Pensiero e Volontà - anno II - n. 16 - 16 dicembre 1925

Aano Il. - N. 16. Roma, 16 Dicembre 1925 .. ' (C. c. con la Posta) . - ' ens,er.o e. n ..... 'if ivisfa quindicinale di sfuòii so-· eia/i e co/fura generale direffa da . . erri·co .)Y'ialafesfa I • ' I,, • • ' Prezzo Lire UN A .. .. Estero Lire 1.50 • 1 1 .,, \ .. ,. ., \ .. edaz1one e a:cnm1nist:razione: PENSIERQ E VOLQNTA' - , ICA.SÈLLA POSTALE 411 - HO.MA

I. • PENSIERO E VÒLONT À RIVISTA. QUINDICINA.LE DI STUDII SOCIALI E· COLTURA GENERALE ' 00NDIZIONI DI ABBONAMENTO: .. ·interno: anno L. 20, semestre L. IO - Estero: anno L. 30, se1nestre L. 15 Un numero separato: interno L. I, estero ~- ·I.SO . Indirizzare tutto ciò che riguarda la Rivista all' ~ndirizzo: , " PENSIERO E VOLONTÀ,, - CASELLA POSTALE 411, ROMA (Le rimesse di fondi se fatte per la posta debbono essere indirizzate alla Rivista. Se fatte a mezzo di Banche. è preferibile indirizzarle nominalmente a Errico Malatesta, CaseUa posta.le 411 - Roma). Spediamo numeri di saggio a tutti coloro, di cui abbiamo l' inùirizzo, che crediamo possano interessarsi ·alla nostra Rivista. Sospenderemo l'invio a tutti quelli che 110n ci daranno un segno qualunque per direi che hanno ricevuto e che gradiscono l'invio. SOMMARIO:. E~JCARI : Scienza, Filosofia e Anarchia - CARLO MOLASCHI : La _proprietà terriera e gli . anarchici. Conslderazioni sulla psicologia. del contadino - LUIGI FABBRI: I « piccoli borghesi• nolla raseologia. bolscevica - ERRICO MALATESTA: Movimento operaio e anarchismo - GAETANO :ò'IARINO: Il pensiero sociale di Giacomo Leopardi - C. BERNERI: A Curzio Suckert - C. B.: L'azione popolare· nel Risorgimento italiano. Le restaurazioni - LUIGI FABBRI e C. B.: I Libri - LUIGI FABBRI; A proposito dello scritto giovanile di Eliseo Reclus - CATILINA e GAETANO MARINO: Rivista delle Riviste. "' ERRI CO l\tlALA TEST A ... 1\ L eRFFE' Conversazioni. sul~' Anarchismo Seconda edizione su quella riveduta ed ampliata, edita in Bologna nel 1922. PREZZO, IìlRE 3. (Àggiunge1·e lire 0.80 per la speclizione -t·accomandata. Estero il doppio). · · Inviare ordinazioni accompagnate dal relativo importo a.: , MONTICELLI. TEMISTOCLE Casella Postale 299 - ROMA \ FRSeISME:> E- OBME:>eRRZIR- 1 di S1\VERit>· MERLJNe In vendita presso " PENSIERO ~ VOLONTA' ,, ,... Casella Postale 411 Boma al prezzo di L. 1.50 pe~ l'Italia e J.. 2 per l'Estero. Bib 10 eca C:J~no

' P·ENSIEROE VOLONTA Anno Il. - N. 16. • CasellaPostale N. 411 • Roma, 16°Dicembre 1925 Anche il numero ultimo (il 15) è stato sequestrato. I iettori capiranno da ciò perchè non lo hanno rice·vuto. Con questo numero chiudiamo l'annata. Per circ,ostanze che i compagn1i comprenderanno facilmente non abbiamo potuto pubblicare che 16 numer.i invece dei 24 dovuti. . Speriamo di poter far meglio neU'anno prossimo. Non facciamo promesse perchè non possiamo prevedere quel che ci riserba il prossimo avvenire. Ma se i compagni ci continueranno il loro appoggio,. noi fare mio,..... il meglio che potremo. ' Scienza, Filosofia e Anarchia E' giusta l'affermazione che no~ esiste tra la scienza positiva e la concezione anarch~ca alcun rapporto diretto, e tanto meno si può. come mi pare che faccia Kropotkine·, fare del1' anarchismo una scienza che studia la natura. umana sulla stessa base su cui le altre scienze studiano i fatti precisi che si svolgon-0 nella natura esteriore. Oerta,mente però nel suo pro- . . gramma pratico l' anarchi~mo deve tener conto dei dati acquisiti dalle scienze economiche e non può prescindere in modo assoluto da nessuna di quelle scienze che studiano l'uomo e la società, poichè da queste deve prendere gli elementi per ampliare sempre più la sua visione e perfezionare sempre più i suoi metodi. Ed è anche vero che l'idea di libertà si allarga mano a mano che progredisce la scienza, la quale dà anch'essa una sempre maggior libertà, non la libertà, dell'uomo rispetto all'uomo, m~ la libertà di tutti gli uomini rispetto alla natura. Ma <la questo. all'identificare, come fa Kropotkine la scienza all' Anarchia., il passo non è breve. Quello che non n1i convince è invece la tua distinzione netta tra Anarchia e- Filosofia, ma forse è più che altro, questione di parole. « Filosofia » non è, al- ... meno secondo me, solo un modo di spiegare gli elernenti acquisiti colla scienza e dl fare ipotesi in quei campi in cui la scienza non può arrivare, non è in altre parole un completamento della scienza, ma è qualche cosa che supera la scienza stes!la e 1a comprende Biblioteca G"no Bian o a Errico Malatesta i11 sè, come comprende in sè tutte le manifestazioni del pensiero. E' filosofia la concezione generale che ciascuno di noi ha della vita, concezione che varia da individuo a individu-0, e che è il prodotto delle nostre sensazioni, rlelle nostre cognizioni, dej nostri sentimenti, che è i] risultato dell'impronta nostra, originale che dia1no agli elementi ideali che il nostro a1nbiente ci fornisce. Come tale la filosofia don1ina tutti i campi, compreso quello della scienza e della morale. Intendendo la parola in questo senso largo, l'Anarchia sarebbe anch'essa un sistema filosdfico, che certamente non ha nulla a che fare eoi soliti sistemi di cui ci intronano le orecchie nelle scuole. Si può dire che la concezione anarchica è filosofia, nello stesso senso in cui si dice che la dottrina di Cristo è filosofia, perchè essa distanzi a di tanto i sistemi puramente politici <<che possono realizzarsi o non realizzarsi secondo la volontà umana», appunto perchè investe tutti i campi, ed oltre a trovare la sua applicazione in un siste1na pratico d'ordinamento sociale, e anche un modo particolare di considerare la vita in tutte le sue manifestazioni. Come già un tempo il Cristianesimo in mezzo alla soci~tà pagana, ~- così anche la concezi,one anarchica è suscettibile di applicazioni individuali in mezzo alla società attuale, e queste :tpplicazioni non consistono solo nel non riconoscere pratica1nente le istituzioni esistenti, ma possono anche tro-

PENSIERO E VOLO~iTA' .. varsi nel modo usuale di co1nportarsi, di trattare i nostri sin1ili, di giudicarne le azioni, ecc. Difatti, oltre ad esserci un partito politico anarchico, c'è anche una morale, una critica, una pedagogia anarchica. La filosofia ha sempre avuto influenza, per quanto a distanza, sulla vita pratica, poichè a tutte le concezioni filosofiche corrispondono dei principi che ne derivano nel campo morale. Ora la concezione anarchica è una concezione filosofica poichè è condizionata da tutto lo sviluppo del pensiero anteriore. Pri,ma d'essersi diffusa e rivolta a fini pratici, _essa era in germe in qualche pensatore, più intuita che affermata ; fu poi elaborata e, da concetto puramente filosofico., divenne un programma d'azione pratica, sempre però ~nformata a quegli stessi principi generali, che trascendono i particolari pratici e momentanei e che si possono veratuente chiamare filos-ofici. Alla elaborazione Ji questi principi hanno contribuiti nel loro succedersi e contrastare, tanto il materialism,o che lo spiritualismo, tanto il Oristi~nesimo che la r·eazione razionalistica . del Rinascimento, senza che si possano identificare con nessuno di questi sistemi, poichè non s-ono, co1ne questi, un puro ed astratto tentativo <li spiegazione della realtà, ma sono un modo c,omune di considerare, dal punto di vista pratico quella realtà che in aspetti tanto diversi si presenta ai singoli individui. Già il fatto dimostrato da te che la conce- ~ zione meccanicista deUa vita è incompatibile colla concezione anarchica, significa che un rapporto tra questa e il pensiero filosofico esiste, poichè due cose che non abbiano alcun rapporto tra questa e il pensiero filosofico esiste, poichè due cose che non abbiano alcun rapporto tra ~oro possono coesistère liberamen te ; possono essere incompatibili solo se tra i due campi .ci sono delle i1~fluenze. La base su cui poggja la dottrina a·narchica è quella concezione così larga ed elevata dell'idea di libertà, concezione che ben difficilmente si trova presso altri, o che, se si trova, non è che infiltrazione di spirito anarchico. In sostanza i principi in lotta s-ono due, come sono sempre stati, benchè ci si vada sempre più evolvendo dal primo verso il secondo : il principio d'autorità e qnello dì libertà, che trovano la loro più integra espressione, l'uno nelle religioni dommatiche e nell'i,mperialismo, l'altro, secondo noi, ·nell'Anarchia. Questo non solo in politica, ma anche nel campo della scienza e della filosofi-a : a questa evoluzione Biblioteca·Gino ■ 1anco ----- - - ------- -· ·--·------·--------·· ·----- contribuisce tutto il progresso umano, scientifioo, filosofico, economico. Il primo spunto di pensiero anarchico in filosofia si ha quando comincia la negazione del dogma. E' accaduto molte volte che degli u0mini, che nella pratica erano figli dei loro tempi, e che nel dominio del pensiero erano <lei precurs:ori, siano stati, c-ome ad es. Lutero, partigiani clell'autori in politica e della libertà in filosofia, 1na ciò a prezzo di insopprimibili contraddizioni, di cui solo i posteri s'accorgono, 4na che sono in parte logiche, · perchè il pensiero, la maggior parte delle volte inc.oscientemente, precede sempre, talvolta anche. molto a distanza, l'azione. Di pre_cursori dell'Anarchia. se ne sono avuti molti e da m,olto tempo, ma è ben poco che vi sono degli anarchici che agiscano con1e tali. Dal principio dell'assoluta schiavitù al principio dell'assoluta libertà ci si evolve per gradi, che sono stati il Cristianesimo, la Riforma, la Rivoluzione Francese, che saranno forse il socialismo o il comunismo. A n1e sembra che la meta ultima debba essere l'Anarchia, meta per altro assai vasta, anzi infinita, perchè l'Anarchia, almeno la mia, non ha un programma limitato, ma è una concezione che, senza essere vaga, lascia hber,o campo al progres~o in tutte le sue forme · ' insomma più· che un posto ben fisso a cui s1 debba arrivare, è una via da seguire fian- ' . cheggiata _da siepi insormontabili, ma senza limiti in lunghezza, che permetta di avanzare all'infinito, per avvicinarsi sempre più a quella perfezione che tutti sono rassegnati a non toccare. Per questo io credo che l'idea anarchica non sia suscettibile di superamento. Quello che in essa c'è di superabile è solo, necessariamente, il pr,ogramma pratico. Sono d'opinione anche che il progr~mma anarchico avrà una realizzazione pratjca, non a causa di risultati meccanici indipendenti della volontà, ma pr-oprio a causa della volontà umana. Io non am,1netto la meccanicità nella vita dello spirito (per quanto su questo non possa fare un'affermazione recisa), specialmente per gli individui, ma cre<lo che nel processo della vita spirituale collettiva, determinata dall'influenza che l'ambiente ha sopra di noi e da quella che noi abbiamo a no'stra volta nell'ambiente, apportandogli quegli elen1enti nostri, originali. che lo vivificano e lo rinnorvano continuamente, si possano formulare, traendole dalla storia del pensiero, delle leggi generali, d'un valore relativo perchè non provengono che dall'esperienza, vere solo se

... Pl~.~~IERO E VOLONTA' 363 ________________ _;_ ____________________________ _ intese con discrezione. Io credo dunque che il pensiero umano si evolva in senso anarchico e credo quindi che la «volontà umana realizzerà l'Anarchia». Si potrebbe dire che questo è fatalismo, che induce all'inazione e ad aspettare che il fico maturo caschi in bocca da sè ; ma se queste riflessioni tacciate di fatalismo si possono fare guardando gli avvenimenti dall'alto, esse sottintendono se1npre un altro concetto : che l'uomo cioè è necessariamente attivo, perchè la attività è la sua natura, ed è condizione prima non solo del suo progresso, ma della sua stessa vita. Certo, se nessuno si adoperasse per propagarlq,, od anche semplicemente per formularla chiaramente, qualunque concezione riinarrebbe cosa morta e pura utopia. Ma questa ipotesi è inammissibile ,perchè contraria alla natura umana. Qualunque idea che superi quelle già acquisite dal pensiero collettivo, anche ger 1 mogliata in uno spirito solitario ed affidata alle pagine di qualche libro che pochi leggono, prima o poi viene elaborata dalla attività u1nana, ed ha influenza sulla vita pratica. Quindi non si può parlare di fatalismo, perchè, credendo nella realizzazione delle nostre idee, noi fidiamo nella nostra attività non meno che in quella degli altri, e sentiamo il dovere, anzi il bisogno, di operare. Inoltre questo dovere lo dobbiamo sentire anche perchè le vittorie pratiche, anche parziali, di un'idea (e non possono essere altro che parziali finchè quest'idea non ha fatto nel campo del pensiero abbastanza conquiste da essere giunta ad un certo grado di matura- ' zione) ne aiutano il cammino e ne affrettano la vittoria finale. Avviene poi anche talvolta che certi frutti maturi non vogliano cascare e aspettano un urto qualsiasi; ora quest'urto deve essere una volontà a darlo. Per tutte queste ragioni nessuno di noi ha il diritto di restare inerte e tutti devono sentire il dovere cli con1battere e dì influire con la propria volontà, per quanto quest'influenza possa essere n1inima, negli avvenimenti. La volontà umana è dunque sempre il massimo coefficiente, governato però da alcune leggi storiche, per altro assai vaste ed elastiche. L'Anarchia non è dunque, come dice Kropotkine. una concezione scientifica e meccanica dell'universo, che abbraccia tutta la natura, ma non mi sembra si riduca neanche ad un metodo di organizzazione della società, poi• chè questo metodo non è che la logica conse· guenza pratica di tutto un sistema di idee sulla vita, risultato, ripeto, di una lunga elaborazione del pensiero umano. EPICARI. LE\ proprietà ( terriera e gli anarchici Considerazioni sulla psicologia' del contadino, La psicologia del contadino è ancora poco conosciuta. Se si leggono alcune produzioni letterarie che :p1,rlano di vita agricola, noi troviamo descritta. in esse una psicologia idil .. liaca, tutta serenità e pace... quasi che la tranquilla bellezza dei campi sia un tutto armonico coll'anima del contadino. Parimenti, se si scorrono talune pubblicazioni di economia politica o di sociologia, noi le troviamo traboccanti di considerazioni prettamente ottìmiste. In queste pubblicazion:i il contadino viene considerato come il produttore tipico, tenace risparmiatore, vero « modello » di sobrietà e di rettitudini. Non è male diffidare di tali giudizi. Quando si tratta di letteratura·, è la vena poetica del1' autore che ha avuto il sopravvento sul senso della realtà; quando si tratta di studi economici e sociali è « l'astuzia politica » che ha preso il sopravventò sull'indagine. ConservaIloeca G. o ·Bi o tori e novatori, « ai propri fini politici », son sempre tronti ed 1 nclini ad adulare il contadino. Bisogna partire da una premessa : il contadino è un uomo di carne e di nervi co1n2 tutti gli altri uomini e di conseguenza è un essere composto di bene e di n1ale come ogni altro uomo. O' è in più un'aggravante, questa : il contadino, vivendo a contatto colla terra e vivendo in ambienti dove la vita intellettuale è quasi zero, si trova ancora in c;ondi · zioni psicologiche arretrate. Nell'animo suo vi è ancora l'orma profonda dell' atavis1110. Emilio Zola, artista del verismo, ha tentato nel suo ron1anzo « La Terra » <li rivelarci la anin1a del contadino .così come è, e nello sforzo d1 tracciare l'irnmagine della realtà ha scritto pagine raccapriccianti. Certamente, la verità che lo Zola esprime in quesito suo lavoro. non può essere accettata come verità assoluta

' 364 PEN·SIERO E VOLONT A' dei tempi nostri, sia perchè l'azione del ron1anzo si svolge intorno all'anno 1870, sia perchè i personaggi dell'azione si muovono in un ambiente dei piìL poveri della Francia di quei tempi. Comunque, un conoscitore profondo della psicologia del contadino, se anche trova che quelle pagine son tracciate ~ tinte troppo forti, è costretto ad ammetere che lo Zol~ ha sapuo « intuire » ciò che realmente sì agita nel profondo dell' ani,mo dei lavoratori dei campi. (l) Quali sono, secondo lo Zola, le passioni chu dominano la psicologia del contadino 1 Poche, invero, ma terribili: l'egoismo, l'avidità, il calcolo. Passioni non solo anti-socialiste, ma anche anti-sociali. Travolti da queste passioni, i protagonisti d1ella «l'erra» arrivano al fraticidio ed al parricidio con un cinismo da delinquenti... Tutto per aggiungere pochi lembi di terra a quelli gjà posseduti o per ereditare pii1 presto i pochi risparmi accumulati da un vecchio che si è logorato per settant'anni sul1' aridità di un campo. Chi pon ha vissuto, ·gomito a gomito, ai contadini picco]i proprietari ben difficilmente può comprendere come sia profonda e terribile ad un tempo questa passione per la proprietà. E' la passione do1 minante tutta la vita del contadino, passione che riempie ogni ora della sua vita, che anima ogni sia azione, che lo spinge al bene od al male. Ecco Buteau, jl pi11 fosco personaggio della « Terra ». In realtà egli non è povero, pure la sua, vita morale è peggio di quella dj un miserabile. Nelle prime pagine del romanzo lo troviamo in lite coi suoi congi~nti per una questione di divisione di terre... lT rto di egoismi! Poi troviamo che si decide a sposare una ragazza che ha reso madre solo quando il 1 1natrimonio gli si presenta come un affare conveniente dal punto di vista dell'interesse in1mediato e futuro... E la sposa è degna di lui: avida e calcolatrice. Passano i mesi: le (1) È opportuno riportare qui, a conferma del nostro giudizio guanto ebbe a scrivere, Ai proposito d,E-lavoro di Emilio Zola che qui si discute, il Prof. Coletti che è un profondo studioso <li questioni rurali : < Il romanziere naturalista fran0ese nella Te1·ra, fa un'esposizione vivn, e profonda delle pasflioni e dei costumi del contadino, tenendo cl' occhio in particolar modo il piccolo 1noprietario dei suoi paesi; avido -e calcolatore. Alcune delle sue :figure hanno la smorfia e la ,contorsione della caricatu1·a; ma, nel tondo, sono ivere e reali e perciò, in quella narrazione, drammaticamente terribili. Esse ci richiamano arlla mente i 1,,ersonaggi della St1·ega di Giulio Michelet, s1Jietato dipintore 'della immoralità delle ,campagne. ,. (Francesco Ooletti: La psicologia del contadino e il l'>rogresso dell' Agricoltitra). BibliotecaGino Bianco li~i si succedQno alle liti, sempre per questioni di interessi e di proprietà. La vita di Ber·• teau è un'ansia continua dietro la brama di possedere una casa semidiroccata e di allar.- gare di alcuni palmi il campo che già possiede. D'altronde, tutta la vita che si svolge nella vasta pianura della Beauce - l'ambiente dell'azione - è pervasa da queste passioni : ogni contadino ha il proprio tormento inestinguibile per la bran1a di possedere e le· liti per interesse sono il « leit-motif » della cronaca dei villaggi e delle fattorie sparse per la .. pianura. Buteau nel suo egoisn10 è persino feroce : non vede altro che il suo interesse in1mediato; e quando - Pal 1 mira ·- la contadina che sfrutta fino all'inverosimile facendola lavora~ re nei suoi campi - cade fuln1inata da una jnsolazione, egli arriva a lesinarle un fascio di spighe che possa farle da capezzale. Cos'è la morte, cos'è il dolore per questa gente soggiogata dalla bran1a di possedere 1 Nulla! Se in casa c'è un moribondo si sta a discutere sulla convenienza di andare pel medico, e quando la morte rapisce qualche congiunto, ciò che sorge dalla sventura non è il dolore per l'essere che non è più, ma è l'urto degli inteTessi per la divisione dell'eredità. In Buteau la brama di possedere arriva al delirio ; dal delirio al delitto il· passo è breve... Ed il romanzo dello Zola culmina nelle scene raccapriccianti d'un fraticidio e d'un parricidio. Esagerazione 1 Forse... Ma lo Zola ha voluto tracciare l'immagine della realtà. * * * Abbia.mo riportato il giudizio severo di un letterato verista, non è ma~, ora, integrare jl nostro studio riportando qualche idea di un economista. << L'ihfluenza della terra e della proprietà - scrive il prof. Co letti in uno studio su « La psicologia del contadino ed il progresso del1' agricoltura » - penetra nell'animo del contadino fin nei meati più riposti. Egli sente la terra, ne aspira gli odori sottili e misteriosi, ne intuisce il segreto, intimo e fecondo lavorio, ne misura le resistenze e la produzione, l'ama e la ingiuria con alterna vicenda, come un primitivo amante geloso ed appassionato. Ma la terra è legata all'uomo .col rapporto giuridico del possesso e della propretà. « Ed il contadino tende, con violenza selvaggia o con an1ore ròmantico, a possedere. la terra ».

I .. PENSIERO E \tOLONTA' 365 « ... E non è ben noto continua più innanzi lo stesso autore - che il picco lo proprietario, tenda, e non di rado con rapace astuzia, a conservarsi il fondo e ingrandirlo 7 Le liti per interesse e principalmente per l'assegnazione dell'uno o dell'altro pezzo del terreno avito, nell'occasione delle successioni, sono sempre frequenti, con1e sono pure frequenti (e lo sa, per esperienza, chi possiede nelle zone montuose) le appropriazioni o i graduali, premeditati, sistematici raschiamenti che i piccoli proprietari compiono a danno dei terreni confinanti, specialmente se l'occhio vigile del proprietario ne è lontano. Neppure le vicende dell'emigrazione tolgono al contadino la passione di divenire proprietario : l'emigrante ritorna e co1npera anche a carissimo prezzo un fondo e su di esso finisce i suoi giorni. Anzi, è questo talora l'intimo e diretto movente del]' emigrazione. « Da questa radice di interessamento e di amore alla terra vengono su tutte le ran1ificazioni, diritte e semplici. dei sentimenti e delle tendenze dei contadini ... Ed il sentimento più diretto e dominante che l'amore della terra impr1n1e nel villano è quello del tornaconto, dell'egoismo economico ». Leggendo queste frasi del Coletti, la mente corre al romanzo succitato dello ~ola ... Lo Zola ci ha dato un'opera letteraria, il Coletti uno studio di scienza sociale : n1a entrambi ci hanno· svelato un'unica realtà. ' Proprio così : proprio quello che descrive lo Zola nella « Terra » : la verità che raccapriccia e che dimostra che i sentimenti raffinati ed altruistici, salvo .le dovute eccezioni, nella classe contadina sono quasi a zero. Naturalmente l'intensità delle passioni egoistiche non deve e non può essere considerata co1ne unif orn1e in tutta la classe agricola. Essa varia da individuo a individuo e da zona a zona seguendo speciali leggi etnografiche e dem,ografiche ; essa, infine, è più o n1eno intensa a seconda del . grado di sviluppo intellettuale e sociale raggiunto da una nazione e da una regione. 11 piccolo proprietario di talunt zone viticole del Piemonte e dell'Oltrepò pavese, ad ese1npio, non può essere assimilato al « cafone » delle Puglie, ed il 1nezzadro to- 1 seano si <lifterenzia dal piccolo affittuario dell'Alto Milanese. Tuttavia un substrato 1110rale li accomuna tutti nella legge del gretto egoisn10 antisocialista. E questo è ciò che deve essere conosciuto. * * * Giunti a questo punto, sarebbe opportuno condurre un'indagine attraverso le vicende di taluni movimenti sociali di contadini per cercare e svelare lo spirito, le idee e le paRsioni che li hanno animati. Incon1inciare, ad esempio, dalle rivolte dei contadini anabattisti (conosciute nella storia colla qualifica d1 guerra dei Contadini) avvenute nell'Europa Centrale ai tempi della Riforma ; soffern1arci a studiare gli atteggiamenti e l'azione dei contadini francesi durante la Rivoluzione dell' 89-93, ed arrivare poi ai giorni nostri per parlare - come abbiamo fatto con due precedenti, articoli per ciò che riguarda la Russia (3) - delle recenti sommosse dei contadini bulgari e rumeni. Con questa indagine si arriverebbe a dimostrare come il passato di setvitù e di miseria che ha sempre tormentato la classe dei lavoratori d~i campi abbia lascia- «_ Il contadino - scrive sempre il Coletti in un suo studio sulle Zone urbane e Zone rurali - è tutto inteso al procacciamento di un solo bene, quello economico, e vi è inteso con così netto ed aridb 1neccanisn10 edonistico da potere incarnare plasticamente quella astrazione che vive solitaria nelle speculazioni dell'economia pura, che è « l'homo oeconomicus ». Se si penetra nella famiglia colonica si vede subito la verità di quanto dico, verità c~e suona sgradir1.a a coloro i quali per superficialità di osservazione O per tradizione (2) La nostra indagine nel campo della letteratura l'abbiamo limitata al citato romanzo dello Zola, ma avrem.mo di retorica, credono di trovare sempre senti- potuto estenderci ad alt.ri autori, come :a Massimo Gorlty, ~enti idilliaci nelle campagne... L'interno del- ad esempio, il qnale, scrivendo della psicologia del cont,adino la famiglia ci rivela che i vecchi, perchè in1- della sua patria, dimost1·a di condividere ~l'aspro giudfaio · dello Zola. Nella letteratura moderna italiana e' é un ro- potenti e scarsamente redditizi nel lavoro, sono poco amati e talora poco ben trattati, che le gelosie• economiche fra congiunti assumono di solito asprezza feroce, che nell'intimo di certi atti gentili, come l' ele,mosina ecc. si t1·0va un sentimento religioso o superstizioso, sentimento che alla sua volta si concreta nel desiderio di comperarsi a poca spesa la glo- , ria eterna del paradiso ». mRnzo del Borgese: e I vivi ed i morti ,. in cui l'autore spende par~cchie pagine per tracciare il profilo spirituale e morale di un agricoltore ricco: Michele Gaçidi, <'Ollle Buteau, è dominato dalla passione di possedere. Infine c.' è un romanzo recentissimo di Paolo Albatrelli: I Conqu.istato1·i, che ha per ambiente le terre grasse della Lomellina. Ma di questo lavoro, importantissimo per il nostro studio, ne parleremo in un articolo apposito. (3) Vedi « Pensiero e Volontt\ • Anno II, Numeri 12 e 13 I 'articolo: « l,a proprietà te1Tiera e gli a11a1·cllici: L · esprri- · mento rus.'Jo >. BibliotecaGino ■ 1anco ...

366 PEN,SIERO E VOLONTA' • I • to profonde otme nel pl'esente, tanto che non è errore il credere che i sentimenti egoistici, le diffidenze e lo spirito calcolatore che formano la miscela psichica p.el ,contadino, hanno profonde radici nell'atavismo. Ma su tale studiu dobbiamo, purtroppo, sorvolare perchè c·1 mancano i mezzi e il tempo. Solo per quanto riguarda l'Italia, e a prova di quanto piu sopra abbiamo esposto, ci piace riportare un giudizio espresso da Aldo Ferrari nel suo recente libro: « L'esplosione Rivoluzionaria del Risorgimento ». L'autore di questo libro r.nette in evidenza il fatto che le n1as&e dei contadini italiani, durante la conquista ri voluziozionaria del 1789-99, hanno sempre l'appresentato un serio ostacolo all' a;vanzarsi ed all' affermarsi delle idee democratiche agitate dalla Rivoluzione Francese. E arriva a ciuesta conclusjone: « ... Purtroppo la vittoria rivoluzionaria era dovuta solo alle armi francesi, in virti1 delle quali si reggevano le novelle repubbliche, che abandonate a se stesse sarebbero imn1ediata111ente cadute sotto ì colpi dei nen1ici interni. Poichè i reazionari d'Italia non <lisar1nava,no Vecchi aristocratici colpiti nei loro privilegi, preti e frati p1·ivati delle loro prebende, « e la 1nassa enorn1e e fosca dei contadini attaccati alla 101'0 miseria, alla loro schiavitù, alla loro religione co1ne un mendicante ai suoi pidocchi ~), mordono jl freno. L~ percosse francesi hanno avuto la virtLl di scuoterli dal letargo in oui poltrivano c·on1e bestie pau1·ose, ma sono ancor troppo tin1idi o trorpo debolj per tentare <la soli una reazione: aspettano lo straniero ,>. Detto questo, affrettiamoci alle considera- , zioni conclusive. Il lettore che ci ha fin qui seguiti e che in articoli precedenti ha letto qualche nos~ro accenno critico alle dottrine n1arxiste del deter1n1nisn10 economico, crederà di trovare ·in noi della c-ontradizione. E penserà che se la classe <lei contadini non è ancora imbevuta di sentin1enti di altruismo e di solidarietà - sentin1enti che sono indispensabili in 111asse che vo .. gliono creare un ordine nuovo -· logica vuole che essa sia lasciata Ril 1,j ano sociale che le spetta in attesa che le leggi dell'evoluzione e l'ambiente sociale abbjamo da trasformarla e renderla. capace e <legna di vivere come classe proletaria propria,n1ente detta. E · penserà ancora che quando, aJ?.ni sono, la socialden10crazia dell'Europa Centrale ha elaborato il programn1a agrarj o di K au tzky - progran1ma che voleva arrivare · alla socializzazione Bib 10 eca I o ran·o della terra sotto il dominio dello Stato ed at-· tl'averso una lenta serie di riforme- ha seguito la logica d'una realtà innegabile. E penserà infine che lo sforzo compiuto da Kerenscky per troncare il movimento dei contadini russi tendente al possesso immediato della terra - non era un tentativo per far deviare la rivoluzione proletaria verso sbocchi borghesi, ma era la conseguenza d'una necessìtà ferrea ed im1nediata. Ma il lettore che così pensa cade in errore perchè « l'elemento volontà » è sempre stato, è, e sarà anche nell'avvenire un fattore delJa storia, un coeficiente di progresso civile, una forza creatrice nel 1novimento sociale. Intendiamoci : non si nega in blocco ed in modo assoluto la dottrina marxista del deternnnismo economico. Chi, con1e noi, è positivista in filosofia lo è necessariamente anche in politica ed 1n sociòlog1a. Noi, a priori, siamo persuasi che le leggi econo1niche ed ambientali esercitano ~rand1ssima ìnfluenza sulla vita 1norale e sociale delle 1 111asse, dei popolj e delle nazioni... Ma siamo anche convinti ehe la lenta « evoluzione naturale » che spinge· l'uomo dall'ani1nalità dell'un1anità, può essere accelerata dal « volere » degli uo1ninì. .La storia è fatta di « fatalità » per i popoli stanchi ed arretrati, n1a è fatta di « volontà » 11er i popoli gagliardi e progrediti. Non d~vono perciò scoraggiare - agli effetti della creazione di un ordine nuovo - le c:ondizioni psichiche e 111orali delle 1narsse contadine. Innanzi tutto 11erhè - come abbian10 detto più sopra - queste condizioni non sono nnifor1ni, tanto che dove lo spirito socialista è arrivato a far breccie, esse sono migliorate e. di 1nolto ~ in secondo luogo è innegabile che l'animo umano, salvo le dovute eccezioni, può es8ere ç·orretto e rifatto e l'istinto egojsta può essere sopraffatto da principì di solidarietà. Tutto sta a saper operare con capacità e con intelligenza. Con questo articolo noi non intendian10 arrivare ad una conclusione definitiva del problen1a. Esso non è che una parte di un lungo studio che andiamo conducendo nelle pagine di questa rivista, studio che arriverà a risoluzione solo quando avremo esaminati tutti i particolari e tutti gli aspetti della complessa ques6one. Con questo articolo - seguendo una nostra esperienza personale ed ap poggiandoci a giudizi di autori di indubbia competenza e serietà - abbamo cer-cato di svelare la psiche del contadino... La colpa non è nostra se il quadro è riuscito fosco.

PENSIERO E VOLONTA' 367 ... Quello ,che abbiamo esposto è una verità che non deve essere obliata, perduta di vista o ignorata. E' necessario che sia sempre tenuta presente perchè essa ha le sue grandissime influenze su tutto il n1ovimento sociale e sul1' avvenire dell'umanita. CARLO l\iIOLASCHI. --------------------- - I "piccoli borghesi,~ nella fraseologia bolseeviea lTno <lei luoghi comuni usati e abusati ùe1 gergo 1narxista, nella polen11c.:a contro le ìraizjoni dissidenti del soc1allsn10, spec1almen e contro gli anarc:hic1, è stato rer 1nolto te1npu quello di battezzarne le idee: il 1novnuento e gli uon1ini eon1e p1ccu{u-borghcsi. E' un vezzo antico che risale agli stessj Nlarx ed .Engels. 1\larx se ne servi nei s:uo1 attacchi a .Proudhon intorno al 1848; e piu tardi il medes1n10, insieme atl 1~ngeJs, dopo il 18i0, nella loro polemica c;OilJ. ro Hakun1 n, Guillaun1e, Uuesde, .Brousse, ~lalon, Costa, ecc., allora tutti opposi tori di 1Vlarx e pere1ù tutti.... piccoli borghesi . . Nel reriodo tra la fine dell' lnternazionale e il principio della guerra rnondiale, tutta la <:ritica -della socialde1nocrazia n1arxista con·1.ro l' anarchis1no .:_ quando non scendeva alle insolenze e banalità r1ù stupide del Deville - si con1pendliava in questa accusa d'essere una teoria piccolo-borghese. lJer variare, talvolta si dic.:eYa contro di lei ch'el'a addirittun.t. una teoria borghese, o che faceva l'interesse della borghesia,. o che era l'esasperazione dell7ind1- ,·idualis1no portato alle sue ultime conseguenze. eoc:. ecc. Tutti questi 1 uoghì comuni furono bella1nen te messi 1ns1en1e d'al J:' lechanow· in un suo libello famoso, che anche oggi 1n 1nantanza. di 1neglio tutte le llbrer1e socialiste diffondono come libro d1 testo del sociallsn10 contro l'anarchisn10. Dopo la gnerra e la rivoluzione russa, quella parte della socialclemocraza marxista che s'è in1padronita del potere in Russia e che fuori della Russia è stata ipnotizzata da talr trionfo, c-he per distinguersi ha ripreso a chia- . 1narsi comunista, nel senso autoritario dei sotialisti tedeschi di rrima del 1870, rinnegando il nom~ di socialdemocratica ha ereditato • qalla vecchia ·socialdemocrazia non soitan·, o tutto il suo livore antianarch1co ma anche ' questa comoda abitudine polemica di dispen,.. Bib 1otea o sarsi da ogni discussione seria dti tutte le idee degli anarchici, battezzandole per « p1ccoloborghes1 >,. Per un istante Lenin parve, nel 1917, fare eccezione alla regola, quando nel suo libro « Stato e Rivoluzione » condannò i inetod,i polemici dì Plekanow contro gli anarchici, rese all'opera dì questi u_na qual 1 che giustizia e dette molta importanza all'iùea <leli ✓ abolizione dello Stato. ìVla fu cosa di poco momento, evidenten1ente detern1inata dal fatto che, pri1na della nuova rivoluzione di ottobre (1917 ). gli anarchi c;i in H.ussia fiancheggiavano Letlln e ì suoi compagni nella lotta contro léL den1ocrazia borghese e la socialdemocrazia; il che fec;e inoltre s_çerare ai bolscevichi di assorbi re le forze dell'anarchis1no sia 1n Russia che fuori della 11ussia. Abortita questa speranza, co1ninc1ata nello a,pri le del 1918 la reazione più violenta del governo bo]sc-evico contro glì anarctuci, e svanite fuori delJa Russia in poco ten1po le illusioni che pareechi anarchici s1 facevano sul hòlscfvismo, a.Jlche la pole1nica. ritornò aspra e g]i scrittori bolscevichi tornarono a intar- <:tr la del vecchio luogo con1une dei « piccoll borghès1 », arricchendola con gli altri p1u peregrini di « banditi », « controrivoluzionari », e così via ! l'erò ora gli anarchici non sono r1ù soli nel loro purgatorio « p1ccolo-borghese »; a far loro c:on1pagnia i bolscevichi ci han inesso, factndo d'ogni erba un fascio, tutte le altre fra.. zioni deJ soc:ialis1no che non sono d.;accordo con loro : 1nenscevichi, sorialdemocrat1cì, sociaììst1 rivoluzionari d'ì destra e di sin1Sltra, riformisti, 1nassimahsii, sindacahsti, ed 1nfiDl' anche i co1nunisti che sono aJI'opposiz.ione, usc.:iti o no dal partito, espulsi o tollerati. Tutti « piccoli borghesi » ! Così gli anarchie: si vedono accomunati nella, stessa denominazione con :tanti che questa denon11nazione avevano forgiata contro di loro nei tempi passati..... Piccole vendette della storia! Non sapria1no se questo n1etodo polenlico rjentri nella fan1osa « dialettica n di cui fanno tanta. po1npa i neo-1narx1stì del bolscev1s1no, o se si Lratti di una· tonua di- « agget ivazione » (co1ne si dice oggi) buona se1nphc-crnente a togliersi d(in1barazzo dinanzi a obiezioni cui non si sa rispondere. V01 osservate che v' P c·ontradizione: fra il patrocinare in teoria l'~liminazione dello 8tato e cooperare in pratica a rafforzare uno Btato nella sua forma più autoritaria ed accentrata 't l:i;' log1, C'a piccolo-borghese! vi s1 risponde... Voi cli e

368 PENSIERO E VOLO)NTA' • che il favorire il riorganiz,zarsi della _rroprietà priv.atft, sia- pure 1n ma.no di proprietari nuovi, edl il formarsi di un nuovo capitahsmo significa uccidere in germe ogrii tu.tura realizzazione del comunismo 't li; l'unica risposta ,che avrete sarà: Sono argomenti da, piccolo borghesi ! Niente altro ... Fu lo stesso Lenin che più usò ed abusò di questa fraseologia, che fa effetto ma non s.ignifica nulla, subito dopo che nell'aprile 1918 aveva ordinato le persecuzioni ,contro gli anarchici, sia _r,er raffozzarsi al potere contro una oppposjzione che vedeva farsi temibile sia ' per dare un'offa al reazionario militarismo prussiano allora minaccioso e incalzante e . ' mostra.-re anche agli altri governi dì non essere da 1neno di loro nel sapere mantenere l' « ordine,> con metodi polizies0hi. Ad un 0011gresso diei Sovieti (in maggio 1918) Lenin ìu molto aspro contro gli anarchici, ma in sostanza non s.eppe · dir altro che la loro è una ideologia « piccolo ..b. orghese » e quindi contrariai all'interesse del pro.letariato e della rivolnzioné. L' o,pportunistica simpatia per gli anarchici, del tutto « teorica» e del resto molto circospetta e, piena di riserve, che Lenin aveva mostrata un anno prima, •Quando era all'opposizione e. perseguita,to, e gli anarchici si haittevano r er le vie per difender lo, ormai non esisteva più. Il d,ittatore, equivocando delibe,ratamente sul significato delle parole, a p•ropo1.. sito delle rivendicazioni borghesi per l'inviolahilità d:ella proprietà e per la li ber, à delle intraprese capitaliste private, simulava di vedere in ciò « con rarticolare limpidezza sino a qual punto sia esatta la tesi 1narxistica se- ' condo cui l'anarchismo e l'anarco-sindacalismo sono correnti borghes1, e qua.nto esse siano irreconciliabihnente avverse al socialismo, alla dittatura 1;roletaria, a.l comunismo ». Lenin vedeva « con particolare llmpi dezza n l'inesistente; poichè e noto cne il 1concetto dti libertà degh anarch1c1, umano ed eguali tari o come fine e proletario e a.ntiborghese e.Ome metodo, non ha niente a ohe ·fare con que Il\, contraiffazione del prinripìo di libertà, che propugnano certi econon1isti esclusivamente con7e 1n·/1,,Jpu/o del1f rntnoranze vossident-i. Si notj poi l'abilità di 1nescolare insieme socialismo. <Jlittatura e comunismo, come se si tratta.s_se. <li sìnonimi o .di ,cose inscindibili ! ~ppoi, in quei momenti d1 te1·rore in cui ba,stava j n .Rus:sia d'essere .~.ac-eiato di « borghese » per d1venire bersaglio delle pegg1ori rappreBi bi iotecaGino Bia·co saglie quell'insinuazione ... teorica valeva una vera e propria messa al banc!o. « Noi non ~jamo anarchici, - aggiungeva Lenin ·poco arpresso, - e dobbiamo ammettere la necessità,, dello Stato, cioè della coercizione, durante 11 passaggio dal capitalismo al socialismo » (1). * * * Volendo discutere quest 7 argomento, se d' argomento merita il nome, dell'essenzia piccoloborghese delf a,narchismo, invano per poterla (;Onfutare se ne cer,cherobbe la spiegaZt1one nella letJ.eratura marxista, soc1alctemocra-tica e bolscevica. Si può fare, forse, una eccezione per ~larx quando questi criti,ca le teorie economiche di Proudhon sul valore, il lavoro, lo scambio, ecc. e quando ne rileva alcun~ pror.oste pratiche di riforma sociale come quelle dell'organizzazione diel credito, della banca di scambio, della banca <lel popolo, ecc_ Non è il c:tso qui di discutere queste proposte di Proudhon, oggi del tutto sorpassate e che potevano avere solo un valore contingente, in ra.pporto ai tempi: nè dì esan1inarne le teorje sul valore, come interpretazione scientifica· d~i fatti economici, dì cui quelle di ·~~rx non hanno una imrortanza maggiore. E noto che anche queste, ora, non godono più molto credito neppure fra i socialisti e qualche scrittore ,comunista le dichiara del tutto erronee e decadul·.e. Ad oini modo però la critica antiprudon1ana d!j Marx aveva un contenuto teoretico e non consisteva nella sola e vuota fraseologia dispregi a,t1va odierna Quello che possiamo attualmente rilevare i.n proposito è che, fondate o meno che fossero le critiche di Marx alle idée di Proudhon - e i;-rescind'endo dalla forma antipatica ·e as~iosa consueta della polen1ica marxista - tali cri ti che non riguardano punto l' an ~rchismo ( che del resto allora non esisteva come n1ovì1nento_ e non cost1tu1va ancora una dottrina. crgan1ca e completa), 1n quanto esse non attaccavano quelle idee di l'roudhon che sono rin1a_ste v!ve e sono passate poi a tar parte del patr1mon10 dottrinale anarchico, bensì le · alt:·e ~iù eaduche e meno impor,~anti (oggj le s1 d1rehbero riformiste) che nessuno più r'an1 1nenta ~ che sarebbero del tutto in contrasto con l'ana1~e:hisino contemporaneo. ,(1) Per. qt~este due citazioni vedi: Len 111 L_ opera (h. 1·1co.s!ruzione dei /:Joviet (Docuinen~ t1 della. r1voluz,1one n. 8). _- Ed~t. :Soc. ~. u Avanti ! », Milano, 1920. - pagg. 24 e 37.

PENSIERO E VOLON'I'A' 369 ... Vi fu bensì riù tardi, quando scoppiò in seno all'Internazionale verso il 1870 il disS!idio fra .Nlarx e .Bakunin, un tentativo più ampio per presentare l'ine1piente movimento anarchico come una specie d'infiltrazione piccoloborghese nell' lnternazionale, col ramoso 11be llo del 1973 su « L'Alleanza della Democrazia cocialista e l' .l\.ssociazione lnternazionale dei Lavoratori »; ma la critica storica posteriore ha fatto giustizia di quel documento di malafede politica, quando ne fu documentata· tutta la falsità diffamatoria e n1alvagia. E· noto che in quel libello si cercava, tra l'altro, d'insinuare come le sezioni internazionahste anarchiche o anarchegg1anti (specialmente le italiane) non avessero alcun carattere operaio e fossero un'accoha di riccoli borghesi, studenti da biliardo e avvocati spiantarti, in cerca di carriera. Quando si pensa che così veni van trattati uomini integri e di fede come Frisc1a e J:i'an~lh. e giovani generosi come Faggioli, Pezza, Paladino, Costa, Uovelli, Uafiero, Malatesta, ecc. - per non dilungarci parliamo solo dell'Italia, - , si comprende come sprovvisti di ogni serietà fossero gli argomenrL1 marxisti. Di fatto erano aderenti all' lnternazionale ba-. kuninia.na non poche società operaie; « fasci ùperai » numerosi (sezioni dell' lnternaziona- <') v'erano a l'irenze, Bologna, ..ttavenna, ecc. E se alcune di esse avevano alla testa dei giovani usci ti dlalla borghesia 9' dalla piccola borghesia, non perdevano rer ciò il loro carattere proletario, oome non lo perdevano (osiamo credere) quelle organizzazioni che a Londra o Berlino avevano per esponenti il doti~. Carlo Iv.t:arx o l'industriale .Federico .Engels ! Non certo una maggiore serietà si riscontra ne} già citato libretto del Plechanow, 11 quale travisava còmp1etamente il programma dell'anarchismo, e per presentarlo a forza come una derivazione delle dottrine borghesi ..l.o scambiava con l'individualismo e ne fa;ceva quasi un sinonimo di questo. Secondo lui 11 padre d'ell' anarchismo fu .Nlax srl,irner ! • Lenin,· benchè abbia insistito molto nell'attribuire alle idee anarchiche un carattere borghese o piccolo-borghese, non si spiega nepp 1 ur lui molto cluararoente. .Per lo più lancia l'affermazione, dandola per dimostra- . ta, e pas~a oltre. Nel suo libro su « L'Estremismo màlattìa d'infanzia del Uomunismo » dedica poco più d'u~a pagina a questo argo- , mento; ma qui veramente egli presenta l'anarBibliote a ■ IO ■ 1anco chismo come un fenomeno collaterale piuttosto che come una filiazione riccolo-borghese; egli vi vede una. specie di reazione contro lo opportunismo intiltrati?si- nel movimento operaio, destinato a sparire non a1pp,pena l'op~ portunìsmo sia stru~o sconfitto dal bolscevismo (2). Questo è il 1nod-0 di pigliare due riccioni èon una fava! d:i dare addosso, cioè, col me· desimo argomento agli avversari di destra e a quelli di sinistra, ai socialdemocratici e agli anarchici... L'argomento assume così un aspetto un po' diverso, ma giunge in sostanza al- ·1a stessa erronea conclusione: che l' anarchisn1o si sviluppa di più negli ambienti picco- . lo-borghesj. Vero è che in Russia, malgrado la con1posizione più piccoolo-borghese del1a. ropolazione in confronto degli altri paesi europei, Lenin stesso ammette ohe l' anarcnismo fosse meno sviluppato; ma egli ne attribuisce il meri~ al bolscevismo, ed un; altra ragione la vede nella inettitudine dimostrata dal~}M1archismo dal 1870 al 1880, quando esso si sviluppò in Russia con rigoglio straordinario (son quasi le stesse parole di Lenin). . Ma questo ragiona1n~nto si basa su due errori storici. E' vero che l' a.;narchismo in Russia era poco svilup,pato in un certo periodo (specie ·dal 1880 al 1905) ; ma anche il bolscevismo allora non esisteva e non roteva, avere quindi questo il merito della non _esistenza di quello. - 11 Partito Socialista Democratico Operaio l{usso, da cui più tardi _doveva scar turi re il bolscevismo vero e proprio, sorse so._ lo nel 1905. Verso il lH00 lo stesso Lenin era assai più opportunista e 1noderato non solo degli anarchici, 1na degli stessi socialisti ri· voluzionari. Inoltre hno al 1917 le teorìe leniniste erano all"incirca le stesse di tutto fl resto della social-dernocrazia n1arxista, dalle alt1~e frazioni della quale si distinguevano per cose di minima i1nportanza da1 punto di vista rivoluzionaria, se se ne eccettua la questione del la guerra. L' anarchisrno riprese a svilurparsi in Russi:-t proprio nel 1905, specie sotto l'lnfluenzu, della rivoluzione di quell'anno, parallelamente all'inizio di atti v1tà del boscevismo, allora assai più 1noderato che nel 1v17. Se l'anarchismo russo non s'era sviluppato molto prima (fu0ri che tra, g·li e1nigraf1 e in qualche (2) Vedi Lenin, L' J~'es'trernìsrno 111alatt,ia dt infanz1:a del Uom,wn-1·s1no. Edit. S. E. « Avanti! », Milano, 1921, pagg. 18-19.

370 · PENSIERO E VOI,ONTA' centro pit1 in1portante), gli è che l'assoluta mancanza di libertà 1n1:çed1va jl difierenz.iar~ si troppo tra i partiti, e tutto il lavoro rivo-- luzionario era assorbito dalla resistenza e lotta con_tro lo zarismo. Però appena scoppiarono i Inoti del 1905 l'~narchis1no prese sul5ito in Russia 1nolto sviluppo. In quanto all-impotenza dimostrata secondo Lenin dall'ana.rchisn10 f iù forte in itussia dal 1870 al 1800, anche qui egli è in errore ed ingiusto. 11 movimento rivoluzionario russo di quel periodo non si può a rigore clliamare anarchico, benchè persone poi divenute assai note nel ca,111po anarchico vi abbiano partecipato. Del resto l' anarch1stno anche nel resto <l'Europa sorgeva solo a.llora come movimento di n1assa ;_ ed in Russia solo più tardi s1 1na..nifestò con ì suoi caratteri specifici e differenziali. Quello che Lenin chia.rna anarchismo era sen1:r:licemente un movin1ento r1voluzionario a tendenze soc.;ialiste anelante a liberarsi dell' assolu tisn10, in cui la propaganda di Bakunin. e <li Kropotkin era ben accetta, ma di cui potevan considerarsi veri rappresentati non questi, bensì pjuttosto i Uiaikovsky, i Lavroff e gli Stepniak. • l\tia · alrerrore storico Lenin aggiunge l'in- ., giustizi~ di considerare « inetto » quel 1novimento, che fu uno dei più efficaci dal punto <li vista morale, intellett"ilale e po]itico éome rreparazione della nuova Russia del domani; fu quel n1ovi1nento eroico, che ha dato tanti martiri e tanti esempi di abnegazione alla causa sociaiista, quello che ha reso possibile lo sviluppo dei parti ti e n1oviinen ti pi i.1 on1ogenei venuti poi; e fu proprio quel movi1nento ohe portò le idee del socia1is1no nella classe operaja, nelle officine e nei eamri,., che segnò il djstacco dal periodo della propaganda esclusivamente culturale e dei grup,1,i ·u1 soli intellettuali, che iniziò il passaggio dal pensiero dei pochi all'azione non solo individuale ma di n1asse, che aprì in Russi a l' èra delle lotte per il r roletari ato. col r>roletariato e del proletariato. · • E' ridicolo parlare, corne fa Lenin di ccinet- ' . titudine co1ne teoria direttl'ice per la classe operaia >> a proposito di un movunento i'n c-ui le teorj~ erano aneora in via di elaborazione nel crogj uolo dei fatti; eo111> è' riélicolo e indizio di cecità e strettezza spirituale ·teorizza- . . ' t·e apr1or1stica1nente sopra· un preteso ca.rat .. tere f iccolo-horghese di un ~ovimento, che ha <lato figure sublimi quali l'operaia cucitrice Helsa Helf1nann e r aristocra.tiea Sofia Pe .. rowskaia, - un'aristocratica, questa:, che si era, fatta operaia per far propaganda, fra gli operai ed organizzarli per la lotta! Co1n' è meschino quel sillogizzai:e sulla qualità di borghesi e piccolo-borghesi di quegli uoinini e quelle donne, che rinunciavano ai loro averi per darli alla causa operaia, che si facevano operai essi stessi, che rinnegavano la l,oro classe, - con1e fecero anche, non c1, chiacchiere ma coi fatti, parecchi dei primi internazionalisti italiani più sopra nominati, - 1nentre essi furono l' ese1npio migliore di elevazione e autoelevazione dalle categorie in• f eri ori dj classe, sia proletarie che borghesi, alla superiore qualità di uomini liberi, all'un1anità redenta di domani in cui ogni divisione di e lasse sarà scon1parsa e tutti i loro elen1enti riconciliati ne] lavoro fraterno, nel benessere e nella libertà ! LUIGI Ji,ABBRI. P. S. Rileggendo questo articolo, mi accorgo ch'esso é ·incompleto e bisognerebbe vedere in quali movimenti sono in realtà e tn m',.ggio1· nuniero i piccoli borghesi e anche.. . i g1·ossi; quali sono veramente le teorie borghesi e piccolo-borghesi del socialismo e a quali dèviazioni conduca l'operaisnio, scaturito dallr;i frascolog ia « proleta1·ia > del mar· xisino. Verrà a te,npo di parlarne in seguito ! LIBRI RICEVUTI . FEDERICA MONBENY: Cual de las tres? · Publicac.,jones de « La Revista bl~anca ». Barcelona. lVIANUEL DEVALDE'S: La Cause biolog1ique et la préve,ntion de la Guerre. Essai de pacifisme scientifique - Editions du Groupe de Propagande par la Brouchure - Paris, rue de Bretagne, 39. FEDERICO URALES: Amor mald1ito. (« .La Revìsta Blar1ca )) ()liveras 30, Barcelona - Guinardò). E.· AR.MAND: Ainsi chantait un ccen 'dehors» poèsies et proses ritmées. -- Editions de l' «en <lehors» - Paris et Orléans. TORQlTATO NANNI: La gente di mare e Giuseppe Giulietti - Editore: L. CappellL Bologna.

.... t PENSIERO E VOL0 1 NTA' 371 --------------------------·--------------------- - , Movimento operaio e anarchism9 Credian10 bene, per evitare certi malintesi, di riprodurre la seguente lettera diretta da Malatesta ai compagni di « El Productor », periodico anarchico che si pubblica in Barcellona (Calle Cataluna, 22 - Barcelona (Spagna). Cari compagni, ' Leggo nel vostro periodico la frase seguente : « Tl'a Malatesta che invoca l'unità di classe e Rocker che difende il movimento operaio con finalità anarchica noi optiamo per il con1pagno tedesco ». :Non è la pri1na volta che nella stampa nostra di lingua spagnuola 1ui si attribuiscono idee e propositi cne io non ho ; perciò, quantunque chi vuol sapere il n1io pensiero può già trovarlo chiaramente espresso in ciò che ho scritto io stesso, n1'induco a pregarvi di pubblicare le seguenti spiegazioni. Incon1incio col dirvi che, se le cose stessero con1e voi le presentate, opterei anche io per il · co1npagno Rocker e non già per cot.esto vostro «Malatesta» le cui idee sul n1ovimento operaio s01nigliano n1olto poco alle inie. Intendiamoci bene. Un 1novimento operaio con finalità anarchica è una cosa <lifferente da un movi1nento operaio anarchico. Il primo è natu rahnente nel desiderio di noi tutti, poichè è • ovvio che ogni attività sociale degli anarchici debba aver per fine il trionfo dell'anarchia e tanto più quando quest'attività si esercita nel 1novi1uento operaio che ha così -grande importanza nella lotta per l'elevazione e ~'e1nancipazionce umana. Mentre il secondo, cioè un movi1nento operaio, che non solo serva alla propaganda e<l alle possibili graduali realizzazioni anarchiche 111asia già dichiaratan1ente anarchico è una cosa che 1ni pare in1possibile e che in tutti i casi n1ancherebbe allo scopo che noi vogliamo dare al movi1nento. A me quel che preme non è l' « unità di classe ·», 1na il trionfo dell'anarchia che riguarda tutti g-li esseri umani ; e nel 111ovimento operaio non veggò che un n1ezzo per innalzare il livello morale dei lavoratori, abituarli alla libera iniziati va ed al1a solidarietà nella lotta per il bene di t~tti, di renderli insomma capaci di concepire, desiderare e realizzare la vita anarchica. . La differenza dunque che può esservi tra noi non è nella finalità, ma nella tattica che credia- .mo più adatta a raggiungere la nostra comune finalità. V'è chi crede che g]i anarchici debbano cercare <li riunire in associazione separata i lavoratori anarchici o che aln1eno abbiano simpatia per le idee anarchiche. Io vorrei invece che tutti i salariati si riuniscano nelle stesse organizzazioni, qualunque siano le loro opinioni - o non opinioni - sociali, po]i ti che, religiose, _legati solo dalla solidarietà nella lotta contro i padroni, e che gli anarchici restino nella 1nassa indistinta per portarvi il fer1nento delle loro I idee e del loro ese1npio. Può darsi che circostanze speciali di uon1ini, di ambiente, di 1non1ento storico consiglino, o rendano inevitabile, la divisione della 1nassa operaia organizzata in frazioni diverse corrispondenti alle diverse concezioni politico-sociali, 1na in linea generale mi pare che bisogna tendere all'unità che affratella ed abitua alla solidarietà tutti in<listintan1ente i lavoratori, che li rende più forti nelle lotte contingenti dell'oggi o ineglio li prepara alla lotta finale ed alla concordia necessaria l'in <lon1ani della vittoria. Certa1nente l'unità che noi dobbiamo propugnare non <leve sjgnificare soppressione della libera iniziativa, uniforn1ità obbligatoria, dis.ciplina. in1posta, il che trasformerebbe un 1novin1ento di liberazione in un freno ed uno spegnitoio. Ma è solo la nostra adesione al n1ovi1nento unitario che può salvare la libertà nell'unità: se no, l'unità si fa lo stesso 11erchè essa è condizione di forza e sj fa a danno della libertà. Il 1novi1nento ope1>aio non è una creazione artificiale di ideologi fatta per propugnare ed at-- tuare un dato programma politico-sociale, sia anarchico o altro, e che quindi possa seguire nei suoi atteggian1enti e nelle SUP azion~-Ìa linea che quel progran1n1a richiederebbe. Esso sorge <lal desiderio e dal bisogno inune<liato che hanno i lavoratori di migliorare le loro condizioni di vita o ahneno impedire ch'esse peggiorino~ <leve perciò vivere e sviluppari:;i nell' an1biente attuale ed ha necessarian1ente, tendenza a lin1itare le sue pretese a·lle possibilità clel n101nento. Può ben accadere, anzi aceade sovente, che gl'iniziatori di aggruppa111enti operai sieno uo1nini d'idee miranti a radicali trasformazioni sociali, i quali profittano dei bjsogni sentiti dal]a massa e provocano il desiderio di n1igliora1nenti in vista, pii1 che altro, dei loro fini avveniristici. Essi raccolgono intorno ai lol'o co1u1)agni della stessa tempra,· uo1nini di sacrifizio che intendono combattere per gli interessi degli a]tri anche a danno dei propri, e f orinano così delle associazioni operaie che sono in realtà dei gruppi politici, dei gruppi rivoluzionarii, pei quali B1bl1oteca CO

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