Pensiero e Volontà - anno II - n. 13 - 16 ottobre 1925

298 PENSIERO E VOLONT A. lotte sociali. Da essi e dalle colonie, anelanti a scuotere il giogo politico e l'ideologia di Roma, vennero quei decantati padri della chiesa che dovevano diffondere fra le masse dell'Occidente, e poi nel mondo germanico - il quale· però a suo tempo reagì, i concetti della nuova fede. Essi interp-retarono, essi tradussero quei libri; e -guidati com'erano da 111otivi di edificazione religiosa, e ignorantì com'era,no (dei popoli antiohi nessuno conob· be mai la storia degl~ altri e menò ancora ne comprese la psicologia) ·delle basi storiche d1 quei libri e impreparati a comprenderne il lato estetico, essi scambiarono fatalmente la poesia per prosa, ì'artifizio per divinazione, l'immagine per realtà. L'idolatri~ poi, di cui presto· e . immancabilmente si contagiarono, per il « libro sacro » (la Bibbia) diede l'impulso a quell'opera mctocfica di interpolazione che, con l'intenzione di giustificare, complica va ancor più quei libri e quelle idee. Ed ecco, attraverso tutto il oristianesirno, inirandirsi e do,minare il, fantasma dell' An ticristo. Lo si temeva e lo si vedeva da pe1· tutto, quando il· presuntQ reale Anticristo, era già morto e sepolto: in Genserico, in Maometto, in Attila._ Poi, quando, do,po 1J 1000, il Papato non vide altrà uscita che d, j dentificare col proprio regno l'allegorico '< regno dei cieli >.> di Gesù (che non era altro in realtà che il regno - se così può dirsi -· dell'amore fra gli uomini, se pure non ancorn assurto a vero internazionalismo umanita .. 1·io), lo si vide in ogni sovrano che attentasse alla egemonia superpolitica del papa o al suo dominio temporale: Federico II ed Enrico VIII; o in ogni pensatore che osasse scuote1·e il domma cattolico. Intanto, dopo la invenzione della stampa e la conseguente rapida form•azione di nuove, vaste c~rrenti òi pensiero, esso non fu più un uomo, ma divenne un pen siero, una scuola, una corrente novatrice. I· gesuiti, la cui ragion d'essere non è in altro, lo videro nel Protestantesimo, poi nell'Enciclopedia, dopo nella Massoneria e nel Positi smo (il nostro Rapisardi fu, per molto tempo, un candidato: è la « fosca leggenda » · di cui egli, compiangendo, si dolse), e finalmente nel Comunismo e nell' An'aroliia. *** Verrebbe proprio da ridere a pensare que ste cose, ma purtroppo esse sono una triste realtà, una dolorosa eredità di errori che bisogna rim uoverc, poichè è in mezzo ad essi che ci è forza aprire.i la strada. Ma noi vinceremo, perchè le ragìoni della BibliotecaGino 1anco verità e della vita - che è rinnov;:l.menio - sono con noi. Noi calcheremo bene col piede il mito d1 Cristo e pasBeremo ·serenamente attra.. verso il fantasma delr Anticristo, con lo sgl1ardo rivolto a quella che è l'ultima meta· dell'U- · manità : la celebrazione del suo completo trionfo sulla Terra,' scevro da ogni inumana. insolenza di padroni, da ogni più ·inumano, guaito di schiavi. GAETANO MARINO. LO STATO Giudicatelo come volete, lo Stato, conser-- .. vatelo, trasportando in esso il Pio sottratto alla Scienza, fatelo guelfo, ghibellino, borghese, teocratico, monarchico o repubblicano, vi accorgerete in ultimo di avere sempre sul collo un tiranno contro cui !Protesterete di continuo in nome del pensiero e della natura. Gio1Janni B01'io. * ~ * « . . . E come volete contenere questo malcontento? Con la forza. Lo Stato che cosa è? E' il carabiniere. Tutti i vostri codicì, tutte le vostre dottrine e leggi sono nulle, se ad un dato momento il carabiniere con la sua forza fisica· non fa sentire il peso indi-- struttibile delle leggi n. · Mussolini nel suo discorso al Parlamento dPl 10 lnglio 1923. . .. i popoli civili, traviati da. tra,dizioni barbare, divisi da superstizioni cieche e da più cieche ambizioni, s~ consu11iano in guerre -inter1ninabili per usurpare un palmo di terra alle nazioni vicine. E non pensano che la tena è sopratutto la vedetta dell 1 intelli .. genza, e che alla vera gloria dei popoli pen-· . santi non è mestieri di vasta superficie; e più valgono i pochi campi occupati dalle mura della libera A tene e della libera Firenze 1 che non l'iniPerio d'Attila e di Carlo A1agno. Al ,cospetto delle ineffabili grandezzt· dell'universo, la terra che a prima giunta pare eguale in ampiezza a.lla sua volta terrestre, diviene ·un pu.nto impercettibile nello spazio> e la glo~ia di Possederne alcuna niaggiore o 1ninovre Parte s'annienta. Ma tanto più splendida appare la gloria della scienza, Per · la quale l'uorno, dall'umile fango su~ cui diniora, può sollevarsi a sPaziare nelli abissi delf itniverso, e sublimar la mente nella conteniPlazione di tanta. grandezza! C.~..RLO CA TTANÈO.

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