del dominio che avea in passato il pontefice, il quale solo al principiar del secolo assunse il carattere di monarca assoluto, e comparve ne' diplomatici congressi, e stipulò trattati. Il trattato di Tolentino è fatto da monarca a monarca, dai diplomatici di Pio, con quelli di Napoleone, e il papa cedè a Bonaparte quella parte di autorità che avea sui suoi stati.

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