Napoleone III e l'Italia - 1859

NAPOLEONE III EL'ITALIA P.:R ltl• DE L:'1 GIJÉRROl'WIÈG.E E DISCORSI DELL' IlUPERATORE DEl FRANCESI E DEL RE DI PIEMONTE Pronunzlntl all' apertura del Parlamenti del •8&9 QUART:\ EDIZIONE IT .\LI.\ ~.\ · FIRENZE A SPESE DEGLI EDITORI 1859

Essendo il già detto pubblica opinione, e correndo ancora la v n ce che questo scritto sia stato fatto comunicare telegraficamente a tutti i gabinetti Europei, ci è scmbrnto prezzo dell ' opera il render lo popolare ancora in Italia, onde ognuno possa conoscere lo stato attuale drlla gran questione che dalla piazza ha ascesi i gradini dei sogli più grandi e più potenti c così fonr~arscne un ' idea pnrtorita da considerazioni più mature e veritiere di quelle che possono emergere dalla lettura delle varie notizie giornalistiche. E sempre in questn concetto, abbiamo ancora creduto utile di ript·odurr'e i due discorsi c.letti a ll' apertura dei parlamenti dall ' lmpet·atore dei Franc·esi e dal Re di Piemonte, tralasciando quello in s:- mile circostanza letto dalla Regina Vittoria, perchè, u senso nostro di poca importa~za politica, se tolghiamo la manifestazione che l'Inghilterra non ha per anche contratti legami in favor·e o contro di alcuna Potenza, più, che voglionsi rispettare i trattati e che in caso di guerra la neutralità sarebbe osservata . Firen=e 19 Febbraio 1859. ,

NAPOLEONE III E L' ITALIA

NAPOLEONE III E L'ITALIA I. ln presenza delle vive preoccupnzioni dello spirito pubblico, tutti penseranno con noi che la questione d'Italia è di quelle che è tnnto imposs ibile addormentare, qnanto soffoeare. Il partito il più saggio è dunqne di studiarla , di maturarla, di concretarla per mezzo di un esame imparziale e simpatico, in luogo d' irrita rla con lo sdegno o di oscurnrla col silenzio. È questo esame che noi andiamo a fnre col desidel'io sincero di esse re utili ad una Causa che abbraccin i più g randi interessi politici e religiosi dell 'Europa. L'Italia rappresenta nell 'Jstoria qualche cosa di più g rande ancora che la nazionalità , ella rappresenta la ch ,ilizzazione. È su questa Terra di elezione che son noti i princi pj immo rtali ed i gloriosi esempi che hanno formato dei nomi e dei popoli. L'Italia ~ più che una sorella pH le altre nazioni , è una madre. 1l suo Genio, la 5ua potenza, le sue istituzioni, le sue conquiste , i suoi Capi-d' opera, e piLì tardi, l e sue sven-

- 8tm·e_, le sue ruin c_, le sue discord ie, tull e in fino nell' era antica, come n('i ten~pi nuovi, i suoi conso li, i suo i tribuni, i suoi istorici, i suoi imprradori , i suoi mar tiri e i suoi papi hanno contribuito a <.larlc in qualelle modo un carattere ge nHator e. Nella poHtica, nell a guerra, nella le gislazione civ il e e penal e, n elle arti , nell ' eloquenza, nella poesia come ne ll a r eligione , !'Ila è stata la patria comune d i t utti gli stat i civili zzati. Si può dunque dire che la sua influenza sul mondo, non ha cessa to giammai. Dopo aye l'l o sogg iogato, essa l' ha illustrato; quando la sua dominazione ma teriale è caduta, la sua dominazione morale e incominciata . Ecco ciò che dice l'istorin. L'oblio dell'Eur opa sat·ebbe lilla ingratitudine; l'oblio dell'Italia sarebbe una abnega - zione. Poss iamo noi domandare questo sacrifizio a coloro che non hanno conservato della loro grandezza passata, che l ' orgog·lio di ave rl a g·iusti ficata, e la speranza <.li ritrovarne un g iorno qua lche avanzo ? E se no i lo domandass ip.10 all'Italia non sa rebbe ella nel d iritto di rispon1lerci con questo pe nsier o di Taci to n ell a vita d' Agl'ico la: « no i a vremmo p er duto anche la memor ia co ll a parola, se fo sse in nost ro potere l ' ohl inrc: come il tacere. » Il. • Nella questione ù' Italia so no due elementi I.Je n distinti : L'elemento I'Ìvoluziou ari o che corrisponde u de ll e teorie sovve r sive e a delle passioni ,·io lcnte egua lmente i ncompa t ibi li coIl' ordi 11 e E ur opeo, le legg i deIl a c h· ilizzazione, l'interesse religioso, e l'indipendenza politica de l Papato. L'elemento nazionale, che hu la sua or igi ne nell ' istoria , c le tradizioni de ll 'Itali a, e che ri spo nd e a tnllochè v'ha d i più impe i'Ì oso e di p iù leg it timo n ell e asp ira zioni dei popo li <.I ell a Pe ni sola. e nell e cond i-

-9zioni stesse della durala, e del consolidamento de i gove rni. l;a rivoluzion e non sarebhe oggigiorno che un partito impot en te e distruttore in Italia. Isolata in Europa tlove lo spirito d'ordine domina fortunatam en te dappe•·tutto; isolatn ugualmente in Ita lia dove soll everebbe contro questa gl'interess i conservatori e religiosi, ella non troverebbe appoggio iu alcuna parte;. sarebbe ri - tlo tta a Il e risorse sue provri e. Condannata dall' opinion e, vinta dulia forza, il suo tentativo non st\l'èbbe che un UVYentura, ella indietregge rebbe, soccombP- rebbe, insangu inerebbe ancora il suolo italiano, e non r endcrcube che più dolorosa lu sit uazione rli que&to nobile paese. l/ elemento nazional e rapprese nta ciò chè v'ha <ii più vitale in Italia;. esso ri sponde nlle speranze comuni dei popoli, e de ' governi della Peni sola. Lungi dal minacciare i tJ'ùn i, li raffo rza, apre da- ' anti al papato una mi ssione importante e gloriosa, ehe ha sedotto un momento il nob ile cuore di Pio IX, e che nel 181-i, ha pure ravdcinato in un se llliHl enlo co1nuue di patriotti smo il re òl Sa rdegna, e il re tli Napoli. Di più, l' eletncnto naziona le trova in Ell ropu delle simpatie certe , perchè si ricoll cga a i principj di giust izia , che sono oggirnai lo copo della politica e di tutti i go ve rni , esso vi trova l' appoggio moralt' dell'alleanza Ang·lo-F rancese formata fra due ~lati prcci snmcnte nell ' int endimen to oi prevenire le comp li - cunze europee, di re go lare l e di spute fra i popoli , e di sos tenere per lutto la causa del diri tto delle genti e della civiltù. L. In ghilterra infatti non può abbandonare l' Italia; poichè è dessa, il suo governo, i suoi uomini di stato, la sua tribuna , i suoi giornali, cl1e l' hanno costantemente incoragg iata e sostenuta an che avanti il -1848. Ricordiamo il cambiamento, chP si operò nella politiea t.l ell ' ullimo r egno a seguito dei matrimoni spagnuoli.

- ·lOIl Governo cl el r e Lui gi Filippo avea commesso il fallo dl sacrificar-c l' nlleanza Anglo-Francese n IJO interesse eli famig lia. Il sno isolamento in Europa n'era stato la conseguenza, e, come l'ha dichiarato l\1 Thiers in una memorabile discussione: cc egli crasi trovato a l tempo stesso <.lipendente dall'Austria, e obbli gato a seguire la sua ispi razione in Italia e in Svizzera. n A questo punto che fece l'Inghi lterra ? Ella prese la parte che spe.ttavn nlla Frr~ :1cia, la prese anzi csagerando ln. Lord l\Iin to compiè la missione, di cui era stal.o incarica lo <.la Lo rd Pnlmerston con un ardore, cht! sor·passò lo scopo, suscitnntlo delle impazienze c dell e illusioni laddovc abbi sognava soprattutto inspirare la moùerazioue e sosten r. r e la fermezza . Ija promessa di qu esto protettorato del gabinetto ùi {;ondra arrecato alla Penisola al momento in cui il gabinetto delle Tnil erics sembrava abcticare quell o che gli davano l ' Istoda e la Geogrnfia, doveva n~cessariumen te compromettere la nostra influenza dall ' altra par·te delle Alpi: ma (loveva egualmente mantenere lo slancio nazional e, che erasi manifestato dopo l'avvenimento cti Pio IX e che fù compromesso sì presto dallo spirito rivolnzionnrio. L' ltnlia non cr·cdeva più alla Fr·ancia, e rivolse tutta la sua confidenza a ll 'Inghilterra . Bisogna conft ssa r e che tfuesta confidenza non fu inga nnata. L'Inghilterra potenza marittima non poteva pt·e nd er parte n nna lolta continentale fra il Piemonte e l'Austria; ma allorquando In riroluzione del 24 febbraio ebbe fatti) prevalere in Francia una politica , che doveva esse r supposta favor evole all'indipendenza italiana, l' Inghiltcr'l'a non esitò a pronunziarsi contro la llominnzione anstl'iac~. Tutta la politica inglese sn ctnesto punto si lr·ova ria ssunta in un documento di nlla importanza. Il 2ù ottobre ·t 848 Lonl Palmerston indirizzava a Lonl Ponsonby ambasciatore rl ella Regina

-1-lùella Gran Brettagna a Vienna un dispacc io, nel qual e dichiara, cc che non vi ha alcuna caso p e r l' Austria di poter conservare in una maniera utile e p~rmanen te l'Alta Italia, di cui tutti ·gli abitanti_sono profondamente imbevuti d ' un odio invincibile contro l' armnta aust ri aca. )) - Egli ag·giunge 1c che sarebbe certamente pi ù saggia cosa per parte del governo austri aco, più utile alla forza reale e propria di que st' imper o, di affra ncare l e popolazioni dalla sua dominazione, ch'esse cons id et·avano s~m prc come un g iogo. » Lord Pa lmerston pensa, che questo g iogo non può esser mantenuto, se non se con un gran di spi egamento di for ze a prezzo di spese considerevoli, e prevede ch e un socco r so st raniero dev' essere implornto e accordato. Che accaderebbe in tal caso? Qui il gabine tto di Londr·a non lasc ia al gabine tto di Vienna alcuna i llusione su l se ntimento d ell 'Europa, e sulla condotta dell'Inghilterra . Citiamo testualmente il di spaccio: cc Ancorchè la guerra diveni sse Europea per la precipitnzionc delle potenze che vi si trovassero tr·asc inate, non vi hanno ancora motivi di cred er e, che il t'esulta to finale lasci l' Austda in possesso d 'alcun territorio al di là delle Alpi. l\la l'Inghiltena dovrebbe consid erare i nolt r e che per quan to di sposte potesse r o esse r e l e potenze sue alleate e sue amiche di po rtal'l e soccorso, s'ella fosse minacciata nella sua esist enza propria c legittima, in Alemagna, esiste in proposito delle sue pretension i a imporr e il suo giogo agl ' Italiani un sentimento sì uni versale di loro ing iust izi a, ch e que sto se nti mento potrebbe bene aver pe r effetto di fa sciarl a con ben poco ai nlo ne l caso d' una guerra come qu ella di cui pal'lo. n È eg li evidente? è egli posstbile, no i lo domandiamo, di disinteressare più decisamente l'Inghilterra, e di iso l<H'e più completamente l 'Austria, elevando fr a essa e l'Europa il sentimento univer sal e de ll ' in giust izia delle sue pretensioni ?

- 12 - I JOl'Ù Palmcrston non ammette neppure che in c aso di g uerra l ' Austria possa contar e sull ' Alemagna . cc Il g ov erno Austriaco, di ce egli, è ben ce rto che a nche la simpatia dell ' Alema gna lo seguir ebbe n ei suoi sfor zi pe r a ggravare ancora il suo g iogo sull a na zione ita li ana? « Questo dubbio non è espresso l egge t·mente e l'eminente uomo di stato lo motiva immediatamente da una ragione sì politica , sì e vidente e sì g ius ta, che può esser considernta come d eci siva. Questa rag ione è la seguente : cc Il principio di na zionaliti1 , ogg i g rido di I'Ìunione di tutta l'A lcma gna , non ve rre bbe egli a protes tar e altament e con tro l ' Austri a in una simil e lotta? l / Inghilterra aveva messo i suoi a tti d ' a ccordo coll e sue parol e. La sua diplomazia cosi potente avea sost enuta l'Italia n elle sue pre t ensioni , come l ' aveva incoraggiata n el suo slancio. Vi fu fors e un ora òi fortltna pe r la na zionalità Italinna: è quest'ora trovpo r apida in cui i Pi emontesi vincitori sull 'Adi g e si erano re si padroni di qua si tutta la Lombardia , in cui l'Aus tria sgomentata dalla sollevazione g enerale, che l 'obbligava a ritrarsi, inqui e ta dei suoi sogni , non volendo g iocare fino in fondo questa partita terribile colla di sp entzion e e l'eroismo d'un popolo, temendo da un altt·a pa rte la ri roluzione in Alema gna , oITri il sacrifiz io de ll ' alto final e del congresso di Viennn , come il prezzo d ella Yittoria, e una concess ione al ri stabilimento della pace. L ' Austria propose l' indi pendenza per la Lombard ia, e un governo sepnrato per la Venezia , sotto il solo rise rvo d ella sua sovranità. Queste proposizioni furono portate uir e ttamente a Londra; esse furono solamente conosciute in Francia. A Londra s i credè allora che l'Italia potesse ottenere mig liori condizioni; e il g·(lbinetto inglese non fece uso d e lla sua gTanue e leg ittima autorità p e r impedire il r ifiuto che da l\lilano fu futto a queste trattative. Lo scoraggiamento dell ' Austria non a veva durato

-13lungo tempo. Ne l me se di Muggio 1848 ella era ùispo... sta a tratlat·e sulle basi che abbiamo ind icate · tdl a ' fin e di Luglio il Pi emonte era di giù spossato in questa lotta ineguale , in cui non è <.1' inesa uribil e che il suo coraggio. Esso fece · appello allora all ' intervento della Francia; il governo del gen eral e Cavignac rispose con una offerta di mediazione , alla qual e dove a associarsi anche l'Inghilte rra . L'Inghilterra e la Francia completamente unite nel rnedes imo pensiero presero per punto di partenza delle nuove negoziazioni le basi che e rano sta te rigettate a lUilano ; ma l'Austria vittoriosa dichiar ò de cisamente che non era più disposta ad nrnmettere, ciò che era stata ridotta a proporre. Frattanto era stato deciso che un congresso avrebbe luogo a Bruxelles, in cui la Francia doveva esse r rappresentata da 1\1. dc Tocquevill c e l ' inghilterra da Sir Henry E llis. Si sa ciò che aYvenne : il congresso di Bruxelles, non fu che un prt)- getto; la mediazione Anglo-Francese non potè riusc ire neppu r e a costituirsi; la voce del cannone si fect• sentire in luogo di quella della diplnmnzia. Era il cannone di Novara. Cado Alberto impazi ente d eg li agg iornamenti, irritato dalle difficoltù, fid ente neUa sua causa aveva tutto impegnato in que sta g lori osa temerità. L'Italia soccombeva almeno nobil mente . e il Sovrano cavalleresco, che aveva sognato il suo a iTrancamento si ritirava vinto e non umiliato la sc iando la sua corona, e la sua causa a suo figlio, che sali v:1 a l trono dal campo di batta g lia dopo aver ric evuto sed ici pall e u e l suo cappotto. Dopo questa epoca la nazionalità Italiana non hn vissuto che nel patriottismo e nella politi ca de l P iemonle sostenuto dall' appoggio morale de ll ' allcnnza AngloFrancese. La band iera di No\'ar a si è rinl zata in Crimea, dove l 'armata Sarda ha avuto la stw pal'tc n ell a lotta . nelle prove e ne ll e vittori e delle armate d e ll a Francia e dell ' Inghilterra. In fi ne al Cong r esso d i Parigi,

-14plenipotenziari del re di Sardegna son venuti a sedersi accanto a quelli delle prime potenze dell ' Europa e a concol'l'ere con essi al regolamento de i più grandi interessi del mondo. Questo rango che la Sardegna vinta a Novara nel 1849 ha saputo acquistare nel ~1856 in mezzo alle grandi potènze, lo deve a se stessa senza alcun dubbio ; ma lo deve ancora all'appoggio morale e diretto dell' alleanza Anglo-Francese; essa lo deve sop rattutto, nessuno lo neghe rà nelle regioni diplomatiehe, alla tendenza perse,'e rante c marcata dell'Ingh ilterra ad ingrandire e costituire la sna importanza. JJa politica inglese non ha dunque variato dal1848 a ri guardo dell'Italia: ella ci ha invece precorso, ment rechè la diplomazia del re Luigi Filippo sosteneva il pensiero austriaco, la diplomazia della regina Vittoria incoraggiava il pensiero italiano. L'influenza dell ' Inghiltena non si è disinteressata un sol giorno durante qllesti 11 anni neg li affari della Penisola; la si ritrova Ìlei primi slanci di nazionalità, che accolsero l' avvenimento di Pio IX, come negli sforzi d ' indipendenza, che più tardi si concentrarono sotto il vessillo della Sarùegna , si vede la sua mano nelle pretese inspirate dalla vittoria, come nelle ncgoziazioni che seguirono Je disfatt e. Infine allorquando al Congresso di Parigi il Conte 'Valewski credè dover richiamare sullo stato interno dell'Italia la sollecitudine e l'attenzione dei plenipotenziad riuniti pet· regolare Je condizioni della pace; lot·d Clarendon coll'autorità particolare della sua casta e d ella sua alta espel'ienza appoggiò energicamen te i voti del ministro dell' Imperator dei Francesi. E vero che dopo quest' epoca la direzione della politica inglese ha cambiato: ma non ha cambialo lo spirito inglese: l'Inghilterra è una nazione liberale, e la sua grande aristocrazia non si è mantenuta a traverso t utte le crisi delle nostre trasformazioni sociali , se non perchè rlla s'è sempre posta a lla testa dell a civiltà e de l pt·og l't'sso. Non v'ha uu UO 'l.ìO òi s tato: un min i-

-1ostro, un Parlamento nella Gran Brettagna, ch e possa sostenere in Italia un' altra causa che quella di cui il governo della Regina è stato da 11 anni l'appoggio risoluto. Questa causa ri sponde a tutto ciò che l ' InghHtena rispe tta, a tutto ciò che ella ha la missione d i propagare nel mondo, ed ella non saprebbe mancani senza smentire la sua stoi'Ìa e la sua natura . In sostanza la questione d'Italia per il governo ing lese come per il govemo fr·ancese non saprebbe essere che un interesse nazionale. È una questione Italiana; ella non potr·e bbe essere altt·a cosa: non potrebbe divenire francese senza cessare di esse re europea; ma res tando col suo carattere proprio, è ce1·ta di trovare in I nghilterra le simpatìe di una nazione liberale, e d' un governo illuminato. Per l ' Inghilterra ella risponJe a dei prÌlicipj veri ai quali e legata da una di que lle alleanze, che hanno la loro base nei costumi d 'un popolo e la loro sanzione nella sua coscienza . III. Noi abbiamo mostra-ta la politica dell' Ingl)ilterra a riguardo dell' Itulia: qual' è frattanto l'interesse dell 'Alemagna in ques ta questione? È inutile parlare dell' Austria interassata a mantenere uno stato di cose fa vorevole alla sua dominazione. Resta l'A.lemagna propriamente detta. Il Papa Pio IX indirizzandosi all'Impe ratore d'Austria nel momento in cui sosteneva contro i LombardoVeneti una lotta doppiamente dolorosa p e r il patriottismo del Principe Italiano, e per il cuore del pontefice, d efiniva in questi termini i doveri, e la missione d ell'Alemagna: « Noi abbiamo la fiducia che la nazione al emanna , « sì gene1·osame nte fie ra della sua propda nazion alità, cc non mettcr·à il suo onor e in tentativi san gui nos i con- (( tro la n nzio th! ila1iana, ma ch e ell a la c. 1• dera piut-

- l G- <l tosto interessata a ri conoscere nobilmente questa pc 1· cc so r ella ambed ue nostre figlie, ambedue si cn r e al no- << stro cuo r e consentendo abitare ciascuna il suo lerce ri torio naturale dove esse Yivranno una vita ono r eet vole e bcnetletla da l Signore. Così pnl'lavnno lu grand ' anima e l'alta ragione di Pio IX. Lo spiri to di conconlia che ispirava •quest'appello del Pontefice lo elevava ad una veduta politica degna d'un' uomo di stato . 1/imperator Nnpoleone I in uno dei colp i di occhio che ge ttovn sul mondo dall 'alto de l suo scoglio aveva gene rali zzato questo pensie ro npplicandQio a tutte le nazioni : cc Uno dei mie i più grandi u pens ieri, diceva egli, era stato l' ngglomerazione e la << concentrazione dei medesimi popoli geogr afici, che << In rivoluzione e la politica hanno di sc iolti e smem- << bra ti. Così si conta in Eur opn brnchr sparsi più di « 30 milioni di Francesi, ·15 milioni di Spugnuoli, 15 mi ·· << lioni d'Italiani, 30 milioni d'Alemanni. Io avrei vo- « luto fare di ciascuno di questi popoli un so lo c me- << desimo corpo di nazione. É con nn tal corteggio che « sarebbe stato bello avanzarsi nella posteritù e nella << benedizione dei secoli. Io mi sent iva degno c~i quccc sta glorin. , Qua l nazione e pitÌ interessata tl ell'Alemngna nl ri - spetto delle nazionalità? E lla è giustamente ge losa della sua. Dopo il 1815 e lla tenùe di più in più a ricostitui re la sua unità, e vediamo con quale ardore ella reclama dalla Danima r ca i Ducati di IIolsteìn e di Scheleswig. Ebbene! la nazionalità Alemanna porta in se stessa una causa d' indebolimento_, nn' alternzione •l)e l suo diritto c de l suo princ ipio: è l'elemento, che è straniero, che . In snatura, a t taccando al gran corpo ge rmanico uQ brano della nazionalità Italiana. Così uno degli uomini · di stato i più emi nenti di Piemon te, il Marchese d' Aze lio, a ve n\ forse ragion e quando formul ava qnes to rimprovero: « l' Alema gna « s' adope ra per ottener e la sua indipendenza e costi-

- -17 -- (t tnit·si in nnzionalit.à, e nel tempo stesso si getta sul- <( l'Italia per disputarle il diritto che ella reclama per <( sè stessa. >> Vi sarebbe infatti un'ìnconseguenza, contro la quale si ele.tano ad nn tempo· il buon senso e il patriottismo dell'Alemagna. ~el 184·8 e nel ,1849 l 'opinione pubblica non si era ingannata dall 'ultra parte del Reno e l 'immensa maggiorità degli Al emann i formava dei voti per il trionfo della causa Italiana; solamente il carattere repubblicano della rivoluzione del 1848 spaventò giustamente la Dieta di F rancforte e rese sopratutto circospcttissima la destra di questa Assemblea nella sua s impatia per la nazionalità italiann. -- J,a confederazion•! germnnica si credè minacciata nella sua indipendenza; i nfine uffici a li a l ema nn i affermantno, che la linea dellUineio era al punto di vista strategico, necessaria all ' Alemagna , ed uvevano accreditata qnest:a opinione, che in ongi caso l ' Austria doveva con serva re, come una sicurezza necessaria, il pa es e compreso fra tluestu riva e l'Adriatico. La Prussia aveva acc elr,aLo qu es to punto di partenza per proporre alla Dieta una specie di transazione, che attestava almeno la sua simpatia per la causa Italiana , e in pari tempo la sua solll~citudin e per gl'interess i Alemanni. A seguito di questo progetto, che ebbe pe r relatore l\1. de Hadowitz> l'Austria ùoveva consenar·e la linea de l Mincio come punto slrateg ico: ma il pa ese che restava n~i limiti dell'impero anstr'iaco doveva far pat·te d'una confed erazione ituliana. Questo progetto fn rigettato dnlln Dieta , dove dominava l'influenza di Vienna . In Alema gna , come in Italia, come per tutto lo sp ir·ito rholuzionai'Ìo lw supernto il movimento nazionale: che avea preceduto o seguito lo slancio òel ~848. La Dieta di Francfort nulla hn concluso. La confederazione ger·man ica non ha ottenuta alcuna delle garanzie t! i unità e di libertà d ' azione, che essa avea in ruir·a; sommessa all ' influenza t! i due gran 1i potenze Q "' •

• -18 - non ha spernnzn for se che nella loro rivaliUt n ecrssnl'ia . L'u na c l' nllra di queste due potenze son cotHlanuut e drd canlo loro a que st'antagoni smo, che è la condizione stessa delln loro importanzn. La Prus ia , che tende n diven ir e la testa del corpo germanico, ha un immenso interesse a content't'C l'Austria. Dinn r.ndo snn alleata , si far ebbe complice del suo proprio ubhassamento, c di sconoscerebbe l ' opera del gran Fedcrigo. Insomma la que stione Italiana r'i dotta n un interesse naziona le dis impegnata dall 'elemento d\'oluzi onario, contenuta c moderata nelle sue pretensioni dal prolcllo rato moral e dell 'Europa, non snprehbe aver null a di rnina ccinnte per l' Alemagna. Che anzi la sua so luzione, se fosse possibile, sarebbe una nuova for za per la nazionalità Alemanna ed Ut\a garanzia di sicurezza e di eqnilibrio per tutti g li stati che la compougono. IY. Dopo aver dimosl t'nlo che l'Inghilterra era moralmente impegnata c l'Alemngna politi camente intcrcssatn n una so luzi one nazionale della qne stione d'Italia, noi tlobbinmo esaminare come dovr ebbe tal questione caratteri zzarsi rnpporto alla Francia. Che nwle la Francia? Vuol e ella come sotto la t' cpubbl icn , c solto il primo impero, ricostituir e l'E uropa p er porsi nlla te.sta della medesima, cambiat'e le fronti ere, scom potTe le . na zionalità, deporre i re, fondare de lle òinaslic? O bene vu ol e ella consoliòar<' , affot'- zare l ' ordine attuale dell 'Eu ropa, applicando la sua potenza n ri sol ve r e le difficollù che possono min::lcciarta c comprometlel'ln? No i creùiamo, che la qnestione sia posta deci samen te così. Il pri mo impero, come Ja rivoluzione, aveva l~ns scopo gene rale davanti ol quale gl'interessi di nazio-

-lDnali tà non erano che secondarie. L ' l~u ro t"la e1·a legata <:o ntro i principj che trionfnnmo in Francia, e sotto nnnuenza de i quali andara si a compiere \llla immensa t rasformaz ione. No i eravamo condannati, pe1· lungo tempo for se, a lotlat: -so li co ntro tulli, nel doppio inte•·e~se di conse rvazione territorial e c pol itica e d'espansi one morale a profitto deg li altri popo li. Noi dovevnmo dunque cr earci per tutto, sul Reno, sull 'Esc nut, sui Pirene i, snltc Alp i, dd le fo r tezze o degli avumposli, nfTi ne di sostene r e secondo le circostanze la nostra politica eli mano in mano offensi va o difensi ra. Quando l ' imperatore Napoleone I si facera incoronare Re d'Ital ia e prodiltHnre prol ~llo re de lla Confederazione Germanic a, Yoleva piuttosto proteggere, che ingr andire il t~rritorio francese , nùbastnnza grand e nei woi limili natura li per non uscirne. Eg li cos tituiva così l'indipend enza al tempo stesso che l'influenza della Franc in novella, e le sue aquile ,·ittoriose <1pportavano al di fuo ri non la sc hiavitù, ma la eidltù. In ciò che conce rn e l'Italia particolarmente, l ' imperator e ha spiegato i motlyi della sua dominazione su questo paese in nno dei suoi memorabili colloquii ùi S. Elena : cc Quanto agl'Italiani , dicen1 egli, l' ag- » glomerozione era giù avanzatissima ; non nbbisognn "a » più che vegliare e ogni giorno maturaYn presso loro l> l' unità di· principio e di legislazione, qnella di pensare ~ e di scnLire, qnesto cemenlo assicura to e infalli bil e ,, di agglomer azioni umane. La riun ione del Piemonte » alla F ranc ia, quella ùi Parma, della Toscana, di Roma >> non erano sta le che tcmporarie nel mio pensiPro (' >> non avevano altro scopo, che di sonrgl inre, di » garantire e <H nmtaggiare l'ordinazione nazion ale n degl'Italian i. » E che non si dica ehe questo pensiero sì generoso era nell a eoseienzn del glori oso proscritto la scusa della sua dominazi one pH duta; era ben vera nH' nte l' ispi!'azi one de l suo geni '> politico, e cioc r hè lo proHt è ìu risposta officiale cl1e fece nel

-20- -1808 a M. ìUelzi , che conduceva la deputazione incaricata di presentargli la ·corona d'Italia . Questa ri sposta è un tratto di luce in questa questione istorica ; eccola : « Io ho sempre avnta l'intenzione di creare libera e indipendente la nazionnlilà Italiana;. accetto la corona, io la terrò, ma solamente pet· il tempo che i miei interessi l' esigeranno. ,> l...~e campngne della rivoluzione, le conquiste dell' impero ·erano dunque un mezzo violento, una risorsa es trema òi loll e e di propagande, ma elleno non erano un sist ema. L'Imperatore non faceva l ' Alemagna, e l'Ita lia ft·ancese se non che pet· prepararle un giorno ad essere Alemenna, e Italiana. La cattiva fortuna lo ha sorpreso prima che questa fine di equilibrio europeo avesse potuto compiersi; e ciocchè vi ha di rimarchevole si è che per ributta rlo dall ' altra parte del Reno e delle Alpi, è abbisognato eccitat·e contro lui il sentimento nazionale, che comprendeva e ch.e entruva n el suo vasto piano come un elemento della pac itìcnzione generale. Si è promettendo la loro indipendenza all'Italia e all' Alemagna che la coalizione ha potuto rieollegarle al suo stendardo. Oggi la situazione della Francia p(~I' rapporto all~ Europa è affatto differente. La rivoluzione francese ha fatto la sua opera nelle istituzioni, nelle leggi e nei costumi_, e la sna influenza si è fatta sentire al di là delle nostee frontiere. L ' impero I'Ìs tubilito dopo più di 30 anni di lotte, ha conquistato l'alleanza di alcune delle più antiche monarchie, l' amicizia di altre, la stima di tutte. Non vi ha più dunque a temere, che la nostra generazione vegga ricominciare delle guerre, come quelle che hanno costato tanto sangue, e procurata tanta gloria ai nostri padl'i. Se la F rancia che vnolc la pace fosse costretta a fat· la guerra, l'Europa dovrebbe esserne commossa sonza dubb io, ma non dovrebbe esserne inquieta: non

- 21si tratterebbe della sua indipendenza. La guerra _, eh~ foi'Lunatamente no.1 è prouahile , non uvreLbc alt ro scopo, il giorno in cui ella fosse necessaria , ch e di prevenire le rh oluzioni con delle soddisfazioni leg itt ime dute ai bi sogni de'i popoLi, e eolla protezione e g aranzia di prindpj rieon<lsciuli e di dirilto autentiei d'ella loro naziona litù. L ' imperatore Na poleone I si e credulo oblJli ga to ui conqui stare le nazionalità per affrancarle; se mai il suo s u.c ce~so re avesse a difenderl e, ciò sarebbe per nff rancarlc senza conquis tarle. Così noi pot r·cmmo dire n ll ' Halia ciocchè 1\1. Thiers le diceva, il 29 Gennaio 4818, clall ' al to de lta tribuna con altr ettanta rag ione <: he eloquenza: « Allorquando~ ar sono 50 anni , nei <( ubbianw voluto possedere fitalia , era un torto, ma cc un lor to scnsabil e, poichè iJ possederla e ra solvarla, f( e l' imnJ enso impero che si estendeva da Roma ad (( Amburgo, non fu che nna g t· ande rappt·esagliu della « crlehre conHnzione di Pilnitz. Questi terupi non sono " p.iiì. ; bisogna che l ' Italia sappia che \a Francia le li( dc.s lùera d' c sere indipendente, libera e felice. 11 v. Sono in Francia e in Europa degli uomini di buon issima fed e che domandano a sè stessi, se vi ha ver amente una questione italiana. È vero che tal questione non è stata determinata in ques ti ultimi tempi , n è dulia g ue rra ci,·ile , nè dalla gncrra straniera. Si concluderà pe rciò ch'ella non esi ste? Tale non è certame nt e la nostra opinione. La questione italiana è determinata. d<llle inqu~et udini che cagiona all' Enropn , dal malcontento che dia vi tnantiene, e dalla situazione fal sa, in cui lutti i gove mi della Penisola sono più o meno impe gnali sotto l'impero di cause ad un tempo comuni e diverse. Analizziamo rapidamente queste cause, ailinchè

-22opwwne d·eH' Europa sia posta in grado di giudicare!'" se è possibi le di mantenere lo slato nttunle dell e cose in Itnlia , e se non è piti saggio, più politico di prevellini delle profonde perturbazioni, che di lasciars i lrvnr la mano dng li avvenimenti. VI. A Roma, il Papa è sot'to la guardia rispettosa e· deYota de ll ' at·m i della Francio. Questa occupazione militare è un fatto unol'malc e necessario ad un tempo. Se ella cessasse oggi , noi vedremmo entr are domani , ne l nostro posto, l ' Austria , o la rivoluzione. Le nobili qualitù e le gt>ne rosc intenzioni di Pi() IX 8emb·ravnno ri se r barlo nrl una pnrte ccc rzional e llc ll' isloria de l Papato. l i pntri.otli smo italinno si unisce in lui a tulle l e virtù cristiane: egli ct· a degno di l'igcnera r e l' Italia. Qnesta fu la prima inspirnzione de l suo avvenimento : In grand ezza di Roma parv e rivi vere nn istante sotto lH figura di questo Pnpa. Torino, Napoli, Vene ·L ia, Parma e l\J ilano si commossero d' unn spirito nuovo nl seguale di nnzionalità dato dalla cnmpana della cupola di S. Pi etro. Sventuratamente sopraggiunse la ri voluzione, che trasc inò i popoli, fec e retroceder e i principi, e riempì di delusione l' nnima 1li Pio IX. non !asc iandogli altro rifugio , che l'esilio e altra sa lvezza che la spalla della Francia. Non è il fa llo di P io IX, se l' autorità tempornle che egli voleva ri fo t·mar e si è ritrovata nelle sue mnni quale egli 1' avea l'icevutu dal suo P·t·edecessore. Convinto della necessità di qu esta riformn, e.gli ha avuto senza dubbi o il rammarico di non esser riu seito ad attuarla, mn non avrà D\ai il rimorso d' avanti a Dio per averla tenta ta . Oggi egli porta con una rassegnazione tutta cl'istiana it peso d'una sitnazione che ha indarno cercato di r ende r mi gliore e di cni la sua pe rfelta bontà ~nebbe cori·etti gli abusi, se vi potevano essere

-23Questa situazione pone il Papa in presenza di lre di fficoltà realissime, e che , noi lo dichiariamo, meltono seria mente in pericolo, a parer nostro, il potere politico del Papato, potere necessa rio alla sua indipendenza e alla gra nd ezza della suit mission e religiosa. La prima di queste difficoltà si trova nel r egime amministrativo degli stati Romani, che altra cosa non è se non se l'autorità Cu ttolicu applicata ugli interessi dell'ordine temporal e. Le leggi della Chiesa non comportano la discussione c non meri tu no che il rispclto: esse devono esse t· considerate come una cmannzione uella divina supienza; ma la soc ietà civile reclama la sua le3 islazione, come la società religiosa esige e consc n ·u la sua. Il diritto cononico inllessibile come il dogma , immobile in mezzo al movimento dci seco li , è essenziulmentc di stinto dal ùiritto le gale variubile con i bisogni c gl'interessi della soc ietà ; egli ha potuto adattarsi ai primi tempi della civilizzazione crislinna, allorquando Carlo JUagno trasportò nelle sue costituzioni le regol e e i precelli della teocrazia; ma il diritto canon ico non suprebb f• bastare nlla protezione e allo sviluppo della soeiclà moderna. Vi ha frattanto un punto essenz.iale che non bisogna mai perder di vista_. quando ci si occupa del gorcrno pontificate : è la necessità di ri spettare il suo doppio ca ratt.ere e di coneiliare il r eg ime della Chiesa, e il regime della nazione romana, chi:! si esercitano dalla s tessa mano. Bisogna conciliarli senza confonderli: qnes to è il probl ema; pt·oulema ùifncile , ne conveniamo. ma dalla soluzione del qual e dipende forse la sa lut e del potere temporal e del Pupalo. Infatti , abusi reali indipendenti dagli uomini, inerenti alla uatura delle cose nascono da questa confusion e. Questi abusi eccitano nel sr no della popolazione romana uno spirito che la renderebbe facilmente ingiusta e diffidente, e che non è contenuto se non dalla presenza dei nostri so ldati. Noi diveniamo, noi sless i,

-24 - res porisabili di cw che proteggiamo e la nostra occupazione, essa stessa, prolungandosi in simili condizioni scemerebbe d' importanza, e compromett er ebbe il nome e l' inOenza della F rancia. Cosi, al puntc1 di vista politico il carattere asso lutamen te cl eri cnl e del governo degli stali romani, è un controsenso, un a causa attiva ui malcontento, e pet· conseguenza un e lemento di debol ezza per ill)npa medesimo e un pericolo permanf'n te di rivoluzione. La seconda difficoltà per il P apa è quella che r esu lla dulia questione nazional e. A questo punto di vista la sua situzione non è nè più netta nè meno pei'Ìcolosa. L' irritazione negli sta ti romani tiene meno ancora alla mancanza di garanzie lega li , e a ll ' amministrazione clerical e, che all'antagonismo stabilito necessa riamente fra la missione del Cnpo della Chi esa, e quella del Pa pa, princi pe ilnlinno. La causa della rivoluzione del 1848 è stata, soprallutlo, l' esp l0sione dell'idea naziona le. S i è da l 'Vatica no , che dovenmo venire ad un tem po l'incoraggiamento c l ' ostaco lo allo stabilimento della nazionali tà del l'Ita lia . Il Papa soste nenl come Sovrano la causa de11' Indipendenza, come Capo della Chi esa biasimava la guena, e l'Ìcusava di romperla co ll' Austria . Posto fra un doppio dovere, era rid otto a sacr ifi care l'uno nll '.altro ; sncrifìcava ncr.essa ri amen te il dovere politi co al dove r e spirituale: condanna, non di Pio IX, ma del sistema ; non dell ' uomo, ma de lla situazione, poichè la situazione impone all'uomo questa terribil e alternali va d' immolare il principe al pontefice, o il pontefic e al principe. Finalmente una terza difficoltà, e non è dessa la meno g rave, è creata al Papa dall ' imposs ibilità ussoluta in cui è di formm·e nelle eonùizioni attuali un 'armata italiana. Tutti i tentativi fatti a questo scopo sono mancati. Così, in conclusione, pet· ciò ch e conce rne Roma , tre aifficoltà considerevoli chel corrispondono a tre necessità ur ge nti cioè:

-251.o Concilinre il regime della Chiesa con un regime politico-legale, e regolare negli stati romani; 2.o Rendere il Papa indipendente dalla questione di nazionalitù, di guerra, d'armamento, di difesa interna ed esterna; 3." Costituire un armata indigena e sostiluia·e alla nostra occupuzione la protezione d'una forza italiana eolficace e seria. Triplice esigenw, alla quale , sotto pena di perturbazione certa e Yiciuu importa di sodi sfare nell ' interesse dell 'Italia, della Religiene, e di tutti g li Stali Ca llolici. VII. Il Piemonte ha molto acquistato in importanza cd in gloria; eg·li ha conqui stalo un posto ne gli affari dell'Europa, ed una part e nei destini dell 'Hai ia. lUa per consolillare la sua potenza ancora a[atto nuovn e per garantire ' la sua s icurezza all ' inte rno e all'esterno , il suo gove rno é tenuto u sodisfare a due inlen·ssi , che ambedue so n compromessi: l'inter esse naz ional e e l'interesse r eli gioso. L ' idea Italiana è dopo il ' 1817 il monnte c In ra gione di essere di tulti g li alti uc lln polilica pi emontese; Essa è la vass ione de l Re Yittorio Enwnut lle , come è la band ie ra del gab inetto pre~ i ed uto dal Conte Cavou r. Ora quest'idea ha prodotto tutto ciò ch e, nell e circostnnze attuali , le era dato di produrre al punto di Yista dei futti militari , dei prepa rati vi .di armamento, dei sistemi di difesa, delle manifestazion i politiche contro l'Austria ; essa non potrebbe andar pi ù oll1'e solto questo rapport o senza inco ntra r e In gue t'I'<L Frattanto il Piemonte non può r es tare, senza grandi pericoli , al punto in cui è: non può esse r si posto vanament e al la testa ti i un mo\'imento itali ano pe1· poi rctroceùere. Bisogna as olutamenle che eg li lro\ i il

- 2Gmezzo di dar sod isfazione alle spernnzc, ehc ha suscitnte sot to pena di perd ere tutta l' innuenza in Jtnlia, e ù' essere sove rchiato eglì stesso da dell e passioni che la sua popolarità attuale contiene. L ' inte resse religioso è compromesso in P iemont e, abbiumo detto , come l' iuter esse na zionale; è dunqu e urgente, per molte rn gioni, che in un paese cnttolico non si pro lunghi più olt1·e una sc isssura colla Co rte di H.oma, che è un inco ragg iamento nlle passioni rivoluzionnr ie, una tr istezza c llll imbarazzo ver le coscienze e un vero per ico lo per il governo. Jl · Clero l., iemontesc non ha odio con tro il governo rappresentativo; nel 181·6 c nel 1847 esso f' ra qunsi tutto nel movimento libera le , cl.e dir igevn no il Co nte ~ Balbo c l'A ba t,~ Gioberti. La sua attitudine ha cambiato, allorchè la legge sul matrimonio cidle e quella sull e feste ecclesiastiche hanno ope rato una sc issura con Roma . No i non dobbiamo discute re qu este leggi : constatiamo so lament e, che tutti gli uomini illuminati del P iemonte deplorano qu esto sta to di cose, e ne invoca no il termine con tutti i loro voti. Abbiamo troppa fiducia nell 'a lta intelli genza del primo ministro del Re eli Sa rd egna per non esse r e convinli che l'ostacolo a qnesta ri conciliazione, tnnto de si de rabile; non sar ebbe nella sua volontà. Ciocchè lo prova, è la sua clichiarnzione nella sessione ullima in proposito dell' incamcrn zione dci beni del Clero, che egli ha r es pinta energicumcnle, insp ir·anJosi, come ha detto, dn moti vi di altn politica. 1\Ia non bi sogna illudersi: questa rieonciliazionc non è facil e. Vi sono degl'impegni pn'si, degli amor propri eccitati, e non si saprebbe uscire da qu esto impnccio, in cui ci si dibatte, che solto la protezione di qualche gra nd'atto, che sarebbe una guarenti g ia data ull' int er esse nnzional e, e un mezzo di riconcilinrlo all' intl'l'esse religioso. Se in luogo di ciò lo slalu (jtto si prolunga in

--27Pi emonte porta fatalmente, come r esuitato politi co, alla guerra, e come re sultato religioso olio sci sma . Due grandi pericoli non solamente per il Piemonte , ma per l' Italia inti era, c per l' Europa, e sni quali lil saggezza politica consiglia di non fermare g li ocehi. YIH. Lo slalu quo sì difficile a mantenere a Roma e a Tol'ino per le ra gioni ch e ubbiamo addolle , può egli du r are a l\Iilano, a Napo li , a Firenze, a Parmn, e a Jlodenn? A i\Iil nno l' imp erator d'Austria ha mandato qu ello òcg li Arciduehi, che ha più simpatie pe r l' Ilalia. IJe buone intenzioni dell ' Arciduca lUassimi liano sono conosciute; egli usa del suo potere con una mod r rnzion e, che noi amiamo di constutare; ma la dominazi one dell 'Austria in Italia ne è ella pilÌ solida ? Le qualità di un princ ipe, ìl tempo medesimo nulla ivi possono. Come lo diceva Lord Pa lmerston, nel -1840, nel dispnccio, che noi abbiamo pilÌ sopra citalo: « Non v' ha alcun cu so pc•· l' Austria di conservare c< in una mani era util e e permanente l'alta Italia. )) Così, da que sta parte, insurr ez ione sopita , spesso vi ll ta, ma gi;lmuln i scora gg iatn. A Napoli il gover no è isolato non so lamente in E uropa per la posizione, che egli si è creala rimpelto a lla Franc ia c u\1 ' Inghilterra , ma sì nnco ra in Ita li a per la sua rot tura eol solo stnto , che vi sia ser iament e organizzato. Il Re di Napoli , anche eg li, pilÌ che altr i forse inu ebolilo com'è da que sto doppio iso lamento, dee aver ch e far e con uua opinione nnz.ionale, <:he esiste al mezzogiorno, co 1ne al nord della Peniso la. S i è rammentato ultimamente un documento d' nn grande interesse, e ch e spi ega la •· csistenw del Re di Napoli all ' azione diplomatica coml>inata dall'all eanza Anglo-Francese. Per l'arti colo terzo della convenzione

-28ùei 29 April e 18 15, i due governi d'Austria c d e ll ~ Une Sicili e s i erano impegna ti a concludere tlll tratt ato di alleanza avente per iscopo di cc consolid are lo stato della pa~:e , e dell a tranquillitù inte rn a ed esterna delle Due Si<:ilie e dell ' italia in ge nera le. ,, Questo t rattato, concluso nel mc~s e di lug·lio seguente, stipul a in un articolo segr eto. cc ch e S. lU. i l H. e d e li~ Due >J Sicili e non ammette r à cnmb inmenl i che non potes- » se ro conc iliarsi coi princ ipj adotta ti da S. l\1. l. e H. . » pel' il r eg ime inte rno dell e sue prori11 cie llal iune. » È impossibil e di r end er più apparente la n1a no dell' Aust ria. Evicl enteme nl e, solto l' imp ero di una simil e stipulazione, si può (lire che essa rr gni a Napoli come a 1\lilano. 1\la il lte F er dinando , che, nel ·!847, si er a a[rancato da questa domin azione, si se ntirù egli sempre prot etto da essa? Ì~ permesso di credere che egli ne sente l'umiliazione come l'imbarazzo, e che sa r ebbe fortunato di prcsta t· mano a una orga nizzaz ione, che , se nza attaccare le prero gative~ di cui è sì ge loso, gli pennelle r ebbe di essere infin~ principe italiano, e di riconquistare le sim pati é degli uomini inte lli gen ti, coi quali non può senza dubbio fare un divorzio così lungo come il suo r eg no . A FirE'nzc il Granduca Leopoldo ha ved uto ecclissa rsi la brillante popolal'itù ehe lo circonuara prima <.le i -J818 e di cui a,·eva raccolte le testimon ianze nclln l'ts taurazione a(fatto ~ponta n ea ùel suo trono. Fra lu i ed il suo popo lo s· in a lzano le bajonclte dell ' Austria . La dominazione Austriaca pesa· sull a Toscana , come su Na poli: v'ha pu r e un c·outratto, che la co n s~:tc ra. l:u trattato d' all eanza offensiva e difensir a fra l 'Imperator d'Austri a e il Gl'anduca di Toscana abbandona questa parte d'Italia alla mano possenle, che si stend e su di tJSs a al nord, come al ce ntro, e al mezzogio rno. Pe t·chè qLH' sta sitnaz ione cess i, perch è F irenze ridivenga ita liana, come ai tempi dci i\Ied icl, e pc rchè i suoi principi ritrovino la loro povolarità, abbisògna alla

-20Toscana come agE stati Homa ui un governo nazionale e un'a r.mata Italianll . A Parmn la Duehcssn ha r esb tit.o meglio tl' <l itra parte all ' influenza de ll'Austria , alla quale ella non ha pe~·me ss o fino aù ora' di tener gua rni gion e nei suoi stalL E un buon esempio, ed è rimarchevole che questa inspil·azione di patriottismo viene dnl cuore d'una Jonna. :\Tu la Duchessa di Pnrma , come tutti i So\Tani de ll 'Italia centrale, è legata dai tral.tati , e dalla politica; ella apparti ene nll ' Anstl'ia, c, fìnch è l' Italia ri- ,·ira, ella non su prà sottrarsi a questo giogo. Il Duca di )lodenn poi è il luo go tenent e de,oto llell ' Aus tr ia; egli ha la s in ce~t·ità òi questa situazion e. Ne l 184.7 egli noil esìtò chiamare gli Austriaci per combattere, non la rivoluzione, che non avcnl anco ra a lza ta lu testa, ma il movimento nazionale, di cui Pio l X era il cupo. « Io ho dietro al Pò, scriveva egli qunl- < che tempo avan ti : un a riserva di 300,000 uomini. n Il 24 Dicembre 1847 egli segnava un trattato d'allennza eol gabinetto di Yi enna, e, per l'articolo -1 t. ~ di questo trattato concedeva all ' imperatore cc il diritto di far e « entrar e le truppe imperiali snl territorio di lUodcna , <( di farn e guernire le piazze forti, tutte le volt e ch e « lo richiedessero l ' int ere sse della comun e difesa c le « precau zioni militari. n Quest'all ci.lnza non gl' impedì d'abbandonare l.Uod ena il 2f l\Iarzo 1818, dopo avere istituito un,1 reggenza incaricata ùi accordare !c riforme, che « sarebuero giudicate utili, e di ùn rc al Du- « cato uno Statuto rappresentativo sull e bnsi eli quell o (( del Pi emonte. » Così, a l\Iodena come in lutti gli stati dell ' Italia1 dove essa è stabilitn , la clomiunziPn c Austriaca mantiene l'elemento rivoluzionario , che non potrebbe esse r dominato e annientato se non che d~ ll'e lemento nazionale. • . Tale è lo stato attuale della Peni so la. A Rema nntagonismo fra il governo ecclesiastico e gl' int eressi della società civile; isolamento del sovruno in mezzo

-30al rispetto che circonda il pontcfi;ce occupazio ne fran - cese ind efinita. A To rino eccitamento dell ' iùca nazionale sino al punto di condune alla guerra, c rollurn con Roma che può produrre lo scisma : a l\Iilano protes ta t-tniversale de lla nnziona\ilà abba ttuta ma sempre viva contro la sovranità dell ' Austria; a Napo li , a P i\1'- ma , a Firenze, a l\1ode nu , OYunqne dove l'Austria gove rna per i stwi trattati , co' suoi consigli che C<Juival - gono a deg li o1·d ini , e colle sue guarnigioni , rivolta d t> l sentint ento italiano, capace di degenerare in rivoluido nP; in una parola un 'Italia , dove Jc più grnndi memorie della storia sono cnncellate ed ottenebrate dalle più grandi sventure , dove gli inte ressi più essenzia li della societù, del la t•eli gion e, dell'ordine, del - l' indipend enza dei popoli, dell ' autorità dei principi, sono compromessi o perduti , e da cui si elevrmo come un rimprovero ed un pericolo permanente per l'Europa c la sua ci"illi zzazione, delle so[~ r en ze n cui l' umanitù e la politica non potrebbero r estare ind ifferent i. Ecco il quadro che si presenta a' nostri sguardi dall ' altro lato dell e Alpi. ·Riproducendolo qui nella sua dolorosa ver ità, no i non accusiamo alcuno: noi vogliamo solament e che l' opini one possa d('c idere con una completa conosc('nza delle cose, non giù se una simile sit uuzion e sia giusta, ma se SHI possibile. IX. Al congresso di Parigi la F rancia e l'Inghilter r a ernno state compl etament e d'accordo nel pensare che era necessario far .sentire dei buoni consigli a Napoli ed a Roma. Questo voto il quale non aveva trovato che simpatie in seno della riun ione dei pl enipotcnziari , è diven uto i l punto di ra r tenza ù' una t r allat iva che reclamaya, come pri ma condi zione del suo successo, il concor so del l' Aust r ia. Si pensò da primn a Rornu . 11 gnbÌlHltto di Vi l' O:-.a e quello delle Tuileri es si sono

-31comuni cate le loJ'O viste su questo grave argomenlo, c l'uno c l' altJ·o cercarono di mettersi d'accordo per proporre al papa un piano di rifo1·me1 la cui ur genza c la necessità non erano contestate da a lcuno. Il governo dell ' imperulore volle proporre nettamente i suoi princip ii in questo piano che può rws- ~ume r s i in tal modo: Secolarizzazione del potere amminisrativo, colla foi'mazione di un consiglio di stato, composto di laici incar ica to di esaminare e discutere l e leggi. Uappresentanza accordala a tutti gl' iuterr ssi drl paese in una consulta cle lla dircllumentc tlai consigli proYinciali, od alrneno scelta dal papa su di unu lista di candidati presen tata tla ques ti con~igli e chiamala a deliberare su tutte le leggi ed a votare i l bilancio. Contt·ollo cflìcace delle spese locnli per pal'le dei consig li provinciali, rice,·e nti .la loro delcgaziouc dai uonsigli municipali, essi stess i nominali dagli ell'ltol'i conforme all'editto 24 novembre 1850. Riformn giudiziaria colla promt~lgazione di un codice di legg i civili modellato sul codice Napoleonr, su quello del Lombardo-Veneto o su quello di Napoli. Percezione regolm·e dei pubblici intt·oiti , mediante l'organizzazione rlei metodi di csrizione che esistono in Francia. Finalmente riconciliazione di tutte le classi e di tu tte le opinioni, mediant ~ l 'impiego illuminato e paterno della clemenza verso tutti quelli che volessero fnre una sottomissione rispettosa ul S. P. Qu~ste erano le basi del progetto mandato da Parigi n. Yienna nel mese di giugno -18;)7. Il governo austriac@ lo modificò profondamente e sottopo s~ a stH\ volta un contt·oprogetto, nel quale tutte le guarnntigie di éontrollo pt·oposte dalla Francia erano state quasi cal.'lcellatc. In queste condizioni, la Francia pensò, con ragione, che valeva meglio far nulla piuttosto che unirsi

;_ 32all' Austria pe1· battere nel ,,. uoto ed ingannare l' aspettazione dell e popolazioni con rlei simulacri di riforme , quando i loro interessi più essenziali reclamano delle serie mi gliorie. Ricusando il suo concorso a delle riforme serie. dopo ayerne ummesso il pl'incipio di llUonu fede , noi siamo com in ti che l' Austria obbedì ad un sentimento politico ch e non sapremmo biasimare, ma che noi dobbiamo constatare. Non potendo fare delle riforme nelle sue provin cie italiane, essa non può lasciarne fare nelle altre parti d' Itulin. Essa l'aveva ben capito nel ,t81o, allorquando proibiva al re di Napoli , coll' articolo segr eto del trattato che abbiamo già citato, cc di ammettere dci cambiamPnti ehe non potessero conciliarsi coi principii adottati da essa pel gov erno delle su e provincie italiane. » Con la sicurezza del colpo d' occhio che appartiene al signor di IUetternich, quell ' uomo ùi Stato posava così il principio della situazione che si è prodotta dippoi , e che non può lasciare ormai alC.utHl illusione . Dimandare all'Austria di applicare alla Lombardia un regime più dolce e più liberale, sarebbe propode un suicidio. Evidentemente la sua dominazione non può rna nl cnersi nell ' nltu Italia se non eolio forzn ; og11i llbcrlù che conc edr sse n ques lo pne5e conquist.alo sa rebbe un ' anna di cui esso si servirebbe pe1· emnnci parsi. ì\la non è tutto: come lo ha sì bene capito il signor di ì\ie lternich nel 1815: che gli Stati Romani , che Napoli , che la Toscana siano poste in condizioni ammini strative mi gliori ed il primo e[elto .di questo eambiamento sarù necessariamente di creare fra t(uesti Stati e la Lombardia un ' le.game òi cui l'Austria ri~ se ntirà immediatamente le stretture. Così l'Austria sa&·ebbe minaccinta in Italia, ' non ~olo dalle riforme ch' essa farebbe ne lle sue p&'OYincie, ma altresì da quelle che si farebbero negli Stati in- <lipetHl~nti. Essa è con :lannatn ad oppon·e una resi-

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