Pensiero e Volontà - anno II - n. 13 - 16 ottobre 1925

PENSIEllO E \tOLONTA' 301 manchi il soffio del sentimento, ciò che vi domina sopratutto è il senso. critico, 'il ragionamento, la messa in relazione fra le cau se e gli effetti, fra il presente e l'avvenire, fra la pratica immediata ed il nostro ideale d'avvenire. Da .questo punto di vista, vj sono in questo libro delle pagine piene d1 verità e di buon senso che io sottoscrivere i completamente o quasi, specialmente laddove egli mette in guardi.a il lettore contro le ritornanti seduzioni di certo politicantismo ~emocratico o pseudodemocratico e contro le illusioni, anco sincerissime ma dannose, dei patteggiamenti e _della obliterazione dei prin '• .. Clpll. Oggi 9-uesto libro è, accanto all'altro della D'Andrea, uno strumento di buona propaganda ed una ben tem,prata arma di lotta: domani sarà un utile doc~mento. Tanto più utile e serio in quanto, pur trattandosi <li una raccolta di scritti, v'è in essa una ~1i ... tà d'intento ed una convergenza d'argomen• · ti che dimostrano come l'autore abbia elaborato ciascuno scritto - e l'elaborazione si scorge anche dall&. forma --- secondo una disciplina interiore intellettuale e politica a lungo meditata e severamente osservata. ,,.. LUIGI FABBRI. La.teoria del minimo sforzo. Più di una volta noi ci siamo sentiti dire : ~- .Voi non concluderete nulla ! L'uomo cere~ per legge naturale le vie· del min.imo sforzo· ecco perchè v~ole dei delegati, dei ~ rappresentanti, dei capi che agiscano in suo n-ome ,e lo dispensino d'occuparsi da sè dei propri affari. Al di fuori del suo lavoro quotidiano, a meno di avere un interesse o una j ambizione .da sodisfare, egli preferisce sottrarsi ad· ogni attività diretta per scaricarsene su altri. Di qui la creazione di tanti seg1etariati e funzionari permanenti per ogni sorta di organizzazioni o associ.azioni; di qui il successo dei regimi democrati~i basati sopra una sedicente sovranità popolare, la quale non si esercita che attraverso una perpe- . tua abdicazione delle masse •popo-lari a pro- ,.. fitto di pochi eletti. ·· La vostra critica, teoricamente giusta (ci si obietta) , .finisce con l' esseue pra ticam,en te falsa, perchè nulla v'è di più assurdo cheprete:µdere di ottenere un concorso di attività cui la natura stessa della maggior parte ' 1no 1 neo dt.gli uon1in1 si 1 ifiuta ostinatamente. Le esperienze fatte fin qui avrebbero ,pure dovuto con vincervi ! - Noi più degli altri (rispondiamo) troviamo naturale che l'uomo cerchi nella maggior parte dei casi di 1\durre la sua fatica, pur accrescendone j1 profitto. Anche noi vediamo un progresso nell'im·piego sempre più giudizioso e fecondo delle forze. Nla la quesJi:ionenon è qui. Coloro che pensano di èompi,ere il minimo sforzo da se stessi non finiscono al con tra rio per esa ucirsi al servizio èegli altri? Eccu dunque che essi raggiungono uno scopo contrario a quello che si proponev.ano .... - Ciò non è convincente e richiede una . . s1negaz1one - Niente di più facile. Per diventare efficace una azione di liberazione deve essere ' . una azione· di masse, deve rivolgere contro le forze di servitù delle forze superiori, onde poter così strappa-re la vittoria. Col rifiutarsi di parteci·pare all'azione, per lasciarne il compito a pochi individui che la fa·nno per professione, i lavora.tori restano sempre in una situazione di dipendenza, che si traduce nel massimo degli sfo1zi a beneficio dei ,padroni con, per se stessi, un profitto minimo, talora perfino insufificiente a vivere. - E dei -rischi d,a correre con la vostra azione diretta, non ne ten'ete dunque conto? - Ohe ogni azione provoch ~ una reazione, nessuno ne dubita, ma c'è bisogno per ciò di 1:inunci~re definitivamente a lottare'? A1 contrario, non è forse da tutta una serie di lotte che sono derivati_ i vantaggi acquisiti fin qui, che ci permettono di vive.re 11n po' n1eglio con un lavoro quotidiano meno gravoso? - Nessuno pensa a contestare Ja necessità della lotta, n1a è •p-roprio a proposito dj que~ta che è naturale la· scelta ,di quella forma di lotta richiedente il minin10 sforzo ed i~plicante il m·inimo rischio. Non tutti sono disposti a finire in ,prigione o a farsi fucilare per le strade - 1 Giu~tissimo. Sono i più audaci .nella propagandra contro l'ingfustizia sociale che rischiano di perdere il loro pane, di andare in carcere e talvolta d-i rimetterci 1a vita. Il 1110:çidodel lavoro ha pagato i suoi sforzi <lj liberazione con gravi sacrifici; n1a che forse la sua soggezione non ·le è costata dei sacrifici ancora più grandi? - Che volete dire con ciò? E' anche certo che coloro che si sono astenuti dal parteci para a certe manifestazioni rischiose a con- . ' \ \ I

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