Pensiero e Volontà - anno II - n. 16 - 16 dicembre 1925

PENSIERO E VOLONTA' 373 .. .. cologici dlell' avviamento scol3;st1co in un uomo d'ingegno. Imbevuto profondamente ed esc1usiva1nente di classicismo, egli non roteva giungere, se non ctopo molto tempo e con lunghi s.forzi, a intendere la vita della sua epoca e élare sufficien.e importanza a1 suoi valori. 11 mond'O moderno doveva sembrargli troppo pedestre, troppo prjvo di ideah. Ma di n1ano 1n mano, pur attraverso l'irrisione. egli si viene addentrando nella comrrens1one di esso e,. benchè sempre con le riserve del suo pessimismo organico, egli ,che era abituato a non saper riposare lo spirito che agli incunabuli dell'umanità, a non vedere nelravvenire che viltà e inezie. con1incia a ricredersi; e a un certo punto il suo scetticismo si ìerma, la sua fede si ravviva. egli -concepisce ancora la possibili:Là di una umanità nobile e grande, di una vita dlegna di viversi. Questo nuovo atteggiamento del suo spirito è documentato dalla poesia La (:J.1·11estra, pubblicazione rostu1na e quindi una delle ultime produzioni del poeta. .Non bisogna però pen- ·sare, per questo, che essa rappresenti s-olo il pensiero dei 1:iUOiultimi anni. .Nella psicologia degli artisti noi c'imbattiamo difatti in questa curiosa, con tradizione: che una pos1zi orie, intimamente acquistata ma non giunta ancora a maturità esteti,ca, convive pacificamente .. e anche a lungo e talora leggermente influenzandoli, accanto ai rrodci ti estetici di posizioni logicamente e psicologicamente superate. Si potrebbe anzi dire, credo, che la nuova posizion,e provochi, per assorbire -le energie tuttora 1n esse impegnate, la estrinsecazione - · che è anche liqu1cla.zione - delle altre. Uo1nunque, per poco o per molto ohe lo ab~ bia covato, è certo che quegJi che illlJ;'recava alla natura e malecti1.ceva la v1r1..aav.eva pure, nei fondo dell'animo, il suo bravo programma· di r1costruz1one sociale. Lo si trova. nelJa terza strota del canto La <hnestra, canto il qua.le - d'altra parte -, mentre con la notevolè lunghezza, eccezionale nel nostro poeta, rivela la proìondità e la remotezza quindi dell'ispirazione, rappresenta poi, colla completa assenza d1 1 elen1enti mistico-dottrinari e con un carattere che è talora accentuatamente plebeo nella l~ngua e nel :çeriodare, uno svecchiamento anche ìormaJe deJ1' arte del poei. a. 11. poeta f' davanti allo spettacolo della desolazione cht,- il Ves:uv10 sparge e· rinnovai intorno a sè. N ell 1indlifferenza con cui la naBibltot a G"no • 1anco tura distrugge gli uomini e le loro opere, egli scorge la smentita categorica alle presunzioni della fede; e trova del pari risibili le ideologie avveniristiche in quanto fondate sul 'presnp1:-osto di ideali astratti di felicità universaJe. Mettiamo da banda - egli dice -, se veramente vogljamo incamminar-0i sulla via della civiltà e del progresso, tutte queste illusioni e queste fa.vole: errori da cui non può sorgere civiltà sana e duratura. ..Partiamo dalla verità. E J_averità è che noi abb1 amo già, per fatalità naturale, un pesante fardello d.i mali che ,ci afflige, pèrchè altri dobbiamo crescerne ooi nostri errori. ~sposti a tutte le insidie della natura, noi dobbiamo mantenerci continuame:°te in lotta per salvare la nostra vita, e questa lotta noi non possiamo condu.rla vittoriosamente se non alleandoci reciprocan1ente e sostenendoci a vi,cenda. L'origine della 8ocietà umana è nella constatata necessità di questo reeirroco appoggio, senza ~ 1 quale \ ut,ti saremmo travolti, l'un dopo i ✓ a1tro, dalle cieche e avverse forze della natura. Ma gli uomini preferiscono 1camminare a rovescio, e non appena hanno raggiunto un certo grado di sicurezza, eccoli armarsi e tendersi tranelli a vicendia soJlevando alto vessilli e ideali che suonano fratricidìo. No, la via della civìità non è questa . .E' inutile il risorgimento del pensiero, vana la- scienza quando, schiavi di idee che non sono che pregiud.izi, gli uomini calpestano ogni più elementare principjo di ragione, diJaniandosi a vicenda. Ma Ja verjtà - continua - deve farsi strada; glj uomini dlovranno finire per accorgersi delerrore e, sfollate le nebbie dell'illusione e dell'orgoglio, incammin.ar~i srontaneamente e compatti alla realizzazione di una vita fraterna, modesta ~ cosciente che farà meri--1are davvero alla società umana il nome di civiltà. * * * Io non sono pessimista e non credo che il motivo ispiraJbore della vita possa venire dalla contemplazione della morte, anz1chè dal senso della vita stessa e delle sue gJ 01 e ed elevazioni~ e nemmeno credo .che gli estrenn si toccfiino, se non, forse, quando si ripiegano, nè che lo ideale e l' entusias1no - quando non siano fanatismo vuoto ed isterico - nuocciano alla real izza.zione delJ 'a vven irr. Mi sembra però non priva atfatto di interesse questa posizione del .Leopardi, sia. perchè è una docu1nentazione importante del carattere transitorio e anacronist1cb che hanno per uno spirito profondo, i ritorni susC'1tati dal rla.s- ,I

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