Pensiero e Volontà - anno II - n. 16 - 16 dicembre 1925

380 PENSIERO E \70LON1'A' senza analogia col n1anoscritto. ln ogni n1odo questo dev'essere stato concepito poco dopo il periodo rivoluzionario del 1848 e riflette le idee di Reclus verso l'età di venti anni». ' A proposito di queste idee religiose del Re- . clus ventenne, non s·1ns1sterà mai abbastanza nel ricordare che ben presto egli le modificò radicalmente e diventò ateo e 1nater1alista. Nella età matura egli anzi soleva spesso deplorare che diciotto secoli di criàJianesuno ci sot- :focassero sotto il loro peso e che troppo cristianesimo fosse ancora appicciicato alla nostra pelle. Un amico mi osservava tempo addietro che io forse ~rravo accostando .il deismo giovanile di Reclus a quello di Mazzini, mentre v'è grande distanza fra l'uno e l'altro. Verissimo ! Ma ' io avvertivo, pur notando una certa si,miglianza, che il 1Je1smo di Maz~ini era molto più ieratico, mentre quello di Reclus era più spontaneo e libero e de 1 tutto suo personale. Sopratutto la somiglianza cui io accennavo consiste• va in questo : che l'un deismo e l'altro, pur essendo ·d1vers1ssimi fra loro, erano però egualmente molto lontani dal teismo chi esastico del1e varie religioni cristiane. C('sl, qultndo notavo che Reclus concepiva l'idea del dovere come una molla del progresso - morale ed umano, ideR, che anche in Mazzini era pre·dominante, io ho avuto probabilmente il torto di non precisare un'altra notevole difgerenza tra l'uno e l'altro. Jn Giuseppe Mazzini capo di un partito e dj una scuola l'idea del dovere assumeva un carattere dottrinario e program,matico, anzi di dogma,; mentre in Eliseo Reclus è stata sempre fino alla morte, una emanazione spontanea dell'animo, qualcosa di connaturato in lui e perennemente giovanHe, un sentimento eh' egli non s'è cu1ato mai di teorizzare, lieto di propagarlo e realizzarlo senza atteggiame~ti predicatorii col semplice suo esempio personale, co11 l'armonia della sua vita , e quasi inconsapevolmente attraverso tutta l'attività del suo spirito, tanto nel campo delle lotte polit1che e sociali quanto in quello più severo della • sc1e11za. « Un uomo ~he potesse vive•re nella più ' Completa indipendenza da_gli altri uomini e bastare a se stesso, non sarebbe più un uomo: sarebbe un bruto o un ··Dio ». ARI STOT I LE, Politica Biblioteca Gino Bia~~co Rivista delle Riviste . RABINDRANATH TAGORE: Il problema anglo-indiano. - (Rassegna lnternaziona• le, ~lilano, Fase. IV, V e VI di settembre e ottobre 1925). La differenza di 111entalità e di spirito che ci separa dal Tagore, come da altri intellettuaJi dell'Estren10 Oriente, non ci impedisce di apprezzarne tuttà la nobile elevatezza del rensiero e sopratutto di renderci conto dei gravi pro blen1i che, per la civiltà, sono connessi alJa questione del conflitto fra dominatori europei, specialmente inglesi, e colonie asiatiche. La questione dell' einancipazione dell'India •è certamente una delle più gravi e interessanti, dalla fine della guerra in poi. Il Tagore esamina in questo suo articolo i termini del conflitto fra l'Inghilterra padrona e l'India doininata; ma a dir vero egli ne fa più una questione spirituale che politica, o al1neno subordina questa a quella. Piuttosto che diffondersi in critiche ai sistemi della dominazione inglese l' A. insistt sulla inutilità delle pa~sive recnminazioni e proteste, nonchè dei richiami alla n1urale e alla giustizia, rivolti ai vincitori e dominatori da certe categorie di scrittori e agitatori indiani, i quali dimenticano che la salvezza va cercata ~opratutto in sè stessi, nella propria operosità e nel proprio spirito di sacrificio. C).uando tutto ciò n1anca, tutto if resto è inutile; e forse l'asprezza della. dominazione può giovare n, Ruscitare le energie tr?ppo scar8e. Secondo l' A. la don1inazione straniera 1n un paese disunito funziona come stin1olante d'unione ; ed in questo senso l'Inghilterra ha fatto non poco nelle Indie. Ma solo in senso negativo, perchè la storia ha dhnostrato che nessun ben~ durevole puo essere compiuto da un gruppo di uomini che ne sfrutti un altro. Solo in uno svi-- luppo armonioso può trovarsi quella forza di coesione che gli Indiani chia1nano Dhar1na .(la legge); se l'armonia è distrutta, anche la Dharma diventa una forza distruttrice. Ecco perchè ogni tentativo inglese d'indebolire llndia ridonderà semp,.e ;1, ma,eg1or danno dello stesso Impero britanni~n · Indebolire un -paese soggtognto, provocarvi la disunione. arrestare lo sviluppo naturale delle sue forze, opponendosi al loro libero esercizio, · · ucendolo così all'inerzia ; questo è invece il modo d~ governare dell'Inghilterra, og-

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