Pensiero e Volontà - anno II - n. 13 - 16 ottobre 1925

Aeno Il. - N. 13. Roma, _16 ottobre 1925 (C. c. con la Posta) - ens,eroe . 1(ivisfa ··qui~dicinale di sfuòii so- . 1 eia/i e ~o/tura generale. direffa da ( ' Errico ·j'Y'it:l.la.fesfa c::::J ' ·' Prezzo Lire UN A # - . Estero Lire 1.50 • .. I ' . . edazione e aznrninistrazione: PENSIERO E VOLONTA' CASELLA POSTALE 411 - RO.MA .. ioieci Gino Bianco

I PENSIEROE.VOLONTÀ RIVISTA QUINDICINALE DI STUDI! SOCIALI E COLTURA GENERALE 00NDIZIONI DI ABBONAMENTO: Interno: anno L. 20, semestre L. 10 - Estero: anno L. 30, se1nestre L. 15 . Un numero separato: interno L. /,- estero L. 1.50 Indir~zzare tntto ciò che riguarJa la Rivista all'indirizzo: "PEr{SIERO E VOLONTÀ,, - CASELLA POSTALE 411, ROMA (Le rimesse di fondi se fatte per la post debbono essere indirizzate alla Rivista. Se fatte a m~zzo di Banche è preferibile indirizzarle nominalmente a E1·rico Malatesta, Casella posta.le 411 - Roma). Spediamo numeri di saggio _atutti coloro, di cui abbiamo l' inùirizzo, ohe crediamo possano interessarsi alla nostra Rivista. Sospenderemo l'invio a tutti quelli che _non ci daranno un segno qualunque per dirri che hanno ricevuto e che gradiscono l'inv:-io. SOMMARIO:· ERRICO lIALATESTA :'Repubblica? •- CARLO MOLASCHI: Pr9prietà terriera~. gli .anarchici - C. B.: L'azione popòlare nel Risorgimento italiano - GAETANO MARINO: La leggenda dell'Anticristo - G1ovANNI Bov10 E BENITO ~IussoLINI: Lo Stato - LUIGI FABBRI: IÌ pf'nsiero di Giorda,no Bruno - Lu101 FABBRI: L'ora di Maramaldo di Virgilia D' .Andrea e Il Banchetto dei Cancri di .Armando Borghi - LUJGL BERTONJ: La. teoria del minimo sforso- E. M.: l!ticca.rdo Mella e Petro Esteve - CATILINA: Rivista delle BiTiste. ERRICO ·1\tlALATESTA ----- -- 1\ L (2·1\ F F E • • Conversazioni sul'i'Anarchismo Seconda ediziono su quella riveduta ed ampliata, edita in Bologna. nel 1922. - ----- PREZZO LIRE 3. (Aggiu11ge1·e lire 0.80 pe1· la spedizione 1·acco1nanclata. Estero i.l cloppio). Inviare ordinazioni accompagnate dal relativo importo a: MONTICELLI TE ""ISTOCL E Casella Postale 299 - ROMA --- _____ _.;._ ____ _ ---·- ' F1\S<2ISM0 E -O6MeeR1\Zl1\ di S1lVBRle> MERLINé> In vendita presso " PENSIERO . E VOL0NT A' ,, Casella Postale 411 Boma ·· al prezzo di L. 1.·so per l'Italia e L. 2 per l'Estèro.

... I PENSIERO. E VOLONTÀ. Anno II. - N. 13. • Casella Postale N. 411 • Roma, 16 Ottobre 1925 e J :SE L:C O A () Poichè non possia1no parlare del presente, parliamo dell'avvenire. Avvenire vicino o lontano i Ohi lo sa! I :fascisti dioono -che resteranno al potere altri 57 anni, e noi non duhi ti amo che essi lo credano e lo vogliano ; anzi siam sicuri che, ove davvero i loro desiderii si e:ffettuassero_, non 1nancherebbbro, decorsi i 57 anni., di domandare e di prendersi una proroga indefinita. Nessun partito e nessuna classe ha mai dì-- chiarato :finite la sua ragion d'essere e la sua missione .. Un individuo può ritirarsi dalla lotta, ,come può suicidarsi; ma classi e partiti muoiono, di morte tranquilla o viol~nta, o per esaurimento vitale ,o perchè uccisi da una forza superiore: non abdicano e non s1 suicidano mai. In ogni modo, anche i fascisti, o almeno quelli tra loro che hanno un po' di sale in zu.cca, comprenderanno che il loro potere non può essere eterno, e troveranno naturale ohe si pensi a quello che verrà dopo. E che cosa verrà 1 ' Si afferma che, mutata la, situazione attuale, si farà la repubblica. E sia! Con venia-- mo anche noi che, non potendo noi, per mancanza, di consensi e di forze sufficienti, instaurare oggi la libera federazione delle comunità ainarchiche, la sola soluzione pratica immediata del problema politico è la repubblica. Ma che specie di repubblica sarà· quella ohe dovrà governarci e, naturalmente, opprimerci e sfrutta rei 1 Giusepp~ Mazzini diceva, ed i repubblicani ripetono approvando: « L'argomento continuamente ripetuto che -per fondare la repubblica si richiedono anzi tutto repubblicani e virtù repubblicane, somma a dire che l' eàucazione repubblicana deve darsi dalle monarchi~ e, in altri termini, ohe la fede in un pr1nci pio deve insegnarsi dal principio contra,.. ro. Le repubbliche si formano appunto per creare, con l'educazione repubblicana, i repubblicani ;,. Ma allora chi farÈf questa repubblica che dovrà creare i repubblicani 1 10 1ote 1an o II popolo per mezzo del suffr.agio uni versale 1 11 popolo, nella sua stragrande maggioranza non è repubblicano, e non può esser lo perchè, secondo lo stesso Mazzini, è stato educato dalla mo.narchia ad un principio contrario. Perciò si potrà ben fare una repubblica come se ne son fatte tante in America ed in Europa per la mancanza di pretendenti monarchici abbastanza iorti e prestigiosi e per altre circostanze politiche; ma sarà, al pari dì tutte le altre esistenti, una repubblica fondata, come le monarchie, sui privilegi di pochi e sulla miseria e l'igno.ranza dei molti, non già quella repubblica vagheggiata dal Mazzini, che dovrebbe creare repubblicani e virtù repubblicane. Infatti la repubblica esiste da secoli in Svizzera, esiste da oltre un secolo nelle An1eriche, da cinquantacinque anni in Francia, e in nessun luogo vediamo un popolo repubblicano nel senso elevato che Mazzini dava alla parola. Dappertutto. domina -·il capitalismo, dappertutto durano gli stessi mali che si la1nentano nelle monarchie, dappe:r;tutto urge sempre il pericolo della reazione e la minaccia di un fascismo nazionale. L'esperienza storica degli ultimi centocinquanta anni s:m.ent_isce·tutte le speranze poste nel suffragio universale e nel governo popolare. La democrazia, intesa come strumento di liberazione e di giustizia, ha fatto fallimento dovunque e sempre; essa non ha fatto che illudere il popolo con la parvenza di una bugiarda sovranità, ha tradito la volontà della stessa maggioranza ed ha sostituito l'onnipotenza di una piccola oligarchia di capitalisti e di politicanti a quella dei re e degli imperatori. Per emanciparsi bisogna essere capaci e degni di emancipazione, e per arrivare a quella capacità ed a que1la, dignità bisogna prima essere emancipati. Come si esce da questo cir .. colo vizioso 1 Esclusa la monarchia, più o meno costituzionale, escluso il cosidetto governo della maggioranza (democrazia),· non restano altri modi

290 PENSIERO E VOLONT'.A' r di reggimento. politico che la dittatura e l1a-- narchia. Forse nel pensiero intimo di Mazzini era la dittatura ( «la dittatura dei migliori») che avrebbe dovuto educare il popolo alle virtù repubblicane e fondare la vera repubblica. Ma nè Mazzini, nè quelli che egli avrebbe gi ud1cati migliori, avevano le qualità che occorrono per conquistare ed esercitare la dittatura. Uomini di fede e di alta moralità, sacerdoti di un'idea, inceppati dai più nobili scrupoli, essi avrebbero potuto, se i tempi fossero. sta-- ti propizii, fondare forse una religione ed una chiesa ma certamente non avrebbero potuto ' dominare uno Stato e resistere all'assalto degl'interessi contrarii. Di ben altra stoffa, e ben meno pura, sono fatti i dittatori! Esempii contemporanei ci dispensano dal fare una critica estesa del· sistema dittatoria~ le. Esso, senza parlare delle difficoltà pratiche che lQ. rendono impotente a risolvere ì pro-- h lemi socia li, è, la negazione della libertà e dell'iiniziativa, e quindi non può dare quell"educazione ohe rgi acquista solo colFesercizio della libertà. Perciò noi siamo decisamente avversi - ed in questo crediamo avere consen- · zienti i repubblicani ad ogni dittutura, sia che si presenti apertamente come dominio ai uno o pochi individui, sia che si nascondi dietro la maschera di un partito o di una classe. Resta l'anarchia. Ma se l'anarchia non può farsi subito per-. chè la g_rande massa non la compre:q.de e non la. vuole 7 Certo l'anarchia quale regime generale applicato in tutti i luoghi ed a tutte le funzio n i della, vita soci'ale non può farsi domani ; ma può sempre farsi, quando vi sia libertà s1.1fficiente, in quei lùogh:i ed in quelle categorie dove si trovano anarchici forti abbastanz=1 per applicare le loro idee. Dunque, non governo dì uno, di pochi o di molti, non governo della maggioranza, ma libertà por tutti di fare quello che sono capaci di fare, senza lederé l'eguale libertà degli altri. Ed in fondo è così, con spirito e con metodi essenzialmente, anche se inconscientemente, anarchici, per libera iniziativa di indivldui e di aggruppamenti volontari, che il mondo ha progredito, che la civilfà è andata :faticosamente costituendosi. I governi, autocratiri o <lemocratici. monarchici o repubblicani .sono stati sempre fattori di conservazione e di reazione. sempre difensori dei privilegi .s·tabilitì. B sempre ostacolo a r resso; oe si è andato avanti solo quando, ed in quanto, delle forze, intellettuali e materiali, sono riusci te a sfuggire alla pressione governati va. • Il problema dunque è di conquistare almeno. un minimo di libertà, indispensabile ad ogni progresso. - In Italia avremo la Repubblica, e .noi contribuiremo al suo trionfo concorrendo ad abbattere ì'ostacolo comune che preclude il cam-' mino a noi ed ai repubblicani; ma non diventeremo repubblicani per questo. Noi profitteremo delle circostanze per rinforzare la nostra compag1ne, per ·allargare la nostra propaganda, e mireremo sempre all'immediata espropriazione dei capitalisti, come condizione preli1ninare di ogni vera libertà. ERRICO 1\iALATESTA. la proprtietràriera lii _an[~air i L' esperimento russo II. Non si !PUÒ dire ·ohe la Rivoluzione Russa abbia esordito male. Scaturita da una grande idea ha illuminato il mondo con una grande ' luce. lVIa poi la luce s'affievolì... Come la Rivoluzione Francese nata dalle tavole dei ' . Diritti dell'Uomo, finì col creare il fenomeno Napoleone I, così la Rivoluzione Russa, nata dall'aSfl)irazione comunista, ora sta perdendosi nei vicoli ciechi del ritorno capitalista·. E' questo un fatto per nulla strano quando si pensa che deriva dal principio d'autorità. La critica anarchica alla ,dittatura bolscevica poggia su basi solide ed è oramai provato che una rivoluzione· trasformatrice dell'ordi• ne economico e sociale per procedere, affermarsi ed espandersi ha bisogno assoluto_ della collaborazione e della solidarietà spontanea cli tutte le classi produttrici, collaborazione e solidarietà che diventano entusiaste fino al sacrificio quando si svolgono in un ambiente cli libertà. La Rivoluzione Russa, invece, venne afferrata da alcuni uomini - una specie di élite - i quali si sono assunti un po' coll'inganno e un IPO' colla forza, il diritto di dominare gli eventi, cli guidarli, di. comandare, di legiferare, di imporre. E questi uo- 'mini, mai sazi di potere e ipaurosi di perderlo, si credono dei ~emidei infallibili, si sono creati intorno una forza che li sostie- 'ne ... Ed hanno fermato la rivoluzione a mez-

PENSIERO E VOL01NTA' 291. zo cammino. Napoleone I ha infranto le tavole dei d~ritti dell'uomo; la dittatura bolscevica ha infranti e calpestati i principii d'el libero comunismo per creare un regime spu- . rio di privilegi e di potenza statale. Ma la Rivoluzione Russa ha esordito bene: come pr~mo atto di conquista e di vittoria ha dato la terra ai contadini. Prima delle giornate dell'ottobre 1917, Kerenscky aveva tentato di limitare e di arginare l'esprotPriazione terriera, ma i contadini si ribellarono. Infatti, sarebbe valsa la pena di rovesciare l'autocrazia e tutti i privilegi e le ingiustizie del o:-egime :per lasciare l'ordine economico· dei tempi maledetti, e per lascia-· re la terra in balìa ed all'arbitrio dei grandi proprietari? Kerenscky voleva che i contadini pazientassero: Sarà l'Assemblea Costi- . tuente che deciderà .. : Egli voleva incanalare la rivoluzione verso unr regime borghese, perchè credeva che, prima di procedere verso il comunismo, fosse necessario !Passare per un regime di democrazia c3tPitalista. Kerenscky era attaccato a Carlo Marx! Ma i contadini erano impazienti. Per lunghi anni avevano lottato, sofferto e sperato. Era giunto il momento dj realizzare il sogno. I E dal fronte torna·rono alle loro case bramosi d'impadronirsi del •proprio pezzo di terra da coltivare. Terra e Lipertà... Kerenscky venne travolto! Sorse Lenin che fece suo il principio, agitato anni prima dai socialisti rivoluzionari, della terra alla Nazione per i contadini, e alla fine dell'Ottobre 1917 - e cioè pochi giorni dopo la conquista bolscevica d~l IPOtere - venne lanciato il II)rimo decreto dei soviets sul .problema ag;rario, decreto Clhe , aboliva, senza alcun riscatto, i diritti dei •proprietari terrieri non contadini, mettendo le loro terre, quelle dello Stato e dei conventi, con gli strumenti di lavoro ed il be- - stiame a disposizione dei Comitati terrieri e dei Coosigli c}ei delegati dei contadini. Pochi . mesi dopo una ,prima legge - settembre 1918 - venne ad inb;grare l'opera del decreto. Soppressione dei grandi proprietari terrieri; trasferimento . nella Nazione della pro1Prietà rurale (terra, bestiame e macchine) organizzazione dei salariati agricoli e de.i contadini poveri; organizzazione delle grandi lt)roprietà èspropriate in aziende modello in cui possano lavorare in comune contadini esperti ed agronomi sapien,ti, utilizzand'o il bestiame e le macchine passate in proprietà alla Nazione. Quteste le ,principali disposiliot e· IO . 1anco zioni della legge. E siccome Lenin aveva, in quei tempi, 1a lucida visione del complesso problema agrario, questa legge insisteva specialmente su.Il'organizzazio!lje del lavoro in comune. La ripartizione delle terre agricole fra i la'Voratori - diceva la legge - 'Verrà fatta dalle Sezioni agrarie dei So'Vieti, le quali do'Vranno cerca1 e di s1JiluPPare le aziende colletti1Je che sono più vantaggio-se riguardo alt) economia del lavoro e delle materie, in confronto alle aziende a conduzione isolata, e allo scoJ)o di passare al più presto ad una economia rurale socialista. Il processo di divisione delle terre, iniziatosi nel 1917, ebbe fine nel 1919; ma qµando i contadini ebbero occupate le terre, rovesciando l'antica organizzazione agrairia, i11ttesero non soltanto di avere acquistato il diritto di proprietà !Privata del terreno, ma anche il diritto di venderne i frutti quanto più caro fosse loro possibile. E quando gli operai delle città andarono a com,perare le derrate alimentari in cambio della loro moneta -deiprezzazta, si trovarono di fronte ad u,n rifiuto, ll"ifiuto che nei Governatorati di Simbirsk e di Samara venne persino soste- , nuto colle mitragliatr,ci. Ci vollero altre mitragliatrici per strappar loro !parte dei prodotti. Questi tristi episodi consigliarono ai Sovieti un mutamento nella !Politica agraria, anche perchè oltre alla questione dell'approvvigionamento della città, c'era quella del reclutamento della milizia per frontegiare la controrivoluzione. Perciò, mentre la legge del sett~mbre 1918 favoriva in inodo speciale i contadini" poveri, si pensò all'owortunità ,di riavvicinare il regime agli interessi dei contadini medii. Dice il Goode nell'olPUScolonono dei Documenti della Rivoluzione : e< I contadini vennero divisi in tre gruppi: ricchi, di media fortuna, fO'Veri. I contadini· ricchi ~ono ostili ai decreti ed alla politica dei Soviets. Qualunque decreto emanato a favore dei più poveri deve irritarli; inoltre la determinazione dei .,Prezzi dei prodotti arreca maggiori perdite ai ricclhi che1 agli altri~· essi, infatti, non possono Più speculare 'impunemente, mettere da parte il frumento aspettando, il rialzo dei prezzi .. Da ciò il loro risentimento. Verso la classe media degli agricoltori i Soviets fanno una politica isPi. rata ad una cooperazione a,michevole; sono gli agrico•ltori medii che realmente contano di più nella questione dei contadini. In quanto ai poveri, bisogna -ricordarsi che il contadino russo è estremam,ente sensibile a tutto

292 PENSIERO E VO,LO·NTA' ciò che rijlette il suo Possesso della terra. Egli sa che lha ottenuto la. terra dopo la Rivoluzione d'ottobre; in molte parti del paese gli è stato già ricordato dai « bianchi>> che, non appena il regime dei Sovits sarà ab battuto, anche temporaneamente, i diritti ed i pri'l,lilegi degli antichi proprietari terrieri sa- . ranno ripristinati. Ogni giorno più i contadini poveri si conciliano con la forma collettivistica di produzione; quando passa l' esercito rosso, lo forniscono di alimenti Perchè sentono che il loro interesse è legato al permanere del regime dei Soviets )>. Ora, se i ,contadini poveri erano favorevoli al regime mentre i medii erano agnostici ed i ricc4i ostili, non si caipisce perchè Lenin abbia creduto opportuno mutar.e la politica agraria dei Soviets in senso favorevole alla classe media. E non si capisce perchè abbia creduto opportuno attenuare il carattere socialista della legge agraria del settembre 1918, procedendo, qualche. mese. dopo, allo sciog11mento dei Comitati agricoli dei contadini - poveri (comitati che si potevano considerare come organi per l'avviamento al comunismo agr~rio) !Per sostituirli con i Consigli degli I ag,ricoltori, organi che svolgevano un'O[)era favorevole al consolidamento dei contadini medii e. delle loro proprietà. Era .forse una mossa politica tendente alla conquista delle simpatie d-ei conta,dini · medii verso il regime? O piuttosto era un adattamento della rivoluzione alla realtà economica? .O, meglio ancora, era la rivoh1zione che, impotente a svilupparsi :perchè sof ~ fooata dalla dittatura, iniziava un cammino a ritroso? Avevano forse ragione i marxisti quan<lo sostenevano che la classe contadina russa non aveva capacità rivoluzionaria e che di conseguenza, prima di condurre il regime russo verso il comunismo, era necessario passare II)er un periodo di regime d!emocra- . tico borghese? Qualunque sia la risposta a questi interrogativi, rimane fermo un fatto: la dittatura bolscevica uccideva la rivoluzione. La rivoluzione aveva avuto un luminoso esordio, s'era affacciata alla soglia della storia éon un fascio di promesse... Ma poi, dominata da u?1nini -infatuati_ d'autorità, si sentì incapace ?1 procedere e si piegò su sè stessa perdendo 11 suo carattere iniziale schiettamente social~sta. L'azione dei contadini poveri rappresentava il procedere della rivoluzione verso il comunismo; Lenin l'ha stroncato perchè non voleva che la rivoluzione and'asse oltre certi limiti. BibliotecaGino Bianco . Alla rivoluzione mancava la libertà; in. fondo il contadino non si sentiva libero sulla sua terra, ma sentiva su di lui il peso della burocrazia statale che lo soffocava. Le requisizioni lo irritavano, le im!I)oste che doveva !Pagare in natura lo impoverivano... E da cfò nacque il malcontento, quel malcontento ohe ci autorizza a dire che l'esperimento russo non ha condotto e non può condurre al comunismo. Eccesso di potenza statale e mancanza di libertà. I bolscevichi si difendono affermando che, impossibilitati a cr-F..a·re di getto un'organizzazione di comunismo agrario, hanno dovuto limitare la loro opera alla creaziorrte di un . ambiente che favorisse, p.er tempi più o ·meno lontani, il trasporto dall'agricoltura individualista a quella comunista. « Intanto abbiamo spazzato via i grandi proprietari - dicono - ed abbiamo dato la terra ai contadini. IntantQ !Possiamo affermare di aver migliorato, e di molto, le condizioni morali e materiali delle classi agricole. La storia non procede a cotpi di fulmine e molto ancora potremo fare nell'avvenire ». D'accordo: qualcosa di mutato c'è, ed il contadino russo è salito un buon tratto del1' erta china che co.nduce verso il meglio. Ma se la rivoluzione, invece ,di esser chiusa nella morsa di una dittatura, avesse potuto espàn .. dersi, si sarebbe fatto molto cammino. E se l'azione dei contadini poveri non fosse stata stroncata dai poliziotti di Lenin, forse avrebbe avuti successi insperati ed il princi,pio del lavoro in comune, che è il principio base per la soluzione del problema aga:-ario, a quest'ora avrebbe trovato larga 8tPII)licazione. Invece Lenin, dimentico dei propositi e delle disposizioni della ,prima legge agraria, favorì l'agricoltura individualista, lasciando che nelle campagne si formasse una classe med~a, in tutto degna della N ep che andava formandosi nelle città. *** Non è facile seguire le vicende dell 'agricoltura russa durantè la rivoluzione. Mancano documenti sict1ri ed im;parziali e, forse, siamo ancora troppo vicini agli avvenimenti per poter trarre da essi una conclusione definitiva. Dobbiamo d·esumere questo nostro studio da pubblicazioni socialiste e comuniste le quali, per ragioni evidenti, non possono essere i:mparzial i, ma hanno lo scopo ·precipuo di esaltar-e il regime dittatoriale. Le notizi'e che dimostrano l'insuccesso rivoluzionario, d'obbiamo attingerle da altre pubblicazioni che non sempre sono sincere. -La man-

PENSIERO E VOLONTA' 293 --------------~---------,-------------'----------'------ canza di libertà di stampa e di discussione ' . in Russia è ciò che rende quasi impossibile uno spassionato e profondo studio delle vicende, i· successi e gli insuccessi della rivo ... luzion~ ... Percw, questa prima grandiosa rivoluzione proletaria che trO'va ritPercussioni in tutto il mondo e che agita milioni <li .cuori, rnanca ancora di un commentatore imparziale, capace ~i dimostrare dove il grande movimento ha proceduto bene ed ha avuto successo e dove ha errato. Qualche insegnamen~o però lo si può trarre perchè dall' osservazion~ prof onda e ·dalla riflessione balzano tre verità evidenti, queste : 1 . I contadini russi hanno dimostrato la fondatezza di un nostro timore per l'indomani della rivoluzione. Espropriati i grossi proprietaTi e suddivise le terre fra i coltivatori, questi oltre che essere padroni del loro c3:IDipo, si credono padroni rassoluti dei prodotti che esso dà e di conseguenza vogliono cedere le loro derrate solamente a prezzo di ùsurar Questo fatto avviene ~ecialmente quando, come nei medii contadini russi, invece di condurre un'agricoltura in comune (forma cooperativa od associativa) si condu- . ce un'agricoltura individuale o famigliare. 2. In conseguenza di quanto sopra è ' dannosissimo, pel successo rivo1uzionario, lasciar formare nelle campagne una classe di piccoli proprietari, perchè sono costoro che, chiusi nel -loro egoismo antisociale, creano ostacoli al libero procedere della rivoluzione. Essi, più che del bene gènerale, sono preoccupati del loro interesse particolare, e per questo loro interes_se sono. pron~i e disposti a pugnalare la rivoluzione. 3. Il punto centrale della risoluzione del c'è la rinascita capitalista, c'è la dittatura che non cede. Il comunismo autoritario è dunque fallito... Spetta ag1i anarchici rialzare la bandiera caduta. ·Certamente il çompito non è facil~ perchè difficoltà enormi 5i presentano. L'elemento uonio non se1I1tPrerisponde alle esigenze della storia e del ,progresso. Lung 1 hi secoli di schiavitù e di vita egoista rendono difficile il risvegliarsi degli istinti solidali e 1e ferree leggi del gradualismo impediscono· certi salti prodigiosi. iMa la volontà umana deve lottare, perchè lottare è progredire! In un prossimo · articolo condurremo una indagine sulla psic9logia del contadino e metteremo alla luce· ciò che c'è di buono e , di cattivo nei sentimenti dei lavoratori della terra. Perchè l'elemento psicologico non è elemento trascurabile per le vicende d'una rivoluzione. Sipecialmente per noi che voglia1no arrivare alla libertà ~éguendo le vie della libertà. CARLO l\10LASCHI. , . L'azione popolare nel Risorgimento italiano In una. giornata piovosa, mentre la gente correva . affaccen-data per le vie fangose, il Settembrini guardando un monumento a Carlo Poerio, pensava: « Ecco che co~a son<;>le rivoluzioni: molto fango, molta gente che vi avvoltola dentro, e qualche statua che si eleva al disOJI)radi tutto ». , . problema agrario, durante e dopo la rivoluzione, è il lavoro in comune. ·col lavoro in comune si ba una più facile .ed ahbondante produzione, col lavoro in comune si creano nell'animo del contadino profondi sentimenIl Settembrini aveva ragione di pensarla cosi, se distingueva 1a· n;iassa di coloro ohe · nelle' rivoluzioni cercano vendette per i loro personali rancori, _posizioni di dominio per soddisfare le proprie ambizioni e cupidigìe, carta bianca per gli ilJll1)ulsibesti.ali, ecc., da quella minoranza che è spinta alla violenza da una generosa ·passione, che non chiede allori e canonicati, che conserva il proprio equilibrio morale [>Ur nel folto delle azioni e passioni disordinate, che, insomma, ba una dignità 'rivoluzionaria, costituita di spirito di sacrificio e di entusiasmo consapevole. ti di solidarietà, co.1 lavoro in comune si arriva al comunismo. Il lavoro indivi,duale e diviso è 1a negazione del comunismo e àella solidar~età. Di conseguenza, tutti gli sforzi della propaganda e ·dell'azione rivoluzionaria debbono essere· tesi a creare e coltivare ·nelle mas:,e agrarie lo spirito associativo ed a facilitare l'organizzazione di aziende collet-, tive. , Queste le tre verità· che .balzano, evidenti . ed inconfutabili, dall'esperimento russo, e su .. queste tre verità noi •dobbiamo tracciare la ·nostra linea di condotta. Ogg·i la ~ivoluzione Russa cammina a ritroso: c'è la N ep, BibJiote • IO • a e - Tra, questa aristocrazia spiccano, per la loro statura morale. per le lo~o doti intellettuali, per la loto posiz1one sociale, o per semplice caso, delle persone rappresentative: tribuni, condottieri di· eserciti volontari, ministri riforma tori, ecc: . ) , ,,

~94 I PENSIERO E VOLONT_'\.' ., Dovendo giudicare queste tre zone del materiale urna.no delle rivoluzioni, bisogna non cadere nel facile errore di sopravalutare le minoranze volon tariste ed avveniriste in un • contrasto assoluto con le maggioranze aipatiche e conservatrici, di sopravalutare l'opera delle_ personalità, dei capi, rispetto all'opera dei gregari. E questo errore si [)Otrà evitare soltanto se non si giudicheranno questi varii elementi i;>er sè presi, cjoè non si giudicperà soltanto il loro carattere intellettuale e morale, ma quale parte abbiamo a .. vuto nello scoppia~e e nello sviluppo degli avvenimenti. · Ad esen1pio: eroico fu Pier Caipponi di fronte a Carlo VIII, ma la sua sarebbe stata voce di inutile audacia, se il popolo fiorentino non fosse insorto. Eroici fur0no i lVIille, ma ' senza l'aiuto deila popolazione siciliana la loro spedizione sarebbe, probabiln1ente, finita come quelle dei Bandiera e quella dì Pi-- sacane. L'atteggiamen'to quetista o addidttura servile di gran parte del popolino verso il dominio straniero, si spiega con le particolari condizioni di -determinate regioni. E non bisogna estendere i'atteggiamento di una parte a tutto il popolo, e dimenticare le impetuose ed eroiche rivolte per ricordare i periodi di incoscienza o di disorientamento. Quando Visconti Venosta narra, nei suoi ,e Ricordi di gioventù >>, ohe i contadini lombardi dicevano che i1 tedesco era « il 1 padrone dei padroni » e ;ripetevano la leggenda· che la famiglia dell'imperatore d'Austria discende~se dai parenti della madonna, si deve pensare alle riforme agrarit! di Maria Teresa e Giuseppe II, all'atteggiamento assunto dall'Austria di fronte alle masse ruirali, e pensare che nell'aristocrazia e nella borghesia cittadina gli austriaca-nti non mancavano. Era, poi, ipopolo di Lombardia qu.ello che insorgeva con fierezza leonina a l\1ilano e a Brescia. Queste righe mi pare chiarjscano con quale scopo aff,ronto l'esame dell'azione popolare nel n·ostro Risorgimento, e mi limito, . quindi, a schematizzare i concetti d1rettiv1. Le mino:ranze eroiche sono necessarie alle grandi masse come ,è necessaria un.a fian1nu1 viva per •dar Inoco ad una catasta di legna umida. In certe situazioni, anche l'opera cli un solo pno sostituire l'azione delle 1ninoranze eroiche. In certi momenti, nè grandi personalità nè forti mìnor.anze voloritariE: pos~ono influire, bensì lo scatenarsi. di un BI . oto di mas~. Vo1 . a volta grandi per .. '-' vino 1anco' , sonalità, élite$, masse grandeggiano o si mostrano al di sotto delle necessità del momento. Spesso queste forze si confondono, • tanto che le grandi personalità ap,paiono sugheri galleggianti sulla cresta delle onde. Azioni premeditate' e preiparate dalle congiure e sboccate in disgraziate sped~zioni di pochi volontari, azioni improvvise di intere popolazioni che sorprendono i rivoluzionarr e ne sorpassano ie intenzioni, agitazione di 111inoranze combattive che riescono a trascinare le n1asse, grandi personalità sospingenti minoranze volontarie o sor[)assate da quelle e perfino dalle folle : vario e mutevole è il corso delle umane vicende, e gretto è il volere erigere a principio diretti\"o aella ricerca, a motivo predorùinante della narrazione o la 1nassa, o le élites, o gli Eroi. La storia del Risorgimento italiano è da rifare. Ne sono persuasi tutti gli istoriografi serii e lo desiderano tutti gli onesti.· Questo 1Ltogo comune, che eruditucoli miopi e dilettanti leggeroni hanno assurto a criterio di indagine, che la rivoluzione italiana è stata opera di una piccola n1inoranza, assente od avverso il popolo, è una_ vecchia leggenda che va sfatata. I moL1erati del '60 banno formulato questa affermazione per scopi politici. E [)er gli stessi scopi la tesi è stata di recente sostenuta. Che a "rimettere a novo questo vecchiume sih Suckért (in . Europa Vi,vente) si capisce. Ma lo strano si é, che La storiella viene ricar1tata da persone che, per la loro posizion~ politica, dovrebbero esser lontane da una sv&lutazione che intacca i principii ai quali aderiscono e svalorizza le battaglie alle quali partècipano. E' questo il caso di Giovanni Ansaldo, che così seri ve . sul I.Ja'Voro di Genova (20 settembre 1925) : cc La piaz1a, nell'Ottocento, testimonia sempre contro la Nazione. Nessuna affermazione più ,audace di quella che l'Italia sia stata creata, nel Risorgimento, dalla piazza. N"on è vero. La ,piazza parteggia sempre per l'antico regime, cioè contro la indipendenza e la unità italiana. La piazza, sono i lazzari di Ferdinando II. La piazza, sono i popolani trasteverini che corrono accanto alla carrozza di papa ,Gregorio o d,i Pio IX, gridando « leva berretta ! » e sberrettando a ceffoni quelli che non son lesti abbastanza a scoprirsi... La piazza, ~ono le plebi cH Romagna che si affollano attorno alla vettura del cardinale Rivarola. La piazza 1 sòno· i briganti del Borbone. La piazza, sono gl'tnsorti palermitani del 1866. La. piazza, infine, sono i tu1nnltuanti torinesi contro il traspor- •

) PENSIERO E VOLONTA' 295 to della ca·pitale a Roma. Durante il Risorgimento, tutti i critici più astuti della Unità italiana interrogano la piazza, per cttenere conferma popolare al1a loro ·tesi : e la piazza li accontenta. Essa fornisce argomenti a Thiers a V euillot, a l\!Ietternich e a Donoso Cor{es. La piazza è l'eterna delusione di l\llazzini il suo ricorrente falli1nento; ' . ,e il popolano Sciesa - imprudentemente citato - è ,così poco di piazza, come Ciceruacchio è poco eroe. Nell'Ottocento> Ja piazza è a favore di Borboni e di Lorena e di papa Pio, perchè questi signori, questi rappresentanti degli antichi regimi, dànno sempre un po' di corda all'antica anairchia italiana; ~vno contro i liberali, ma làsciano che la piaz .. za si sfoghi nelle procèssioni, nella corsa dei berberi, e, di quando in quando, anche con una buona piccola son1mossa contro le gar belle ... ». Questo scrive uno tra i più colti ed acuti , giornalisti italiani ! Ma contro le esagerazioni paradossali e le arbitrairie generalizzazioni stanno, oltre che 1a storia, i valenti istoriogr.afi. Ecco, ad e-- sempio, il !Pensiero <li Gaetano Salvemin'1 u questo riguardo. Egli scrive, nella conclusione del suo Mazzini (Roma, 1920, pagina 133). cc Nè l'opera degli apostoli, dei combatteu- .ti, <legli statisti deve f.arci dimenticare quel .. lo che fu il fattore principale del nostro Risorgimento: la g;rande opera collettiva della nazione anonima e non aggiogata a nessun uomo ~ a nessun partito, l,a quale col suo lucido buon senso, col suo non molto eroico, ma agile e geniale opportunismo seppe volta per volta aspettare ed osare, telll{l)estare e tacere, tirarsi indietro per saltar meglio in avanti, prendere il bene dove lo trovava, fondere le iniziative, diverse discordanti avverse, in ·una grande sintesi armonio., sa ed eqù,ilibrata ». Mi •pare che la questione possa interessare e che sia utile il trattarla, specialmente ore che siamo •rifugia ti in biblioteca ! Non ho_ a mia di"s2osizione che uno sc~rso materiale 1 e sarò frammentario, lacunoso. ,Credo, del resto, che basti una rev1s1one s0111maria, dato che ogni studioso potrebbe trovare ampie e precise conferme a quello che •diremo. C. B. Non 'iJolendo_ e.ser<~nè paà1 on-i, nè servi P✓ non t·ruvando modo, nella società attuale, di ·e-.ssere 'U.Or>lt1H, l1:be 1 ri tra liberi, siam divenuti ribelli. 8 io iaraziQn~ ~e,gl~aua~chioi a;ly~oce$$O dlBenevento del 18:,7 la leggednedlal'Anticr Il mito dell' .A.nticristo pesa come un incubo sulla umanità cristianizzata. Rovescio- e conseguenza del mito di Cristo. esso nacque, come quest'ultimo, nella società ebraica del I secolo ; ma, come il mito gemello, fu solo nel trapiantarsi nell'Occidente, e specialmente a Roma, che completò il ciclo della sua evoluzione. insediandosi, spettro inconsistente e funesto, nelle anime e nelle menti della urn anità desolata, a sugellare e ribadire in essa le tare della degenerazione, a conculcare ed atterrire le forze e le volontà di rinnovamento. Ma è tempo che la mina, pazientemente scavata nei secoli, attraverso irrisioni e persecuzioni senza fine, dalla indagime umana sotto il doppio mito, sia fatta esplodere finalmente e seppellisca fra le sue obbrobriose rovine queste superstiti forme della idolatria primitiva, che inceppano lo sviluppo di tanta e così nobile parte dell'umanità, la quale è pure -la sola che possa mandare il grido del richiamo alle altre razze per la celebrazione di una umanità più vera e più degna. Guardiamolo negli occhi questo mito. * * * 8a~piamo come nel mondo giudaico, già da secoli volgente - di fronte all'affermarsi delle grandi monarchie militari dell'Asia - a sicura e visibile decadenza (la sua iniziativa d'incivilimento era tutta fondata sul concetto, che è l'ultima evoluzione delle civiltà teo.cratiche di . ' un monoteismo nazionale tendente a universaJizzarsi attraverso il « popolo eletto » - con. cetto proprio delle razze semitiche e corrispondente ai caratteri clin1atici della zona in cui queste si formarono e all'epoca antica della , loro sistemazione, ,e che ricorda- così da vicino q~ello islamico che rivive dallo stesso tronco) ~i ~ra andato sviluppando, all'ombra del pro~ fet1smo e di alcune società mistiche - come correlativo psicologico alla progressiva deca~ denza - un particolare stato d'animo noto l . ' co no1ne d1 ~spettazione messianica, consistentl' nell'assoluta fede nella venuta di un personaggio, protetto da Dio, il quale avrebbe restituito la gloria e 1 'egemonia ·aI popolo di Giuda. Tale aspettazjone, acuitasi in s01runo grado a~ tempo dell'incorporazione di quel popolo nella Siria, r'aggiunse il parossismo con la sua annession~ all'impero dei romani. Dopo tentativi jnsurrezionali armati troncati in sul , na.scere, essa sboccò in una nuova corrente, di-

296 PENSIERO E VOLONTA' ci amo così revisionista· e idealistica, per cui al concetto delFindipend,enza politica e dell'egemonia militare veniva sostituito quello dell'iniziati va morale e religiosa, concetto del resto che aveva formato il programma ridotto e l'ultimo appiglio del movimento profetico . • In seno a questa corrente, definitivamente trionfata dopo la morte di Giovanni il Batti sta, che aveva inaugurato un puro e semplice ritorno al profetismo classico ammonitore, nacque il cristianesimo, poderoso tentativo di abbattimento dei dommi e· della morale del1) ortodossia mosaica e di costruzione di unni nuova ideologia sociale e morale sulla base del doppio concetto: Provvidenza e valori psichici. • · Esistette veramente un suo fondato.re di no me Gesù, eretico rispetto al mosaismo e condannato come tale, e posteriormente, per l'inJ capaciti!, del popolo giudeo ·ad assimilare la nuova dottrina, identificato col Messia della trad!jzione; ovvero Gesù è invece il mito stesso del Messia, materializzatQsi nella propaganda 5pìcciola e sopratutto al contatto con l'OccL. dente, nuovo alle astrazioni teologiche e ·ahi• tuato invece ai processi di apoteosi degli eroi 'l E' quanto di più controverso vi sia nella criJ tica sincera (ignota al profess~onalismo clericale, catt0lico_ e protestante) delle origini del cristianesimo. A ogni 1nodo è certo che il concetto della rn.orte e risurr,ezìone dti. Ges11 e del suo prossìJ.J?.O ritorno dal cielo come giudice del mondo> costituisce tuttd il cristianesimo delle chiese primitiche. Nella seconda metà del primo se colo tutte le società cristiane, con uno sposta mento delJ a vecchia ideologia messianica, attendevano, a brevissima scadenza, la ricomparsa sulla terra di Gesù, il giudizio uni ver sale, la fine del mondo e la creazione di un mondo nuovo scevro dal peccato e perciò anche da,l male e dalla morte -· il che, evi d'entemente, non è che il corre lati vo psicologico della dissoluzione. Ma gli anni passavano e l'avvenimento si faceva attendere invano. Non solo; ma r'impero romano, che attraverso l'ideologia messianica sentiva - e non a torto - conservarsi l'idea della rivincita ehraj ca e vedeva, nella teoria un_iversalistica -: umanitaria della nu1 ova fede, u:m. pericolo gravissimo per il principio delle due nature su! quale e1·a fondata l'ideologia della sclliavitù che costituiva l'a su.a b~se, si diede, con accanimento 1netodico e feroce, a perseguitare i pro ~af_andlisti e i s_eguaci della nuova réligione. B~b1;0 8Cci • 510 V E intanto le defezioni, specialmente fra l' e· lemento giudaico (i giudei emigrati furono dai pertutto il nucleo delle chiese cristiane) • crescevàno di giorno in giorno, sia per le de- , lusioni dell'attesa, sia per l'impossibilità di riconciliare l'ardore di, quella .fede con le esigenze immediate della vita materi'ale. I ere denti infatti, nelJa logica cecità della fede nella palingenesi divina, avevano, invasati da · spirito di abnegazione e di ·rinuncia, sospeso interamente la loro attività econo1nica e civile. In questo periodlo di crisi l'irriducibile fede getta un ultimo grido, compie un ultimo sfor zo. I superstiti della generazione messianica compiono una nuova evoluzione, e con quelìa stessa passione con cui avevano fatto balzare 1a persona del Messia dalle sfere del mito nei campi della vita e della storia. suscitano una altra {igul'a, destinata a spiegare il ritardo e a rinforzare la fede. Ed eccoci in piena genesi del n1ito dell'Anti c1•jsto. * * * Ohi, più di tutti, legò il suo nome a questo mito, fu l'apostolo Giovanni - altro dal Bat tista. Propagandista (apostolo) e pro±eta, cioè poeta simbolico del nazionalismo religiosq, era costui un aristocratico, buon conoscitore, come Paolo, della letteratura del suo paese (la Bibbia). Ma, a d'ifferenza di Paolo, egli ripudla va, il concetto cosmopolitico della nuova dot. t1·ina. Per lui il Messia era il Messia degli Ebrei e noIJ. altro; il suo martirio un fatto per nulla connesso con la redenzio.i1e univer·· sale di Paolo, ma solo un. adempimento dell:~ parola dei profeti; la sua riapparizione e lai palingenesi sostanzialmente relative al riso1 · gere del primato ebraicv. Costretto ad allontanarsi da Gerusalemme, egli non rivolse la sua attenzione che alle città delPAsia Minore, che pullulavano di· ebrei emigrati, e fra essi svolse la sua attività: cul- ' minata con una « rivelazìone » (apocalissi) degli ult·imi giorni. E' in quest'opera, scritta o almeno pensata mentre il profeta era ·a aomioilio coatto nella ~Rola di I•atmo, nell'Egeo, per ordine di Nerone, che la -teoria dell'Anticristo venne definitivan1ente sviluppata. Che cosa è l'Anticristo 1 E' una potenza hifernale, em·anazione e incarnazione dli Satana come Gesù lo è di Dio, che faceva un ultimo sforzo per impedire il trionfo del Cristo nel mondo .. Le persecuzioni, i contrattempi venivano da hri ..

· PEN·SIERO E VO:LONTA' 297 , •· Ohi fosse in sostanza, l'Anticristo non è di.tficile comprenderlo: e; l'impero rom&ino, anzi, pi h precisamente, Nerone. Ed era logico. Un popolo come l'ebreo, il cui orizzonte politico non si era mai allargato oltre la cerchia che si estende dalla Caldea - attraverso •l' As .siria, la ~iria e la Palestina - all'Egitto, ·· clie assisteva da secoli agli sforzi vani (tali perchè partenti da popoli in decadenza) dei vari stat1 compresi in. quel panorama, dli dare a quei popoli una sistemazione soddisfacente e duratura, non riusci va a vedere, in quel succedersi vertiginoso d~ sforzi violenti quanto sterili, che una riprova della ineluttabilità del trionfo di una sua propria iniziati va da vè.. nire. Nella mentalità d'i Giudei,' era il loro dio nazionale, Iavez (alias Giove) che lasciava il campo libero agli altri popoli per accumula.. re sui loro capi la maleflizione delle stragi .compiute e averne occasione di intervenire a t6mpo debito per chiederne loro ragione e sternlinar li nella sua tremenda ira finale. Un intervento di elementi extra-asiatici nel _giuoco della politica che si svolgeva attorno a lorQ, Clra per i giudei quanto di più a~surdo Bi potesse mai immagin'are. E la travolgente ~onqu1sta di Alessandro il Macedone fu un fulmine inatteso per loro. Ma essi se ne riebbero. L'impero di Alessanaro si frantumò e solo la Siria rimase loro sul collo, ca,ontro 1~ quale essi intrapresero una veramente eroica guerra di indipendenza. .E' i1:tquesto periodo che la letteratura ebraica pro~usse la prima « rivelazione ». Un profeta, di non straordinario• valore per altro . . ' 1mmag1na - a posteriori ~aturalmep.te - una rivelazione divina « a priori » degli avvenimenti storici che si erano svolti in Asi'a sin dai primi tempi dell'impero persiano. Le vicende dell'impero persiano, la conquista macedone, lo smembramento dell'impero d,i Alessandro, le lotte dei Giudei con la Siria e l'esito (augurato ma poi smentito d'alla storia) d1 queJla lotta, evidentemente in pieno svolgimento durante la composizione <full' opera, sono narrati come rivelazioni fatte in sogno da Iaveh a un giudeo del tempo di Dario. Il confidente di Iaveh, personaggio interamente jmmaginario, anzi simbolico - il su~ nome cc giustizia di Dio », in ebraico « Dani-El » ' non è che· l'indice del particolare significato di preparazione all'intervento di Iaveh, che si dava a,g]i avvenimenti trattati -, è presen- .tato, second'o gli artifizi del piì1 basso profetismo, dietro cui si nasconde la difesa del poBibli t ■ I e tere e dei privilegi, come un vero e reale per• . sonagg10. Antioco Epiifane, re di Siria, aveva occupato Gerusalemme e tentato, a forza, di sotto mettere al culto siria,co il popolo giudaico, ·col.. locando i simulacri della sua religione nel tempio d'i Iaveh in Gerusalemme. Quella profanazione era, per il profeta, la provocazione massima che Iaveh potesse sostenere Antioco . era suo nemico personale e nemico del suo Cristo (il re di Giuda): dunque l'inter_vento di Iaveh doveva essere imminente. Per averne la data p,recisa ·non <i era che da applicare i numeri cabalistici: il 7, il 70 e il 77. Inutile dire che !a profezia, come tutte !e profezie che non sono artifizi éstetici ·O profonde e gene· rali intuizioni personali, si perde nell'indeci• so per salvare la ritirata. Orbene, Giovanni non fa ohe ripigliare quella trama, facendo propria ·anche buona parte di termini cabalistici .Sostituisce bens1 alla belva ·a dieci corna (i di~ci gener3(li che si er~no succeduti al governo dell'ex-im• pero di Alessandro fino all'epoca della composifilone della « rivelazione ») un''altra belva a sette corna (Roma: la città dei sette colli), e ai contrassegni di Antioco, nella figurazione debl' Anticristo, quelli dii N eron!e, chiaramente designato. Ma, a differenza dell'ignoto autore del « Libro di Daniele », Giovanni è poeta grandioso e potentemente suggestivo. Alle raffinatezze dell'ellenismo egli accoppi'a in m~d'o mi- · rabile il pragmatismo passionale della grande arte ebraica, e i fantasmi ch'egli ha la potenza di evocare e le scene mistiche in mezzo alle quali li fa agjre, hanno tale forza di suggestione che richiedono una tempra ecceziona, le per non subirne l'influenza. Va da sè che tali uomini erano morti alla vita e non vivevano che nell'ascesi: è il segreto del loro .fascino, ed è insieme, almeno ·agli occhi nostri, la loro miseria. Aggiungiamo a questa intima ed originale suggestività estetica, d•avanti 'alla quale, pur risolvendola, la critica non può che inchinarsi, un altro fatto, un deplorevolissimo fatto di patologia sociale; e noi avremo la spiegazione del fenomeno strano della persistenza - in sommo grado deleteria - di una simileconcezione nello spirito delle masse, e non sol- - tanto le in dotte, in tanti secoli d'i cristiane .. . simo. Bisogna in p,rimo luogo considerare che,. chi accettò, dentro i confini dell'impero romano, il oristianesimo, furono le classi so ciali meno evolute: glì schiavi o i vinti delle I '

298 PENSIERO E VOLONT A. lotte sociali. Da essi e dalle colonie, anelanti a scuotere il giogo politico e l'ideologia di Roma, vennero quei decantati padri della chiesa che dovevano diffondere fra le masse dell'Occidente, e poi nel mondo germanico - il quale· però a suo tempo reagì, i concetti della nuova fede. Essi interp-retarono, essi tradussero quei libri; e -guidati com'erano da 111otivi di edificazione religiosa, e ignorantì com'era,no (dei popoli antiohi nessuno conob· be mai la storia degl~ altri e menò ancora ne comprese la psicologia) ·delle basi storiche d1 quei libri e impreparati a comprenderne il lato estetico, essi scambiarono fatalmente la poesia per prosa, ì'artifizio per divinazione, l'immagine per realtà. L'idolatri~ poi, di cui presto· e . immancabilmente si contagiarono, per il « libro sacro » (la Bibbia) diede l'impulso a quell'opera mctocfica di interpolazione che, con l'intenzione di giustificare, complica va ancor più quei libri e quelle idee. Ed ecco, attraverso tutto il oristianesirno, inirandirsi e do,minare il, fantasma dell' An ticristo. Lo si temeva e lo si vedeva da pe1· tutto, quando il· presuntQ reale Anticristo, era già morto e sepolto: in Genserico, in Maometto, in Attila._ Poi, quando, do,po 1J 1000, il Papato non vide altrà uscita che d, j dentificare col proprio regno l'allegorico '< regno dei cieli >.> di Gesù (che non era altro in realtà che il regno - se così può dirsi -· dell'amore fra gli uomini, se pure non ancorn assurto a vero internazionalismo umanita .. 1·io), lo si vide in ogni sovrano che attentasse alla egemonia superpolitica del papa o al suo dominio temporale: Federico II ed Enrico VIII; o in ogni pensatore che osasse scuote1·e il domma cattolico. Intanto, dopo la invenzione della stampa e la conseguente rapida form•azione di nuove, vaste c~rrenti òi pensiero, esso non fu più un uomo, ma divenne un pen siero, una scuola, una corrente novatrice. I· gesuiti, la cui ragion d'essere non è in altro, lo videro nel Protestantesimo, poi nell'Enciclopedia, dopo nella Massoneria e nel Positi smo (il nostro Rapisardi fu, per molto tempo, un candidato: è la « fosca leggenda » · di cui egli, compiangendo, si dolse), e finalmente nel Comunismo e nell' An'aroliia. *** Verrebbe proprio da ridere a pensare que ste cose, ma purtroppo esse sono una triste realtà, una dolorosa eredità di errori che bisogna rim uoverc, poichè è in mezzo ad essi che ci è forza aprire.i la strada. Ma noi vinceremo, perchè le ragìoni della BibliotecaGino 1anco verità e della vita - che è rinnov;:l.menio - sono con noi. Noi calcheremo bene col piede il mito d1 Cristo e pasBeremo ·serenamente attra.. verso il fantasma delr Anticristo, con lo sgl1ardo rivolto a quella che è l'ultima meta· dell'U- · manità : la celebrazione del suo completo trionfo sulla Terra,' scevro da ogni inumana. insolenza di padroni, da ogni più ·inumano, guaito di schiavi. GAETANO MARINO. LO STATO Giudicatelo come volete, lo Stato, conser-- .. vatelo, trasportando in esso il Pio sottratto alla Scienza, fatelo guelfo, ghibellino, borghese, teocratico, monarchico o repubblicano, vi accorgerete in ultimo di avere sempre sul collo un tiranno contro cui !Protesterete di continuo in nome del pensiero e della natura. Gio1Janni B01'io. * ~ * « . . . E come volete contenere questo malcontento? Con la forza. Lo Stato che cosa è? E' il carabiniere. Tutti i vostri codicì, tutte le vostre dottrine e leggi sono nulle, se ad un dato momento il carabiniere con la sua forza fisica· non fa sentire il peso indi-- struttibile delle leggi n. · Mussolini nel suo discorso al Parlamento dPl 10 lnglio 1923. . .. i popoli civili, traviati da. tra,dizioni barbare, divisi da superstizioni cieche e da più cieche ambizioni, s~ consu11iano in guerre -inter1ninabili per usurpare un palmo di terra alle nazioni vicine. E non pensano che la tena è sopratutto la vedetta dell 1 intelli .. genza, e che alla vera gloria dei popoli pen-· . santi non è mestieri di vasta superficie; e più valgono i pochi campi occupati dalle mura della libera A tene e della libera Firenze 1 che non l'iniPerio d'Attila e di Carlo A1agno. Al ,cospetto delle ineffabili grandezzt· dell'universo, la terra che a prima giunta pare eguale in ampiezza a.lla sua volta terrestre, diviene ·un pu.nto impercettibile nello spazio> e la glo~ia di Possederne alcuna niaggiore o 1ninovre Parte s'annienta. Ma tanto più splendida appare la gloria della scienza, Per · la quale l'uorno, dall'umile fango su~ cui diniora, può sollevarsi a sPaziare nelli abissi delf itniverso, e sublimar la mente nella conteniPlazione di tanta. grandezza! C.~..RLO CA TTANÈO.

,._ · PE~~SIERO E v"OLOX'I'i\.' 299 Il pens1e~o di Gi,ordano Bruno Certamente il titolo che !Per brevità diamo a queste !Pagine risulterà sproporzionato al loro, contenuto, in quanto esse non potrebbero riuscire a mantenere, entro i limiti ,di una esposizion_e sommaria e infor11tativa - occasione a sua volt~ di osservazioni e idee proprie di chi scrive,· - la promessa di racchi ud ere riel loro breve spazio la sin tesi completa ed esauriente del pensiero bruniatÌo. :M~ il fine modesto di volgarizzazione che ci prO[)oniamo non .c'impone di spingerci tanto in là-. Lasciamo perciò da 'Wrte il la- . . to più propriamente . scolastico della filosofia bruniana_, la sua dia1 lettica form~le, quello che interessa esclusivamente i pedanti catalogatori di sistemi e i prpfessionisti della filosofia. ,Giordano Bruno, ~e pure fu uqmo di catteèira, a·veva in uggia tutti costoro e si diceva appunto accademico di nessuna accademia, il « fastidito ». · Cerc}:iiamo ·di cogliere, adunque, del sub . pensiero quanto può. interessare e quindi essere inteso, anche• fuori delle accademie e lontano dalle cattedre, da ogni sano e li-. bero intelletto amante della verità. Per comprendere Bruno bisogna situarlo nel suo tem1 po. Quelli che pretesero una quarantina d'anni addietro di farne una specie di anticlericale e libero pensatore in lotta col Papato, secondo il figurino allora di moda, ci" a J.)rpaiono oggi un po' btdlì come •quegli ·altri che fra il 1860 e il 1870 spingev,ano i loro ingenui entusiasmi patriottici fino a vedere Garibaldi o Vittorio Emanue-• le II - nel simbolico «Veltro» 'dell'' Inferno di Dante. Giordano Brnno fu certo una vittima del1'odio teologico e della prepotenza papale; ,ma H Nolano era un pensatore dalle vednte assai più amtPie, che abbracciavano il mondo universo e non si curavano ohe da lontano e ,per incidenza e indirettamente '"di ciò chi in particolare poteva riguardare 1a Chiesa romana. , . Anche un elementare senso di prudenza, doveroso ,per chi s'era fissato un dovere più alto e vasto, doveva èonsigliare Bruno ad evitare UJ:?. terreno di controversia, estraneo a lui che non apparteneva· a nessuna setta .: reli~osa, troppo ristretto per lui che tali controversie superava, e quindi inutilmente •rischioso. Affrontare i suptPlizi e ·la morte avrebbe saputo un giorno ,per l'interezza del .. n 1 rie. , suo pensiero; ma stolto sarebbe stato subordinarne e sacrificarne •la oausa a qualche s:uo lato particolare e di minore importanza. L'uJ.?.ire, secondo il consiglio biblico, la prudenza del serpent~ al coraggio del leone· doveva _essere quasi istintivo in chi si sentiva capace di grandi cose e non poteva vo~ ler cadere alla •prima imboscata, senza averle compiute o almeno proclamate al mondo. Di ciò s'erano avuti a1 ltri esempi nel corso del Rinascim,ento che stava tramontando, !l)Ur quando assai maggiori libertà eran tollerate al pensiero; ,più spiegabile quindi e natura-= le ciò doveva essere in quell'orribile declinare del Cinquecento, in pieno trionfo dell'Inquisizione, quando il fanatismo delle cor- · ti e delle plebi e le persecuzioni ecclesiastiche -e statali avevan ridotto il cammino del savere come un pericoloso labirinto irto di mortali insidie e di agguati. L'Amleto· della filosofia, risoluto in suo pensiero a ricercare per ogni via la verità, ·per non cadere in qualche trabocch-etto prima d'averLa raggiunta e rivelata, doveva muovere con molta cautela i suoi passi per qÙe[la equivoca corte di Danimarca tPiena di misteri tenebrosi e di oscure minacce. * * * L'assoluta sincerità, che emana da tutto il suo focoso esprimersi, ga•rantisce l'assenza in Bruno di una qualsiasi artificiosa e consaiputa finzione, allorchè egli evità di precisare un contrasto vero e proprio con ciò che è mate.ria di fede del cattolicesimo. Egli non aveva bisogno, per ciò che si propone .. va, di scendere su questo terreno; ciò l'avrebbe fatto deviare dal suo cammino del tutto diverso e forse ,ei" sentiva inconscia .. ' mente che l'avrebbe portato ,ad urti con sè stesso che ,gli avrebbero tolto [a serenità necessari.a alla investigazione. di un dissidio più ampio e meno •particolare fra il vecchio mondo ed il nuovo. Nonostante quel cont,rasto c'era; e lo si intuisce ed arguisce, ora incidentale ed ora implicito, in n1ille punti dell'0ipera sua. Egli lo ~ascia in disparte e non si cura di risolverlo; ma non può im,pedire che altri, giungendo dalle p'.remesse alle inevitabili conclu .. sioni, lo risolva in sua vece, e nel modo pilÌ ostile alla 1 Chiesa. Di qui l'ira ecclesiastica e la vendetta del rogo .... '· ..

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