Napoleone III e l'Italia - 1859

-4Giu JipcnJenza , potrebbero ridivenire principi Iialiani senza lema di rivoluzioni. ll en si comprende che noi non dinmo qui un piano di confederazione. Quello che era talo r eda tto nel ;f818, al qu~l e avevano <H.Icrilo il Papa, il Re di Nn poli, il Granduca di Toscana, fornir ebbero un elemento ancora più vantaggioso. Quel piano era basato, come il patto germanico~ su quel doppio principio facile ad esse re org~mizzato e concilialo ad un len1po co n forme divers e di governo; solidarietà di tutti gli slaLi confedera ti nella difesa inte rna del paese, indi pendenza di ciascuno nell' rsercizio della loro sovranità pa rticol are. Gli slati Italiani confederati , è l' Italia pac ifi ca, è il Papato consolidato ed elevalo n tutta la grandezza della sua missione; è l'Europa c~ ss i c urata da un periglio r eale che possa profondamen te turbnl'la . L' interesse genera le couduce dunque a <1ues ta so luzione. 1\Ia vi è un'ostacolo fuori dell' Italin, e fuori dell' interesse Europeo : qu es t' ostaco lo è la situazione dell'Austria in Lombardia. È dunque nella logica della poli ti ca austriaca lo opponi si , come si è oppost a alle dforme, come si opporrù a tutto. Che si doHÙ far e? converrà cunarsi solto il veto di Vienna ? converrà passar oltre ? Sa rà uu' appello alla forza o all'opinione che pot r à tl'i onfa i·e di ques tn r es istenza ge neral e? È questa l'ultima questione che ci re s ta a r csolver e. XVI. I l rullati che legano i Govcl'l1i sono le l egg i inte r naz ionali dei Popol i; e non sa r ebbero invaria bili che se il mondo fosse immobi le. Se i trattati, che deb l ono protegge r e la sicurezza d'Europa , la mettono in peri colo, eg li è pe rchè essi nou Tispontlono più alle necess it ò cd ai bi sogni che li

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