Pensiero e Volontà - anno II - n. 15 - 16 novembre 1925

,. ... PENSIERO E VOLO·NTA' 359 sulla reale portata della prima premessa di M. : « Incominciamo col dire cn.e la rivoluzio. ne non la possia1no fare noi soli... » che resta. dnbbia, pur nella sua forrnu]azione precisa. .Per certo -è evidente che non sarebbe compatibile con le nostre idee, con i nostri scopi e con i nostri principii fondamentali, una rt· Yoluzione fatta senza il consenso delle masse, 0 1 peggio, contro di esse; un tale fatto costituirebbe una dittatura-stato, e quindi sarebbe antianarchica anche se esercitata dagli anar, ' chici sotto le si)ecie di una realizzazione del l'Anarchia. Per quanto il « noi soli » può esprimere un' opposizj one tra anarchia e masse, u u}la vi è da 'obiettare alla tesi di Malatesta. Ma sotto un diverso rispetto, in quanto il ' . « noi soli » è riferito, o riferibile, agli altri gruppi politici, alle « forze progressive esistenti » (1) sorgono fortissimi dubbi. Invero l'alleanza con le cc forze progressi ve » si ritiene una condizione indispensabile, un inevi t.abile fatto storico che non si può saltare, un n1on1ento eRsenziale dello sviluppo anarchico, oppure è un fatto di pura convenienza, che potrà verificarsi per ragioni tattiche, ma dal quale potremo eventualmente prescindere i Cioè l'evoluzione delle :forme politiche, con l'anarchismo in coda, è un punto fondan1en. - tale, una base dottrinaria dell'anarchia, od ~ una ideologia provvisoria per fini del tutto contingenti 7 Esiste tra la dottrina anarchica e la presente fase di sviluppo della società una contraddizione di premesse e di condizioni che escluda una diretta azione sociale degli anarchici T Noi non vediamo alcuna ragione che si opponga ad un'attività autonoma ed immediata d<·gìi anarchici diretta ad una forma di riccstruzione politica ed economica. Esiste allora una ragione di ordine pratico 'f Esaminiamo le ragioni esposte da J\1. : « nel caso, poco probabile, che vincessimo da soli, ci troveremmo nell'assurda posizione o di imporsi ,comandare, costringere gli altri e quin• di cessare di essere anarchici ed uccidere la rivoluzione stessa col nostro autoritarismo, oppure di « fare per viltade il gran rifiutp », c1oè ritrarci indietro o lasciare che altri pro- , fitti del1' opera nostra per scopi opposti ai nostri ». (1) QnalA delle forzo progr<'~sivc <'Si8t<'nti non ha pér pro- ~rnmma, Aalvo In <lifferen1.a <l<'l mei·o,lo, ln conquistn, del Pot,ere, e non è qn:n<li potenzinlmente regressivA. non np1lena la rivoluzione le permetta di porre la ~uR. C'nndidat,ura per la successione al potere caduto? F · eca GÌ o • 1a co· -------------------- Quale è la reale consistenza di questo dilemma 1 La base logica di questo dilemma è fondata su questa proposizione implicita: una forn1a d'ordine è necessariamente autoritaria se non sgorga spontaneamente dal seno delle masse. Sr questa propo~izione fosse vera noi non sapremino trovare alcuna possibilità concreta rer un'azione· anarchica nella produzione \e !!ella politica.. La tesi che l'ordine sia csclusiva:rnenLe ba- &ato sull'autorità è propria <lei parti ti clittatoriali j la tesi dell'ordine basato sull'illusoria sintesi di autorità-libertà è proprio <lei par, tjti de1nocratici. Ora non essendo l'anarchia nè dittatura nè democrazia, quale è la sua for. 1na d'ordine 7 L'anarchia pone la l,ibertà co11i 1:, u-na f ornia d'ordine. L'opposizione tra libertà individuale e 01 dine sociale, esiste nella dittatura e nella democrazia, in breve, in ogni Stato, per l'esistenza di classi economiche, cioè per effetto della proprietà, per cui diventa concepibile una for1na sistematica di libertà politica coe _sistente con la dipendenza economica. 1 Toi neghiamo a tali forme di ordinamento sociale ogni carattere libertario, ed è per ciò che neghiamo la nostra adesione e partecipazione ai cosidetti istituti della « sovranità popolare ». Alla pseudo-libertà politica degli Stati, quando c'è, contrapponiamo la libertà anar•• chica che è nello stesso tempo sociale ed eco.. 1-.omica, e cioè che investe l'ordine concteto, cJoè l'ordine della produzione. ()ra, eRsendo ovvio, che nessuna teoria o ideologif:t politica può muta.re i dati e le esigfnze della tecnica, la J ihcrtà economica non può rappresentare altro che una diversa forr ri:ta di p:rodnzione, cioè la forma razionale ed organica della produzione, liberata dalle incristazioni storiche-classiste dello Stato. Ora, un'azione degli anarchici, che o'perino per l'instaurazione di un tale ordine libertario (ed in tal senso l'aggettjvo diventa pleonastico), cioè che esercitjno la loro funzione dirL gente (e ]a devono necessariarnente esercitare in quant.o l'anarchia non può ess~re opera che d<'gli anarchici) supera e rjsolve il dissidio tra autoritarismo e ordine di cui il dilemma di 11.: è una vestizione. Noi diciamo cioè che oltre all'ordine basato nell'autorità, ed oltre ad un ipotetico e. preordinato ordine naturale, esi- . ste l'ordine· vero, cioè l'ordine-libertà ossia l'ordine anarchico. I

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