Pensiero e Volontà - anno II - n. 15 - 16 novembre 1925

, Anno II. - N. 15. Roma, 16 Novembre 1925 (C. c. con la Posta) ,._ ... ' I ,1 I p ./ . . .e ens,.eroe n· J , 'if ivisfa quin~icinale di stuaii soCiali e coltura genet((/e_diretta · da· ' . Err,·c9 JYialate_sfa . . / Prezzo Lire UN A Estero Li:re 1.50 . i > ' .. ♦ \ . I . . . ' ' eda~io:ri.e e a:rn.zninist.razione: PENSIERO E VOLON.TA' OASELL~ POSTALE 41.1 - ROMA ... CO . ..

·---------------------~------------------------ PENSIERò E VOLONTÀ RIVISTA QUINDICINALE DI STUDII SOCIALI E COLTURA GENERA.LE . 00NDIZIO.Sl DI ABBONAMENTO: Interno: anno L. 20, semestre L. IO - Estero: anno L. 30, semestre L. 15 Un nu1nero separato: interno L. I, estero L. I.SO Indirizzare tutto ciò che riguarda la Rivista all,.indirizzo: "PENSIERO E VOLONTÀ,, - CASELLA POSTALE 411, ROMA (Le rimesse di fondi se fatte per la posta debbono essere indirizzate alla Rivista. Se fatte a mezzo di Banche è preferibile indirizzarle nominalm~nt~ a Errico Mala- ~ testa, Casella posta.le 411 - Roma,). Spediamo numeri di saggio a tutti coloro, di cui abbiamo l' inùirizzo, che crediamo possano interessarsi alla nostra Rivista. Sospenderemo l'invio a tutti quelli che non ci daranno un segno qualunque per dirr.i che hanno ricevuto e che gradiscono l'invio. SOMMARIO: G.AETANO MARINO: Recenti evoluzioni 4el latifoncio in Sicilia - GAETANO MARINO: Bivista ·delle Riviste - LUIGI FABBRI: I Libri - LUIGI FABBRI: Del governo della famiglia - ERRICO MALATESTA: Aberra,zioni pseudoscientifiche - CARLO MOLASCHI: Contributo alla CO . noacenza dell'Italia rurale. Le Marche - Lu IG I FABBRI: Il pE'nsiero di Giordano Bruno ~ GAETANO ~!ARINO: Dio - C. BERNERI: L'abitudine nella vita sociale -- P.: L'azione anarchica prima della rivoluzione .... ..,,, .ERRI CO !viALA TEST A - .. 1\ L e -1\ :p F E ' Conversazioni sul/' A narèhismo Seconda ediziono su quella riveduta ed ampliata, edita in Bologna nel 1922. .PREZZO LIRE 3. (Aggiunge1·e l~1·e 0.80 per la spedizione raccomandata. Estero il doppio). Inviare ordinazioni accompagnate dal relativo importo a: MONTICELLI TI!: lii ISTOCL E Casella Postale 299 - ROMA ----------------....:. F1\S<2ISME) 'E OEMeeR1\Zl1\ di S1\VERle> MBRLINe In vendita presso "PENSIERO E ·voLONTA' ,, ~-- Casella Postale 41J Boma · al prezzo di L. 1.50 per l'Italia e L. 2 per l'Estero. ==;;;;======~;;;;;;;;;.iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii .... iiiiiiiiiiiiiiiiiiii;i;i;;;;;;;;;.;~.;=--.;;.;;;;;;~;::;;:;;;:~ ......... -;::::;:.:;;;.;;::.iiiiiii..;;;;::.iiiiiiiiiiiiiii.i._,;;;;;;-: • Biblioteca Gino o

PENSIER·o E VOLONTÀ ,, Anno Il. - N. 15. • CasellaPostale N. 411 • Roma, 16 Novembre 1925 Essendoci stato sequestrata tutta l'edizione del numero. 14, riproduciamo. in questo numero quegli articoli che ci sembrano assolutamente incensurabili Receenvtioluzio.ni dellatifonindSoicilia U~o degli aspetti pi1ì interessant~ della economia siciliana del dopoguerra è rappl esentato dalle evoluzioni SJ)•eciali a cui è andato soggetto il latifondo. Dire dell'i1uportanza econon1i,ca e sociale di questo è superfluo, .quan:do si pensi che : quattro quinti della superficie tot~le dell'isola non sono che una serie ininterrotta di lati• iondi, dlistanti spesso dieci ne di chilon1etr i dai centri abitati, qua.sj del tutto privi di strade e di abitazioni e infestati quasi sempre dalla malaria; che, eccettuati i grandi .centri vitiferi e le zone minerarie ed agru1narie - . anch'esse del resto jn piena crisi - eccettuaie le poche località costiere che esercitano d'iscretamente la pesca - giacchè la mancanza di porti, unita alla deficienza delle rete strada) e in terna, rende nullo il commer 1 cio -, direttamente o indirettamente la vita economica dei piccoli e dei gr·andi centri e d1 i tutte le classi sociali, ad eccezione degli impiegati · dello Stato, dipende dal latifondo. E, come la. vita economica, naturalirnente anche quella so(•iale e po litic:a. Latifondo e clero : ecco i pesi morti della vita siciliana, che ne opprimono e deviano ogni attività innovatrice. Quanto al latifondo, è necessario mettere in rilievo un fatto che è della più grande im_ . portanza per la valutazione della odierna realtà economica ,e sociale della Sicilia ai fini del suo· concorso ad una futura azione d1 rinnovamento generale dlel paese. -~ Il latifonao fu ignor'ato, nei primi anni c;lella sua formazione dal Regno d"Italia e, malgrado l'abbondanza dell'attività parlamentare ,e le molte inchieste e i decreti, si può di Ye ,che esso è stato appen·a sfiorato nel periodo' successivo. Infatti quello che sì fece fino al 1919, cioè in 60 anni_, e che si ridtuce alla cessione in ,enfiteusi dei latifondi immediatamente circost&nti aì ,centri abitati ~donde è v,enuta la piccola borghesia ·agricola e intel .. teca Gino • 1a e léttuale), la istituzione delle discutibili ca·t- ·tedre a1nbulanti di agricoltura e del molto dfi_ scusso credito agrario, e non rappresenta se non una n1isura diretta a parare l'effetto fortemente e largamente sentito della penetrazione e diffusione ael1e idee socialiste nell'isola, non ha fatto che intaccare appena il corpo del latifondo, dare un·a, tregua momentanea -- l'avvenir.e dirà a chi più utile - al cozzo vasto· e formidabile che ininterrottamente e fer1namente, commuove le viscere di questa terra silenziosa ,e vulcanica. Ciò è del resto perfettan1ente regolare. Trasform·azioni economiche come quelle che im_ p,licano il rovesciamento dell'impalcatura . generale di una società non possano avvenire per le pacifiche ma tortuose e spesso insidiose vie de11' evoluzione statale che può solo, al più, crear.e loro condizioni di 1naturità: esse non possono essere che J 'effetto di una rivo1 uzione. Ma le rivoluzioni non si importano e il 60 purtrop 1 po rappreRentò un·a importazione per la Sicilia, e per giunta una importazione passeggera. Se così non fosse stato, una soluzione generale deila vita italiana che è ancora un compromesso col medio-evo e che, a lungo and·are doveva, come fece, met- . ' ter capo ad una involuzione, sarebbe facilmente salvata. Ma il tacito compromesso della storia non è forse stato inf,econdo. Pur in quella forma, la Sicilia e il Mezzogiorno in genere hanno gu·adlagnato qualche cosa dall'unità territoriale che ne venne. Se l'indu_ stria eu 1·opea, che nei punti più settentrionari della penisola ha messo facile piede creando le nuove classi del proletariato specializzato, è qui rimasta estranea, nessuno però ha potuto impedire che il pensiero sociale moderno vi penetrasse e ·vi trovasse un campo oltr,emodo propizio. - lTna · delle condizioni del rinnovamento si è così realizzata. 1V edre1no ora, comie lo stesso processo stor iùo <· 110 ha condotto la monarchia, a negare, a, un certo punto. lE3 conseguenze politiche di quei frn0meni soriali ed ,econcmici sui quali ess~ piantò le sue basi, ha creato, parallelamente, I (

\ 838 PENSIERO E VOL01~TA' ----------------·--------------------------------- un'altra delle condizioni che tendono a deterrr11nare i' azione rinnovatrice del Hud di con-- cèrto eor1 quellct. g,enerale italiana. .L · cconorllia di guerra, che nel Nord ht" al, ricchito la g_rande industria i1npoverendo le ~~ assi intermedie, nel Mezzogiorno agri<.:olo ha avuto un effetto contrario: ha ecclissato i latifondisti e<l ha arricchito la piccola borghesia. La smobilitazione dlei comhH,ttent1, di cu1 l'ottanta per eento contadini, v,enne a coincidere pertanto con <lellé condlzion1 speciali. erìvì, la n1aggior parte, di proprietà <lirette, e perciò esclusi dai rilevanti r,rofitti del com_ mercio granario del periodo belhcu, essi - che attraverso la per1nanenza jn zone più evolute avevano aoquistato una non ind!iffer~nt-3 evoluzione psicologica - si venivano a trovare in condizioni economiche dì estrema precari-età e naturalmente tendeva,no a portare un nuovo e più deciso impulso all'azione che già anterior1nente svolgevano nelle loro cooperativ,e, d'ispirazione, se non di carattere, socialiste, per mezzo delle quali gi ungtvano, coalizzati contro gl'inte,rmdiari forniti di Gapitali, a trattare direttamente e a condizioni vantaggiose con i latifondisti per la «gabella n c:he assicurava loro, per un certo numero di anni, una discreta quantità di terr,eno da coltivare. Lo Stato, in persona .del «democratico» Nit• ti capì dove ciò sarebbe andato a finire e veg_liava a parare il colpo. Sorse così, auspice il governo, un movimento che si proponeva !"espropriazione e la quotizzazione, qua e là e precisamente nei punti che destavano mag~ giore inquietudine, di qualche latifondo fra costituende cooperative che avessero· come nucleo conta~ini mobilitati. Questo· provvedimento mirava a due obbiettivi: salva.rie il grosso capitalista dal pericolo dell'espropria_ zione effettiva e minare la comp'agine delle potentissime ,cooperative. . Quel provvedimento ,ebbe però un altro e ben più vasto effetto: perc.bè i latifondisti. impauriti, si diedero a svendere vertiginosamente i loro f.eudi e piccoli, ma sopratutto medi proprietari si assisero al loro posto. La fisonomja, perciò, del latifondo è oggi, socialmente par l'ando, profondlamente diversa da qu~lla dell'epoca anteriore a.Ila guerra, e con essa è sostanzialmente cambiata la fisonomia generale delle classi sociaJi in Sicilia. I m,edi proprietari di. -oggi, assa-i più vigili dei latifondisti di ieri, hanno abolito la «ga. be11a» f;he Jasciava al conta:dino un margine <li vita e hanno introdotto nuove e vessatorie condizioni di lavoro. Dove prin1a si cede- .va oggi si resiste; dove la lotta riusci va parzialmente a comporsi, ora essa è costante, diretta insanabile. Il soLco di ieri è oggi un ' abisso. -- E' un'alti-a, <lelle condizioni per l'azione di rinnovan1ento · generale che si realizza. Guardian10 ora la terza ed· ultin1a, da cui avre1no anche da ricavare una lezione. Il trapasso di proprietà, che abbia1no visto implica una innovazione nella tecnica della produzione, che possa giustifi,carlo e sorreg_ gerlo 'i - No: le rotazioni agrarie e le concimazioni .. chimiche, che costituiscono la sola acquisizione moderna dell'agricoltura si,ciliana, erano già note e praticate - la macchina, la selezione delLe sementi, l' adattan1ento di nuove culture, il minuto allevamento, tutte le risorse insomma dell'agricoltura razionale rimangono assenti per mancanza di impulso economico e di capacità tecnica: la sola sede dove di ciò si è parlato, benchè solamente portato, rimangono le vecchie cooperative, dove ancora esistono, o gli ele1nenti delle vecchie cooperative dove queste sono state deformate e si sono disperse. Nelle condizioni attuali nulla sarebbe pos_ sibile tranne il fermare moralmente quella dleformazione · o dispersione. Ma ,queste condizioni non possono essere eterne debbono ave- ' re uno sboc-co: o di legalità o di completa illùgalità. Quello sbo~co. aprirà l'inizio del nuo> vo . logico movimento del proletariato agricolo siciliano. : Il problema che allora si presenterà, dopo la ricostituzione e la messa in efficienza delle unità proletarie, non sarà più la gabella, as_ surda e impossibile, ma l'espropriazione, già, pensata e tentata_ ed evitata solo artificiaìmente, non la g-estione personale che ·non l'isolverebbe i problemi dell' econon1ia generale, ma la prodtuzione cooperativa e l'irnl)Ì(}go di. · tutte le risorse della tecnica 1noderna. P,er questa trasformazione gli elementi' psicologici vi sono, vi sono - e dovrebbero allenarvisi - gli elementi intellettuali mancanv ' i mezzi tecnici e parte del personale relativo: · spetterà alle regioni settentrionali di fornirli, e il proletariato settentrionale dovrebbe sin da ora conoscere questo suo cornpito. 111 questo modo soltanto il dissidio fra il No1·d · e il Sud, utile ai terzi ehe vi si m·antengono in _bilico, sarà elin1inato e la Sicilia e il M-ez_ zogiorno rientreranno davvero nella grande famiglia italiana, propulsori e alleati di una BibliotecaGino Bianco

\ PENSIERO E VOLONTA' 339 liber.::t industria che avrà trovato finalmente un sano obbiettivo. Sorgeranno allora altre quistioni che sarebbero oggi f uor di luogo : che fare dlel lati- .fondo? dovrà continuare a produr1·e da per tutto grano o sarà piu .utile riservarne parte a culture pit.1 adatte al suolo ed al china 7 Saranno necessari lavori atti a n1odificarne le tondizioni idlrografiche e in quale ordine questi lavori dovranno porsi ri~petto a quelli inerenti alla formazione di adeguate reti stradali 1 Quistioni in1portanti, senza dubbio, ma che scon1paiono di fronte a quella foncffmentale e pregiudiziale dell'affermazione effettiva ed irrevocabile del nuovo processo storico e sociale. GA~TANO MARINO. Rivista · delle -Riviste P1ETRO M1GN0s1: ·11 n1ito del " fatto,, ...:- · CARMELO PuGLIONISI : Pathos religioso rapisardiauo - ( Oonscientia, Roma, anno IV, n 45 del 7 novembre 1925). Il Mignosi, dopo di avere, come al: suo solito decapitato il positivismo italiano e fatto gli onori di casa all'idealismo come « pTopedeutica alla teologia », viene alla scoperta che Guastella non ha fondato un sistema. . Cosn10 Guastella ! Ecco un uomo che i valenti scrittori di « Oonscientia » non riusciranno mai a fare rientrare nei loro ranghi, perchè la parola fredda, rigida, inequivocabile del grande pensatore nega ogn1 appiglio alla interpretazione soggettiva deformatrice. Guastella dunque non avrebbe costruito un sistema : il che verrebbe a dire, se io non erro, che il pensiero di Guastella è incompleto, e come tale strascurabile. Già: l'uomo che ha passato in rassegna tutti i sistemi di filosofia, riconduce·ndoli sistemati- . camente ad· una deformazione antropomorfica del sostrato fenomenico, e svalutandoli quindi ·· nel tempo stesso che li spiega, per assurgere al p1·incipio dell:.1 lenta ma sicura evoluzi~ne del pensiero umano nel senso dell' ad~sione e del1' appagamento al fenomeno, mercè la scomparsa della trascendenza, dovuta all'acquisto della coscienza della sua arbit;rarietà - non· ha fondato un· sistema. Eh, via! - Se una cosa si può obbiettare a1 Guastella è pror,rio questo : l'aver sistemato fi. losoficamente la dissoluzione della filosofia nel- • • eca u10- anca l'esperienza e la sua reintegra~ione nella scienza 1nentre questo processo distrugge la filosofia - l'aver fondato un antisistema, che non può esi1nersi dal rappresentare un sisten1a, nell' atto stesso che tende a svalutare ogni sistema. Ciò non potrebbe essere più chiaro. Ma siccome il Mignosi crede di possedere il certificato di morte del positivismo italiano e si trova invece davanti, vivo e scintillante,. lo scoglio Guastella, si dà pena di scansarlo e lo nega senza altro. Ciò n-on impedisce tuttavia che Guastella rimanga quello che è : un' aff erimazione profonda e originale di pensiero, empirico che infirma tutta la tradizione metafisica e preclude la via a ogni metafisica futura .. Se Mignosi non vede in questa posizione possibilità di sviluppo, è perchè la filosofia dì Guastella è filosofia rivoluzionaria, rappresentando - in constrasto con la tradizione - una saturazione di pensiero, che ha solo bisogno di tradursi in pratica. Ma Mignosi, putroppo, esordisce tagliando fuori la pratica, dal la fi lqsofìa. E per questa via egli non poteva arrivare che dove è arrivato. Carmelo Puglionisi ci dà un elegante, sobrio e so,pratutto chiaro profilo di Rapisardi. Egli non è forse interamente nel vero quando dice che la poesia giovanile del Rapisardi è affatto estranea all'idea sociale ; quell' espressione andrebbe n1itigata alquanto : è di quel periodo infatti l'ode a un tagliatore di pietra. Fra le bellissime cose poi che il Puglionisi dice di Rapisardi, glie 'ne sfugge però una che è grossa e che vale la pena rilevare : - al Rapisardi ma:q.ca la coscienza religiosa; avendo negato Dio egli non trova più la pace dello spirito, onde le ansie de 1 suo pessimismo cosmico « fJathos religioso ». Siamo proprio fuori di strada. Rapisardi ha una chiarissima coscienza religiosa. Egli ha la religione (concezione armonica dei valori teorico-pratici) della vita cosmica e del trionfo urna· no ; entrambi però sono a base di sforzo e di indefinitività: onde il suo pessin1ismo. Questo pessimismo nasce dal presupposto psicologico - residuo latente dell'antica concezione (la religione di Puglionisi) -- di finalità e di riposo. Non è perchè 1nanchi Dio che Rapisardi è triste : egli lo è perchè, se la sua mente si è liberata da Dio e spazia giocondamente nella natura, il suo cuore non è ancora libero del tutto, e di quando in quando si ripiega. GAETANO MARINO. (

34:Ò PENSIEROE VOLONTA, I Libri ONOFRIO ANGELELLI : Fabriano e il do 1ninio francese nel 1798-99. - Editore Premiata Tipogr. Econo1nica. ~"'abriano, 1925 - L. o. Il periodo durante il quale, negli ultimi anni del secolo XVIII e nei primi del XIX, si ripercossero in Italia gli avvep.irr1enti della Rivoluzione Francese in seguito alle prime vittorie nella penisola ,di Bonaparte, allora generale repubblicano, è pieno d'interesse perchè segna il primo risvegliarsi della coscienza di libertà negli italiani e lo svilupparsi del loro spirjto nazionale. L' Angelelli, un coltissimo operaio di liberi senti~enti che l'affetto alla città natia dimostra col curarne aimorosamente le memorie sto- ' riche, mettendone in luce i lati più ignorati, ha scritto su quel periodo storico per ciò che si rif erj.sce a Fabriano una di quelle monografie locali che sono così utili a consultarsi, in quant~ vi si trovano spesso di quei particola;i tutti caratteristici di un epoca, che invano si ricercherebbero nelle storie generali più diffuse. Non è questo il primo lavoro del genere di Onofrio Angelelli ; il quale non da oggi, nia da anni e anni dedica allo studio ed alle ricerche steri.che paesane le ore di riposo che gli lascia il lavoro, con cui si guadagna degnamente la vita. Ma forse questa sul dominio francese nel suo (anzi nostro) angolo marchigiano è forse la più importante delle monografie dovute alla sua penna. Essa, come dice nella prefazione al libro l'altro scrittore marchigiano Giovanni Spadoni,. riuscirà veramente utile e preziosa agli studiosi, poichè l'autore c~n insolita in1parzialità e con largo corredo d1 do~umenti inediti o poco noti, ci offre per la prima volta la storia di Fabriano durante il periodo suindicato ; è un a monografia, inso1nma, che figurerà degnamente accanto alle altre e che quindi dovranno leggere quanti vorrann~ ~on?sc~re coscienziosamente .gli avvenimenti 1tahan1 dello scorcio del secolo XVIII. L;i ~orte toccata a Fabriano -in quei due o tre anni fu un po' la sorte di tutta Italia. Alla ?ppressione aristocratica e papalina succede la improvvisa_ lib<:razione al passaggio delle truppe francesi; s1 formano i club, si diffonde la stampa, si piantano gli alberi- de1la libertà. Poi · vengono le dolenti note : i francesi non si Biblioteca Gino Bi n o stancano di requisire danaro e viveri, fanno da . padroni nel modo più insolente, e la libertà pro1nessa si traduce in oppressione ; e così al primo rovescio delle armi f1·ancesi preti e frati e nobili riescono a sollevare il popolo co11i1·0 i giacobini, e si commettono violenze di ogni sorta. Ritornano di nuovo, i francesi v1nc;1tori, e questi si vendicano con la strage. Non n1ancano qua e là nel racconto dell' Angelelli dei richiami ai tempi attuali, per si1nìg·lianza di episodi dolorosi, nonchè accenni agh ammaestra,1nenti che si posson trarre da queste tragiche lezioni della sto1'ia : primo dei quali che amara ed incerta libertà è quella che i popoli non conquistano da sè ma ricevono come un dono da altri, e peggio ancora dall' altrui violenza, sia essa pn-esana o straniera. 11 che però non permette di dimenticare che quegli sconvolgimenti, durante i quali si ebbero in I tali a le effimere repubbliche le guerre il ' ' ' regno italico, ecc. segnarono la fine della as~ saluta soggezione spirituale dell'Italia alle molteplici tirannidi dei sovrani locali e degli stra~ 11ieri. Nacque da essi una nuova Italia che ' poteva bensì essere domata dalla Santa Allean za, ma non sarebbe stata più quieta finchè a traverso successive rivoluzioni non avesse l'ealizzata la sua indipendenza politica e seppellito per sempre tutto un passato. Il volume dell' Angelelli è arricchito da alcnne belle illustrazioni e fac-simili e dalla ripro- <l uzione di molti docun1enti dell'epoca. Fra questi, come curiosità rileviamo un inno patriottic~ e giacobino << all' occa~ione che la truppa nazionale del Dipartimento si è- riunita con ordine del consolato a democratizzare il cantone di Fabriano ». Non era certo un gran poeta l'ignoto autore l Pure fa un certo efeffetto oggi, a 127 anni di distanza, leggere che « E' finito il despotismo - Regna sol la libertà », e poi, guardandosi intorno, il dover cantare rhe... non è finito un bel niente ! Ma lasciamo da parte le malinconie ... L. FABBRI. _______ -_-_-_-:._-.:_-_~------=------------ 11 d1·r1:tto senza do1,ere fa. il padrone.,· il dover(; senza dir1'tto fa 1;l ser1,o / diritto e dovere r:q11ilil 1rati nella vt--rsona fanno l'u,O'rn,o, · non 7,adrrn, ~ e serv'o, non signore o suddito, l'u.o,no ·v,,.,1·amente l'uonio libero . ' . GIOVANNI BOVIO.

.,.. PENSIERO E VOLONT.l\., 34.1 ----------------- ------------------------ Del Governo della farniglia 1 Kon inten<lo qui ripren<lere a, sviluppare gli argomenti che, all'incirca col medesimo titolo, t1at.tò in altri ten1pi Agnolo Pandolfini, o Leon Battista .i.\..lberti. Pure questo tit•olo «stile Rinascimento)) mi ha in certo modo sedotto a. ripr~ndere in esa1ne una questione di condotta 1norale <li indubbia importanza, ogni tanto acctnnata dei nostri giornali, 1na nou abbastanza approfondita ancora, almeno secondo il mio 1110<.lestoparere. Va con sè che alla parola « g0Ye1;no » non do qui il significato più corrente <li organizzazione politica e autoritaria, di « autorità che regge lo ctato »· con1e dice il vocabolario, ma l'altro più generico ed originario di una uorma di condotta e d'indirizzo di una data collettività - nel nostro caso la famiglia - e della sua organizzazione interiore, dei rapporti fra i suoi 1nen1bri, più da un punto di vista morale che da quello 1nateriale e<l economico. Debbo anche 'pren1ettere alle considerazioni che seguiranno, che io do molta importanza alla famiglia, considerata non come ente giuridico-legale, 111acome libero aggrega1nento di affinità basato sull'amore e l'accordo e aiuto reciproco; che può essere anche oggi a dispetto dell' an1biente esteriore e delle sue coercizioni, un nucleo di vita anarchica e sarà certa- .mente in un migliore avvenire la prima C'P~lula costitutiva del grande organismo libertario ed egualitario dell'umanità. A me sembra che in passato si sia data troppo poca importanza a questa specie di propaganda del fatto che consiste nell'attuare la libertà, nel proprio spirito anzitutto e quindi nell'ambiente ristretto ed intimo della vita familiare, in cui la volontà individuale ha maggiori possibilità concrete di sfuggire alle còercizioni dell'ambiente e di determinare un modo di vivere più consentaneo al proprio sviluppo morale ed alla propria coscienza. Ho detto ( maggiori possibilità >.'> perchè le guardo in rapporto con le· minori possibilità negli altri ambienti meno omogenei e più vasti ; ma con ciò non intendo dire nè «tutte» le possibilità nè «sempre». Al contrario! Purtroppo nella società attuale la• famiglia, per quanto libera e autonoma. possa essere, !Ubisce sempre le influenze corruttrici e deviatrici dell'ambiente esteriore. Ma questo fino ad un certo punto : vi sono sempre, dove più e dove meno, delle possibilità di sfuggire o di ribellarsi a tali influenze, ad alcune almeno ; v'è sempre qualche modo di limitarne o neutralizzarne gli effetti. E quando qualche modo o possibilità v'è, il non profittarne nei limiti del possibile, il non fare neppure lo sforzo necessario e possibile d'una così parziale liberazione, trincerandosi dietro la scusa dell'influenza dell' ainbiente, costituisce una debolezza ed una diserzione : sjgnifica n1ancare al proprio dovere. Xell'attuale nostro .arrovellarci per la piega così contraria alle nostre aspirazioni presa dagli avvenimenti, nella momentanea impotenza d'iinpedirli o arrestarli, la mente ricorre al passato e scruta quali errori da parte nostra possono aver contribuito a facilitare la prevalenza delle forze di regresso. Ebbene fra questi errori non ultimo mi sembra quello d'aver trascurato l'organizzazione delle forze morali, la fortificazione spirituale delle posizioni conquistate. In certo modo eravamo un esercito che avanzava in massa senza guardarsi le spalle; un esercito che cercava di aumentare sempre l)it1 i suoi effettivi in marcia senza curarsi del paese che si lasciava dietro, delle generazioni che senza posa dietro di lui si rinnovavano. I risultati materiali momentanei appagavano i più ; e si badava molto alle costruzioni generali politiche ed economiche, statali od estrastatali, di carattere collettivo; e nessuno contesta eh' esse potessero essere utili e magari indispensabili, fatte le dovute eccezioni. Ma gli individui, con1ponenti le collettività, nella opera di queste credevano esaurito il da farsi, e per proprio conto non sentivano di avere un personale dovere da compiere, qualcosa di proprio da costruire e realizzare in sè ed attorno a sè, dipendente soltanto dal proprio sforzo individuale e dalla propria iniziativa. Sopratutto - la maggioranza di coloro che avevano abbracciato un ideal.e di libertà e d'uguaglianza, trascuravano completamente la propria famiglia come se questa fosse .del tutto estranea alle loro preoccupazioni d'indole sociale e politica. Vi sono stati degli anni - e mi riferisco al ten1po anteriore alla guerra, e non al posteriore in cui i partiti d'avanguardia si gonfiarono oJtre misura per impulsi esteriori del tutto momentanei - nei quali anzi l'elemento socialistico e rivoluzionario (ne parlo in generale, sen- ( za distinguere fra le proprie frazioni o partiti), pur essendo minoranza, era oltre ogni dire nuBib ioteca Gino • 1 neo • • -

342 ------------·----------------------- ·---- 1neroso. Se· tutti i cosidetti sovversivi del tempo, socialisti, anarchici, sindacalisti, repubblicani ed in genere aspiranti a un avvenire di maggiore libertà e giustizia, o per lo meno la maggioranza di essi, si fossero preoccupati di crescere le proprie famiglie in armonia con le proprie convinzioni, credete forse che oggi ci troveremmo nelle condizioni in cui siamo? Anche se fosse stata una minoranza nella minoranza ad avere tale preoccupazione, se cioè per lo meno coloro che nei :vari campi novatori e riformatori erano considerati i migliori avessero cominciato, essi nella propria casa il compi1nento del proprio dovere, noi non saremmo probabilment~ sf:uggiti der tutto alla situazione attuale, ma nella lotta contro di questa avremmo potuto contare sopra una élite un pò piì1 ricca di elementi giovani e provenienti dalle . . nuove generaz1on1. Oggi, sotto la pressione ultrautoritaria e l' aculeo delle persecuzioni, si va formando già nei giovani che si affacciano alla vita, specialmente operai e studenti, una psicologia nuova e piena di promesse. Ma questo è un'altra cosa : è la . promes~a per domani, non è °I' oggi. L'oggi avrebbe potuto scaturire migliore dalle generazioni che si sono torma te da una decina d'anni a questa parte ; e sono state quelle che sono risultate più deficienti. Orbene, questa deficienza deriva da cause n1olteplici ; ma tra queste n1erita il suo posto ed ha la sua importanza il fatto che gli uomini , di libertà e di progresso si sono curati troppo poco, quand'erano ancora in ten1po, di ten1prare la mente e il cuore dei loro figli, in modo che la coscienza di questi resistesse più validamente alle influenze malsane, alle pressioni e urti dell'ambiente avvelenato e inferocito da tutte le conseguenze della guerra. Ognuno di noi, che 1nilita dietro una bandiera di liberazione da almeno una decina di anni prima della guerra, può persuàdersi di questo fatto guardando intorno a sè, osservando le famiglie dei propri ami ci e con1pagni di lotta e di fede. Dobbiamo constatare con rammarie~ che in pochissime case i figli di questi compagni ed amicj sono cre~ciuti con le idee ·del padre socialista od anarchiço e divenuti a loro volta fervidi militanti per tali i:dee. Non mancano, benchè ·rari, quelli che 9ggi si trovano addirittura nel rarr1po pitl avverso a quello dei genitori ~ ma la grande maggioranza in ogni 1nodo è costituita di indifferenti, di opportu.qisti, di individui che acc·ettano la vita co1n' è e ne subiscono ]e coereiziorri senza alcuna o~tilità. o BibliotecaGino Bianco ripugnanza, spesso condividendone i pregiudizi ed i più sciocchi rispetti umani. Anche quando non sono avversari dichiarati dei loro genitori, guardano a questi quasi con una specie di commiserazione indulgente, magari non scevra d'ammirazione e rispetto, ma sempre a distanza, come se fossero gente di un altro mondo. Perchè tutto ciò? A determinare nei figli degli stati mentali e spirituali diversi da quelli dei genitori contribuiscono n1olteplici cause, ma fra queste una è certé;lt1nente la trascuratezza paterna oppure il metodo erroneo .di educazione con cui i figli furono allevati, e talvolta - peggio ancora - il cattivo esempio dato in casa dai genitori medesiln1. Quest' ultiino caso è certo il più deplorevole, ma io non sono disposto a ritenere uomo di fede e in buona fede chi se ne rende colpevole. Ohi dà ai figli in casa lo spettacolo triste della prepotenza e dello sfruttamento, e fuori di casa s'atteggia ad apostolo di libertà e di uguaglianza, non merita certo di essere ascoltato e rende un triste servizio alle idee che dice di professare. Quasi sempre questi esseri finiscono 1nale; e non c'è da meravigliarsi che la doppia commedia che giuocano nella vita trovi nei figli, che vi assistono da vicino e ne vedono tutto il lato ignobile, dei giudici severi, disposti a condannare la condotta dei padri ed . insie1ne purtroppo a considerare le loro idee eome una menzogna da istrioni. Qui siamo però già nel campo delle degenerazioni e bassezze u1nane, che se affliggono un po' tutti i campi dell'attività politica e sociale, e quindi anche quelli dej novatori e dei rivoluzionari, in qliesti peirÒ non trovano alimento sufficiente per allignare soverchiamente. Quindi non è di tali fenomeni, piil patologici che normali, che io volevo parlare. Senza giungere a cotesti casi di vero e proprio malo esempio, è un fatto che parecchi, i quali in pubblico e nei rapporti con l'esterno sorvegliano se stessi per tenere alta la propria dignità, nell'interno della famiglia si lasciano andare, si ri1npiccioliscono, si lasciano vincere dalle proprie debolezze e scendono a transazioni e contradizioni o incoerenze con se stessi, •che pure potrebbero agevolmente evitare ; e ingenerano così nei propri figli e .nella propria ro1npagna una minore stima non solo per Rè, 1na anche per le proprie idealità, le quali . finiscono col non essere prese troppo · su 1 serio. · · 1\Ia eiò che è pi i1 abituale. ed è quello che

PEN-SIERO E VOJ.,ONTA' 343 in realtà ha impedito che si siano raccolti tanti dei frutti che raccoglier si potevano da più di. · 1nezzo ~ecolo di intensa propaganda, di agitazioni e di lo~te per la libertà e l'uguaglianza, è sopratutto la trascuratezza della famiglia dal punto di vista dell'educazione sociale e politica.. Troppi sono quelli che separano· completamente o quasi la propria vita familiare dalla vita politica che conducono fuori : uomini })ieni di fede, che si sacrificano per le proprie jdee, che non pensano che alla propaganda ed al movimento, non si curano affatto di far partecipare i propri cari alle loro preoccupazioni ideali., Sviluppano tutta la loro attività fuori di casa, ed in casa sono uomini diversi, pieni di cuore certamente, ma che credono d'aver esaurita tutta lo loro funzione con l'essere pieni di cure e di affetto pei loro cari .. una delle conseguenze di questo ~istema è che l'educazione intima, spirituale, dei figliuoli resta tutta affidata alla moglie (il che del resto è un male anche dal_ punto di vista semplice- _mente educ_ativo, perchè la vera educazione de1 figli non è completa se non vi partecipano armonican1ente ambedue i genitori) ; e la donna, 1nantenuta anch'essa estranea alle preoccupazioni del marito, fa pesare ~i più nell'educazione le considerazioni d'egoismo familiare. E quando per l'uomo suo:.o.a l'ora del pericolo e del sacrificio, poichè nei suoi pericoli e sacrifici anche la famiglia è inevitabilmente travolta, questa nQn sa spiegarsi d'essere chiamata a soffrire per cose che le ·sono estranee ed è portata naturalmente, se non a maledirle, almeno a guardar le con ostilità più o meno ineonsapevole. ..A.nche quando non si hanno queste conseguenze disastrose, la trascuratezza dei genitori per la .educazione sociale e politica dei figli ha come conseguenza di estraniar li da sè e dal proprio mondo per una infinità di altre ragioni .. Poichè per solito la stessa trascuratezza che si ha per i figli si ha e si è avuta prima quasi sempre anche per la moglie,. quando questa (ed è il più delle volte in tali casi) non ha le stesse idee del marito, i. figli vengono allevati con . iàee e sentimenti opposti a quelli del padre. Più tardi i figli possono essere conquistati alle idee del padre, ma è cosa meno facile ; e ad -ogni ,modo· resta sempre in loro l'impronta della prima educazion_e contraria. Qui debbo avvertire che quando parlo di educazione dei figliuoli da un punto di vista· sociale e politico, non rimpicciolisco la questione fino a patrocinare una specie d'allevamento artificiale di fnturi anarchici, o socialisti, od alBiblioteca Gin Bianco tro, nello stesso senso con cui si allevano i cattolici, col far apprendere a memoria il catechismo e le preghiere. Niente di più sciocco della pretesa educazione libera (che poi è tutt'altro che libera) di certi babbi, che cominciano dall'imporre ai neonati dei nomi che sono un vero e proprio battesimo a rovescio, - Comunardo, Ateo, Anarchia, Ribelle, Libertario, Bolscevico, ecc. ecc. - e poi, quando appena i bi1nbi balbettano, li portan tra gli a.miei e fan loro ripetere pappagallescamente la lezione: « io sono anarchico ,>, « io sono socialista », «io so~o bolscevico », od altri infantilismi del genere. Con ciò si cade nel grottesco ; e tali forme di vanità non escludono poi purtroppo che la educazione familiare possa essere molto contr additoria lo stesso. I L'uomo che prendesse_ del resto sul serio tale sistema del tutto antilibertario, e i1nponesse ai figli prima dell'età della ragione, come un dogma od un-a verità rivelata, l'adozione e l' accettazione di questo o quel programma politico sociale commetterebbe lo stesso funesto errore pedagogico dei preti. N·on educherebbe degli uon1ini liberi, ma delle macchinette con anin1a da servi; e più tardi questi figli si troverebbero senza equilibrio nella vita, con una etichetta esteriore non corrispondente alla loro vera mentalità e psicologia. Prima Q poi - senza l'intervento di fattori di versi che correggessero 1 'errore iniziale di chi li educò - essi diverrebbero degli avversari o al,meno degli estranei alle idee del proprio padre, o per spirito di ribellione e di reazione, o perchè la loro educazione dogmatica li farebbe più adatti ad accettare e seguire delle idee dogmatiche ed autoritarie, allonta- . nandoli da quelle che hanno per base lo spirito d'indipendenza ed il- principio di libertà. L'educazione libera è un' altra co~a : essa consiste nell'allevare degli esseri il cui spirito all'età della ragione non sia stato già accaparrato ed imprigionato da un qualsiasi apriori- ~mo don1matico, in modo -che essi siano il pitl eh' è possibile spiritualmente e n1aterialmente liberi d'indirizzarsi da• sè e prendere nella vita la via più consona alle· loro tendenze ed ai loro sentimenti. Ciò che bisogna educare nei fanciulli sono i sentimenti morali, incoraggiare le tendenze al bene, da un punto di yjsta universale ed uman~, senza subordinarli a programn1i di sorta: favorire lo sviluppo dei s~ntimenti rli giustizia, di solidarietà, cli amore, d'inclipE-n- ( denza, di 1nutu0 aiuto : for1nare la coscienza del dovere reciproco: ispirare l'avversjone ad

,. S4-l • PENSIERO E VOLONTA' .. \ ogni forn1a di prepotenza e a tutto ciò che rende brutta, misera, ignobile e dolorosa la vita umana. Questa educazione non può agire che sul sentimento o attraverso il sentimento ; non è . una cognizione o una serie di cognizioni, una regola o una serie di regole, una enumerazione di fatti da apprendere, ecc. come nella geog.rafia, nell'aritmetica, nella grammatica. Si tratta di modi di sentire, che non ·possono essere ispirati od educati che con. manif estazion1 ed atti di amore, con l' ese~pio costante d'ogni giorno, con l'armonia fra gli atti e le parole, con quelle itnill~ piccole e grandi espressioni degli affetti, che solo nell'intimo della famiglia trovano la via di con1unicarsi ai fanciulli, e vi riescono sopratutto quando il babbo e la mam1na sono concordi nell'indirizzo da dare a questa loro opera d' a1nore. Ecco perchè l'allevamento dei figli ha una forte ed infrangibile relazione con l'educazione della donna. L'uomo libero, che si propone di formare la famiglia nuova, che sia già in piena società borghese, una cellula della società libertaria futura, dovrebbe fin dal primo mo1nento del fidanzamento preoccuparsi dell' avvenire ; · essere cioè abbastanza padrone di sè e delle proprie passioni da scegliere per sua con1pagna nella vita non una donna purchessia, che gli porti solo la bellezza pei piaceri del senso e le braccia per l'aiuto materiale, ma anche l'associata per un'opera comune, concorde con lui nei sentimenti, alleata a~meno spiritualmente nella missione che egli si è data nella sua esistenza. L'uomo che ama ed è amato, anche se non _trova nella fidanzata od amante quella che egli vorrebbe, può sempre influire su lei per trasformarla ; ma a patto eh' ei lo faccia subito, fin dal pri1no momen~o, senza aspettare che la famiglia si sia già f or,mata, perchè allora può essere troppo tardi e la trasformazione o conversione della donna diventa più difficile, pren dendo in lei il sopravvento una infinità di altre preoccupazioni. Quest' argo~ento, del periodo del fidanzame:ç1to come il momento pii.1 adatto - a una cosciente reciproca educazione dell'uomo e della donna ad una più elevata concezione della vita, meriterebbe d'essere d' éssere più sviluppato ; ma è un argomento che· esorbita dagli scopi di questo articòlo. Per tornare all'allevamento dei figli, ripeto che per educazione libera non intendo punto il provocare artìficialmente innanzi tempo 1'adesione di essi a questo o quel programma poli6 co-socia1e. Per quanto libertario possa esseBiblioteca Gino Bianco ---------=---'----- re questo program,1na, il siste111a educativo adottato resterebbe ultrautorital'io e ne sarebbe quindi la n~gazione ; è un sistema da respmgere completamente. Ma bisogna nel medesimo tempo impedire che altri con tale sistema eserciti sui nostri figli quella medesima coercizion-=, psicologica in senso dogmatico che abbiamo inibito a noi stessi; tanto più che gli altri quasi certamente se ne servirebbero per mettere i figli contro di noi, per tirarne su degli avversari o ne1nici della nostra fede e delle nostre idee. E' qui che io faccio in special modo appello all'attenzione dei genitori di idee libere, per avvertirli che la loro trascuratezza in ciò che concerne l'educazione dei figli. oggi sarebbe ancora più colpevole che per il passato. Per il passato c'era la •madre che neutralizzava l'influenza paterna con le pratiche religiose e con le supertizioni ; c'era la scuola e la strada che tira vano i ragazzi per direttive diverse; ma alla fine la stessa diversità e contradditorietà dei vari indirizzi e delle varie influenze di1ninuivano non poco il danno specific·o di queste. Ne risultava una educazione sbagliata, che porta va la gioventù allo scetticismo e all' egoisn10~ n1a che non faceva se non in casi eccezionali dei figli i nen1ici delle idee di libertà e di uguaglianza. Oggi .i pericoli e i danni sono maggiof'i. Non solo la scuola resa chiesastica viene in aiuto all' eYentuale educazione religiosa materna, ma tale educazione impartisce anche indipendente1nente .dalla volontà e della n1adre e del padre. .A.i fanciulli si inculcano inoltre una quantità di altri dogmi e pregiudizi di carattere sociale e politico, che sarebbe grave errore lasciar radicare nella tenera anima infantile. Fuori della scuola altre influenze perniciose vengono dalla strada, dai cinematografi, dagli sport, . ecc. : i fanciulli assorbono germi nefasti di · brutalità, di violeuze e di inumanità, tendenze alla vanità, alla coreografia, alla menzogna e alla di~sin1ulazione. Restare indifferenti, lasciare che l'acqua vada per la sua china, contentarsi _che i figli restino nei limiti dell' ossequienza alle leggi e alle convenienze usuali, senza preoccuparsi dei sentimenti che vengono infiltrati loro deliberatamente, con un evidente scopo di regresso sociale, sarebbe un vero delitto. Sta ai genitori il reagire Qontro tutte queste n1ale influenze dell'ambiente esterno· con· una opera illuminata nell'interno delle famiglie. Io docevo sopra che l'educazione libera non consiste riel far accettare aprioristicamente ai fanciulli un determinato programma di libertà,

PENSIERO E \TOLONTA' 345 che solo in seguito e da adulti potranno comprender bene, approvare e realizzare ; l'educazione libera consiste in vece nel far si che il ragazzo si presenti sulle soglie della vita attiva e della ragione, libero da ogni aprioristico cep1 po dommatico, in 1nodo che la sua ragione sia in grado di giu4icare spassionatamente e dì scegliere volontariamente la sua via. Ciò che possono legittimamente fare i genitori pet influire perchè il giudizio e la scelta dei figli sieno orientati verso il bene, verso un fine superiore di libertà e di giustizia, è il favorire in loro lo sviluppo di quei sentimenti umani più no bili e puri, della cui bontà ed elevatezza. nessun uomo può dubitare e che pure sono il miglior veicolo morale con cui più tardi, quando la ragione potrà intervenire, il fanciullo diventato uomo giungerà a comprendere ed aPprezzare le idee ed i programmi di rinnovamento sociale e politico. Con l'educare l'animo dei fanciulli a sentire nobihnente, secondo le ispirazioni dell'amore e della ~raternità umana e secondo uno spirito d'indipendenza e di giustizia, i genitori posso- . no efficacemente .neutralizzare le cattive influenze ed i mali insegnamenti che possono venire dalla scuola, dalla strada e da tutti gli altri ambienti estranei alla famiglia. Ma per questo occorre che i genitori sorveglino attentamente la tenera pianticella, perchè ogni volta che altri le imprime una piega perniciosa essi possano accorgersene e correggerla raddrizzandone e fortificandone il debole fusto. Leggano i genitori certi libri che vengono messi nelle mani dei fanciulli, e ne mostrino a questi subito certi errori evidenti, mettendoli in guardia contro l'inganno o la menzogna. Si faccian dire gli insegnamenti dei maestri, e ne correggano gli errori eventuali, sopratutto per ciò che riguarda i sentimenti e la vita dello spirito .. Non c'è bisogno di alcuna dottrina per ciò : basta il buon senso e l'avere in se stessi dei sentimenti forti e ben formati. Sorvegliate le impressioni che i fanciulli ricevono dalla •· strada, dagli spettacoli, dall'insieme deHa vita esteriore e favorite le buone e cancellate le cattive con la dolce influenza del vostro amore. Un babbo che si sia conquistato e sappia con servarsi l'amore e la stima dei figli, può ogni sera al ritorno dal lavar.o, o dall'ufficio in una ora di lieta e confidente conversazione distruggere gran parte, se non tutti, dei germi di pei·- versione, delle menzogne, dei pregiudizi che durante la giornata possono essergli stati iniettati ed jnculcati (non importa se deliberataBibi ioteca·Gino ti 1anco mente o incosciamente) in tutti gli ambienti estrafa111iliari che i fanciulli sogliono frequentare, sia a . scopo <l'istruzione che di diverti1nento. Gli effetti ed i risultati di questo apostolato nell'intimità della famiglia possono sembrare scarsi, anche perchè non sono visibili nè troppo · presto constatabili. 1'1a sono innegabili e profondi, benchè limitati per estensione dalla strettezza ·delle !)'areti don1estiche e dal numero relaticamente scarso dei figli degli uomini liberi. Vuol dire che ai figli degli altri, .ai figli dei servi che restano servili di spirito anche se per caso appartengano alla categoria dei padroni, penseremo pit1 tardi, quando saranno adulti, con la propaganda delle idee. Ma in, tanto cominciamo dal salvare più che è possibile dalle perniciose influenze dei peggiori ambienti in cui viviamo, la coscienza dei nostri figliuoli. Avremo cosi adempito ad un dovere che ci viene nel medesimo tempo dalla natura e dalla società umana, dalla nostra paternità fisiologica e dalla nostra qualità di uomini di liberi . sensi. LUIGI FABBRI. Aberrazioni pseudoscientific Federico .Stackelberg, socialista russofrancese noto oltre che per la sua attività politica anche per pregevoli lavori di volgarizzazione sull'astronoinia, dice (in Le Semeur de N orrnandie del 25 ottobre) che « il socialismo non è altro che i1 monismo biologico ,delle scienze e atti del secolo XIX e del monismo astronomico del Rinascimento confermato dalle scoperte odierne dell'analisi spettrale ». Il che vuol dire, in lingua povera, che se uJtereiori scoperte producessero delle teorie biologiche diverse da quelle che prevalsero nel secolo XIX e se l'analisi spettrale avesse n1ostrato che gli astri .sono composti da materie diverse da quelle che compongono il nostro pianeta, i1 socialismo non avrebbe ragione di essere ed i socialisti avrebbero • torto! ! ! Ora, lo Stackelberg non è solamente un astronomo che vive colla testa su nel firman1ento, i1 quale potrebbe anche parlare di so- . cialismo per snobismo, senza sapere in realtà che cosa esso si fosse. Egli è, o è stato, socialista militante (una volta usava anche (

346 PENSIERO E VOLONT A' , anarcheggiare), ha dato il suo contributo alla lotta per l'emancipazione umana, e continua ancor.a ad occull)arsi con passione di questioni sociali. Infatti, nello stesso articolo dal quale abbiamo tolta quella sbalorditiva definizione del socialismo, si legge pure : « Il progra11i11ia, l)obbiettivo i11i1nediato del Socialisnio o del Comunisnio scientifico è : r) La messa in comune del suolo e di tutti i 111,ezzi di prodiizioné; II) L' enia.ncipazio-ne della donna pe1 mezzo- della suà eguaglianza ci-vile, politica ed econoniica con f uomo : il che porterà di conseguenza la fine di, tutta la vecchia morale dei nostri avi; III) La sostituzione dell'amministrazione delia produzione mondiale, basata sull' equiva lenza dei lavori, al governo delFuomo sull' u 011io. E sta bene. 1'Ia che c'entra tutto questo coll'analisi spettrale?!! *** Non avremmo rilevata la cosa se si trattasse dì qualche caso isolato di studiosi i quali, tormentati dalla rice,rca di una formula universale che desse una spiegazione di tutto ciò che i sensi percepisc,..1no ed il pensiero concepisce e la vita fa, si lasciano facilmente trascinaree ad affermazioni azzardate ed a ravvicinamenti grotte$chi. Il male è purtroppo esteso e forse specialmen te fra i nostri. Noi abbiamo il ·tavolo ingombro di scritti di bravi compagni che volendo dare « una base scientifica» all'anarchismo fanno de11e confusioni, che sarebbero ridicole se non le rendesse patetiche l'evidenza dello sforzo fatto nella sincera credenza di rendere servi .. zjo alla causa. Ed il più patetico -di tutto si è che i più si scus:1no di non- potere far me .. g1io perchè... non hanno potuto studiaire. Ma allora, perchè confondersi in ciò che non si sa invece di fare della buon~ propaganda fondata sui bisogni e sulle aspirazioni u1nane? Certamente non è necessario essere dottori per -essere buoni ed utili anarchici -- anzi certe volte guasta. · ì\lla per ,parlar di scienza forse potrebbe. non essere inutile saperne qualche co~a ! * * * E non ci si accusi, con1e ha fatto recente111cntc un compagno, di avere in poca stima la scienza. Al contrario, noi sappiamo Biblioteca Gino Bianco quale cosa e bella, e grande, e potente e utile sia la· scienza; sappiamo quanto essa . serve all'emancipazione del pensiero ed al trionfo dell'uomo nella lotta contro le forze avverse della natura: e vorremmo perciò che noi stessi e tutti i compagni avessimo la ,possibilità di farci ,della Scienza un'idea sintetica e di approfondirla almeno in uno dei suoi innumerevoli rami. Nel nostro programma sta scritto non solo Pane per tiitti, m.a anche scienza per tutti. ,:Thlaci pare che 1 per parlare utilmente di scienze bisognerebbe prima farsi un concetto chiaro dei suoi scopi e della sua f.unzione. La scienza, al pari del pane, non è dono gratuito della Natura. Bisogna conquistarla con fatica, e noi combattiamo per creare delle condizioni che rendano possibile a tutti quella fatica. ERRICO l\1ALATEST~.\. ---------- - ----·--~ -- -- ------ --------- -- - -- - - -· -- Contributo alla c nosce dell'Italiarurale Le :hl.Carche ..... E che pensieri in1mensj, Che <lolci sogni mi spirò la vjsta, Di quel lontano 1nar, 11nei n1onti azzurri, Ohe cli qua scopro e che varcare un giorno Io mi pensava. arcani mondi, a.rcana Felic:.ità fingendo al viver mio! GIACOl[O LEOPARDI I • Quando nel 1921 l'azione fascista, dilagando dalla Valle Padana e dalla Toscana, s'infiltrava nella Romagna e nelle l\1arche, era con vinzione <liffusa che in queste regioni il fasci sino si sarebbe frantumato contro la muraglia. della resistenza popolare. Perchè allora s: consideravano gli avvenimenti da un pu,nto di vista superficiale : si osservava e si com-- men tava l'apparenza dei :fatti, senza indaga1·b nf:11a sostanza occulta. Allora non si pensava che nella vita e nel la storia dei popoli vi 3ono cause che conducono a conseguenze, e non si pensava che i fatti econon1ici influiscon.o sui fatti sociali. I)opo l'infiltrazione venne la conquista, ed i! J)al_'tito conquistatore non trovò quella resi- . stenza che· taluno credeva;· episodi 'sporadici: piccoli focolai subito spenti. Questa mancata resistenia fu per tutti o una sorpresa o una

i PENISIERO E VOL0 1 NTIA' 347 ... ----------- -- de]usione, ed ognuno si do1nandava come n1ai 1,: 1\1:arche che avevano dati gli episodi della Settin1ana Rossa e della rivolta contro la mina.cci.ata guerra albanese, si fossero piegate così subitamente e così docilmente al partito conquistatore. La risposta, allora, non venne... Si pensarono molti perchè, ma non si concluse nulla. E' bene ora, a tre anni di distanza, approfondirci nella realtà per svelare l'origine del fenomeno. * * * Or è qualche mese, a cura della Federazione Italiana dei Consorzi Agrari di Piacenza, ven_ ne pubblicato un volume di Francesco Coletti: «La vopolazione rurale in I ta.lia ed i suoi ca• 1a.tteri demografici, psicologici e sociali ». Il Coletti è professore di scienze economiche all'Università di Pavia, è valente scrittore in materia di problemi di politica agraria e rurale, ed è marchigiano. Naturale, quindi, che una parte del libro par li delle Marche e scenda con indagine diligente e profonda nel cal~attere della regione · rivelandone la vera essenza, quell'essenza che sfugge all'osservatore superficiale e che spiega perchè le Marche, oggi~ i;nalgrado il regime fasci sta, siano una delle regioni più tranquille d'Italia. <e I m/1,rclligiani, nella loro grande maggio• ranza, sono piuttosto indifferenti per la polit1,ca - dice il Ooletti nel capitolo: « Le Marche e i moti del 1914 n -. Essi, storicamente, non ne hanno potuto acquistare la passione coll'esercizio, preclu.<Jicome erano, sotto il pa• fJer110 reginie papale, .da ogni seria partecipazione alla cosa pubblica, nionopolizzata dagli er:c.,lesiastici. ]fa ciò che 11,onmeno importa è che le stesse vart1.·colarità della vita economica eh' è P'ropria di essi, non ve li hanno spinti. Le a.• ziende ,<Jonopiccole e quasi indipendenti le U/rte dalle altre, gran parte della vopolazione è svarsa o raccolta in centri talora minuscoli, wn, d1isr·reto be_nessere è diffuso. Da questo venguno fuor1: un v1:vo senso individualistico, talora spù1to s1·no alla ri~pugnanza ad associarsi, e ivna ,·erta, acq1nescenza passiva allo stato che si gode, tu,colarmente tramandato dagli avi. lìove mancano spiccati interessi collettivi che rir,olleglvino. le persone e difetta ed è tenue il pungolo del malcontento non si determinano (Jrandi correnti politiche ». Ho ril)ortato qesto passo del libro del Oole.ttì perchè in esso, con poche e chiare pennellate, si spiega il carattere tipico dell'economia, inai- .. chlgiana e la conseguente psicologia degli ahi. ,. • • Biblioteca G"n·oBianco --- . ---,--- . --------- - ----~------------ tanti la regione. Regione eminentemente agri, _çola con don1inio assoluto della pura mezzadria; regione a.rtigiana, per ciò che riguarda Pindustria, in cui la grande azienda moderna eJ accentrata è quasi sconosciuta. _Ancona, come città commerciale, non è un centro disprezzabile anche perchè il suo porto fa sì che la città sia centro d'arrivo e di par, tenza di merci svariate non solo per le Marcht~, ma anche per altre zone; questo fatto però non determina che la capitale marchigiana sia cen tro urbano di grande agglomeramento di mas. s-~ e di traffico intens-o: anche in Ancona pre· vale l'artigianato e il piccolo commercio. Scorrendo i dati statistici che· il Ooletti espone nel libro citato si possono avere cifre , interessanti. Il censimento del 1911 dava alla regione un complesso di 1.093,263 abitanti, ed il Co letti, fatti i dovuti calcoli, ba stabilit-o che il numero complessivo dei rurali - e cioè degli appartenenti a famiglie che abbiano pir capo un agricoltore - sale alla cifra tonda di n60 mila. V ol~ndo precisare il numero degli ap. partenenti alle diverse categorie dì agricoltori, il Coletti ha stabilito su dati di fatto controllati che per ogni 100 marchigiani d'ambo i sessi e di oltre dieci anni di età addetti all' agri. coltura, 58 sono mezzadri, 12 lavorano terreni propri e sono cioè piccoli proprietari, 25 sono giornalieri. Il rimanent_e 5 per cento appartie, ne a categorie trascurabili. Da questi dati rf sulta che le Marche hanno la maggior quota dì mezzadri di qualsiasi altra regione, comprese la Toscana e l'Umbria che sono le regioni tipi. che della mezzadria. Come conseguenza ne der i. va che la popolazione vive sparsa per le carri· pagne: sopra cento abitanti - precisa il Co. letti - 54,50 vivano sparsi. Le Marche, salvo un centro di grandezza media, Anco1ut, non hanno che centri piccoli o piccolissimi : il 75 per 100 d.ei comuni vanno da 1000 a 5000 ahi tanti e per giunta ogni comune è diviso in nu merose e mint~scole frazioni. Se dall'agricoltura passiamo all'artig1anato, i dati statistici tratti dal censimento del 1911 dicono che dei 123 mila marchigiani di età sn, periore ai dieci anni àddetti all'industria, 26 mila appartengono ad· imprese occupanti più di dieci persone e 97 mila lavorano o da soli o in imprese occupanti meno di dieci persone e 13onoperciò o artigiani o minuscoli indu-- striali. Da questi dati statistici significati vi si de, dure che nelle Marche la ricchezza è diffusa in ( tante pi3cole quote. - Se non c'è alta ricchez ..

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