Discorso del commendatore Marco Minghetti presidente del consiglio detto il 28 e 29 giugno ...

DJ SCORSO del Commendatore NIARCO ~lfNGHJ~TTI PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DETTO IL 28 E 2ç) GIUGNO ALLA CAMERA DEI DEPUTATI , IN RISPOSTA ALLE I NTRR PELLA ~ZG SARACCO SULLA SITUAZIOitE DEL TESORO ) .... TORINO TJP. CAVOUR, VIA DELL'OSPEDALE, 10. . 1864.

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SIGNORI , È questa, signori, la terza volta che ho l'onore di pigliare la parola in questa Camera per discor- . rere largamente della quistione finanziaria. La pigliai da prima quando feci l' esposizione del mio concetto finanzia'fio ; la pigliai la seconda volta, porgendomene occasione l'esame del bilancio attivo del 1864, nel dicembre dello scorso anno, in una discussione che rimarrà memorabile anche per le gravi parole d'un nostro collega, del quale deploriamo oggi la perdita. La ripiglio di nuovo, e direi più solennemente in un momento, nel quale questa questione co mprende in sè la politica tutta intera del Gabinetto attuale.

4 L' importanza che la Camera ed il paese pongono nelle quistioni di finanza, è cosa grandemente lodevole; imperocchè ella uou deriva solo dalla gravità della situazione , ma deriva altresì da un progresso p.ella vita politica; e mi sia lecito a queste due aggiungerne una terza, ed è la piena conoscenza dei fatti che hanno attinenza con quelle questioni. Signori , un prospetto nitido e chiaro, e con accuratezza formato, dei fatti e dei dati che si riferiscono alla situazione finanziaria, io ho avuto, non dirò il merito, ma la fortuna di poterlo dare in luce. I mutamenti e repentini accaduq in Italia, la varietà dei metodi e dei sistemi che regnavano nelle diverse provincie, avevano impedito sì durante il molo politico che nei primi tempi che gli vennero appresso, di accertare abbastanza esattamente quei dati, che pur debbono .essere la base, ·sulla quale si fondano le esposizioni, le previsioni ed i ragionamenti. Invano l'onorevole ministro Bastog·i fece sforzi a tal fine; nè lo raggiunse l' onorevole ministro Sella, che pur nella sua relazione, che ha la data del 1 o dicembre 1862, cominciò a darci una raccolta di dati, d'i raffronti, e d'induzioni assai rag~ guardevole. Ostava a ciò, lo ripeto , la necessità delle cose. . Chi non ricorda , o signori , i primi anm ne1

5 quali si è adunato il Parlamento italiano ? Chi non ricorda che nel 186·1 il bilancio del regno dividevasi ancora in tre distinti bilanci parziali, due dei quali venivano meno al sindacato del Ministero centrale ? Chi non ricorda la differenza tra i . bilanci presun.ti vi ed i risultati che poi abbiamo avuto ? Chi non ricorda infìne quante volte noi abbiamo desiderato di avere una precisa situazione del tesoro, che per mancanza dei necessari elementi non si poteva mai conseguire ? Quand' io venni al Ministero delle finanze, e feci quella esposizione che è stata più volte mentovata, ho dovuto vale\mi dei dati che allora esistevano, e che , malgrado le cure di chi Ii aveva raccolti , non erano così precisi, nè cosi esatti, come oggi lo sano ; avrò più innanzi l'occasione di ricordarli e d'indicare le gravi conseguenze, che da inesa~tezze a niuno imputabili, ma che io non era in grado di correggere, derivarono. Ma ora, o signori, noi possiamo giudicare con ben maggiore sicurezza ; noi abbiamo dinanzi a noi .un argomento per misurare l' ampiezza dei bisogni, una norma per avvisare ai rimedi: abbiamo dei bilanci convalidati dalla esperienza; abbiamo potuto formarci un'idea abbastanza precisa del valore dei beni demaniali, e di quelli della Cassa eccles iastica che passar debbono al demanio : ab-

6 biamo infine potuto riconoscere l'estensione delle obbligazioni assunte dal Governo, e ch e negli anni avvenire cadranno sul bilancio passivo dello Stato. Io dunque credo coll'onorevole Saracco che la discussione finanziaria oggi sia doppiamente opportuna/ cioè non solo per la necessità sua, e per l'interesse che il paese vi prende , ma perchè vi sono dati positivi, sui quali si può stabilire il nostro ragionamento e giudicarne. Signori, io seguirò l'onorevole Saracco nell' ordine e negli svolg·imenti varii del suo discorso ; e p-e un attacco cosi fiero e così irto di cifre , mi sarà· forza il contrapporre una difesa più temperata, ma altrettanto ispida di numeri. La Camera vorrà perdonarmi, se io abuserò per avventura della sua pazienza ; ma l'argomento è tropp~ grave , perchè io possa lasciare indietro alcune delle impor tanti note ed accuse dell' onorevole deputato Saracco. Io esaminer ò pertanto prima di lutto, seguendo il suo me todo, la situazione del t esoro ; esaminerò appresso la situazione finanziaria , e mi sforzerò di chiarire nell' una e nell' altra parte quale responsabilità vi abbia il ministero. Finalmente, signori, accennerò alle nostre previsioni ed ai provvedimenti per l'avvenire; e parl t-rò del nostro programma politico che io credo

7 non aver bisogno di esporre, ma che sono lieto di poter ricordare dinanzi alla Camera e dinanzi al paese in qualunque circostanza. L'onorevole Saracco ha incominciato con interpellarmi non solo, ma con accusarmi eziandio del non avere pubblicata la situazione del tesoro al io ottobre 1863. · Io non mi preoccupo, come t'a l'onorevole Saracco, delle contumelie che i giornali gittano sovra di noi ; io so che siffatta è la condizione degli uomini politici : debbo esser parato a tutte le calunnie, a tutti gli oltraggi ; ma quando un appunto è portato dinanzi. al Parlamento, è mio dovere di rispondervi, e .di rispondervi categoricamente. Quando venne dinanzi alla Camera la discussione sul bilancio attivo del 1864, richiedendosi da molti come suole la situazione del tesoro , io ordinai che fosse compilata, benchè non soglia essere quello il tempo più opportuno, poichè meno acconcia norma s'avrebbe ai calcoli che si vogliono su di essa istituire. Eravamo alla metà di novembre quand'io procurai che quella situazione fosse, ancorchè affrettatamente, compilata, e la comunicai alla Commissione del bilancio negli ultimi giorni delle sue tornate dello scorso anno, quando tuttavia il bilancio era in discussione dinanzi al Parlamento.

8 Da talunofu chies ta la pubblicazione di cotesta , situazione al 1 o ottobre ; ed allora dichiarai che, sebbene non avessi alcuna difficoltà , mi sembrava molto più conveniente che , essendo alla metà di dicembre, io facessi compilare una situazione del tesoro più esatta e precisa che portasse la data del 31 dicembre. Questa mia proposta non avendo dispiaciuto alla Camera, come si può vedere ne' suoi resoconti, non credo mi si possa chiamare in colpa se, invece di stampare una situazione del tesoro riferentesi ad una data impropria, e per questa ragione e per la fretta posta nella compilazione naturalmente monca ed incompleta, ho dato una situazione esatta, e protratta a quell'epoca che fuole essere fissata per istabilire questa maniera di documenti. Ma, soggiunge l'onorevole Saracco, perchè avete confusi gli esercizi anteriori al 1863? Li ho riuniti insieme, perchè tale è la regola della nostra contabilità; la quale riunisce i r esidui atlivi e passivi degli esercizi chiusi, i quali vengono insieme a far parte de ll 'esercizio in corso. Io però, per dare tutti quegli schiarimenli che potevano interessare la Camera, ho fatto tenere distinto l'esercizio del 1861 da quello del 1862 in tutte quelle parti, nell e quali ciò poteva farsi. Perciò non parmi che l'accusa mi ferisca. Proseguendo l' Qnorevole Saracco osservando

n che la cassa conteneva 102 milioni al 31 dicembre 1863, ha analizzato questo fatto , volendo far vedere che era un' illusione mostrare quella somma esistente in cassa, perchè era des tinata a prossimi grandi pagamenti, come sarebbe quello degl'.interessi semes trali del dt:bito pubblico. Ma è egli men vero il fatto che al 31 dicembre era quella somma in cassa; o quale addebito può venirmi fatto se a qu el giorno non sono ancora scaduti gl'interessi del debito pubblico? Io non so areestarmi ·a quest'accusa, che,· mi si permetta il dirlo, è t roppo leggera. Ma la cassa neppure conteneva , soggiunge l'onorevole sm~acco , quella somma, giacchè fì g·urano ne' 102 milioni le carte contabili. Signor i, questa quisl.ione fu sollevata altra volta; ed è appunto per questo che ho accurata1nente sceverate le car te contabili dal conto di cassa nella si tuazione del tesoro; da questa si può vedere che le car te contabili delle tesorerie sono state portate come spese pagate, e quelle dei contabili delle riscossioni fìg·urano fra i residui at tivi e passivi. Di ques te carte ne trovate 38 milioni nel 1862 e 112 milioni nel1863: in tutto 150 milioni. Nel conto di cassa al 31 dicembre non vi figurano che soli 12 milioni di carte contabili, di cui ho dalo la notà specifica negli alleg·ati annessi alla situazione del tesoro.

10 A queste prime accuse, le quali credo aver dimostrato insussistenti, e che furono come l'esordio delle altre ben maggiori e più gravi che l'onorevol e Saracco mi ha fatto, tenne dietro l' esame della situazione stessa del tesoro, nella quale risulta un disavanzo di 230 milioni alla fine del dicembre 1863. L'onorevole Saracco non vuole ammettere che a questa sola somma ammonti il disavanzo ; ma · r ipristina la cifra che egli aveva , in occasione della discussione del bilancio attivo, preteso di addimostrarci, cioè 280 milioni, od almeno ripris tina la cifra della Commissione del bilancio, la quale supponeva un disavanzo di 260 e più milioni. Ricorderete, o signori, che nella seduta del dicembre 1863, alla quale testè ho alluso, mentre espressi schiettamente la mia previsione che il disavanzo non poteva esser e maggiore di 230 milioni al 31 dicembre, mi venivano dalla Commis·· · sione recati innanzi alcuni calcoli, pei quali era portato a 260 milioni ; e l'onorevole Saracco, non pago neppure di questo, disse che 279 o 280 milioni doveva essere il disavanzo reale alla fin e del 1863. Ora che i ri sultati sono noti, eg·li si sforza di provare che la situazione del tesoro è artificiosamente congegnata al fine di mostrare un disavanzo mi -

/. '11 nore del vero ; che vi è un'architettura di cifre, per la quale apparisce ciò che in realtà non è. Ed egli ha voluto disfare questo edificio di apparenze e sostituirvi la realtà. . Io mostrerò all'incontro che il congegno e l'architettura delle cifre e l'artificiosa combinazione dei calcoli sono cosa sua, non mia ; e eh <:. la sit uazione del tesoro da me data rappresenta precisamente ed esattamente la verità delle cose. Prima di tutto l'onorevole Saracco dice che io aggiungo 17 milioni di avanzo negli esercizi anteriori al 1861, ed ei non sa comprendere il per· chè di ques to nuovo guadagno, del come io abbia trovato questo tesoro. Eppure era la cosa la più facile ad indovinare e comprender e. L'onorevole Saracco non ignora ch <t qu ando si viene alla liquidazione dei conti , quelle somme le quali non si sono potute spendere n ell' esercizio che finisce, si cancellano e si portano in economia di quell' anno, poi si riportano di nuovo nel bilancio dell'anno vegnente come par tita accesa dell' eser cizio seguente. Nessuna meraviglia adunque ch e ciò avvenisse ancora per gli esercizi anteriori al 1863, e questo spiega chiaramente come si trovino nelle economie del 1861 questi 17 milioni di più che riapparirono per avventura nei bilanci posteriori a seconda delle nostre leggi di contabili t:\.

12 Ma voi aveLe, dice l'onorevole Saracco, calcolato nei residui attivi degli anni precedenti una parte di beni demaniali, i quali erano stati recati in quei bilanci, ma che invece devono essere inclusi nella somma totale, colla quale annunziava te di far fronte agli esercizi avvenire. Sig-nori, quando io parlai qui di beni demaniali, del loro valore (mostrerò in appresso come realmente in quell'epoca non si poteva fare valutazione diversa da quella che io fec i) di ssi, se ben ricordo, come nella somma che io allora indicava non fo ssero eompresi quei beni demaniali che erano sta ti portati nei bilanci anteriori. Ciò amme tteva pure l'onorevole Saracco, il quale all' 1 'l dicembre 1863, quando appunto trattava della situazione finanziaria, diceva queste parole: « Di questigiorni io ho voluto esaminar e i bilanci at tivi' deg·li anni 1860, '1861 e 1862, ed ho ·potuto riconoscere che sopra questi bilanci vennero iscritte partite di credito per li.re 46,300,000 per beni demaniali che il Governo intendeva alienare; non è facil e il poter sapere se, e con quale ri- - sultato, l'operazione della vendita era stata condotta, ma non sarà atto di esagerazione il supporre che molta parte di questi 46 milioni che facevano parte della nostra attività, rimanga tuttavia scoperta. >> E quando eg·li parlava di un disavanzo di 279

13 o 280 milioni alla fin e del '1863 co·li certo non . ' b tog·lieva da ciò i beni demaniali , ma li lasciava nei residui attivi dello Stato, imperocchè altrimenti il suo calcolo a ben altra cifra sarebbe salito. Per verità qualche volla io sono stato tentato di togliere il prezzo di qu es ti beni demaniali dalle attività anteriori , dai così detti residui attivi , parendom i più semplice il trasportarli ad esercizi avveni re. l\Ia d' altra part e mi sono peritato a por mano in qu es to modo ai calcoli che già erano instituiti, a mut are dei dati , i quali già erano stati presentati in altri documenti, così che male si sarebbe (atto il confronto deg·li uni cogli altr i. E confesserò ancora che non ultima delle ragioni che m' inducevano a non fare qu esto trasporto fu il timore che questi 46 milioni trasportati dai r esidui attivi ad esercizi avvenire divenissero un'~rma di opposizione, mi fo ssero imputati, come .mi s'imputarono ieri in casi somiglianti altre cifre, quale effetto di procligalità od inabilità o noncuranza. L'onorevole Sar acco dai beni demaniali è passato ad un punto assai più grave che è quello de1le economie, che nella situazione del tesoro appariscono sugli esercizi an teriori per 77 milioni. Ques te economie eegli anni passati, di cui non si sa dar ragione, e che non si r itrovano più nei bi-

14 lanci preventivi, non sono per l'onorevole Saracco che uno stratagemma per diminuire la situazione · del tesoro. Così egli non vede o dissimula che questi 77 milioni di economie sono bilanciati da altrettanti milioni di spese nella stessa situazione del tesoro. Che cosa è avvenuto ? È avvenuto che le economie che si erano trovate alla fine degli anni anteriori al 1862 (e voi sapete che passa in economia tutto ciò di cui non siasi iniziata la spesa) si portavano nel nuovo anno come spese nuove. Dunque la stessa partita, la quale voi cancellate da un esercizio, vi riapparisce nell'esercizio successivo. Cosi, di 55 milioni di economie relative al 1862, voi ne trovate in maggiore spesa 39 nell'esercizio posteriore. Così _ i 22 milioni di economie v che l'onorevole Saracco riscontra nell'esercizio 1863, sono compensati da 38 milioni di maggiori spese che appariscono pure nel 1864, e così le economie e le nuove o maggiori spese formano la stessa somma di 77 milioni. Egli vede dunque che non vi è alcun artificio o stratagemma , che le cifre rimangono perfettamente chiare e plausibili. L'onorevole Saracco ha voluto far credere, e , se tale non era la sua intenzione , ha prodotto certamente nell'animo di coloro che lo ascoltavano questa impressione, che il Governo avesse tolto questi 77 milioni in gran parte dai lavori

15 pubblici, quasi che dei lavori pubblici fossimo noncuranti, mentre abbiamo · tentato con ogni mezzo di farli proc~dere con ogni possibile alacrità. Io desidero che la Camera sappia che l'econo- , mia sui lavori pubblici nel 1863 si riduce t!!Lta ad un· milione e 44 mila lire; e che questa è stata contrabbilanciata e superata da un credito straordinario di lire due milioni e 518 mila. Adunque non solo il bilancio dei lavori pubblici è stato mantenuto quale dal Parlamento era stato votato, non solo sono state eseguite le spese che erano iscritte, ma vi è stata aggiunta nuova somma. Vengo ora, o signori, ai residui attivi. L'onorevole Saracco ha detto: voi ci presentate come attività delle cose le quali non hanno valore alcuno; queste attività non esistono, sono una illusione, un inganno. Signori, poniamo che veramente per questi residui attivi vi fosse grave dubbio di riscossione, io pur nondimeno domanderei all'onorevole Saracco : con che diritto un ministro di finanza può egli radiare dallo stato attivo della nazione dei crediti che non sono giudicati assolutamente inesigibili ? Se lo fa-cesse non sorgerebbe primo per avventura lo stesso onorevole Saracco ad accusarlo fieramente, dicendo: Voi avete fatto getto di at-

'l6 tività che, se non interamente, in parte almeno potevano pur darvi speranza di recupero. In tanta penuria voi siete, nonchè prodighi, dissipatori della pubblica fortuna. Per buona ventura noi non siamo neppure in questo caso: i residui attiv i portati nella situazione del tesoro , comecchè in alcune parti possano subire modiiJcazioni, c soprattutto non possano essere immediatamente riscossi, li credo per la massima parte esigibi li . Mi permetta l'onorevole Saracco ch'io tocchi ad uno ad uno quelli ch' eg·li ha mentovati ; c mc lo permetta la Camera, giacchè quando si tratta di accuse cosi gravi, di cifre cosi precise non è lecito al ministro delle finanze di rispondere per le generali. Altra volta procedetti con idee sintetiche, questa volta sono cos tretto di seguir l'analisi minuta che l'onorevole Saracco ha voluto fare. Cominciamo dai crediti verso le provincie napoletane. Certamente i ducati 1,133,000 dovuti da provincie diverse sono tra le partite meno sicure a riscuotersi; ma, d'altra parte, nella situazione finanziaria che ci fu trasmessa da Napoli essi figuravano come esigibili; la parola vi è precisamente registrata. E, secondo le notizie che ricevo, le liquidazioni che si stanno facendo daranno luog·o ad es1gerne una parte notabile almeno.

17 Il Banco ùi Napoli, disse l'onorevole Saracco, è creditore di tre milioni di ducati verso di voi, e voi nonostante continuate. ad iscrivere il credito di un milione contro di esso? Signori! La questione del Banco di Napoli è una di quelle che pi~ mi preoccuparono sin dal giorno in cui venni al Ministero delle finanze ; e. d'accordo col mio onorevole collega ministro di agricoltura e commercio, credo di essere g·iunto ·ad una soluzione soddisfacente per il paese e per quelle provincie, pel credito pubblico in generale, e per l'interesse del Banco in particolare. Ora, quando appunto io studiava quella questione ed avvisava ad un componimento, feci cassare dai r esidui attivi dello Stato un milione di ducati di utili che vi era stato posto; ma ritenni il milione di capitale non tanto perchè credessi che esso potesse essere campletamente riscuotibile, quanto perchè in corrispettivo avrei potuto ottenere dal Banco, come spero di avere ollenuto, lo sgravio di altre non lievi partite che sarebbero cadute sopra le finanze. Ma voi portale, sog~;iunge l'onorevole Saracco, fra i residui attivi 78,000 ducati di cambiali protestate a carico di negozianti debitori di diritti doganali. È vero che quelle cambiali sono protes tate, ma non ho io 4000 ducati di r endita che mt stanno a garanzia di queste cambiali ? Doveva 2

18 io rigettare , doveva cancellare dai miei residui attivi quei 78,000 duçati, mentre non solo ho speranza di riscuoterli, ma per garanzia della mag·gior parte della somma ho in mano un pegno? Voi dovete, disse l'onorevole Saracco, alla Cassa ecclesiastica enormi somme, secondoGhè dice la relazione del suo direttore generale da voi presentata al Parlamento, e intanto voi vi portate credit(]fe. Ma, o signori, con quella presentazione npn ammisi punto le pretese della Cassa ecclesiastica ; ed anzi ho riservata precisamente quella quistione. Quando si tratterà della legge proposta dal mio onorevole collega di grazia e giustizia, che si riferisce all'asse ecclesias tico, gi udicherà allora la Camera se lo Stato ha mal collocato fra i suoi r esidui attivi il credito di lire 881,542 07, la quale somma fu dalla tesoreria centrale co1 suoi fondi materiali somministrata alla Cassa ecclesiastica. Ma come potete ragionevolmente presumere, segue l'onorevole Saracco, di riscuotere i canoni arretrati, di cui figurano in debito appa1tatori delle antiche provincie ? · Signori, tanto poco ho presunto di ri scuoterli che dalla somma di lire 2,800,000 che erano li ho ridotti ad 800,000 appunto perchè gli altri erano dimostrali inesigibili; ma siccome quelli che corrispondono ad una somma di 800,000 lire sono rite-

19 nuti, se non di sicura, di probabile riscossione in un tempo più o meno remoto, non li ho tolti dai crediti dello Stato. Ma voi avete posto come da riscuotersi, osserva l'onorevole Saracco, un milione di lire per ritenute e sovratasse sugli stip.endi e le pensioni nei residui attivi; e perchè non si sono prelevate nel pagamento? Ma, o signori, pensate che la situazione del tesoro è del 31 dicembre, pensate che molti pagamenti si fanno al 1 o gennaio, pensate ancora che altri pagamenti che furono fatti non sono ancora allibrati, e non vi parrà quel milione di sicura esigenza ? Ma voi portate un residuo di vendita di beni demaniali di 2,263,000 lire! In verità non capisco come di ciò si voglia fare appunto. Questo r es iduo è fuor di dubbio riscuotibile, è il prezzo di beni ven~uti, il quale fu paga to per una parte soltanto; cosicchè non solo ci sta garante la solvibilità dei compratori , ma in ogni caso vi sarebbe il r egresso privilegiato sui beni venduti. Saracco. Chiedo di parlare. Ministro per le Finanze. Mi pareva che una censura a ri g·uardo di ques to residuo spiccasse nelle parole dell'onorevole Saracco; egli mi scuserà, se in tanto numero di cifre, ho preso qualche abbaglio fac endo nota .di esse.

.. 20 Ma voi avete pos to in ques ti residui attivi 'l'l milioni per vendita di rame. Dove volete voi trovare questo rame? Dove l'avete ? Signori, noi abbiamo nei depositi 2,500,000 chi - logrammi di rame, i quali a lire 2 20 danno già una somma di 5 milioni . Nelle provincie meridionali abbiamo ancora da ritirare, secondo il calcolo fatto, circa 1,600,000 chilogrammi, i quali a pari valore ci porterebbero alla somma di 9 milioni o di 9 milioni e mezzo. Oltre di che avremo una quantità maggiore di .Bronzo da me tter e in circo·- lazione, se si cr ederà, poichè nel far coniare il bronzo si presero per base i dati medesimi : perciò io non credo che qui vi sarà differenza, o vi sarà una differenza non molto grave. Ma voi avete ancora 4,950,000 lire di crediti dalla società delle ferrovi e meridionali. In verità, o signori, io· non comprendo come si possa mettere in dubbio che s'abbia a ri scuotere questa somma. Dirò di più che nel Ministero dei lavori pubblici si attende ora alla liquidazione ùi alcune partite di spese anteriori, e la socieUt si di chiarò pronta a sborsare il denaro, appena sia finita quella liquidazione. Del resto non abbiamo noi in pegno, dirò cosl, quei dieci milioni di beni de~ maniali ch e dobbiamo dare ad essa quando che sia'! Non possiamo, quando ]a socie tà non pagasse, rifarci sui medesimi?

21 Ma, ripeto, io non ho alcun dubbio che la società non paghi, essendosi essa mostrata ognora pronta a farlo . Dove sono i due milioni e mezzo di lire di una cassa d' ammortizzazione? Dove avete sognato o trovato questa nuova partita? Signori, erano queste obbligazioni metalliche, le quali si trovavano nella Cassa dei depositi e pres titi di Milano, e che si sono già vendute per 7,500,000 lire ; 5 milioni li dobbiamo restituire alla Cassa della Lomdardia, e 2,500,000 sono residui che restano a noi; ma nella situazione del t esoro fi gurano a debito del tesoro tutte le lire 7,500,000, delle quali 5 milioni vanno alla Cassa dei i eposit.i e pres titi, e 2,500,000 restano al t esoro. Finalmente, o signori, vi è una cosa incredibile, mostruosa, enorme, per usare le parole delle quali si è servito l'onorevole Saracco, vi è un credito s trano, che non doveva mai porsi tra i residui a ttivi; e questo è il credito di un milione di ducati verso il Governo pontificio. Sig·nori, se la questione fosse stata sollevata in un senso politico, se si fosse detto: come mai vi portate voi creditori di Roma in onta alle aspirazioni della nazione, come mai scrivete voi questa doppia partita? lo confesso, avrei compreso l'appunto. Ma non è questa obbiezione del genere di quelle che fa l'onorevole Sar acco. (Ila1·ità) Invece

22 l'onorevole Saracco mi ha appuntalo sull'inesigibilità di quel credito; egli ha detto: come volete voi esigere da Roma questo credito? Come volete avere questo milione di ducati? Ebbene, sappia l'onorevole Saracco che quel milione di ducati è garantito da un pegno, e che questo pegno sta in mano del Governo e sta a Torino (Sensazione) Egli mi permetterà che io qui mi fermi sul modo di riscossione; credo in questo momento di non dover aggiungere a questo riguardo altre parole, perchè trattandosi del Governo di Roma egli capirà non essere utile che io venga a spiegare tutti i particolari della garanzia che noi abbiamo. (Ilarità) Finalmente, signori, supponiamo ciò che io non farò difficoltà ad ammettere, che non tutti i residui attivi siano per essere integralmente riscossi; io credo aver dimostrato che era mio debito il con&ervarli. Ma v'ha una ulteriore considerazione; bisogna pensare che noi portiamo i residui passivi nella loro integrità, e che fra questi ve ne sono molti in liquiclazione, la quale, come l'esperienza prova, suole ridurli di qualche notevole somma. - E qui, signori, sono giunto al punto più grave delle accuse dell'onorevole Saracco, cioè a quella che si -riferisce ai residui passivi. I residui passivi, egli ha detto, sono la prova

23 più terribile che stia contro un'ammini strazione. Essi provano che l'amministrazione cammina lenla, che le sue ruote non girano. Per questo il pubblico è malcontento, e giustamente malcontento del Governo . Per questo il ministro delle finanz e è :J])ilitato ad ingannare il pubblico, mostrando ùi poter continuare in una via che mena a ruina, valendosi della differenza che vi ha fra i residui passivi ed i residui attivi, cioè ritirando subito il pagamento dai debitori dello Stato ed andando lento a pagare i creditori per potersi valere per alcun tempo di questo danaro, insomma facendo opera la qual e è dannosa al tesoro, e più ancora contraria alla moralità, cd è all' inlero paese odioSISSima. Signori, per rispondere a questa grave accusa mi sia lecito di analizzare questi res{dui passivi . Questi residui sono di due specie; gli uni si riferi scono agli esercizi passati, gli _altri all'esercizio del '1 863. Quanto agli esercizi passa ti, con buona pace dell'onorevole Saracco che non vuole questa mia .giustitìcazione, io non posso a meno di darne qualche carico alla situazione politica, ag·li eventi succedutisi in Italia, alle difficoltà che ci sono state di fare con metodi diversi una infinità di liquidazioni, ai mutamenti degli ordini interni che bann9 avuto luogo ; nondimeno potrei provare

~4 all'onorevole Saracco, e mi duole di non aver qui la nota, ma quando voglia gliela mostrerò, come questa somma sia stata notabf1inente diminuita dall'epoca, in cui noi siamo entrati a l Ministero. Il che prova che, se non siamo riusciti a far sì che tutti gli arretrati siano liquidati, tuttavia abbiamo a ciò dato opera con grandissima alacrità. Quanto poi all'esercizio del 1863, questi residui passivi sono portali in 498 milioni; ma non dovete dimenticare che vi sono 147 milioni di buoni del tesoro e di conti correnti, i quali non fanno parte di quella massa, alla quale al.ludeva l'onorevole Saracco. Restano dunque 351 milioni di residui pass1v1 del 1863; ma, poichè l'onorerole Saracco m' imputava di vantare i 102 milioni della Cassa, quando io doveva pagarne quasi altrettanto pel debito pubblico, permetta alla mia volta che io tolga la corrispondente somma di residui passivi, perchè andavano pagati nel principio dell' anno 1864, onde sarebbero ridotti a 250 milioni. Ma è ancora da riflettere che al 31 dicembre molti contratti e molti lavori non sono ancora collaudati e liquidati ; eche non è questa l'epoca, nella quale si possa far giudizioesatto dell' entità e della quantità dei residui passivi. Egli è solo alquanto più tardi che si può far e questo giudizio.

25 Non è quindi vero, signori, che si sieno sospesi lavori, nè ritardati pagamenti ; no, se l'onorevole Saracco, il quale ha tanto bene studiato la r elazione della Corte dei conti, vi ha ben posto meute, avrà veduto che quando il Governo è usci o dalla stretta legalità, quando ha fatto registrare mandati con riserva, noncstante l'espressa dichia~azione della legge, quando ha dovuto a suo malgra~o passar sopra le osservazioni di quel rispettab e magistrato, è stato allora che si trattava di avori pubblici. Il Governo allora ha creduto eh poteva allontanarsi alcun poco dalla stretta re olarit:ì, per serv ir~ ad un interesse politico e s iale. Vegga d~nquc ronorevole Saracco che la massa dei nostri esidui passivi non è ecce'3siva; che noi abbiam operato con tutta la solerzia e la legalità ch' ra compatibile colla situazione delle cose nostre, a quale non era, ne potrà per qualche tempo a~ora essere del tutto normal e, come quella di un ~verno da lungo tempo costituito in una sola amm istrazione, e avente già una giurisprudenza sta ·lita in tutte le materie finanziari e. Mà io ammet rò ancora di buon grado che i residui pass ivi s no soverchi al desiderio ed alle speranze dell'av nire, e lo ammetterò tanto più volentieri in qua to che io, quando ho fatto la esposir.ione delle pie previsioni nel dicembre del

26 ·1863, non ho mai calcolato sopra altra differenza che da cento a centocinquanta milioni tra ·i residui passivi ed i residui aLtivi, diffe ren~a della quale lo stesso onorevole Pasini (per certo nessuno disconoscerà la severità c l' acutezza dei suoi giudizi) riconosceva la ragionevolezza e dirò anche la temperanza. Ma, o signori, si dirà che neppure quest 'cento in centoc:nquanta milioni di differenza tr(l i resi~ ùui allivi cd i pa~sivi dovrebbe esservi. sì, osservava l'onorevole Saracco ricordandom l'esempio della Francia, come avrebbe potuto forse ricordare anche que1lo di altre nazioni. Xa questa, o signori, è la conseguenza necessaria tel sistema generale della nostra amministrazione e della nostra contabilità. Due giorni or sono io apriva a case uno di quei libri, dei quali la Camera fa dono a deputati, ed il mio sguardo si gettava sopra m di scorso del conte di Cavour, il quale era accus:t·o nello stesso modo, e forse con più violenza, ir questa materia dei residui passivi. Il conte di Cavour rispondeva .' suoi avversari, come il sistema di contabilità p1~senta sse queste complicazioni : noi abbiamo, die·va egli, non solo l'esescizio presente, abbiamo nct solo l'esercizio passato, che allora finiva dopo dicio tto mesi ed oggi finisce dopo ventun mesi, 'Pa vi è anche un

"27 esercizio dei residui antet·iori ; cosicchè questa unione di tre esercizi rende assolutamente inevitabile una quantità di residui passivi che a prima vista è spaventosa. Di ehe egli vi dava questa prova che nel 1o aprile 1851, e notate che non era il 31 dicembre, ma il primo aprile, epoca nella quale i residui passivi sono necessariamente molto minori, il r egno sardo aveva nella sua situazione del tesoro 114 milioni di r es idui passivi, vale a dire, una somma che non molto si discostava dall' entità complessiva del suo bilancio. Lanza. Domando la parola. JJ!inistro per le Finanze. Voi vedete dunque, o signori, che non è imputabile il G~verno attuale, se vi sono in tanta quantità ques ti r esidui; ma, che al contrario, se egli è riuscito in parte a di · minuirli, se egli non fa assegnamento sopra u1a · differenza mclto gTand c fra di loro, è piutLCBlO da lodare che da trad urlo alle g·emonie. Ma io vado più oltre, o signori, ammetterJ che la contabilità riformata non potrà toglierli del tutto, e che il difetto sta anche nella cost,uzione generale dell'amministrazione centrale e delle amministrazioni provinciali. È necessaria~ o signori, e spero che l/ potremo condurre a termine u·na riforma nell'amministra- ' zione centrale, ed anche nelle amministrazioni speciali ; però ad eseguirla è mestieri esser sorretti da alcune leggi organiche, una delle quali vo

28 avete testè votata, e un' altra vi sta dinanzi. Imperocchè, se noi toglieremo dal Governo centrale le soverchie ingerenze, noi riusciremo a dare più pronta soddisfazione agli interessi locali; finchè manterremo agglomerata la massa degli affari nl centro, noi non potremo mai avere nell'amministrazione quella speditezza, quella semplicità, che pure noi desideriamo , e che è invocata dal paese. Insomma, signori, se vi sono residui passivi, non è solo per difetto del sistema di contabilità, ma è per difetto del sistema .generale di ammini-. strazione. Questo con ·og·ni opera ·e con ogni sforzo noi procureremo di far cessare, semplificando, discenrando, rendendo la macchina governativa meno mplicata. e mi permettono, prendo un momento di riposo. a discussione è rimandata al g·iorho dopo. Seduta del 29 giugno. SigJ ori, io credo di aver dimostrato nella tornata d ieri la veracita e l'esattezza della situa~ zione d l tesoro che è stata a voi presentata. Pigliando la parola immediatamente dopo l'onorevole interpellante, io creqetti opportuno dì seguire la via analitica ed ormare i suoi passi. h credo di aver confutati tutti · gli appunti, sia riguardo allo stato di cassa, sia riguardo alle economie, si3 rig·uardo ai residui attivi e al valor

2H loro, sia infi ne riguardo all ' entità dei residui passivi ; e credo di poter concludere confermando e mantenendo le cifre le quali stanno nella situazione del t esoro, e che sono pur quelle medesime che annunziai nella discussione del bìlancio allivo al dicembre 1863. lo poteva allora, o signori, molto facilmente aver e errato; ma posso assicurare che non fu da me usa to mai alcun artificio per nascondere la situazione vera del tesoro, ch e anzi niuno più di me è sollecito , nè lo fu pel passato , a far conoscere alla Camera e al paese quale sia lo stato vero delle cose, senza ambagi, senza re ticenze e senza illusioni . Più difficile, o signori , è il còmpiLo che oggi mi tocca, quello cioè di trattare della si tuazione· finanziaria. Dico essere più difficile, perchè nella prima parte si trattava soltanto di. Gonfermare e di pro - vare la verità di cifre che riguardano il passato ; mentre in questa seconda non è solo del passato e del presente che mi convenga ragionare, ma mi conviene ez iandio entrare nelle previsioni dell'avvemre. Impertanto io pregherò di nuovo la Camera che,. giudicando . la presente situazione delle cose, riguardi eziandio alla parte che possono avervi avuto le circos tanze, per concluderne quale e quanta sia veramente la responsabilità che può pesare

30 sovra il Ministero, e in ispecie sovra il ministro dell e finanze. Allorchè feci il discorso del 14 febbraio, che è stato come il punto di partenza di tutte le accuse che mi sono fatte, io era da poco più di due mesi al ministero dell e iìnanze; doveva per t;onseguenza pigliare per base i dati che mi erano forniti, e non mi era possibile di proceder~ di per me stesso a tutte le accurate verificazioni e disamine, che a mala pena in diciotto mesi si poterono con tutto il buon volere e con tutta l'alacrità condurre a termine. Io presi dunque per base il bilancio 1863 e l'ap- · pendice al bilancio medesimo, presentata alla Camera dieci g·iorni prima del nostro ingresso al :Ministero da un uomo la cui solerzia ed esattezza non può essere posta in dubbio dal mio predecessore, l'onorevole Sella. Egli era giunto a quelle conclusioni dopo lung·hi studi, e nondimeno egli si peritava ad affermare l'esattezza delle cifre da lui proposte, ma se non po teva dar loro un valore assoluto , tuttavia erano quelle che gli risultavano dalle più accurate ricerche fino a quell'ora fatte, c dai calcoli e confronti istituiti. Io non ripeterò come alla mia volta, dopo aver tenuto conto separatò del" bilancio ordinario dallo straordinario, dimostrassi quale fosse l'entità del disavanzo nell'uno e nell'altro. Senza che· io ri-

31 corra quella catena di ragionamenti , la Camera r icorderà. che ip calcolava il disavanzo normale di quell'epoca fra le rendité- e le spese ordinarie (e lo chi amo normale inquantochè di là dovevamo partire), lo calcolava, dico, in 27 5 milioni ; al qual e disavanzo mi proponeva di far fronte in quallro anni, e progressivamente giungere al pa·· r eggio nel modo seguente: Quanto a 100 milioni, mediante risparmi nelle spese; quanto a '11 5 milioni, mediante nuove tasse, c quanto a 60 milioni finalmente, mediante lo svolgimento naturale elci prodotti delle tasse allora es istenti. Rispetto alla parte delle economie, io le divideva in tre distinte specie. Ne1la prima poneva economie vere e propPie, che potevano mettersi in atto senza bisogno di nuove leggi organiche; io slimava pot essero salire dai 40 ai 50 milioni , mantenendo tuttavia fermo e intatto lo stato del nostro eser - cito e della nostra marina, e anzi ampliandola. Quanto alla seconda specie di economie, vi collocava quelle che derivare doveano dal trapasso di alcune attribuzioni dallo Stato alle provincie, ai comuni e ai corpi morali; e questo trapasso, a mio avviso, poteva portare dai 20 ai 25 milioni di risparmio, il quale, sebbene rispetto ai contribuenti non sia reale disgravio se non in nartc soltanto, io dovea calcolarlo per intiero , rispetto al bilancio dello Stato.

::32 Finalmente la terza specie delle economie doveva derivare da mutazione di leg·gi organiche, specialmente in quanto riguarda l'amministrazione della giustizia, l'istruzione pubblica c via discorrendo; da tali riforme io mi ripromelteva nel corso dei quatlro anni una economia di 25 a 30 milioni . Tn quanto a quest'ultima parte di economie non vorrà muoversi colpa al Ministero se _esse non sono ancora attuate, imperocchè, sebbene molte leggi da cui quelle dipendono siano state presentate al Parlamento, mancò tempo a discuterle. E qui è ben lungi dalla mia intenzione muovere un rimprovero alla Camera, sebbene io possa desiderare c desideri che più rapidamente le leg·g·i da noi proposte si discutano e si votino. Se dirimpetto a qut.slo desiderio ed alla speranza, le leggi che si sono votate sono ancor poche, guardandole però in se stesse, certo io credo che nessuno, neppure fra i nostri avversari, contrasterà che dall' eppca nella quale noi fummo chiamati a pigliare le redini del Governo una serie di leggi importantissime, di trattati di commercio, di questioni di credito siano state dalla Camera risolte , e che le Sessioni che noi abbiamo al.lraversa to non siano state delle più feconde e laboriose. Quando io pal'agono quello che il Parlamento ha fatto in questi tempi a quello · che suoi farsi in tempi normali, io non posso a meno di sentire verso il medesimo

33 la più grande ammirazione e gratitudine; quando penso · a quello che abbiamo da fare , allora mi sembra che gl'indug·i siano troppi, e allora vorrei quasi che si trasvolasse sopra tutto ciò che è secondario, e che, lasciata da parte la ricerca dell' ottimo, si pensasse soltanto a compiere l'unificazione in tutte le parti dell'amministrazione e della legislazione. ' Ad ogni modo , o signori, tornando alla nostra materia, la parte delle economie che derivar deve dalle leggi organiche di cui ho parlato non poteva essere fatta, perchè le legg·i medesime non sono votate. La parte di economia da ottenersi mediante trapassi di attribuzioni, dipende massimamente dalle riforrre alla legge comunale e provinciale che voi state ora discutendo; ed io non posso accettare il rimprovero fattomi dall'onorevole deputato Saracco, di aver cioè supposto che pel 1865 questa legge possa essere attuata. Dico che non posso accettarlo, tanto più se si pensa che quando io preparava il bilancio del1865 non era da credere che le leggi d'imposta dovessero avere qui e nell'altro ramo del Parlamento sl lunga discussione. Ad ogni modo, se ho in gran parte calcolate, e calcolate sì nell'attivo che · nel passivo del bilancio del 1865, queste economie che derivano dal t rapasso di certe attribuzioni dallo Stato ai 3

34 comuni ed alle provmcte, ho tuttavia la fiducia che questa mia previsione , che questa mia speranza possa avverarsi. Siccome poi una parte di quelle economie, cioè quelle che riguardano l'istruzione , si riferiscono a corsi annuali che hanno principio qualche mese prima della fine dell' anno, tenni conto di questa circostanza, e portai le spese dell'insegnamento sul bilancio dello Stato per tutto il venturo anno scolastico, cioè sino al novembre 1865. Finalmente , quanto alle economie della prima specie da me accennata, io cr edo di avere in altra occasione dimostrato , ed ove la Camera il voglia posso nuovamente dimostrare come esse siano state in massima parte attuate. L'onorevole mio contraddittore accennava ieri a grandi divisioni nel bilancio passivo dello Stato : per mio avviso possono farsene cinque. Voi trovate prima di tutto 16 milioni di spese d' ordine; voi trovate quindi pel debito pubblico e per le dotazioni 280 milioni ; pel servizio militar e di terra e di mare 227 milioni e mezzo. Queste tre parti, o signori, a mio avviso , sono quasi intangibili. Non dico che non si possa far e qualche economia sulla parte militare, ma non se ne può fare alcuna in quanto riguarda il debito pubblico. Se vi è cosa nella quale noi dobbiamo essere estremamente gelosi e severi, si è di mantenere

, 35 il nostro credito, come, la Dio mercè, l'abbiamo mantenuto; e non dobbiamo mai dimenticare che l'Inghilterra ha attraversato crisi assai terribili, e per lungo tempo ha potuto sopperire a disavanzi esorbitanti, solamente perchè ella ha sempre sostenuta e con tutto il calore propugnata la santità del suo debito pubblico. Nel debito vitalizio potrà ottenersi col tempo qualche diminuzione; di mano in mano cioè che il numero dei pensionati che, per effetto dei mutamenti politici e delle riforme amministrative, oltrepassò ogni discreta proporzione col numero degli impiegati in disponibilità, andrà riducendosi a stato normale. Restano due grandi categorie, quella delle spese per la rendita e quella pei servizi civili.. Le spese per la rendita aumentano a 135 milioni. In queste io non disdico che si possano fare delle economie oltre quelle che sono già state fatte; ma da un altro lato' se noi vogliamo accrescere i prodo~ti delle nostre imposte indirette, c'è d'uopo, come diceva ieri l'onorevole preopinante, di migliorare la condizione delle manifatture per le privative, c'è d'uopo migliorare le nostre dogane e il servizio delle medesime ; inoltre ogni tassa che noi veniamo istituendo od allargando porta con sè di necessità qualche maggiore spesa. ·

86 I servizi civili tutti insieme sommati ammontano -e 125 milioni. Ora, come dissi, e potrei (qualora fosse oppugnata la mia affermazione) dimostrarlo con còmputi e raffronti; sono stati fatti circa 40 milioni d'economie sulle due categorie di spese che ho per ultimo accennate, ma specialmente su quella ' dei servizi civili dall'epoca che noi siamo entrati al Ministero. Non è l.O'gico nè giusto paragonare soltanto le somme finali dei bilanci anteriori con quelle dell'attuale; fa d'uopo non dimenticare che v'è di mezzo l'aumento del debito pubblico, e che per fare una comparazione esatta bisogna riportare sopra le cifre che esistevano allora anche il servizio della rendita che è stata emessa di poi. Veniamo alla seconda serie dei mezzi da me calcolati per arrivare al pareggio, che è quella delle nuove tasse. Rispetto ad esse, io ho adempiuto al debito mio. A me è toccato il còmpito di presentarne la proposta o difendere puelle che· erano già presentate. Di queste leggi una sola non fu ancora sottoposta alla vostra deliberazione, perchè io aspettava in prima che la legge organica comunale fosse votata, ed è quella che riguarda l'estensione della privativa del tabacco nell'isola di Sicilia. Ma non è perciò men fermo il mio proposito di presentare alla vostra deliberazione tale legge

37 la cui iniziativa appartenne già al ministro Bastogi, e che, se non erro, venne dall'onorevole Sella accettata. Vero è che delle tre leggi d'imposta già votate non fu possibile l'applicazione integrale al momento che si era preveduto, e ne dirò brevemente le ragioni. Quella sul dazio di consumo, per esempio, che fu la prima ad essere votata, ebbe tali clausole che richiedono un tempo assai lungo per la sua esecuzione. Conveniva interpellare uno per uno i comuni, se volevano abbonarsi o se volevano assicurare all'erario un minimo GO n partecipazione nella eccedenza degli utili. E quest'opera, o signori, rispetto a 7771 comuni, comprenderete che non era agevole, sopratutto rispetto a quelli i quali non avevano mai avuto questa imposta, o la avevano avuta, ma non per conto del Governo. Non di meno io credo di poter assicurare la Camera che cotesta imposta verrà attuata col 1 o di settembre. E mi è grato altresì il dirvi come la maggior parte dei comuni dello Stato si sia abbuonata, ed un'altra parte non lieve abbia assunta l'assicurazione del minimo; cosicchè la parte nella quale bisognerà provvedere alla riscossione del dazio per mezzo d'appalti o per mezzo d'ad'agenti governativi è la minore. Ho poi creduto di dover limitare il termine

S8 delle convenzioni coi comuni al1866; imperocchè, se per avventura nel primo momento non si potevano spingere le domande al di là d'un certo limite, senza perturbare l'economia delle amministrazioni comunali, sono sempre d'avviso che questa tassa in avvenire debba grandemente ampliarsi; sono d'avviso che la tassa sulle carni, ma sopratutto quella sulle bevande, sono destinate un giorno ad essere una delle fonti precipue di proventi del nostro erario. Quanto all'imposta sui redditi della ricchezza mobile, essa, come ognuno sa, ha compiuto le sue fasi in questo e nell'altro ramo del Parlamento ; ma la struttura di questa legge, la complicazione della medesima è tale che l'ordinarne gli apparecchi esecutorii è per sè cosa gravissima. Egli è perciò, signori, che ho creduto dovervi presentare uno schema di legge, che le darebbe attuazione solo dal 1o luglio 1864; ma nello stesso tempo ho portato a 55 milioni il provento di essa nel1865 con tanto pi~ coraggio, in quanto che quest'anno il sacrifizio essendo stato minore, mi pare che ben a ragione, nelle condizioni presenti delle finanze, possa ripigliarsi quella somma che calcòlò l'onorevole Bastogi in origine, che fu poscia confermata dall'onorevole Sella nel presentarne il progetto alla Camera, e che non fu da me ristretta se non dietro gl'inviti della Commissione che la esaminava,

39 e pei fini che allora lungamente furono espressi. Finalmente dal conguaglio della tassa fondiaria, oltre l'aumento che gitterà la leg·ge già votata, deve venirne in tempo non remoto un ulteriore aumento di 15 a 20 milioni. Non so come l'onorevole Saracco dimenticasse ieri che io ho già presentato, e che sta dinanzi alla Camera un progetto di legge pel nuovo censimento de' fabbricati, dal quale parte di quell'aumento deve conseguirsi. E quanto alla perequazione più perfetta dipendente dal nuovo censimento delle terre, io spero , che la presente Sessione non sarà chiusa innanzi che io abbia potuto presentare alla Camera lo schema che vi si riferisce. Io mi dolgo, o signori, che l'onorevole interpellante abbia risuscitato ieri alcune focose questioni, le quali dovrebbero oggimai dopo la sentenza del Parlamento essere me~se in silenzio. Ciò che noi, o signori, dobbiamo cercare con queste due leg.gi è di conseguire un più perfetto censimento, ed una perequazione più esatta dei tributi sui fabbricati e delle terre; ma e intanto dobbiamo studiare di perfezionare i metodi per arrivare ad un equo subriparto nelle antiche provincie subalpine, Se .per ciò occorresse qualche riforma od aggiunta alla legge votata, la quale facilitasse il compimento della operazione del sub-

40 l riparto, la quale, secondo me, è la più essenziale, io mi ascriverò ad onore il poterne far la proposta. Vengo ora alla terza parte del mio disegno, cioè all'aumento naturale dei prodotti delle imposte già stabilite quando io feci la mia esposizione. Io lo calcolava in 60 milioni in quattro anni; ed in questa parte, o signori, allora non vi era alcuno che mi facesse obbiczione , anzi la generalità degli oratori e qui e nel Senato sembrava apprezzare la temperanza delle mie es timazioni. Se noi guardiamo lo s tato anormale in cui si trova l'Italia, dovrebbe la mia previsione essere notabilmente superata; dico lo stato anormale, perchè un aumento di quella fatta quando il paese fosse in pieno assetto, sarebbe forse troppo gTande, ma quando il paese è ancora nel periodo di sua organizzazione, non sarebbe. da meravig·liarsi che questo od anche mag·g·iore aumento possa verificarsi ne1le imposte già esistenti. Se non che, o signori, qui mi è d'uopo dire che vi fu un punto sul quale le previsioni del bilancio che io aveva prese a base del mio ragionamento, vennero meno. lo voglio parlare dell e tasse di registro e bollo , le quali resero a un incirca 38 milioni di meno del previsto, e 2 milioni di meno resero le dogane; in quanto agli altri cespiti essi furono tutti in aumento, cosicchè il bilancio del 1863 potè presentare, se ben ricordo, un aumento

41 di 31 milioni sopra la riscossione dell'anno 1862. Io ho dovuto volgere sopra questo punto la mia attenzione la più viva; io ho dovuto cercar e se le ragioni che indicai nel mio discorso erano sufficienti a spiegare quel poco gettito, oppure se non era necessario portare una riforma nelle leggi di tassa sugli affari, la quale ne semplifìcasse gli ordegni, ne assicurasse la buona esecuzione, e porgesse argomento a sperarsi da essa un provento non solamente maggiore di quello che avevamo avuto, ma eguale alle ragionevoli previsioni. Io credo, o signori, di non andare errato, se non partecipo ai timori dell'onorovole Saracco; e per lo contrario confido che semplifi cando questa tassa, rendendone più agevole l'esecuzione, meno complicata e meno fastidiosa ai contribuenti, lungi dall 'andare incontro ad una diminuzione di proventi, potremo da essa avere quei vantaggi che già prima se ne aspettavano. Io eonfesso che in queste tasse sugli affari ho grandissima speranza per l'avvenire. Non parlo di un avvenire prossimo : ma io dico che quando paragono il provento della tassa di registro e bollo delle altre nazioni con quello che ci dà attualmente l'Italia, io sono maravigliato di tanta esiguità di risultati. Quanto alle dog·ane, o signori, non è da meravigliare se vi fu una diminuzione di due milioni.

42 Nè credo ciò sia da imputare alle cause di cui l'onorevole Saracco ieri discorse. Altre cause, e ben più chiare, feriscono gli occhi di chiunque per poco si faccia ad esaminare la questione; imperocehè, o signori, noi abbiamo dovuto abolire, pel principio di unitìcazione, l'imposta sull'esportazione degli olii dalle provincie siciliane e napoletane, alle altre del regno , e coerentemente ai nostri principii in materia commerciale, abbiamo ribassato di nove decimi questo dazio d' esportazione per esteri paesi. Ora la entità della perdita per questo solo capo sorpassava la differenza che si è verificata fra le previsioni dell'onorevole Sella ed il risultato. Era impossibile il fare a meno di questa riforma, e per se _stesso, e come obbligo assunto da' miei predecessori. Oltre a ciò, o signori, non dobbiamo dimenticare che abbiamo nel precedente, e in quest'anno, concluso dei trattati di commercio con quasi tutte le nazioni d'Europa che hanno riconosciuto il regno d' Italia, ed è ques ta cosa nella quale crediamo di avere qualche merito. Ora in questi trattati commerciali siamo sempre partiti dal principio della libertà commerciale. Noi abbiamo diminuita la tariffa , prima per la Francia , poi in egual misura per le altre nazioni. Io credo che verrà giorno in cui la maggior frequenza degli scambi ci compenserà di questo; ma non è men

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