Pensiero e Volontà - anno II - n. 16 - 16 dicembre 1925

PENSIERO E V·OLONTA' del bene pubblico, era vivo, e Ferdinando III fu accolto festosamente. Di natura bonaria, il duca rifuggì dalle vendette e non mostrò alcun risenti1nento .. Il ministro Foss·ombroni, tipo di Giolitti toscano, addolcì alcune gl'avezze fiscali, l'i~taurò la libertà commerciale ed industriale, favorì il sistema della mezzadria, contribuì al risorgimento del traffico n1arittimo. Anche la leva fu soppressa, Il popolo soddisfatto delle n1igìiorate condizioni economiche, non si curò delle violazioni della libertà comunale, dell'enorme potere dei giudici e della polizia, e si limitò a lanciare frizzi ed ·epigrammi, senza 111aic-ontrastare apertamente l'opera del governo. A R.01na, ritornò dall'esilio Pio VII, net maggio 1814, e il popolo lo acclamò. Le imposte furono add!o1cite, furono abolite le giurisdizioni baronali, aboliti varii diritti signorili, e Ro1na potè continuare a vivere la sua vita parassitaria. Se in Romagna le popolazionì, durante l'occupazione austro-britannica, ave .. , vano sperato di venir sottoposte all'Austria, preferendo il dominio straniero a quello eccle, siastico, a Roma le clientele erano soddisfatte, poichè l'·ozio e le feste erano loro assicurate dalla pelosa generosita patrizia e dalla poli .. tica interna pontificia, che ricalcava quella della decadenza imperiale. « Panem et circen, ses », pane e giochi dava il papato a Roma, città che viveva dell'industria del forestiero, dell'elemosina., del ruffiM1esimo, della prostituzione, della burocrazia. Nell'aprile 1815 Ferdinando IV di Borbone, dopo nove anni di esilio, ritornava sul trono di Napoli, e promise l'amnistia, il rispetto della libertà individuale e di tutto ciò che dal dominio francese era stato creato nella pubblica finanza, nella burocrazia,. nell'esercito e nel la nobiltà. Quasi tutti gli ufficiali che avevano 1 servito il re Gioacchino e combattuto contro i Borboni si affrettarono a rendere omaggio al nuovo principe. Il popolo napoletano viveva come il romano, misero ed ozioso, amante delle feste e delle cerimonie, e poco si curò dei danni generali della restaurazione. Il popolo siciliano fu, invece, oppresso dal fi~co, e vide deperire l'agricoltura, l'industria, il traf _ fico. Contro i molti immiseriti infierivano gli esattori, che spogliavano coloro che avévano mancato di pagare if tributo n,ll' et-ario perfino delle vesti e dei pii1 necessari strumenti del lavoro. La Sicilia fremeva, ~en tre le provincie cQntinentali erano immerse nell'indifferenza e nel1' accidia. In queste provincie non c'era alcun Biblioteca Gino Bia··co ricordo di passate libertà, salvo che a Napoli ed in Calabria. .A.. vvilite per tre seçoli d~lla dominazione spagnola, senza strade, senza industrie, misere ed ignoranti, oppresse dal re·- gime feudale, queste popolazioni non potevano avere aspirazioni chiare e tanto meno volontà forti. Questo succinto quadro mira a presentare le cause psicologiche e materiali che determine~ rarono l' atteggia 1mento acquìesciente e, talvolta, entusiasta delle masse italiane di fronte alle restaurazioni che seguirono al dominio na~ poleonico, non con lo scopo di una giustificazione morale dell'utilitaristico opportunismo, bensì per un più giusto giudizio stori~o. Giudizio oggi necessario, poichè la eccessiva severità verso le masse inerti, oltre che errata dal lato storico, è politicamente e moraln1ente pericolosa. (1) • \ C. B. (1) Questo articolo è, in gran parte, un riassunt,o del I · cap. della " Storia del Risorgimento, polit.ico d'Italia ,, di I. Raulioh • vol. I. Bologna, Zanic helli, 1920. --------- ------ -- ------ -~- -- ---.--- I _ Libri GIUSEPPE M1ss10 : Mainmona e Dio. Edit. Ca.sa Editrice Sociale, Milano. 1925. lire 8. Sono alcuni mesI che Ilo qui sul tavolo questo libro. per parlarne come meriteì·ebbe. Ma ho sempre ri1nandato il farlo, non solo perchè argomenti più .urgenti mi prendevano Ia rnauo, 1na sopratutto per l'imbarazzo in cui mi poneva il dover parlare di un lìbro simpati~o, che dice mo,lte cose con cui consento, adottando però u,n linguaggio che mi è del tutr o estraneo e partendo da un punto, l'idea di Dio, che mi sembra del tutto arbitrario, in quanto ciascuno lo pone dove vuole, e non può essere quindi un punto di partenza solido per convincere anche coloro che partono, per le Ior'o idee, da punti · di vista del tutto diversi o l-0ntar11. Non sono un fanatièo dell'ateismo ; e non so neppure se potrei dir1 mi ateo. Forse, su qÙesto problema dell'esistenza o meno di Di-0 che n1i interessa assai poco, e di cui potrei occuparmi nei mornenti d'ozio solo per cÙriosità o distrazione, io sono più che altro un agnostico. Eppure più •volte mi sono sentito vicino in ispirito a certi veri e sinceri credenti, perfino cattolici, in quanto esprin1evano con le parole

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