Pensiero e Volontà - anno II - n. 13 - 16 ottobre 1925

J PENSIERO E VOLONTA' 305, -------------~--------.------- -- -- ----- - sei più malvagia; in apparenza sei· cara, ma in esistenza sei vile; IPer fantasia sei utile, ma. in effetto sei perniciosissima: atteso che per tuo màgistero, quando investisci di te qualche perverso - come per ordinario sempre ti veggo in casa di scellerati, raro vicina ad uomini da bene - là abbasso hai fatta la Veritade ésclusa fuor de le cittadi agli deserti, hai rotte le gambe a la P-rudenza, ihai fatta vergognar la Sofia, ha chiusa la bqcca a la Legge, non !hai fatto aver ardire il Giudicio, tutti hai resi vilissimi » ( 1) . Possono interessare altresì le idee di Bruno (,che oggi si dtirebber9 liberali) su come debbono ·essere amministrate le repubbHahe (2); qualche sua invettiva alla guerra che con la sua •« fiammeggiante spada commette tanti stupri, tanti adulteri, tanti ladrocinii, usurpazioni ed as~assinii (3); e so... pratutto, nella fine del dialogo secondo, l'accenno alla sollevazione del tPOpolo napoletano del 1547 contro l'Inquisizione (il Gentile . vi vede addirittura un saggio d'interpretazione materialistica della storia); nel quale accenno argutamente fra l'altro il Bruno oss~rva che « ~ cosa naturale che le pecore, ch'hanno il lupo per governatore, vegnano castigate con esser divorate da lui». ,conosciute, perch•è più volte ripròdotte in diverse pubblicazioni di propaganda socialista, sono le parole con cui Giordano Bruno bollava d'infamia il diritto di proprietà: « Tutti magnificano l'età dell'oro, e 11:)0l ' stimano e predicano per virtù quella manigolda, che la estinse, quella che ha trovato il mio ed il tuo; quella che ha divisa, e fatta propria a costui e colui non solo la terra (la quale è data a tutti gli animali suoi) ma, ed oltre, il mare, e forse l'aria ancora. Quella ch'ha messa la legge agli altrui diletti, ed ha ratto che quel tanto; che era bastante a tutti, vegna ad essere soverchio a questi, e meno a quell'a1tri; ond'e questi, a suo mal grado, crapulano, quegli altri muoiono di fame. Quella, che ha varcati li mari, per violare quelle leggi de la natura, confondendo que' popolì, che la benigna madre distinse, e per propagare i vizi d'una generazione in un'altra; ,percthè non son cosi proipagabili le virtudi, eccetto, se vogliamo chiamar virtudi, e bonta.di quelle, che per certo inganno e con. ·· suetudine sòti cosi nomate e credute, ben che gli effetti e frutti sieno èondannati da ogni (1) G. BRuNo: Opere italiane, Vol. II, pag. 92.93_ (2) G. BnuNo·: Opere italiane, Vol. II, pag. 171. <B)G. BRUNO: Opere italiane, Vol. II, pag. 122. e n Bta co senso e ogni natural ragione. Quai sono le aperte ribalderie e, stoltizie e malignitadi di leggi usurpative e proprietarie del mio e tuo· e del più giusto, che fu più forte possessore,. e di quel più degno} ch'è stato più sollecito e più industrioso e primiero occupatore di que' doni e membri de la terra, che la natura, e per conseguenza Dio, indifferentemente donano a tutti>> (1). - Alcuni dei ragionamenti bruniani sembrano per,fino adombrare una riabilitazione dell'ozio (inteso certamente come tempo dedicato alle occupazione dello spirito) contro la fatica materiale (2), quando Bruno dice che l'ozio è qualche 1Jolta cattivo e la fatica è cattiva il più delle 1Jolte, e che l'ozio è il più delle rvo-lte buòno come qualche 1Jolta è buona la fatica. ~ E se non temessimo di spinger ti:oppo oltre l'interpretazione moderna del filosofo cinqu<,;•· centista, diremmo che a lui non era estraneo qualche concetto anarchico, se giunge a lamentare il soverchio intervento <l'ella legge nella vita usuale .degli uomini e rimpiange, col citare alcuni noti versi dell' Aminta del Tasso, la bella età saturnia, co111fP1etamente libera di ogni dominio, nella quale la dura legge del pregiudizio non fu nota a quell'alme in libertate a1J1Jezze, ma legge aurea e felice, che Natura scolP1: s'ei piace, ei lice (1)._ Non potremmo metter fine a questa divagazione· sulle idee sociali del Bruno senza ac; · cennare al suo cosmopolitismo, che del resto era in stretto rapporto con la sua deificazione dell'universo, e tra filosofi da Socrate in poi, è stato sempre con1unissimo; chè, anche storicamente, ,e per tutti i tempi Giordano Bruno aveva, del tutto ragione d1 affermare che « al 1Jero filosojo ogni terra è Patria» (3). E' nell'epistola eS[)licatoria dello « Spaccio della Bestia trionfante » che Bruno si ll)rocl.ama altera1n-ente e paganamente « cittadino del mondu, figlio del padre Sole e della Ter .. ra madre» (4). LUIGI FABBRI. (ll segwito al prossimo 1ntniero). (1) G. BRUNO : Op. italiane, _Vol. II, pag. 139-140. (2) G. Bm·No: Op. italiane, _Vol. II, pag. 138. . (3) G. BauNo: Op. italiane, Vol. II, pag. 141. É .bene avvertire che nei suoi mezzi il Tasso si riferisce solo alla libertà di amore. (i) G. BauNo : Op. italiane, Vol. II, pag. 5. f;

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==