Pensiero e Volontà - anno II - n. 16 - 16 dicembre 1925

PENSIERO E VOI-10NT.A.' -------------------------------·-- gi che la sua letteratura non produce più capolavori capaci d1 · entusias1nare l'universo e solo le spine della politica fioriscono a profusione; oggi che la fonte della pietà per i deboll, 1 disgraziati, gJi oppressi, è inaridita, che h.t grandezza è diventata sinoni,mu di accrescimento di colonie, che le conqu1st~ sono state sostituite dallo srfuttamento aggressivo. Che questo stato di cose regnante in 1nghilterra. sia o no· dannoso all'India, sta agli Indiani stessi di decidere. Nei giorni di tribolazione la verità si offre più chiara alla nostra vista; e rio è bene pe-rchè senza la limpida vi · sione della vP-rit.à non v'è speranza per alcun popolo. Ed una verità indiscutibile è che non con delle petizioni gli Indiani otterranno ciò f\he è dovei· loro di conquistare, e lo sperdim~nto delle parole non è che dissipazionP ladti-ove gli atLi so1i possono servire. E' peggio che inutile il protestare, se il Governo ing]P.st, int.1·n.lcia Mer1amP.ute 1 r,rog\ e~s1 dell'unità. nel]' India Tanto l'Inghilterra non è tanto ingenua da credere alle proteste di fedeltà coh cui certi reclan1i vengono accompagnati. L'Inglese, preoccupat:o dei suoi interessi, non puo permettere che gli Indiani si uniscano ; ch'=' cosa obbiettare allora alla sua volontà all'infuori che de' lnogh1 cornuni? . 8e, quando il boscaiuolo sta per alzare l'ascia, J' albero· esclamasse : « Ferrnati, o perderò il mio rarri-0 » 11 bosciuolo rispondesse : « Lo su, ina alzo l'ascia appunto per averlo! », vi sarebbe fo1•st, µosto per un altro argomento 1 E' ben vero che in .Parlamento a .Londra c'è un partito che pari~ ed un· aJtro ebe gli rei: lica, e che il vincitore gode della sua vittoria, cosicchP, non si può allontanare da sè l'idea. che j l snrcesso nella d1scuss1one !Sia. un successo decisivo. Gli è- ohe dimentichiamo che, nel Parlamento, i du~ partiti sono c;ome la. ma.no destra ~ \a tnano s1n1stra dello stesso corpo, nutritE: dalla Rtessa ìorza. .i\nche le nrotestJe incessanten1ente rinnovate non. riusciranno mai a nulla presso l'<>nnipotente governo di .Londra. ]I' veto che gli Indiani chiedono dei diritti, e non d'ei favori· . ' ma quando i diritti sono sot·· opost1 a restr1- .. zioni, tutte le proteste sono maculate di men dicità. Voler costringere il governo, che è fatto di uomini di carne, sangue e rassion1 nel suo torto non è il mezzo rnigl1ore per spin· ger lo ad emendarsi. '< Per conto mio, -- dice ad un certo punto li 'l'agore, dichiarando ·di fare una confessione personale, - non mi torn1ento molto attorno a ciò che il governo inglese fa o non fa a favor Biblioteca Gino ■ 1anco uostro. Allar111arci tutte ie volte che s' ode run1oreggiare 11 tuono rn1 sen1bra stupido. ln primo luogo o il fnhnine cade o non cade ; secondaria.men te, noi non abbiamo voce nel capitolo di coloro che fabbricano il fulmine, e le 11ostre preghiere non ne muteranno il corso ; e, infine, se qualche cosa può evitarlo, non è il contrattacco di un tuono medio, ma l'impiego di mezzi scientjfie1 auegnn.ti. 11 parafulmine non cade dal cielo con1e hi saetta ; richiede di essere fabbricato quaggiù con pazienza, lavoro ed abilità, coi nostri soli sfo,rzi ». L'A. continua a di-n1ostrare che per l'Inghilterra l'importanza. della opinione indiana è infima, e che i gusti, avversioni, entusiasmi e collere deg]i Indiani la lascjaino indifferente . .Pe) ciò tutte· le discussioni sulle interpellanze con-=- cernenti ]' India al Parlan1ento hanno proprietà soporifere ben conosci u ~ e. L' lng1ese è 11 pa drone non il fratello dell; Indiano ; e quando il primq invita. j} secondo a partecipare a.Ha gloria dell'Impero brittannico, la funzione di questo non può consistere che nel fornire la rnano d'opera a vil prezzo per dissodare le terre del tropico, oppure :finanziare le spedizioni contro il po,vero Tibet inoffensivo, oppure morire combattendo contro gli oppressi del Somaliland che · si ribella. E' il solo modo in cui i piccoli possano partecipare ad una gloria in comune coi grandi. E' inutile arrossarsi gli occhi pel pianto, quando poi non si fa nulla. per la propria elevazione. Gli Indiani ha:nno il grave torto di far troppo poco, e chiedere che siano i loro o,ppressori a fare qualrhe cosa. Essi invece non han fatto neppure lo sforzo 1i. conoscere il pro prio paese. « Lo straniero (esclama il Tagore) seri ve la nostra storia, e noi la tradu~ia1no ; lo straniero scopre la nostra granu11atica, e noi la i1npariai1no ; per sape-re chi s1an0 1 nostri vicini, dobbiamo cerca.rlo negli atlanti inglesi. Così è pel coÌnmercio o per l'agricoltura, ecc. E tuttavia, benchè colpevoli di questa crassa indifferenza non abbia1no vergogna di discorrere ad ogni piè sospinto dei <loveri altrui verso il nostro paese ». E più appresso trov~a1no questa osservazione, valida non pp1• l'India soltanto: « Quando quel che è se1upljce sernbra difficile, e le vecchie verità provocaano: lo stupore o sollevano l'indignazion~ delle persone dabbene, è segno che lo stato delle cose è veramente critico- ». Con tutto ciò l' •.\. non è affatto pessiinista, riguardo all'avvenire. Egli afferma che v'è un gran nun1ero di giovani pieni d'entuRiasmo. che sono pronti a consacrare qualcosa pii1 del- (

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