Pensiero e Volontà - anno II - n. 14 - 1 novembre 1925

Anno Il. - N. 14. Roma, 1° Novembre 1925 (C. c. con la Posta) "' ... - - . ' ens,eroe n ~ - 'if ivisfa quindicinale di sfuòii sòciali e coltura generale direffa da ·Err,·~o jW~lafesfa ... CJ ; . ; Prezzo Lire UN A Estero Lire 1.50 CJ Bèda•ione e aznzninist:razi·one: PENSIER·O E ·V OLON T .A_, . CASELLA POSTA.LE 411 - RO.MA • ' .. o Biariço · / I

\ PENSIERO· E VOLONTÀ• RIVISTA QUINDICINA.LE DI ST'UDII SOCIA.LI E ·coLTURA GENERALE 00NDIZ'IONl DI ABBONAMl<JNTO: Interno: anno L. 20, se1nestre L. IO - E8tero: anno L. 30, se1nestre L. 15 Un nu1-neroseparato: ·interno L. I, estero L. 1.50 Indirizzare tutto ciò che riguarda la Rivista all' indirizzo : "PENSIERO E VOLONTÀ,, - CASELLA POSTALE 411, ROMA (Le rimesse di fondi se fatte per la posta debbono essere indirizzate alla Rivista. Se fatte a mezzo di Banche è preferibile indirizzarle nominalmente a Errico Malates.ta, Casella pç>sta.le 411 - Roma). Spediamo numeri di saggio a tutti coloro, di cui abbiamo l'indirizzo, che crediamo possano interessarsi alla nostra Rivista. Sospenderemo l'invio a tutti quelli che nòn ci daranno un segno qualunque per diroi che hanno ricevuto e che gradiscono l'invio. - -SOMMARIO: .r Lo SPETTATORE: La Società delle ll'asioni - P.: L'azione anarchica prima della rivolu- ■ione - LUIGI FABBRI: Del governo della famiglia - ERRICO MALATESTA: Aberrazioni pseudoscientifiche -CARLO MOLASCHI: Contributo alla. cono•cenza dell'Italia rurale. Le Marche - LurGI FABBRI: Il pensiero di Giordano Bruno (Continuazione e fine): - GAETANO MARINO: Dio - C. BERNERI: L'abitudine nella vita. sociale - NINO NAPOLITANO: Pirandelliana - LUIGI FABBRI: Libri. ~--;;;.;.;;.;;;;;;.;;;;;;;;;;;;;;:;;;;;= - -- -- -~---- 1\ L eRFFE' Conversazioni sull'Anarchismo Seconda edizione su quella riveduta ed ampliata, edita in Bologna nel 1922· PREZZO LIBE 3. (Aggiunge1·e li•,-e 0.80 per la spedizione raccomandata. Estero il doppio). Inviare ordinazioni accompagnate dal relativo importo a: MONTICELLI TE MIST-OCLE Casella Postale 299 - ROMA _FRSeISME) E OEME)SRRZIR di S1lVERlt> MBRLIN6 In vendita pre·aso '' PENSIERO E VOLONT A' ,, Casella Postale 411 Boma· al prezzc;,, di L. 1.50 per l'Italia e L. a per l'Estero. Biblioteca Gino Bi neo

PENSIERO E VOLONTÀ Anno II. - N.. 14. • CasellaPostale N. 41 l • Roma, 1 ° Novembre 1925 La Società La stampa eur,opea, specialmente quella democratica, è tutta gongola_nte per le conclusioni pacificatrici a cui è giunto l'istituto della Società delle Nazioni nelle sue ultime tornate a Locarno. L'accettazione da parte dei maggiori Stati europei del cosidetto « patto di garanzia » oontro l'eventualità di una nuova guerra sembra~ specialm~nte ai democratici, l'inizio di un'èra nuova, quasi come un primo parafulmine efficace contro l' evèntualità di nuovi macelli tra i popoli. Naturalmente al coro della stampa democratica s'aggiunge, benchè in tono minore, il compiacimento dei giornali ufficiosi dei variì governi firmatari del « Patto.» ; ma di questi non teniamo conto, poichè si tratta di rime obbligate sulla sincerità delle quali nessuno potrebbe giurare. Fa eccezione al coro la stampa ufficiosa russa, perchè l'autocrazia bol- , scevica ha interessi oontrastanti con quelli che predominano negli Stati occidentali ; e d'altra parte .non era, come alcuni di questi, costretta ad aderire (sia pure formalmente e per salvare le apparenze) all'accordo pacifistico da prec~denti impegni, da solidarietà reciproche di guerra o commerciali e .bancarie ecc. Noi, lo diciam-0 francamente, non abbiamo alcuna fiducia nella efficacia delle convenzioni concluse testè sotto il patrocinio della Società delle Nazioni. Non siamo di quelli che preferirebbero che il mondo and3:isse in fìamme, pi ut, tosto di veder avverarsi un'ipotesi in contrasto coi propri preconcetti. Sopratutto desideriamo il bene dell'umanità ; e se un po' di questo bene potesse sul serio scaturire dalla .Società delle Nazioni, non ce ne spiacerebbe nè vorremmo certo impedirlo. La nostra mente e il nostro cuore inorridiscono all'idea di una nuova guerra, che i tecnici ci prospettano fin da ora mìlle volte più tremenda per tutti i popoli di quella che testè, e non perfettamente, si è chiusa. Saremmo dei malvagi se solo per un puntiglio dottrinario non scongiurassimo co] desiderio tanti orrori, semplicemente perchè la· salute dovesse vénirci da una politica di cui siamo avversari. Bib iotecaGino . . 1anc ... delle Nazioni Ma la questione così è male impostata. Noj non siamo avversari alla politica e alla ideologia della Società delle Nazioni perchè questa darebbe, la pace ai popoli con metodi e per vie da noi non approvate ; le siamo avversari, oltre che per altre ragioni che derivano dal nostro idealism-0 libertario ed egualitario, perchè essa è impotente e incapace di dare o garantire una qualsiasi pace. L'impote:r;i.za e incapacità derivano dall'esse1 e la Società delle Nazioni una lega di governi invece che una federazione di popoli : e la costituzione statale dei vari aggregati costituisc« più un motivo di · discord.i.a che di concordia fra questi, in quanto le ragioni di conflitto vi sono infinitamente più numerose che le ragioni di buo.q accordo. Altra impotenza ed altra incapacità derivano dai metodi eui la· Società delle Nazioni si affida, i quali possono diven~ tare essi stessi una causa di guerra. V'è . poi il fatto che ogni governo, pur aderendo ad un protoc-0110 di pace, conserva nei suo.i confini tutto. un attrezz31mento di guerra che non puè prima o poi non sboccare nella guerra. Uno dei motivi di squilibrio, e quindi di dif fidenza e timori reciproci, che prima o poi pu,, generare la guerra, è la diversità delle costi .. tuzioni interne dei singoli Stati in relazione con la enorme diversità delle situazioni eco ... no1niche, della di visione fra nazioni a regime autocratico e nazioni a regime più libero, fra nazioni povere e nazioni ricche, ecc. · Data l'u ... nità sempre più . stretta della vita mondiale, sì che il benessere di un popolo può essel'e compromesso più o meno da una scarsità di prodotti che si determini agli antipodi, si pen ... si come rendano impossibile una vera pace du ... ratura tutti questi regimi doganali e protezio .. nistici di reciproco impoverimento, questi divieti posti ali' emigrazione ed all'espansione naturale, di cui specialmente soffrono i paesi ricchi di popolazione. ma poveri di territorio e di materie prime. · Cieco è poi chi non vede quale motivo di impotenza e d'incapacità per la Società delle Nazioni costituiscano tutte queste polveriere I

314 PENSIERO E V·OLONTA' colme del più pericoloso esplodente che la pace di Versaglia ha stabilite in quasi tutti i punti di confine fra gli Stati d'Europa, le quali non mancheranno di prender fuoco non appena le polveri saranno àsciutte, o per combustione spontanea o al primo fiammif e1o ac• - ceso che un qualsiasi governante sventato o male intenzionato gitti sul suo passaggio. Tutti i protocolli firmati e bollati non diventeranno allora, ancora una volta, come sempre nella storia, che inutili stracci di carta. Oggi sono possibili delle illusioni solo perchè le polveri delle tapte mine che solcano l'Europa sono ancora bagnate, zuppe del tanto sangue e delle tante lacrime versate in quattro anni di guerra e di un belì~gero dopoguerra. I popoli no:n hanno ancora dimenticato, gli Statì sono spossati ; e di questi nessuno è certo di poter giocare senza enormi rischi una carta marziale, e ognuno respinge da sè la respon~ sabilità, d'aprire una nuova serie di guai tren1endi. Ma i motivi di nuove guerre, creati e I accumulati dalla pace di Versaglia (per non parlare che dei più visibilj e contingenti) sono così errarmi e numerosi, che non si vede come un semplice patto segnato sulla carta possa annullarli ed impedirne le più o meno prossime ma inevitabili conseguenze. Anche prima della guerra, del resto, le varie, società per la pace erano riuscite a costituire, all' Aja o altrove, non ricordi~mo pii1 quale organismo, cui perfino lo czar aveva aderito. 1\1:atutti i concordati, patti, regolamenti furo-- no annullati in un attimo, nel 1914. Si può star sicuri che non appena uno Stato qualsiasi si sentirà sicuro, e per armamenti proprii e per solidità di alleanze, di poter osare e vi sarà spinto dall'interesse delle sue caste dominanti ' la povera Società delle Nazioni crollerà come con un soffio crollano i castelli fatti per ozioso passaten1po con un mazzo di carte da giuoco. Ci si dirà: Volete adunque che tutti aspettino la vostra anarchia prima di tentare un modo di evitare i disastri della guerra~ Molto tranquillamente rispondiamo che infatti solo ' . . . con un organ1zzaz1one economica e politica su basi anarchiche si potrà stabilire nel mondo una pace sicura e durevole. Ma non pretendiamo che gli altri espettino, e. neppure che si uniscano a noi, se non sono persuasi che' abbia.imo ragione. Pensiamo che, anche prima, una qualche pace un po' migliore dell'attuale, un po' meno minaeciosa, un po' più stabile potrebbe pur essere raggiuD;ta. Noi non ce ne contenteremmo, ma non la disprezzerem1no. BibliotecaGino Bia ..co Siamo però molto lontani non soltanto dalla pace completa e duratura, che sola potrebbe essere assicurata all'umanità da un3:i organiz .. zazione sociale senza privilegi politici ed eco .. non1ici, ma anche da quella molto relativa cotlcepÌbile in rapporto agli ordinamenti che siairn soliti chian1are borghesi. E questi accordi della Società dtlle N a;doni ci sembrano quaf i una beffa atroce alla stanchezza dei popoli esausti e assetati <li un po' di quiete e di tranquillità. Certo anche i popoli, da parte loro, hanno da l'attuale stato di cose una grave lezione; poìchè proprio per essersi accontentati a un dato n101nento di una falsa qujete e d'una tranquillità apparente, si vedono ora fuggire dinanzi, inafferrabili, questi due beni di cui hanno tanto bisogno..... Ma non divaghiamo ! Dicevamo che siamo lontani anche da quella pace, che pur sarebbe relativ~mente accetta. bile dati gli organamenti attuali ; poichè l' at- · tuale, di cui non godiamo alcun frutto, non appare altro che come una tregua, una vigilia di armi, un 1nodo qualsiasi per riprender fiato e prepararsi a nuove guerre. Abbiamo visto, e la concordanza non ci fa punto piacere, che in queste no_stre constatazioni pessimistiche convengono anche i giornali fascisti da un lato e bolscevichi dall'altro. Ognuno intende però che la constatazione della dura realtà noi la f acciaimo con animo assai diverso, con diversi intendimenti e per dedurne conclusioni e propositi del tutto opposti e niente affatto scevri di speranze. Conclusioni e propositi che sarebbe inutile qu1 precisare, e che del resto sono ben noti, se si pensa che sono i medesimi o quasi che Michele Bakunin - anche lui Cassandra inascoltata del suo tempo - gridava nel 1868 agli utopisti democratici della « Lega per la; Pace e la Libertà » che con Vittor Hugo àlla testa sognavano gli Stati Uniti d'Europa proprio alla· vigilia della Guerra franco-prussiana. LO SPETTATORE. • J.T on sacr1 f,:care il Vero. alla setta, al pote7:e, alo. piccohi 'r,onvenienzd del niinuto, alle op• portunità M un giorno, al niestiere, alla carriera,, aila sim.pa.tia all'odio,,- dire il· Vero per .• tliè è dt.:yno rii uomo libero e di nazione civile, dirlo. perrhè altri lo ripetano da t"e e con te ' rrirlo z,t,·rcÌtè è il Vero. GIOVANNI BOVIO.

I PENSIERO E VOLONTA' .l. 315 , Perl'azionauearohica · primda~,llariv~lnzion Un esame particolareggiato e completo dell'articolo di ~Ialatesta (i"radualismo pubblica .. to nel n. 12 di P. e V. imporrebbe un'appro~ fondita considerazione dei maggiori problemì attuali dell'àinarchismo, poichè l' A., per quan, to scriva di aver « prospettato dei problemi più che delle soluzioni », in realtà ha incanalato un grande nu1nero di questioni importanti verso ben determinate soluzioni.· Non vogliamo q_ra trattare tutta l'estensione d.1 quei problemi, ma bensì limitarci ad approfondire., quella parte di cui abbiamo già argomentato in nostri precedenti articoli su questa rivista. Le diverse questioni sono sintetizzate dalla dGmanda che P<?ne M. : « Quale dovrebbe essere la tattica degli anarchici prima, durante P dopo la rivoluzione 1 >). Nel citato articolo, a questa domanda si danno tre ordini di risposte, 1na la di visione ci sembra un po' forzata, a ·meno che tuttq il lavoro che si dov1ebbe fare nel periodo anteriore alla rivoluzione si debba riferire al puro fatto insurre ... zionale, ciò che ci sembra troppo esclusivo, p0ichè ciò che deve essere fatto « durante la .rivoluzione » fissa in parte a.nche la tattica per ciò che si dovrebbe fare « prima de1la rivoluzione >>. Non vi può essere in vero una soluzione di continuità nello. sviluppo dell'anarchis1no, e le opere ed operazion'i nella rìvol nzione devono aYere la loro preparazione te:cnica e spirituale sull'azione e preparazione degli anarchici :fatta prima. della rivoluzion~ medesima. Ciò scaturisce facilmente dalle azioni stesse previste da Malatesta come necessarié durante il periodo rivoluzionario, come metteremo meglio in evidènza in seguito. E' però necessario premettere uno schiarimento, o provocar lo, snll~. reale· portata della prima premessa di M. : « Incominciamo col dire che la rivoluzio. ne non Ja possiamo fare noi soli... » che resta dubbia, pur nella sua formulazione precisa. Per certo è evidente che non sarebbe compatibile con le nostre idee, con i nostri scopi .... ~ còn i nostri prinèipii fondament.ali, una ri· voluzione fatta senza il consenso delle masse, ·o, peggio, contro di esse; un tale· fatto costitui rebhe una dittatura-sta,to, e quindi sarebbe antianarchica, anche se esercitata dagli a:narchici sotto le specie di una realizzazione del I1 Anàrchia. Per q'uanto il « noi soli » pub E3ibliotecaG. o esprimere un'opposizione tra anarchia e masse, nulla vi è da obiettare alla tesi di Malatesta. Ma, sotto. un di verso rispetto, in quanto il « noi soli » è riferito, o riferibile, agli altri gruppi politici, alle « forze progressive esistenti » (1) sorgono fortissimi dub}?i. Invero l'alleanza con le <~ forze progressive » si ritiene una condizione indispensabile, un inevitabile fatto storico che non si può saltare, un 1nomento eRsenziale dello 'sviluppo anarchico, oppure è un :fatto di pura convenienza, che potrà verif~carsi per ragioni tattiche, ma dal quale potremo eventualmente prescindere 1 Cioè l'evoluzione delle forme politiche, con l'anarchismo in coda, è un punto fondamentale, una base dottrinaria dell'anarchia, od ~ una ideologia provvisoria per fini del tutto contingenti 7 Esiste tra la dottrina anarchica e Ja presente fase di sviluppo della società una ~ontraddizibne di premesse e di condizioni che e~cluda una diretta azione sociale degli atiarchici f Noi non vediamo alcuna ragione che si opponga ad un'attività autonoma ed immediata df'gìi anarchici diretta ad una forma di ricostruzione politica ed economica . Esiste allora una ragione di ordine pratico 'f Esaminiamo. l,e ragioni esposte da M. : « nel caso, poco probabile, che vfncessimo da soli, ci troveremmo nel1'assurda posizione o di imporsi ,comandare, costringere gli altri e quindi cessare di essere anarchici ed uccidere la rivoluzione stessa col nostro autoritarismo, oppure di « fare per viltade. il gran rifiuto », cioè ritrarci indietro e lasciare ~he altri profitti dell'opera nostra per scopi opposti ai nostri ». ' Quale è la reale consistenza di questo dilemma 1 La base logica di questo dilemma è fondata · su questa proposizione implicita: una forma d'ordine è necessariamente autoritaria se non sgorga spontaneamente dal seno delle masse. Sfl q~esta proposizione fosse vera noi non sapremmo trovare alcuna pòssibilità concreta rer un'azione anarchica nella produzione e nella politic&. . . (1) Qual~ delle fot·ze progressive es:stenti non lrn per pr-ogra.mma, salvo ltt differenza <lel metodo, la conquista del ·Potero, e non è qn:n<li potenzin.lmeute regressiva non nppe- . na la rivoluzione lo pern1etta di porre la qun cnndidnturtt per la suocessione al potere caduto? .. .

316 PENSIERO E VOLONTA' ' J-'a tesi che l'ordine sia esclusivamente ha- &ato sull'autorità è propria dei partiti dittatoriali; la tesi dell'ordine basato sull'illusoria sintesi di autorità-libertà è proprio dei partiti democratici. Ora non essendo l'anarchia nè dittatura nè democrazia, quale è la sua for. nut. d'ordine 1 L'anarchùi pone la libertà comf:.- nna forma d'ordine. L'opposizione tra libertà individuale e Dì· dine sociale, esiste nella dittatura e nella democrazia, in breve, in ogni Stato, per l'esist€1nza di classi economiche, cioè per effetto della proprietà, per cui diventa concepibile una forma sistematica di libertà politica coesistente con la dipendenza. econon1ica. ~oi neghiamo a tali forme di ordinamento sociale ogni c3<rattere libertario, ed è per ciò che neghiamo la nostra adesione e partecipazione ai cosidetti istituti della « sovranità popolare ». Alla pseudo-libertà politica degli Stati, quando c'è, contrapponiamo la libertà anar-. chica. che è nello stesso t-empo sociale ed eco. r:.omica, e cioè che investe l'ordine concreto, cioè l'ordine della produzione. ()ra, ei:;sendo ovvio, che nessuna teoria o ideologi ':t politica può muta.re i dati e le esigfnze della tecnica, la libertà economica non può rappresentare altro che una diversa for-- r::-tét. di produzione, cioè la for1na razionale ed organica della produzione, liberata dalle incristazioni storiche-classiste dello Stato. Ora, un'azione degli anarchici, che operino per l'instaurazione di un tale ordine libertario (ed in tal senso l'aggettivo diventa pleonastico), cioè che esercitjno la loro funzione dirigente (e la devono necessariamente esercitare in quant.o l'anarchia non può essere opera che drgli anarchici) supera e risolve il dissidio tra autoritarismo e ordine di cui il dilemma di M. è una vestizione. Noi diciamo cioè che oltre all'ordine basato nell'autorità, ed oltre ad un ipotetico e preordinato ordine naturale, esiste l'ordine vero, cioè i' Qrdine-libertà ossia l'ordine anarchico. Del resto ciò che M. in seguito consiglia di fare è precisamente la realizzazione di que .. sto ordine da parte degli anarchici; in. verità, il portare le masse sotto il controllo degli anarchici, il rivendicare di fronte. allo Stato l'autonomia e l'exti:aterritorietà dei gruppi anarchici, l'impedire le _formazioni statali o le centrali di Potere, se devono essere azioni pratiche e realizzabi1i altro non possono es81 bIi oteca o Bia GO sere se non la creazione. per azione degli anarehici, di una forma d'ordine basata sulla libertà. Ma è _possibile la coesistenza dell'anarchia• e delle forme statali 1 Per part~ dell'anarchia sì, perchè essa come forma più estesa e progressiva comprende ~ spiega la natura e funzione degli Stati, e I.re eredita- quanto vi è di storicamente permanente, ma lo Stato, per la sua natura sistematica e qÙindi unilaterale e dogmatica, necessariamen te deve tendere alla distruzione della sua negazione, cioè dell'anarchia. Questa inevita. .. bile ass~nza di reciprocità nella mutua tolle .. ranza tra Stato e i\.narchia im.plica la reduzione di uno di essi a tendenza nella realtà dell'altro, come è dell'anarchia nella presente società degli St.ati. Un'azione degli anarchici <liretta a ca povol. gere questa situazione non può esaurirsi nel fatto insnrrezi.onale e ne]l'operare durante la rivoluzione._ Per sQttrarre la produzione al controllo dello Stato, eliminare le classi, orgar njzzare la nuova produzione, gli anarchici devono, prima della rivoluzione, organizzare, com~ forza politica, i quadri atti ad operare la tra.sf ormazione, ed acquistn,re la necessaria con0scenza e pratica della tecnica sociale. Non ì;) possibile rimandare questa preparazione tutta al periodo rivoluzionario. Che la rivoluzione avvenga per causa di guerra, o di e.risi economica della società capitalista, o per eontraddizioni politjche tra le classi di uno stesso Stato, verrà un momento in cui le organizzazioni deboli rivoluzionarie saranno relativamente più forti del1o Stato, ma sarà la forz~ relativamente più forte, per quanto assolutamente debole, che centralizzerà allora at. torno a sè tutta la vita sociale. · Essa ;t,pparirà storicamente ·come la forza efficiente della rivoluzione. Nulla vieta che tale forza sia l'organizzazione anarchica, nulla vieta che gli anarchici facciano, non diremo l'anarchia çla soli, ma l'anarchia con le loro sole forze, nel consenso di tutti. I P. Nel prOs-~trno num,ero r1:tornerò sull!argomen• to, non per _rispondere a P. col qiw,le sono_fondamentalmente d'accordo, nia per· profittare dr:Ue sue osservazioni e cl1iarire 1neglio il mi9 cvncetto. l Errico Malatesta. ..

, . .. ' PENSIERO E VOLONTA' 317 ·Del , ' Governo deJ la fElrDiglia Non intendo· qui riprendere a sviluppare gli argomenti che, all'incirca col medesimo titolo, trattò. in a.Itri tempi Agnolo Pandolfini, o Leon Battista Alberti. Pure questo titolo «stile Rinascimento» mi ha in certo· modo sedotto a riprendere in esame una questione di condotta morale di indubbia importanza, ogni tanto accennata dei noitri giornali, ma non abbastanza approfondita ancora, almeno secondo il mio modesto parere. Va con sè che alla parola « governo » non do qui il significato più corre~te di organizzazione politica e autoritaria, di « autorità che' regge lo Stato » come dice il vocabolario, ma l'altro più generico ed originario di una norma di con·- dotta e d'indirizzo di una data collettività - nel nostro caso la famiglia - e della sua organizzazione· inte.riore, dei rapporti fra i suoi membri, più da un punto di vista mor.ale che da quello materiale ed ecònomico. Debbo anche premettere alle considerazioni che seguiranno, che io do molta importanza alla famiglia, considerata non come ente giuridico-legale, ma come libero aggregamento di affinità basato sull'amore e l'accordo e aiuto reciproco ; che può essere anche oggi a dispetto dell'ambiente esteriore e delle sue coercizioni, un nucleo di vita anarchica e sarà certamente in un migliore avvenire la prima c~!lula costitutiva del grande ~rganismo libertario ed egualitario dell'umanità. A me sembra che in passato si sia data troppo poca importanza a questa. specie di propaganda del fatto che consiste nell'attuare. la libertà, nel proprio spirito anzitutto e quindi nell'ambiente ristretto ed intimo della vita familiMe, in cui la volontà individuale ha maggiori possibilità concrete di sfuggire alle coercizioni dell'ambiente e di determinare un modo di vivere· più consentaneo al proprio sviluppo morale ed alla propria coscienza. Ho detto « maggiori possibilità >.) perchè le guardo in rapporto con le minori possibilità negli altri ambienti meno omogenei e più vasti ; ma con ciò non intendo dire nè «tutte» le poseibilità nè «sempre». Al contrario! Purtroppo nella società attuale la famiglia, · · per quanto libera e au~onoma possa essere, eubisce sempre le influenze corruttrici e deviatrici dell' ambie~te esteriore. l{a questo fino ad un certo punto : vi sono sempre, dove _più e dove meno, delle possibilità di sfuggire o di ribelbi oteca Gi • I larsi a tali influenze, ad alcune almeno ; T'è sempre qualche modo di limitarne o neutralizzarne gli effetti. E · quando qualche modo o possibilità v'è, il non profittarne nei limiti del possibile, il non fare neppure lo sforzo necessario e possibile d'una così parziale libera- . zione, trincerandosi dietro la scusa dell'influenza dell'ambiente, costituisce una debolezza ed una diserzione : significa mancare al propri~ dovere. Nell'attuale nostro arrovellarci per la piega così contraria alle nostre aspirazioni presa dagli avvenimenti, nella momentanea impotenza d'impedirli o arrestarli, la mente ricorre al passato e scruta quali errori da parte nostra possono aver contribuito a facilitare la prevalenza dellte forze di regresso. Ebbene fra questi errori non ul~imo mi sembra quello d'aver trascuràto l'organizzazione delle forze morali, la fortificazione spirituale delle ~osizioni conquistate. In certo modo eravamo un esercito che avanzava in massa senza 'guardarsi le spalle ; un esercito che cercava di aumentare sempre più i. suoi effettivi in maroia senza curarsi del paese che si lasciava dietro, delle generazioni che -senza posa dietro di lui si rinno.vavano. I risultati materiali momentanei appagavano i più ; e si badava molto alle costruzioni generali politiche ed economiche, statali od estrastatali, di carattere collettivo ; e· nessuno contesta eh' esse potessero essere utili e magari indispensabili, fatte lé dovute eccezioni. Ma gli individui, componenti le collettività, nella \ opera di queste credevano •es~urito il da farsi, e pei:: proprio conto non sentivano di avere uu personale dovere da compiere, qualcosa di proprio da costruire e realizzare in sè ed attorno a sè, dipendente soltanto dal proprio sforzo individuale e dalla propria iniziativa. Sopratutto la maggioranza di coloro che avevano abbracciato un ideale di libertà e d'uguaglianza, trascuravano completamente la propria famiglia come se questa fosse del tutto estranea alle loro preoccupazioni d'indole sociale e politica. Vi sono .stati degli anni - e mi riferisco al te,mpo anteriore alla guerra, e non al posteriore in cui i partiti d'avanguardia si gonfiarono oltre misura per impulsi esteriori del tutto momentanei - nei quali anzi l'elemento socialistico e rivoluziÒnario (ne parlo in generale, sen- , za distinguere fra le proprie frazioni o partiti), pur essendo minoranza, era oltre ogni dire nu- , .. ••

818 PENSIERO E VOLONTP~' meroso. Se tutti i cosidetti sovversivi del tempo, sociàlisti, anarchici, sindacalisti, repubblicani ed in genere aspiranti a un avvenire di maggiore libertà e giustizia, o per lo meno la maggioranza di essi, si fossero preoccupati di érescere le proprie famiglie in armonia con le proprie convinzioni, credete forse che oggi ci troveremmo nelle condizioni in cui siamo 1 Anche se fosse stata una minoranza nella minoranza ad avere tale preoccupazione, se cioè per lo meno coloro che nei vari campi novatori e riformatori erano considerati i migliori avessero cominciato essi nella propria c~sa il compimento del proprio dovere, noi non saremmo probabilmente sfuggiti def tutto alla situazione attuale, ma nella lotta contr0 di questa avremmo potuto contare sopra una élite un pò più ricca di ele1nenti giovani e provenienti dalle . . nuove generazioni. Oggi, sotto la pressione ultrautoritaria e l' aculeo delle persecuzioni, si va formando già nei. giovani che si affacciano alla vita, specialmente operai e studenti, una psicologia nuova e piena di promesse. Ma questo è un'altra cosa : è la promessa per domani, non è l'oggi. L'oggi avrebbe potuto scaturire migliore dalle generazioni che si sono forma te da una decina d'anni a questa parte ; e sono state quelle che sono risultate pi11 de:ficienti. Orbene, questa deficienza deriva da cause molteplici ; ma tra queste merita il suo posto ed ha la sua importanza il fatto che gli uomini di libertà e di progresso si sono curati troppo poco, quand'erano ancora in tempo, di temprare la mente e il cuore dei loro figli, in modo che la coscienza di questi resistesse più validamente alle influenze malsane, alle pressioni e urti dell'ambiente avvelenato e inferocito da tutte le conseguenze della guerra. Ognuno di noi, che milita dietro una bandiera di liberazione <la aln1eno una decina di annj prima della guerra, può persuadersi di questo fatto guardando intorno a sè, osservando le famiglie dei propri amici e compagni di lotta e cti fede. Dobbiamo constatare con rammarico che in pochissime case i figli di questi compagni ed amici sono cre~ciuti con le idee del padre socialista od anarchico e divenuti a loro volta fervidi militanti per tali idee. Non mancano, benchè rari, quelli che oggi si trovano addirittura nel ca1npo pitl avverso a quello dei genitori ; ma la grande maggioranza in ogr1i modo è costituita di indifferenti, di opportunisti, di individui che accettano la vita com'è e ne subiscono le coercizio:ai senza alcuna ostilità o Bibliotecal;;inoBianco --·-··---- ripugnanza, spesso condividendone i pregiudizi ed i più sciocchi rispetti umani. Anche quando non sono avversari dichiarati dei loro genitori, guardano a questi quasi con una specie di commiserazione indulgente, ma-· gari non scevra d'ammirazione e rispetto, ma sempre a distanza, come· se fossero gente di un altro mondo. Perchè tutto ciò 1 A determinare nei figli degli stati mentali e spirituali diversi da quelli dei genitori contribuiscono molteplici cause, ma fra queste una è certamente la trascuratezza paterna oppure il metodo erroneo .di educazione oon cui i figli furono allevati, e talvolta - peggio ancora - il cattivo esempio dato in casa dai genitori medesimi. Qu~st'ultimo caso è certo il più deplorevole, ma io non sono disposto a ritenere uomo di fede e in buona fede chi se ne rende colpevole. Ohi dà ai figli in casa lo spettacolo triste della pre;:lotenzà e dello sfruttamento, e fuori di casa s'atteggia ad apostolo di libertà e di uguaglianza, non merita certo di essere ascoltato e rende un triste servizio alle idee che dice di professare. Quasi sempre questi esseri finiscono male; e non c'è da meravigliarsi che la doppia commedia che giuocano nella vita trovi nei figli, che vi assistono da vicino e ne vedono tutto il lato ignobile, dei giudici severi, disposti a condannare la condotta dei padri ed insieme purtroppo a considerare le loro idee come una menzogna da istrioni. Qui siamo però già nel campo delle degenerazioni e bassezze umane, che se affliggono un po' tutti i campi dell'attività politica e sociale, e quindi anche quelli dei novatori e dei rivoluzionari, in questi però non trovano alimento sufficiente per .allignare soverchiBJmente. Quindi non è di tali fenomeni, più patologici che nòrmali, che io volevo parlare. Senza giungere a cotesti casi di vero e proprio malo esempio, è un fatto che parecchi, i quali in pubblico e nei rapporti con l'esterno sorvegliano se stessi per tenere alta la propria dignità, nell'interno della famiglia si lasciano andare, si rimpiccioliscono, si lasciano vin cere dalle proprie debolezze e scendono ·a transazioni e contradizioni o incoerenze con s~ stessi, che pure potrebbero agevolmente evitare ; e ingenerano così nei propri figli e nella propria compagna una minore sti1na non solo per sè, ma anche per le proprie idealità, le quali finiscono col non essere prese troppo sul serio. Ma ciò. che è pJù abituale, ed è quello che

PEN·SIERO E VOLONTA' 319 ..... - in realtà ha impedito che si siano raccolti t3'.nti dei frutti che raccoglier si potevano da più di mezzo secolo di intensa propaganda, di agita- --- . zioni e di lotte per la libertà e l'uguaglianza, è sopratutto la trascuratezza della famiglia dal punto di vista dell'educazione sociale e politica._ Troppi sono quelli che separano completamente o quasi la propria vita familiar~ dalla. vita politica che conducono fuori : uomini pieni di fede, che si sacrificano per le proprie idee, che non pensano che alla propaganda ed al movimento, non si curano affatto di far par~ tecipare i propri cari alle loro preoccupazioni ideali. Sviluppano tutta la loro attività fuori di casa, ed in casa sono uomini diversi, pieni di cuore certamente, ma che credono d'aver esaurita tutta lo loro funzione con l'essere pieni di cure e di affetto pei loro cari. . Una delle conseguenze di questo sistem~ è che l'educazione intima, spirituale, dei figliuoli resta tutta affidata alla moglie (il che del resto è un male anche dal punto di vista semplicemente educativo, perchè la vera educazione de1 figli non è completa se non vi partecipano armonicamente ambedue i genitori) ; e la donna, mantenuta anch'essa estranea alle preoccupa~ zioni del marito, fa pesare di più nell'educazione le considerazioni d'egoismo familiare. E quando per l'uomo suona l'ora del pericolo e del sacrificio, poichè nei suoi pericoli e sacrifici anche la famiglia è inevitabilmente travolta, qùesta nQn sa spiegarsi d'essere chiamata a soffrire per cose che le sono estranee ed è portata naturalmente, se non a maledirle, almeno a guardarle con ostilità più o meno inconsapevole. Anche quando non .si hanno queste conseguenze disastrose, la trascuratezza dei genitori per la educazione sociale e politica dei figli ha come conseguenza di estraniar li da sè e dal proprio mondo per una infinità di altre ragioni. Poichè per solito la stessa trascuratezza che si ha per i figli si ha e si è avuta prima quasi sempre anche per la moglie, quando questa (ed è il più delle volte in tali casi) non ha le stesse idee del marito, i fig1i vengono allevati con idee e sentimenti opposti a quelli del padre. Più tard~ i figli possono essere conquistati alle idee del padre, ma è cosa meno facile ; e ad ogni modo resta sempre in loro l'impronta della prima educazione. contraria. Qui debbo avvertire che quando parlo di educazione dei figliuoli da un punto di vista sociale e politico, non rimpicciolisco la questione fino. a patrocinare una· specie d'allevamento a_r- . tifici al e di futuri anarchici, o· socialisti, od al· Bibllo ec n • I tro, nello stesso senso con cui si allevano i cattolici, col far apprendere a memoria il catechismo e le preghiere. Niente di più sciocco della pretesa educazione libera (che poi è tutt'altro che libera) di certi babbi, che cominciano dall'imporre ai neonati dei nomi che sono un vero e proprio battesimo a rovescio, - Comunardo, Ateo, Anarchia, Ribelle, Libertario, Bolscevico, ecc. ecc. - e poi, quando appena i bimbi balbettano, li portan tra gli amici e fan loro ripetere pappagallescamente la lezione : « io sono anarchico », « io sono socialista », «io sono bolscevico », od altri ·infantilismi del genere. Con ciò si cade nel grottesco; e tali forme di vanità non escludono poi purtr~ppo che la educazione familiare possa essere molto contradditoria lo stesso. L'uomo che prendesse del resto sul serio tale sistema del tutto antilibertario, e imponesse ai figli prima dell'età della ragione, come un dogma od una verità rivelata, l'adozione e l' accettazione di questo o quel programma politico sociale commetterebbe lo stesso funesto errore pedagogico dei preti. Non educhereb-be degli uomini liberi, ma delle macchinette con anima da servi; e p~ù tardi questi figli si troverebbero senza equilibrio nella vita con una etichetta esteriore non corrispondente alla loro vera mentalità e psicologia. Prima Q poi - senza l'intervento di fattori di versi che correggessero l'errore iniziale di I chi li educò - essi diverrebbero degli avversari o almeno degli estranei alle idee _del proprio padre, o per spir:ito di ribellione e di reazione, o perchè la loro educazione dogmatica li farebbe più adatti ad açcettare e seguire delle idee dogmatiche ed autoritarie, allontanandoli da quelle che hanno per base lo spirito d'indipendenza ed il principio di libertà. - L'educazione libera è un' a,ltra, cosa, : essa consiste nell'allevare degli esseri il cui spirito all'età della ragione non sia stato già accaparrato ed imprigionato da un qualsiasi apriorismo dommatico, in modo che essi siano il più eh' è possibile spiritualmente e materialmente liberi d'indirizzarsi da sè e prendere nella vita la via più consona alle loro tendenze ed ai loro sentimenti. Ciò che bisogna educare nei fanciulli sono i sentimenti morali, incoraggiare le tendenze al bene, da un punto di vista universale ed umano, senza subordinarli a programmi di sorta: favorire lo sviluppo dei sentimenti di giustizia, di solidarietà, di a,m~ , t..'indipendenza, di mutuo aiuto ; formare la coscienza del dovere reciproco ; ispirare l' a7Versione ad ,,..

320 PEN·SIERO E VOLONTA' ogni forma di prepotenza e a tutto ciò che rende brutta, misera, ignobile e dolorosa la vita umana. Questa edùcazione non può agire che sul sentimento o attraverso il sentimento; non è una cognizione o una serie di cognizioni, una regola o una serie di regole, una enumerazione di fatti da apprendere, ecc. come nella geografia, nell'aritmetica, nella grammatica. Si tratta di modi di sentire, che non _po~sono essere ispirati od educati che con manifestazioni ed atti di amore, con l'esempio costante d'ogni giorno, con l'armonia fra gli atti e .le parole, con quelle milie piccole e grandi espressioni degli affetti, che solo nell'intimo della famiglia trovano la via di comunicarsi ai fanciulli, e vi · riescono sopratutto quando il babbo e la mamma sono concordi nell'indirizzo da dare a questa loro opera d'amore. Ecco perchè l'allevamento dei figli ha una forte ed infrangibile relazione con l'educazione della donna. L'uomo libero, che si propone di formare la famiglia nuova,· che sia già in piena società borghese, un~ cellula della società libertaria futura, dovrebbe fin dal primo momento del fidanzamento preoccuparsi dell' avvenire ; essere cioè abbastanza padrone di sè e delle proprie passioni da scegliere per sua compagna nella vita non una donna purchessia, che gli porti solo la bellezza pei piaceri del senso e le braccia per l'aiuto materiale, ma anche l'associata per un'opera comune, concorde con lui nei sentimenti, alleata almeno spiritualmente nella missione che egli si è data nella sua esistenza. L'uomo che ama ed è amato, anC:he se non trova nella fidanzata od amante quella che egli vorrebbe, può sempre influire su lei per trasformarla ; ma a patto eh' ei lo faccia subito, fin dal primo momento, senza aspetta1·e che la famiglia si sia già formata, perchè allora può essere troppo tardi e la tr~sformazione o conversione della donna diventa più difficile, f)ren dendo in lei il sopravvento una infinità di altre preoccupazioni. Quest'argomento, del periodo del fidanzamento come il momento più adatto a una cosciente reciproca educazione dell'uomo e della donna ~d una più elevata concezione della vita, meriterebbe d'essere d'essere più sviluppato ; ma è un argomento che esorbita dagli scopi di questo articolo. Per. tornare all'allevamento dei figli, ripeto che per educazione libera non intendo punto il provocare artìficialm:ente ~:e.nanzi tempo l'aaesione di essi a questo o quel programma politico-Fociale. Per quanto ··libertario possa esseBib ioteca ljlno B1a. co re questo programma, il sistema educativo a,.. dottato resterebbe ultra,µtoritario e ne sarebbe quindi la negazione ; è un sistema da respmgere completamente. Ma bisogna nel medesimo tempo impedire che altrì con tale sistema eser- · citi sui nostri figli quella medesima coercizion~ psicologica in senso dogmatico che abbiamo. inibito a ·noi stessi ; tanto più che gli altri · quasi certamente se ne servirebbero per mettere i figli contro di noi, per tirarne su degli I avversari o nemici della nostra fede e delle nostre idee. --- E' qui che io faccio in special modo appello all'attenzione dei genitori di idee libere, per avvertirli che la loro trascuratezza in ciò che concerne l'educazione <lei figli oggi sarebbe ancora più colpevole che per il passato. Per il passato e' era la madre che neutralizzava l'influenza paterna con le pratiche religiose e con le supertizioni ; c'era la scuola e la strada che tiravano i rag~zzi per direttive diverse; ma alla fine la stessa diversità e c~ntradditorietà dei vari indirizzi e delle varie influenze diminuivano non poco il danno specifico di queste. Ne risultava una educazione sbagliata, che portava la gioventù allo scetticismo e all'egoismo, ma che non faceva se non in casi eccezionali dei figli i nemici delle idee di libertà e di uguaglianza. Oggi i pericoli e i danni sono maggiori. Non solo la scuola resa chiesastica viene in aiuto all'eventuale educazione religiosa materna, ma tale educazione impartisce anche indipendentemente dalla volontà e della madre e del padre. Ai fanciulli si inculc~no inoltre una quantità di altri dogmi e pregiudizi di carattere sociale e politico, che sarebbe grave errore lasciar radicare nella tenera anima infantile. Fuori della . . scuola altre influenze perniciose vengono· dalla strada, dai cinematografi, dagli sport, ecc. : i fanciulli assorbono germi nefasti di brutalità, di violénze e di inumanità, tendenze alla vanità, alla coreografia, alla menzogna e alla dissimulazione. Restare indifferenti, lasciare che l'acqua vada per la sua china, contentarsi che i figli restino nei limiti dell' ossequienza alle leggi e alle convenienze usuali, senza preoccuparsi dei sentimenti che vengono infiltrati loro deliberatamente, con un evidente scopo di regresso sociale, sarebbe un vero delitto; Sta ai genitori il 1·eagire contro tutte queste male influenze dell'ambiente esterno .con una opera illuminata nell'interno delle famiglie. Io docevo sopra che l'educazione libera non consiste nel far accettare aprioristicamente ai fanciulli un ·determinato programma di libertà~

, > PENSIERO E \tOJ.,ONTA' 321 ... che solo in seguito e da adulti potranno comprender bene, approvare e realizzare ; l'educazione libera consiste invece nel far si che il ragazzo si presenti sulle soglie della vita attiva e della ragione, libero da ogni aprioristic0 ceppo dommatico, in modo che la sua ragione sia 7 in grado di giudicare spassionatamente e di scegliere vòlontari&mente la sua via. Ciò che possono legittimamente "fare i genitori per influire perchè il giudizio e la scelta· dei figli sieno orientati ':erso il bene,· verso un fine superiòre di libertà e di giustizia, è il favorire in loro lo sviluppo di quei sentimenti umani più nobili e puri, della cui bontà ed elevatezza nessun uomo può dubitare e che pure sono il miglior veicolo morale con cui più tardi, quando la ragione potrà intervenire, il fanciullo diventato uomo giungerà a comprendere ed apprezzare le idee ed i programmi di rinnovamento sociale e politico. , Con l'educare l'animo dei fanciulli a sentire nobilmente, secondo le ispirazioni dell' ~more - e della fraternità umana e secondo uno spirito d'indipendenza e di giustizia~ i genitori possono efficacemente neutralizzare le cattive in- · fluenze ed i mali insegnamenti che possono venire dalla scuola, dalla strada e da tutti gli altri ambienti est_ranei alla famiglia. Ma per -questo occorre che i genito.ri sorveglino attenta- · mente la tenera pianticella, perchè ogni volta che altri le imprime una piega perniciosa essi possano accorgersene e correggerla raddrizzandone e fortificandone il debole fusto. Leggano i genitori certi libri che vengono messi - nelle mani dei fanciulli, e ne mostrino a 4..uesti subito certi errori evidenti, mettendoli in guardia contro l'inganno o la menzogna. Si faécian dire gli insegnam-enti dei maestri, e ne correggano gli errori eventuali, sopratutto per ciò che riguarda i sentimenti e la vita dello spirito. Non c'è bisogno di alcuna dottrina per ciò: basta il buon senso e l'avere in se stessi dei sentimenti forti e ben formati. Sorvegliate le impressioni eh~ i fanciulli ricevono dalla strada, dagli spettacoli, dall'insieme della vita esteriore e favori te le buone e cancellate le cattive con ·la dolce influenza del vostro &1more. Un babbo che si sia conquistato e sappia con servarsi -1' amore e la sti~a dei figli, può ogni . sera al ritorno dal lavoro, o dall'ufficio in una ora di lieta e confidente conversazione distruggere gran p~rte, se non tutti, dei germi di perve~sione, ·delle menzogne, dei pregiudizi che . durante la giornata possono essergli stati iniett,ati ed inculcati (non importa se deliberataBiblioteca Gi o o mente o incosciamente) in tutti gli ambienti estrafamiliari che i fanciulli sogliono frequentare, sia a scopo d'istruzione che di divertimento. \ Gli effetti ed i risultati di questo apostolato nell'intimità d~lla famiglia possono . sembrare sc~rsi, anche perchè non sono visibili nè troppo presto constatabili. Ma sono innegabili e profondi, benchè limitati per estensione dalla strettezza delle pareti domestiche e dal numero relaticamente scarso dei figli degli uomjni liberi. Vuol dire che ai figli degli altri, ai figli dei servi che restano servili di spirito anche se per caso appartengano alla categoria dei· padroni, penseremo più tardi, quando saranno adulti, con la propaganda delle idee. Ma in... tanto cominciamo dal salvare più che è possibile dalle perniciose influenze dei peggiori ambienti in cui viviamo, la coscienza dei nostri figliuoli. Avremo cosi adempito ad un dovere che ci viene nel medesimo tempo dalla natura e dalla società umana, dalla nostra paternità fisiolo- · gica · e dalla nostra qualità di uomini di liberi . sensi. LUIGI FABBRI. . , Aberrazioni ·psendoscienti Fede_rico Stackelberg, socialista russoftrancese noto oltre che per la sua attività poljtica anche per pregevoli lavori di volgarizzazione sull'astronomia, dice (in Le Semeur de N o•rmandie del 25 ottobre) che « il socialismo non è altro ohe il monismo biologico <lelle scienze e atti del secolo XIX e del monismo astronomico del Rinascimento confermato dalle scoperte odierne dell'analisi sipettrale ». Il- che vuol dire, in lingua povera, che se ultereiori scoperte producesser0 delle teorie biologiche diverse da quelle che prevalsero nel secolo XIX e se l'analisi spettrale . avesse 111ostrato che gli astri sono composti da materie diverse <la quelle che compongono il nostro pianeta, il socialismo non avreb- _be ragione di essere ed i, socialisti avrebbero torto! ! ! , Ora, lo Stackelberg non è solamente un astronomo che vive ·colla testa su nel firmaruento, il quale potrebbe anche parlare di socialismo per snobismo,· senza sapere in realtà che cosa esso si fosse. Egli è, o è stato, socialista militante (una volta usava anche I

822 PENSIERO E VOLONTl\·· anarcheggiare), ha dato il suo contributo alla lotta per l'emancipazione umana, e continua ancora ad occu!I)arsi con passione di questioni sociali. Infatti, nello stesso articolo dal quale abbiamo tolta quella sbalorditiva definizione del socialismo, si legge pure : « Il programma, l'obbiettivo immediato del Socialismo o del Comunismo scienti .. fico è : _ 1) La messa in comune del suolo e di tutti i mezzi di produzione; II) L'emancipazione della donna pe1 mezzo della sua eguaglianza civile, politica ed economica con l'uomo : il che porterà di conseguenza la fine di tutt.a la vecchia morale dei nostri avi; III) La sostjtuzione dell'amministrazione della produzione mondiale, basata sull' equiflJalenza dei lavo·ri, al governo dell'uomo sul .. l'uomo. E sta bene. Ma che c'entra tutto questo coll'analisi 51Pettrale? ! ! quale cosa e bella, e grande, e potente e utile sia la scienza; sappiamo quanto essa serve all'emancipazione del pensi,ero ed al trionfo dell'uomo ne]la lotta contro le forze avverse della natura : e vorremmo perciò che noi stessi e tutti i compagni avessimo la IPOSsibilità di farci ,della Scienza un'idea sintetica e dì approfondirla almeno in uno dei suoi innumerevoli rami. Nel nostro programma sta scritto non solo pane per tutti, ma anche s~ienza per tutti. 1Ma ci pare che II)er parlare utilmente di scienze bisognerebbe prima farsi un concetto chiaro dei suoi scopi e della sua if,unzione. La scienza, al pari del pane, non è dono gratuito della Naturra. Bisogna conquistarla con fatica, e noi combattiamo per creare delle condizioni che rendano possibile a tutti quella fatica. ERRI·C·O MALATESTA. .. * * * · Contributo-alla c nosce Non avremmo rilevata la cosa se si trattasse di qualche caso isolato di studiosi i quali, tormentati dalla riceirca di una formula universale che desse una spiegazione di tutto ciò che i sensi percepiscono ed il pensiero coi:icepisce e la vita fa, si lasciano fa- · cilmente trascinaree ad affermazioni azzardate ed a ravvicinamenti grotte~chi. 11 male è ipurtroppo esteso e forse specialmente fra i nostri. Noi abbiamo il tavolo ingombro di soritti di bravi compagni che volendo dare « una base scientifica » all'anarchismo fanno delle confusioni, che sarebbero ridicole se non le rendesse patetiche l'evidenza dello sforzo fatto n-ella sincera credenza di rendere servi .. zio alla causa. Ed il più patetico -di tutto si è che i più si scusano di non !Potere far me .. glio perchè... non hanno potuto studia'1"e. Ma allora, perchè confondersi in ciò che non si sa invece di fare della buona propaganda fondata sui bisogni e sulle aspirazioni umane? Certamente non è necessario essere dottori per •essere buoni ed utili anarchici -- anzi certe ·volte gllil.sta. Ma per 1 parla<r di scienza forse potrebbe non essere inutile saperne qualche co5a t * ·X- * . . E non ci si accusi, come ha fatto recentemente un compagno, di avere in tpoca stima la scienza. Al contrario, noi S8iI)piamo Biblioteca Gino 18. CO dell'Italia rurale Le :hl.rarohe ..... E che pensieri immensi, Che dolci sogni mi spirò 1~ vista Di quel lontano mar, quei monti azzurri, Che di qua scopro e che varcare un giorno Io mi pensava. arcani mondi, arcana Felicità :fingendo a,l viver mio! GIACOMO LEOPARDI I • Quando nel 1921 l'azione fascista, dilagando dalla Valle Padana e dalla Toscana, s'infiltrava nella Romagna e nelle Marche, era con· vinzione diffusa ohe in queste regioni il fasoi. smo si sarebbe frantumato contro la muraglia della resistenza popolare. Perchè allora s: consideravano gli avvenimenti da un punto di vista superficiale: si osservava e si com-- mentava l'apparenza dei fatti, senza indagarE: nfilla sostanza occulta. Allora non si pensav~ che nella vita e nella storia dei popoli vi sono cause ohe ·conducono a conseguenze, e non si pensava che i fatti economici influiscono sui .fatti sociali. _ Dopo l'infiltrazione venne la conquista, ed i I partito conquistatore non trovò quella resistenza che taluno credeva; episodi sporadici : piccoli focolai subito spenti. Questa mancata resistenza fu per tutti· o una sorp:resa o una ....

.. ...---=---------;:------------;i;-----.--~-------- J PEN:SIERO E VOLONTA· 323 dlelusione, ed ognuno si domandava come mai lo Marche che avevano dati gli episodi della Settimana Rossa e della rivolta contro la minaooiata guerra albanese, si fossero piegate così subitamente e così docilmente al partito conquistatore. La risposta, allora, non venne... Si pensa,. rono molti perohè, ma non si concluse nulla. F.' bene ora, a tre, anni di distanza, approfondirci nella realtà per svelare l'origine del fenomeno. .. *** Or è qualche mese, a cura della Federazjone Italiana dei Consorzi Agrari di Piacenza, ven .. ne pubblicato un volume di Francesco Coletti : «~a popolazione ru1·ale in Ita.lia ed i suoi ca• 1atteri demografici, psicologici e sociali ». Il Coletti è professore di scienze economiche all'Università di Pavia, è valente scrittore in materia di problemi di politica agraria e rurale, ed è marchigiano. ~ atura,le quindi che ' ' una parte del libro par li delle Marche e scenda con indaginé diligente e profonda nel car rattere della regio~e rivelandone la vera essenza, quell'essenza che sfugge all'osservatore superficiale e che spiega perchè le Marche, og.. gi, malgrado il regime fascista, siano una delle regioni più tranquille d'Italia. « I rn,o,rchigiani, nella loro grande maggio• ranza, · .~ono piuttosto indifferenti per la poli .. t1.ca -, dice il Coletti nel capitolo: « Le Mar .. che e i moti del 1914 » -. Essi, storicamente, non ne hanno potuto acquistare la passione coll'esercizio, preclusi come erano, sotto il paterno regime papale, da ogni seria partecipazione alla cosa pubblica, monopolizzata dagli ec~lesi,astici. .~I a ciò che non meno importa è. che lt:,stesse part1:colarità della vita econornli,caeh' è propria dv essi, non ve li hanno spinti. Le a.• zie.nde sono piccole e quasi indipendenti le u·ne dalle altre, gran parte della vopokizione è svarsa o 'raccolta in centri talora minuscoli, '111n discreto benessere è diffuso. Da questo vengono fuori '111n v'l:vo senso i!ndiviooalistico, talora sinnto s1·no alla ripugnamza ad associar.~i, e wna certa a'cq1.descenza passiva allo stato che si go_de; secolarmente tramandato dagli avi. Dove mancano spiccati interessi collettivi che ricollegltino le persone e difetta ed è tenue il pungolo del malcontento non si d_etermin01no grandi correnti poUtiche u. Ho riportato gesto passo del libro del Coletti perçhè in esso, con poche e chiare pennellate, si spiega il carattere tipico dell'economi& mar-- chigiana e la conseguente psicologia degli ahi. tanti la regione. Regione eminentemente agri .. cola con dominio assoluto della pura mezzadria; regione artigiana, per ciò che riguarda ' Findustria, in cui la grande azienda moderna eJ accentrata è quasi sconosciuta. Ancona, come città commerciale, non è un centro disprezzabile anche perchè il suo porto fa sì che la città sia centro d'arrivo e di par .. tenza di merci svariate non solo per le Marche, mèt anche per altre zone; questo fatto però non determina che la capi tale marchigiana sia cen• tro urbano di grande agglomeramento di mas. 88 e di traffico intenso : anche in Ancona pre·• vale l'artigianato e il piccolo commercio. Scorrendo i dati statistici che il Coletti espone nel libro citato si possono avere cifre interessanti. Il censimento del 1911 dava alla regione un complesso di 1.093,263 abitanti, ed il Coletti, fatti i dovuti calcoli, ha stabilito che il numero complessivo dei rurali - e cioè degli appartenenti a famiglie che abbiano per capo un agricoltore - sale alla cifra tonda di 660 mila. Volendo precisare il numero degli ap. partenenti alle di verse categorie di agricoltori, il Coletti ha stabilito su datj di fatto controllati che per ogni 100 marchigiani d'ambo i sessi e di oltre dieci anni di età addetti aJI 1 agri .. coltura, 58 sono mezzadri, 12 lavorano terreni propri e sono cioè piccoli proprietari, 25 sono giorna.li~ri. II rimanente 5 per cento appartie~ ne a categorie trascurabili. Da questi dati ri sulta che le Marche hanno la maggior quota di mezzadri di qualsiasi altra regione, comprese la Toscana e l'Umbria ·che sono le regioni ti.pi. che della mezzadria. Come conseguenza ne de)· iva che la popolazione vive sparsa per le carr1pagne : sopra cento abitanti - precisa il Co. letti - 54,50 vivano sparsi. Le Marche, salvo un centro di grandezza media, Ancona, non hanno che centri piccoli o piccolissimi : il 75 per 100 dei comuni vanno da 1000 a t>000 abi tanti e per giunta ogni corµune è diviso in nu• merose e minuscole frazioni. Se dall'agricoltura passiamo all' artig1a,natu, i dati statistici tratti dal censime_nto del 1911 dicono che dei 123 mila marchigiani di età su. periore ai dieci anni addetti all'industria 26 ' mila appartengono ad imprese occupanti più di dieci persone e 97 mila lavorano o da soli o in impre~ occupanti meno di dieci persone e sono perciò o artigiani o minuscoli indu, striali. Da questi dati statistici significativi si de, dlire che nelle Marche la ricchezza è diffusa in tante piccole quote. - Se non c'è alta ricchez"' 81 Jj tee ·G o

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