Pensiero e Volontà - anno III - n. 9 - 1 giugno 1926

. Aeno lii. - N. P.. Roma, 1 Giugno 1926 / (C. c. con la Posta) • I / ' - ·ens,eroe I . \ I / . . • I · i!{ivisfa quindiéinale di sfuòii 'So• . . ' - . . citi/i e coltura generale fondata da ' Errico j"Yia_latesta ~ ' I . t:J Prezzo Lire UN .A Estero Lire 1.50 t • I . . .. ' , ' • I I Redazio:ae e a:znzninistrazione:.PENSIERO··E VOLON7A . - . . . OASELLA POSTA:,LE 411 - RO~A I

I J PENSIERO E VOLONTÀ - RIVISTA QUINDICINA.LE DI STUDI! SOCIALI E COLTURA. GENERALE 00NDIZIONl DI ABBONAMENTO: . Interno: anno L. 20, semestre L. IO - Estero: anno L. 30, semestre L. 15· Un numero separ_ato: interno L. I, estero L. 1.50 ,, Indirizzare t,itto ciò che riguarda la Rivista all'indirizzo: "PENSIERO E VOLONTÀ,, - O.A.SELLA PO~TALE 411, ROMA ,, (Le rimesse di fondi se fatte per la posta debbòno essere indirizzate alla Rivista. Se fatte a mezzo di Banche è preferibile indirizzarle nominalmente a Errico Mala testa, Casella· postale 411 - Roma). . Spediamo numeri di saggio a tutti coloro, di cui abbiamo l''inùirizzo, ·che crediamo possano interessarsi alla nostra Rivista •. Sospenderemo l'invio a tutti quelli che non ci daranno un segno qualunque per dirci che hanno ricevuto e che gradiscono l'invio. S O MM..A R I O : LUIGI FABBRI: Le idee '' piccolo borghesi,, nel Socialism~ -- ERRICO MALATESTA: Sul. libro "La fine dell'anarchismo?,, dt Luigi Galleani -. CARLO MoLASCHl: e B,11.ssia • - . LUIGI FABBRÌ: La discussione sull'organizzazione anarchica all'estero - E. M.: Sacco e Vanzetti - Lu101 FABBRI: G. M. Serrati - M. ·PIERROT: Il furto - GUSTAVO BROCHER: Un. bravo ragazzo parigino - GEORGES RENOY: Vn.a. filosofia della dignità umana - BIBLIOFILO: Le nostre pagine di coltura - GIUSEPPE FERRARI: P. J. Proudhon ... -Appepllro'-' Fede !,, e"PensieVro lon,,tà • Il compagno. Giuseppe Allongi di Ròma in occasione di una·data recente cara al cuore dei lavoratori, ci ha mandato per pubblicazione un appello ai c9mpagni perchè dieno l'importo di una giornata di lavoro a sostegno di '' Fede ,, e "Pensiero e Volontà,,. Non pubblichiamo l'appello perchè redatto in termini che le autorità potrebbero trovare troppo eccitanti. Ma i compagni cap_tranno lo stesso. . . . - Per conto nostro}-.siccome i. compagni ci son.o stati sempre larghi · ' di aiuti, non osiamo troppo fare appelli. J'acciamo sol.o notare che i éontinui sequestri e le al1ére. spese che .la: situ_a~ione impone ci mettono in critiche condizioni. .. . Siamo iicuri, che coloro i qtia.li vogliono ·che '· Pensiero e Vol.ontà ,, viva, faranno. tutto quell~ che possono. ~ Biblioteca Gino Bianco •

,. .. PEN-SIERO E~ VOLONTÀ Anno III. - N. 9. • CasellaPostale N. 411 • Roma, 1 ° Giugno 1926 Leidee '' picoo-lboorghesi nel Sooialism Ho detto già, altra volta, il perchè mi sembri in gran parte arbitrario e parecchio fantastico il sistema marxista '(o ·pseudo-marchiRt.a) del catalogare secondo i suoi schemi aprio1·istici in determinate categorie di classi e sottoclassi i varii partiti politici e sociali. Tale sistema mi pare più arbitrario e fantastico ancora, qu_ando lo si adotti per giudicare le varie idealità che nel campo del pensiero, - . , sia politico o sociale, scientifico o filosofico, culturale ·o morale, - si contendono ed aspirano al libero consenso ~degli uomini. Dire « que~ta idea è proletaria », quell'altra è « borghese », un'altra « piccolo-borghese », ecc. - come fanno gli ultimi rampolli de} marxismo, i bolscevichi, suil'·esempio dei loro predecessori social-democratici di anteguerra, - non significa in realtà proprio . nulla. Si tratta di una fraseologia simile a quella dei. nazionalisti, che divtdono, in un. campo diverso e con intendimenti opposti, le idee in «nazionali» ed «antinazionali». Non altrimenti vi sono dei cattolici che distinguo-- no le varie sette religiose, tutte derivate da Cristo, dividendole in «cristiane» ed «anticristiane». A seconda dei campi su cui si con• tendè, è ovvio che ciascuno considera sè e i suoi come ortodossi e gli avversari tutti eterodossi. Obiettivamente, come cattolici, luterani cal- ' vinisti, angl_icani, ecc. possono tu.tti sinceramente sostenere d'essere, per ciascuna chiesa, essi i soli cristiani, così tutti gli attuali contendeti ffill terreno politico (nazionalisti e in-- ternazionalisti, monarchici e repubblicani, li- • berali e socialisti, democratici e anarchici) potrebbero. per ciascuna scuola, sostenere di - essere essi i soli patriotti,- di voler cioè essi soltanto il vero bene del proprio 'paese. Non altrimenti nel campo sociale, socialisti ed anarchici, socialdemocratici e comunisti, rifqrmi~ti e sindacalisti, legalitari e rivoluzionari ciascuna parte può credere d'essere la sola veramente «proletaria», di fare cioè essa soltanto l'interesse del proletariato, - e batte~ b iotecaGino i 1anco zare quindi per anfiproletarie, borghesi o piccolo-borghesi tutte le altrt:,. Ma il sistema è puerile. Come per i partiti, così per le idee. noi possiamo ammettere in linea generale una divisione approssimativa (molto soggettiva anch'essa, del resto) fra idee di regresso e di progresso, fra· idee di libertà · ~ idee di autorità, poichè come tali sono riconoscibili dalla loro medesima enunciazione formale e · letterale. Possiamo par lare di i dee proletarie e di idee capitalistiche, per esempio. ma purchè si resti sul terreno delle contese economiche e di classe: si posson mettere cioè tra le prime -tutte quelle che proclamano la necessità e possibilità della emancipazione proletatia dalla servitù salariale, e :fra le seconde porre tutte le idee con cui si nega tale possibilità ~ si sostiene la necessità e superiorità del regime capitalistico. Ma con ciò non farem:TTtoche portar vasi a Samo e nottole ad Atene! Uhè se poi usciamo da questa generica divisione. ormai del tutto lapalissiana., e pretendessimo attribuire alle varie idee, indi:renden·Leme.nte da ciò che esse esplicitamente dicono e significano, un determinato valore clas sista, sia «borghese» sia «proletario», esten 4 dendo tali giudizi a tutte le manifestazioni del pensiero e dello spirito, allora cadremmo nel ridicolo ! Ci metteremmo inoltre sopra un terreno che ci condurrebbe djrettamente a ne., gare ogni libertà del pensiero in nome del proletariato ! . Eppure a tanto sono giunti i comunisti di Stato applicando o credendo di applicare in tal modo eon rigida intransigenza la teoria marxista. Anche nel campo del pensiero più astratto che non ha alcun rapporto diretto coi conflitti di classe, essi emanano condanne per «borghesismo»; e se ciò avviene con maggior prudenza (e senza applicazioni pratiche fuori del loro partito) nei paesi dove costituiscono una minoranza soggetta e di opposizione, là invece dove sono la casta dominante, ,

19 t- ' come in Russia, il fenomeno ha delle manifestazioni così inquietanti. repressi ve e brutali, che per trovarne di simili bisogna risalire fino ai tempi del Sant'U fficio, quando si facevano bruciare sulle piazze per mano del carnefice i libri eretici e i Joro autori. Ho già ricordato altra volta il fatto sbalordì ti vo della «epurazione» delle biblioteche russe, purgate di tutta la produzione ritenuta borghese o antiproletaria, con la 1nessa all'in. diee dei libri di storia, d~ sociologia, di filosofia, di scienza e di létteratura da Platone a Kropotkin giud{cati non idonei o pericolosi .. Ora a me pare che se v'è una idea, che pos sa .essere -giudicata (anche dal punto di vista marxista) borghese, anzi grettamente «piccolo borghese», essa sia proprio questa che si ri- ::;olve in una paura di tutte le idee diverse dalla propria. Se fosse vero, come dicono i marxisti. che tutti i fatti sociali sono. deter• n1inati dal 1nodo di produzione e dalla struttura economica della società. tutte le idee dovrebbero essere considerate o come scaturenti inevitabilmente da quella. · o come vaneggiamenti con quella contrastanti. Nel primo caso sarebbe inane è quindi stupido l'avversarle, ,:ome il dar la testa nel muro; nel secondo caso sarebbe addirittura puerile, come combattere i mulini a vento. :Wia i bolscevichi intuiscono. sia pur confusa1nente, quanto errore vi sia in questo loro apriorismo economicista. e di fatto danno alle idee molta più in1portanza di quanta non ne a1nmettono in teoria: ma cadono allora incon- ~apevo lmente nell'errore grossolano di tutte le caste dominanti o aspiranti al dominio, - e quindi anche errore tipicamente borghese, -- di credere che le idee possano essere• combattute altrimenti che con altre idee: dove sono al poter~ con la coercizione e la soppressione <leìla liberiH, e dove non hanno altri mezzi con lo screditarle e falsarle artificiosamènte. Chè se effettiva1nente la coercizione autoritaria e libertit.:ida può anche riuscire, sia pure tran-- sitoriamente a contrastare il l)asso ad una idea, non vedo che cosa di«p1·oletario» vi sia in questo fatto. in quanto tale coercizione va sempre e sopratutto a _danno della grande lnaggioranza dei proletari, di quelli almeno che amano pensare con la propria testa e non vogìiono adattarsi _alla parte passiva e anima .. lesca di automi o di pappagalli che ripetono sempre lP. idee di chi comanda. Se v'è idea antiproletaria ~ «piccolo-bor-- ghese» per eccellenza. dessa è questa di considerare i proletari come tanti eterni mino .. Biblioteca Gino Bianco • renni cui sia pericoloso far sa pere tutto la ' verità e l'errore. il bene ed il male, - senza e;ontare che quelli che s'arrogano questo dil'Ìtto di limitare la libertà al proletariato è 1nolto discutibile che siano sul serio sulla via del bene e del la verità ! Infatti s~ riandiamo con la mente al passato e seguiamo lo sviluppo delle idee socialjste da quando queste furono staccate dal loro alveo naturale, separate dall'idea di libertà e avviate sul binario autoritario. demùcratico o dittatoriale, legalitario. par lan1en tarista, ecc~ troviamo che esse si sono incorporate per via tutta una infinità di idee borghesi e più specialmente . «·piccolo-borghesi>). da cui non è stato più possibil~ distinguerle. Ed anche oggi, dopo la separazione provocata dai bolscevichj russi in seguito al loro trionfo politico, dei co1nunisti Rtatali dai socialdemocratici i ' primi han conservato gran parte dei difetti chP. un te1npo avevano in co1nune con i secondi. I co1nunisti dittatoriali hanno bensì riconosciuto l'errore del legalitaris~o social-demor:ratico; ma c'è da do1nandarsj se ciò sia stato un progresso o un regresso, se cioè i comunisti statolatri non siano caduti da un errore in "t1nerrore peggiore, respingendo i metodi della democraziR, borghese per adottare quelli della borghesia pii.1 reazionaria e del vecchio assolutismo autocratico. Essi hanno bensì, finalmente. riconosciuta la imprescindibile necessità della violenza. rivoluzionaria; ma, come già la borghesia giacobina ip. seno al movimento 1~ivoluzionario francese nel 1793 di essa • han fatto un 1nezzo di difesa e di liberazione solo inizialm,ente, per trasformarla subito do- -po ed organizzar la in sistema di dominazionP assoluta e di coercizione dei pochi sui molti sotto la formula di « dittatura del proletariato ». Essi hanno bensì ripudiata in teoria la illusione piccolo-borghese del parlamentarismo, ma per conservarne di fatto la sostanza peggiore senza lasciarle ciò che un tempo poteva farla -tollerare alquanto, vale a dire quell'alternarsi tra le varie forze dominanti che almeno lasciava ai dominati la possibilità di un pa,' di briciole di libertà, la possibilità di ~ sfruttare i contrasti fra i loro oppressori. Il vecchio parlan1entaris1no borghese lasciava aJJe classi soggette un~ limitatissima possibi .. lità di manifestare le proprie preferenze; ma il parlamentarismo bolscevico. il sistema di rappresentanza soviettista in Russia. l'ha ridotta ancor più ai minimi termini. se pur

... " PENSIERO E VOLONTA' 10n non l'ha abolita deì tutto. Il parlamentarismo social-democrat1co serviva, <li valvola di sicurezza agli Stati capitalistici; ma non fa meno il gioco degli stessi governi più reazionari il parlamentarismo comunista che negli Stati capitalistici si ostina a partecipare alle fiere elettorali. L'idea statale. frantumata col frantumarsi · dell'lmpel'o Romano. conservatasi nella tradizione attraverso il Medio evo solo come ricordc, nei sogni dei letterati. è risorta viva e trernenda coi grandi Stati formatisi intorno al secolo XVI col formarsi della· borghesia; ed è diventata gigante. quando la borghesia, li-- beratasi con la rivoluzione dai vecchi ceppi feudali e corporazionisti. e liberatasi quindi con Napoleone dai troppo compromettenti contatti egualitari col proletariato, diventò, nel secolo XIX l'arbitra dì tutta la vita sociale, e i governi tutti non furono altro che i comitati esecutivi dei suoi affari e del suo don11n10. Purtroppo questa ideoloµ;ia borghese dello statalismo fu assorbita col ]atte dal socialis1110.fin dal suo nascere in seno alla rivoluzione francese. Dalla «congiura degli Uguali» di Babeuf e Bonarotti, attrave1·so le sette re· pubblicano-socialista del periodo della Restaurazione fino alla « Lega dei con1unisti » del 1B48 ed al blanquisn10. l'idea dominante fu quella che una dittatura rivoluzionaria, conquistato lo Stato. potesse rovesciare il dominio capitalistico ed instaurare autoritariamente l'ep;uaglianz~ sociale. Per l'influenza e l'esperienza delle rivoluzioni europee dal 1848 al 1871, contro le tendenze autoritarie del socialismo si svilu:rpò, specialmente in seno e attraverso la prima Internazionale ùei Lavoratori una forte re1tzione in senso antistata1e. libertario, federalista e autonomfsta. Le idee anarchiche di Proudhon e Bakunin, malgrado le resistenze marxiste, 1,vevano finito col conquistare. almeno nelle nazioni latine, ·tutta l'Internazionale; e una ccncezione Iiberta1·ia del s·ocialismo pareva trionfante. quando purtroppo l'influenza statolatra riprese il sopravvento, dopo la fine dell'Internazionale, specialmente pel malo esempio del· socialismo germanico. che inconsciamente andava modellandosi sulla falsariga del suo nemico e persecutore accanito il ' n1ilitarismo imperialista e · accentratore bismarchiano. L'ideo1op;ia statale democratica. che fu ed i li teca Gino Bianco ., è prevalentemente la ideologia della piccola· borghesia che s'illude di poter contemperare nel governo il giusto mezzo tra l'autorità e la libertà, fu dal 1880 in poi sempre più assorbita dal socialismo. Finchè lo stato di pace lo permise, il ·socialismo, fid~cioso nel suffragio universale fu pacifista, antirivoluzionario e legalitario nella sua grande maggioranza. Quando la guerra sconvolse ogni cosa, provocò le crisi più tremende e mise al primo piano il problema della forza, allora il socialismo nella nuova esi-iressione del comunismo, non t.rovò altro rimedio che nel retrocedere anco);'a, ritornando all'utopia dittatoriale di prima del 1848. Da Engels ritornava a Blanqui e da Luigi Blanc a Gracco Babeuf, - anzi più in~ dietro ancora (poichè Baheuf e Blanqui sono ancora troppo libertari, al confronto) alla torbida jl]usione di Bobespierre di andare alla 1ihertà attraverso lé:1tirannide più terrorista. Anche questa non era. in fondo, che il rovescio della stessa medaglia, di quella ideologia statale de1nocratiea. di natura tutta borghese, - anzi «piccolo-borghese» - che aveva do.. n1inato e rovinato il so~ialismo (malgrado Ja, accanita opposizione anarchica) dal 1880 al 1914. Nulla di piì1 sciocca1nente «piccolo-borghe-- se » di questa idea di servirsi dello Stato per risolvere tutte le questioni. per fare il bene di tutti! La grossa borghesia terriera, industriale e bancaria, almeno, non si cura di get .. tare negli occhi del popolo questa polvere fa,.. ~tidiosa P, accecante. Ormai e-be essa non ha pi ii nulla a temere dalle caste antiche spodestate da quasi due secoli, e che queste si sono anzi incorporate in lei, parla al proletariato un linguaggio che può sembràre brutale e cinico, m::1,che ha il merito di essere chiaro ! Gna rdate infatti i1 linguaggio che essa tiene anche nel paese classico del liberalismo in ' Inghilterra.... E possiamo esimerci allora di starlo a sentire nei paesi dove anche il liberalismo, trovato troppo condiscendente, viene gettato ,da come ]imene spremuto ... Lo Stato, i vi ~i proclama non deve essere affatto imparziale, e non riconosce altra libertà che la sua e di quelli che ne seguono disciplinatamente la l)arola d'ordine. Lo Stato non risolve affatto tutte le questioni. ma quella sola della sua esistenza, che in sostanza è l' esistenza della classe da cui emana; esso non può fare il bene di tutti. ma al contrario il bene di tutti è subordinato al suo. Per quale fancuillesca illusione si può arrivare a pensare che basti can1biare il personale

196 PENSIERO E VOLONTA' ; <lello Stato,, p~rchè se ne cambi la natura 1 La sua natura d'essere l'emanazione del piccolo numero di persone che lo formano, e d'esserlo tanto piì1 strettamente quanto più è dittatoriale la sua composizione, non può cambiare sempl_icemente perchè il governo sia detenuto in nome di una classe invece che di un'altra, o dì nessuna o di tutte. Ammettiamo anche che la classe dominante odierna sia spodestata e non riesca a reincarnarsi nel potere nuovo; essa andrà a confondersi nella grande massa dei sudditi. delle grandi maggioranze oppresse, di quelle che oggi noi chiamiamo proleta1·iato. Ma se anche il nuovo governo sia costituito in nome del proletariato, esso d,i fatto sarà un piccolissimo nu1nero che dominerà, come tutti i governi attuali, e con i medesimi effetti, tanto sulle classi_ spodestate e proletarizzate che sul restante del proletarjato rima ... sto proletariato. L'idea della <tdittatura rivoluzionaria» che ' la borghesia più avanzata e ancora idealista rj uscì pe,.. un istante a far triof are nel 1793, fallì con Robespierre, e fu in realtà il primo passo incosciente sulla via 'della Reazione, che poi si affermò sempre più con Termidoro il ' Direttorio, il Consolato, l'Impero e la Restaurazione. Essa. la ditt.atura, non è concepibile che in senso reazionario, ed è sempre reazionaria anche quando si dice rivoluzionaria. E quello che ha fatto credere il contrario ed ha . ' partorito l'illusione dittatoria fra i repubb]icani prima e i socialisti poi, è stata tutta J a letteratura, superficiale quanto brillante, con cui gli scrittori borghesi e piccolo-borghesi ammiratori unicamente della parte statale, spettacolosa e teatrale del N ovantatrè sono riusciti a dissimulare il lato veramente pratico- ed utile dell'iniziativa popolare in quel grande esperimento storico. La interpretazione esclusiva1nente statale della R.i vol uzione francese, data dagli storici e letterati borghesi - Thiers, Michelet, H ugo, ecc. - domina ancora gran parte della mentalità socialista,, anche fra i più avanzati; ed P da questa mentalità del tutto borghese ehe è scaturita la concezione autoritaria della rivoluzione sociale· con la formula della dittat u1·a proletaria. * * * Non molto di .diverso si può dire q~ando andiamo ad esaminare le idee econon1iche del socialismo di St'atù. E' inutile ricordare qui ciò che v'era di « borghese n nel collettivismo d'anteguerra che non riusciva ad uscire dalla BibliotecaGino Bianco cerchia della servitù salariale. Il Kropotkin ha fatto fin dal 1890 una acuta critica di quel- ]a conctzione del salariato colletti vista nella c,Conquista del pane». Con la scusa che non si vuol essere utopisti ' il cosidetto «comunismo critico» sfugge ora i problemi concreti di ricostruzione. Ma, senza tener conto qui di ciò che avviene in Russia, dove la <<nuova politica economica» è un i-itorno verso l'economia borghese anche in ciò jn cui questa er~ stata nei primi tepipi abhandonata o combattuta. invano cerchiamo .. nelle ~dee e nei programmi qualche cosa che . sia sostanzialmente. antiborghese in senso coinunistico nel senso letterale e storico della • parola «comunismo» -- che significa «messa jn comune» dei 1nezzi di produzione e di tutti j prodotti del comune lavoro. Quando andia-- mo. a ~tringere tutto ciò che viene affermato in proposito, tutto si riduce ad un problema esclusivamente politico, la conquista del po .. tere, con un unico sbocco dì carattere econo-- 1nico: il capitalismo di Stato. Una volta, negli ultimi decenni del secolo seorso, quando le preoccupazioni di libertà eranò pii1 vive che ora, i socialisti_ ripudiavano la formula del socialismo di Stato. Veniva anzi chiamato così, molto imp,ropriamente del resto, certo riformismo legislativo e sociale d'iniziativa governativa e imperiale, con cui lo Stato militarista e conservatore germa- · ri.ico tentava far argine ai progressi del socialismo classista del proletariato. Era sempre quella specie dì socialìsmo aulico o fidente nella filantropia dei ricchi e dei governi, che :Marx chiamava borghese. Il socialismo di Rtato ora è certo tutt'altra cosa; ma- esso conserva questo di «borghese», che aumenta i poteri e le prerogative dello Stato, fa di questo UP proprietario. il Proprietario unico e per eccellenza, aITe cui dipendenze resta tutta lél n1assa dei proletari. nella condizione di saltV riat.i. - vale a dire pratica111ente nella !-'-tessa condizione di soggezione economica e politica in cui erano una volta di fronte ai capitalisti ed ai loro governi. A giustificazione di tutto ciò i comunisti di Stato pongono sempre ~a medesima illusione d,~l « popolo sovrano» dei regimi democratici borghesi: il governo eletto dal popolo farà gli / interessi del popolo ; il governo en1anazione del prolet~riato farà gli interessi del proletariato. Come sia erronea questa il 1nsione, e quali ne siano le tristi conseguenze di sfruttamento e di oppressionA, non è qui il caso di ripetere. La critica che gli anarchici

PENSIERO E VOLONTA· 197 han fatta per cinquant'anni, dal punto di vista della libertà u1nana e della emancipaz;ione proletaria. ai regimi rappresentativi della, democrazia P- del liberalismo borghese vale an-. che per il regime rappresentativo e dittatoriale ohe si fregerà del nome del socialismo r del proletariato. Ridotto alla sua più semplice espressione il programma che si propone il comuni.smo dittatoriale è questo: « aderite al nostro partito, aiutatelo a conquistare il potere, e quando i capi del partito saranno al governo faranno essi la legge e per mezzo della autorità e della, forza attueranno il comunismo». Ora, levate da questo discorso la parola ,e comunismo>), - r la si può levare, perchè i comunisti sfuggono sempre dal da11 le un significato pratico e preciso, - e metteteci le parole «bene del popolo», «riforma sociale», o qualcos'altro di simile, ed avrete lo stesso discorso che facevano j democratici borghesi alla vigilia delle rivo- ]uziQni del secolo passato, - lo stesso discorso che fanno oggi quei partiti democratici e socialdemocratici che i comunisti battezzano come «piccolo-borghesi». La logica delle cose ammaestra che come è , avvenuto in tutte le rivoluzioni in cui i rivoluzionari sono andati al potere, i capi del comunisn10 arrivati al J;(overno diventertt.nno gli esponenti di una nuova classe dirigente, - p:robabilmente costituita dal partito vincitore <'he sarà sempre una minoranza in mezzo al resto della popolazione, oppure da una sua éZ,ite più fortunata o avveduta, - e la nuova. classe dirigente col suo nuovo governo, prolet.ario di nome. don1inerà di fatto politicamente ed economicamente sulla mag~ioranza del paese. o restata proletaria (come ho detto sopra) o diventataci attraverso la rivoluzione. Di cambiato vi sarà che governanti e privilegiati saranno una parte di ex proletari, i SO·• cialisti e comunisti di un tem.po, diriegnti ecc i quali saranno la «borghesia» di domani. Ma il socialismo o il comunismo sarà ancora di là da venire e la vera « rivoluzione sociale » ancora da fare. Io so bene che i comunisti di Stato non si propongono tutto ciò, e chiedono di potere a un certo punto arrestare tale svolgimento logico per dare agli avvenimenti un corso divrrso. Essi attribuiscono alla loro conquista del potere una funzione transitoria e di pre-- parazione. dopo di cui sarà 'possibile attuare l'e.guàglianza, eliminare ogni division_e ·di classe, rendere superflua e quindi abolire ogni dominazione politica. Ma anche questa è Bibl' t~ca -Gino Bianco un'altra illusione: una volta messo il loro treno su quel binario e per quella direzione non sarà pih possibile, a loro, da dentro il treno, <.an1biare per giungere ad altra destinazione in direzione completamente opposta. Solo una nuova rivoluzione, vale a dire una forza che fermi il treno dal di fuori e lo faccia tornare indietro. potrà correggere l'inutile e dannoso errore iniziale e fargli raggiungere la, mèta della giustizia e della libertà per tutti. * ~ *· Epp~re in questa illusione, che i socia.listi dittato1"iali accarezzano in sè stessi e negli altri, che si possa giungere alla liberazione attraverso una, diminuzione anzichè ad un accrescimento di libertà, consiste uno dei più forti moti vi del loro successo materiale immediato. Tale illusione fa sì che il partito comunista . . ' spec1al111ente nei paesi in cui j 1 despotismo C'apitalistico e statale è più inesorabile, acquisti tra i proletari assai più aderenti di un partito rivoluzionario di libertà, come l' anarchico. Anzitµtto v' è la ragione contingente, per cui ogni eccesso in un senso eccita all'eccesso in sens" opposto; le sofferenze fanno desider·are, più ancora delle realizzazioni ideali la ' fine delle sofferenze stesse ad ogni costo; e superalimentano ed esasperano il desiderio di rivincita con tutti i mezzi. Si è inoltre p·orta~ ti a credere che i mezzi con cui i nemici hanno vinto possano giovare a vincer li. Non di rado siamo portati ad imitare coloro contro i quali combattiamo; e la mentalità di una parte si comunica, carne pe1 epidelllia, :'..lla parte avversa, come in certe guerre di un tempo, un esercito s'infettava dello stesso contagio che devastava il campo nemico. Non ai"' trimenti dei proletari, oppressi da una data tirannide. sperano di liberarsi per mezzo di una tirannide opposta. .b;ssi restano sempre nell'orbita cii unn, mentalità autoritaria e bor-- ghese. E questo si spiega_ ed è a sua volta una spiegazione di più e più generale. del fatto per cui i partiti socialisti autoritari (anche se rivoluzionari) hanno maggiori consensi dei partiti libertarii fra quella parte di proleta ... riato. ed è la maggioranza purtroppo, che a.ncora non è stata conauistata da una fede superiore. da un'idea di liberazione universale ed umana. I proletari, pressi nella loro generalità, giungono abbastanza presto ad acquistare una coscienza di classe. Questo è già un passo avanti, un progresso non disprezzabile sulla acquieI

'-.198 PENSIERO E VOLONTA' scenza peeorile ~ c1eca1nentt:: egoistica del «eia .. ,scun per sè -.e Dio per tutti». l\!Ia da sola, lo abbia1no sperin1entato dolorosamente, la co- ' scienza classista è insufficiente eù è ancora di un ordine inferiore di :fronte alla coscienza uma.na, l)er la stessa ragione che le classi separate e nemiche non sono l'umanità ma qualc0sa d'inferiore a questa. La classe proletaria .soggetta~ ha perfettamente ragione di volersi liberare dal suo stato di soggezione e di unirsj e combattere a tale scopo ma non è affatto nè diventa per ciò solo una classe suneriore. Essa può essere peggiore o migliore della classe borghese. - ed è migliore infatti man mano che acquista coscienza di sè, - ma la dif fe1·enza è di gradi. non di sostanza : in sostanza le due classi. o meglio gli individui delle due classi, pa.rtecipano della stessa natura di uo1n1n1, e quindi degli stessi difetti e qualità, che a parità di condizioni si rivelano allo stesso modo. l\!Iandate al potere i proletari, ed il loro don1inio si rivelerà nefando, «borghese», come qualsiasi altro. Borghesia e proletariato. categorie rese inferiorj dalla loro stessa divisione (in quanto la posizione di classe dominànte e quella d1 classe dominata sono per ragioni diverse ambedue den1oralizzanti). non possono salire ad un grado superiore che sbarazzandosi e libe1·andosi delle loro inferiori qualità di classe, per assurgere alla qualità superiore comune di umanità libera. Come ciò possa avvenire, in considerazione che nj una classe privilegiata abdica mai volontariamente al proprio dominio, è questione da vedersi a parte; ma per il fa,tto so1Jra enunciato certo è che i proletari non hanno. per il siolo f <1,ttoche son tali, hes- ~una virtà innata speciale. I proletari, :finchè la propaganda e l'educa- ~ione delle lor idee e sentimenti non li elevano alla superior~ dignità <li uomini, non ne fanno cioè degli esseri sénzienti e pensanti liberamentP-. coscienti e già spiritualmente eman cipati. - finchè cioè restano esclusivamente dei proletari an~he intellettualmente e moralmente, - non differiscono dai borghesi che per le condizioni. mR>teriali. Ma la loro mentalità, lo loro idee. i Jor0 desideri sono in gran parte, più o meno tendenzialmente, determinati dall'influenza della r lassP dominante o di quella parte di Questa (la piccofa borghesia) che è pii1 a contatto coi proletari. Per conseguenza ·1a generalità dei proletari, - escluse le piccole minoranze che sono state già conquistate da una di versa propaganda, - hanno in gran 11arte delle tendenze e delle BibliotecaGinoBianco idee borghesi o piccolo-borghesi. Essi, se non sono degli apati passivi, desiderano bensì uscire di soggezione, non essel' più diseredati, ma non concepiscono ciò t,e non con l'idea di diventare a; loro volta dei padroni e dei privilegiati o magari <lei parassiti. Ed in queste tendenze è in germe un grave pericolo per qualsiasi rivoluzione futura, in quanto la men talità di classe che ne scaturisce all'inizio non è in sostanza che una mentalità borghese rovesciata. Questa dannosa mentalità genera oggidì il successo 1nomentaneo e superficiale dei partiti autoritari di masse e quindi~ nell'ambito dei' partiti socialisti. anche del partito comunista statale. Il quale non chia1na i proletari a superare questa loro mentalità borghese ma vuol semplicemente servirsene di strumento. -Per lo meno esso incoraggia .quei lati speciali di tale mentalità, - proprio quelli che, secondo ·il loro linguaggio, si potrebbero chiamare piccolo-borghesi. - che s'inquadrano nella clas- ~e, alimentando nel proletariato il desiderio di diventare «classe dominante» e quindi quel lo di assoggettare, a sua volta, per rivalsa e rappresaglia i dominatori passati. e di sfruttare gli ex sfruttatori. Tutto ciò può anche accan1pa rsi con in transigenza rivoluzionaria contro l'attuale mondo borghese, ma non esce dal suo tipo di ordinamento sociale non ·ten-· , de e non può riuscj re, in una parola, a spezzare il cerchio del sistema borghese. * * * Nel corso di questo rapido esame delle ideologia socialista autoritaria, e più specialmente comunista dittatoriale, ho adottato nei limiti del ragionevole lo stesso linguaggio di quest'ultimo, per restare più ch'è possibile sul suo stesso terreno e non correre il rischio di di vagare troppo. Ma prima di :finire debbo aggi~nger_e, ripetere anzi. specie quando si tratta di ideologie, che queste espressioni di «idee borghesi», o «piccolo-borghesi» vanno prese in senso assai relativo P, col dovuto granellin di sale. Si trat- ' ta di. espressioni in realtà molto vagh.e, in eui può star tutto e nulla, il bene e it male, ~ nella misura che si vuole. Esse vanno intese 4.tdunque per il significato specifico che loro danno 'quelli che le adoperano. - e da parte nostra così ci siamo regolat.i. quando abbiamo discusso le ideP- di coloro che di tale terminologia, marxista o pseudo marxista che sia, usano ed abusano. Chè se poi dovessimo stare al significato

• PENSIERO E VOLONTA' 100 letterale delle parole, - guardare cioè effettivamente alle per~one che guidano i partiti e bandiscono determinate idee, _.:.. si potrebbe arrivare alla conclusione, come avemmo ad osservare in un articolo p·recedente, che sono precisamente «piccolo-borghesi» le iaee e i partiti di coloro che tanto strill!1,no Contro la, piccola borghesia e la grande. Non vog!iamo, nonostante, arrivare fin là. Il che non toglie ~he il -proletariato debba stare all'erta, perchè non si ~ipeta a suo danno la storia di circa ccntotrent'anni fa: Non avvenga, cioè_· che come nel .1789-94 il proletariato dette tutto il suo sangue e tutti i suoi entusiasmi per far trionfare col liberalismo la grande borghesia, prim.a o poi si trovi ad· aver affrontato sacrifici ancor più terribili, con scarso e problematico vantaggio Proprio, attraverso una rivoluzione statale pseudocomunista, soltanto Per far trionfare la piccola-bcrghesia costituita da intellettuali ' giornalisti e funzionari che anticipano fin da ora. la loro dittatura. sul proletariato. LUIGI FABBRI. ''La fine dell'A·narchismo?,, di Laigi I compagni del periodico anar<;hico · L' Adunata dei Refrattari, di Newark negli Stati lJniti,. hanno nel decembre passato ripubblicato in volume la serie di brillanti articoli con cui Luigi Galleani rispondeva, circa 20 anni or sono, a F. S. ìVIerlino, il quale aveva affermato, in una intervista con Cesare So, brero che l'anarchismo era. morto o moribondo. ' ' Ed hanno fatto opera buona, poichè sarebbe stato un peccato davvero che quel lavoro fosse andato dimenticato e perduto. In sostanza e una esposizione chiara, serena, eloquente del C-.oniU,n isrno anarchico, secondo la concezione kropotkiniana : concezione_. che io personalmente trovo troppo ottimista, troppo farcilona, troppo fidente nelle armonie nat,ural i, ma che non resta meno per questo il contributo più grande che sia stato dato finora alla propagazione <leìl'anarchismo. Non starò ad esporre le tesi sostenute dal Galleani, perchè sono in generale le stesse idee che noi tutti abbiamo sempre professate e propagate, ed anche perchè si tratta' di un lavoro tanto sostanzioso e conciso che mal si presta ·ai riassunti ed agli estratti, ed è così bene scritto che a toccarlo si rischia di sciuparlo. Noterò soltanto un punto di dissenso apparente ed uno di dissenso reale. ·Il dissenso apparente sta ·nella questione dell'organizzazione - non dell'organizzazione operaia intorno alla quale io sono, come sanno i lettori di questo rivista, quasi completamente d'accordo col Galleani - ma dell'organizzazione propria degli anarchici, come partito·, come insieme di uomini chE vogliono la stessa cosa e che hanno interesse ad unire e iblioteca Gino Bianco Oalleani coordinare i loro sforzi. Galleani :fa una critica severa quanto giusta di una supposta organizzazione autoritaria·, che è una cosa completamente diversa da quella che gli awarc/1,ici organizzatori predicano e, quando possono, praticano. Ma è una questione di parola. Se jnvece di dire organizzazione si dicesse assor:1,az1one, ir,;tesa, unione o altra parola simile, Galleani sarebbe certamente il primo a riconoscere che gli sforzi isolati e discordanti sono · in1potenti a raggiungere lo scopo. Infatti egli aveva creato in 'America, intorno a (}ro1~aca sov'lJersiva, tutt'una accolta di consensi e dj cooperazioni, che, se mai, aveva proprio il difetto autoritario di dipende:r,e trop,po dall'im ... pulso di una soìa persona. Il punto di dissenso reale è un altro, ed è grave perchè può influenzare tutta l'azione pratica degli anarohici oggi e, più ancora, nei giorni di crisi storiche. Galleani dice : '< Noi no~ possiamo offrire della città libera e felice ohe ·qualche magnifico profilo disegnato dalla speranza, · dalla fantasia e da qualche logica e positiva induzione, piuttosto che da una realtà matematica e sicura. Non possiamo d'altronde, senza arbitrio e senza ridicolo. erigerne l'architettura severa e completa. La più ideale delle cotruzioni potr~bbe parere meschina, forse anche grottescai ai nostri ne poti che la casa dovrebbero abitare, e la casa sa:rranno farsi da ,sè, adeguata ai loro bisogni, rispondente al ·1oro gusto, degna dell'èra più progredita e delle superiori civiltà in cui saranno chiamati a vivere ,1. ' E sta benissimo. ·Ma poi aggi unge :

I 200 PENSIERO E VOLONTA' « I\ nostro còmpito, è più modesto ed anche più perentòrio : dobbiamo lasciare ad essi (ai nepoti) il terreno sgombro dalle fosohe ruip.e, dalle turpi galere, dai privilegi esosi. dai monopolii rapaci, dagli eunuchi rispetti umani, dai convenzionalismi bugiardi, da pregiudizi avvelenati tra cui ci aggiriamo povere ombre in pena; dobbiamo lasciare aa essi sgombra la terra dalle chiese, dalle caserme, dai tribunali, dai lupanari e sopratutto dall'ignoranza e dalla pa.ura che li custodiscono assai più fedelmente che non le sanzioni del codice e i gendarmi ». Qui appare l'idea, purtroppo assai spar~b, in mezzo ai nostri compagni che còmpito degH anarchici sia semplicemente quello di demolì-~ re. lasciando ai posteri l'opera 'di ricostruzione. Ed è idea nefasta. La vita sociale, come la vita individuale, non ammette interruzione. Sarebbe, per esempio. ridicolo, e mortale se si facesse davve1-.. il voler distruggere tutti i forni malsani, tutti i mulini antieconomici, tutte le culture ari-e ... trate rimettendo ai posteri la cura di cercare ed applicare metodi migliori per coltivare il grano, far la farina e cuocer,e il pane. E cos1 per la maggior - parte delle istituzioni sociali, che compiono male qualche funzione necessaria, ma la compiono; e non possono esser di• strutte se non sostituendole con qualche cosa di meglio. Non si tratta di prescrivere la linea da se... guire ai posteri, i quali profitteranno degli sforzi e delle esperienze nostre e faranno, c'è da sperarlo, molto meglio di quello che btti .. premino far noi. Si tratta di quello· che dobbiamo e dovremo far noi. se non vogliamo la,. sciare il monopolio dell'azione pratica ad altri che indirizzerebbero il movimento ver~o . . orizzonti opposti ai nostri. Quindi necessità di studii e di preparazione per poter realizzare il più possibile delle nostre idee a man-.. a 1nano che si opera la demolizione. Questo, almeno, per chi pensa, come me, che l'anarchia sia una cosa, da fare, e not1 semplice1nente da sognare. * * * La pubblicazione di questo antico, ma sem-- pre tempestivo lavoro del Galleani sarà utilr alla propaganda, ed io ne raccomando vivamente lo studio. Rimpiango solo ch'esso sia ancora così poco sparso in Italia. Io stesso non ne ho potuto vedere una copia (una sola copia) che in questi ultimi giorni. Ma perchè gli editori del libro han voluto Bibli teca Gino Bianco deturpar lo, mi scusino la parola, con una prefazione che contradice. se non m'inganno, allo spirito dell'autore 1 Galleani ha fatto un layoro di una chiarez ... za cristallina, di una serenità ed equanimità esemplare. atto a diradare equivoci, ad unire ed affratellare gli anarchici pur aprendo il ca,m:ro a discussioni elevate ed a fecondi contrasti d'idee. Perchè mai gli editori han voluto pre~entarlo al pubblico con una prefazione nebulosa, astiosa, piena d'insinuazioni, di cose non vere, di false interpret~zioni del nostro pensiero 1 E questo in un momento in cui noi non abbiamo I ibera 1 a parola! ERRICO MALATESTA. "RUSSIA (1) ,, In un numero dell'Unità di parecchi giorni or sono un giovane comunista, replicando ad alcune cri ti che da me mosse al regi1ne bolscevico, ebbe a dire che sarebbe assai più proficuo se gli anarchici, invece di stendere della prosa a vanvera, studiassero la questione russa nella sua reale consistenza o almeno in quelle pubblicazioni che trattano l'argomento con senso equanime d'imparzialità. Senza assumere arie da saccente, posso rispondere che - almeno per quanto riguarda le inie critiche -- l'osservazione è fuor di luogo per la semplicissima ragione che io, senza attendere consigli da alcuno, ha sempre studiaeto e studio ancora gli avvenimenti russi attrav,erso libri, articoli od altri scritti ohe, a mio giudizio, dànn·o informazioni esatte e controllate. La colpa non è mia se leggendo il volume di Guido Miglioli Una storia ed un'idea ho scoperto che nella Russia socialista vi è sa- ' l ariato agricolo e si possono dare in fitto le terL'e percependo un relativo canone. Ma giacchè mi si sprona a studiare, eccomi all'opera compulsando un volume uscito· fre- ~co fresco dai torchi della Società Anonima Nuove Edizioni Sociali. Il volume è intitolato R11,.~s1,a e nelle sue pagine porta impressa la 1•e 1azione ufficiale della delegazione operaia inglese in Russia e nel Caucaso. Posso aggiungere che si tratta di una pubblicazione vi vamente gradita e raccomandata dalle gerarchie comuniste. (1) e Russia• Relazione ufficiale della Delegazione Operaia inglese in Russia e nel Caucaso nel Novembre e Dicembre 1924. Miln.no. Edizioni della S. A. N. E. S. - Lir~ 15.

PENSIERO E VOLONTA' 201 Russia non è un libro facile a leggersi; è piuttosto un libro da consultarsi. Si scorre ,·olentieri la lunga premessa che riassurr;ie e commenta quanto è dettagliatamente esposto nelle 250 pagine della relazione, pagine irte di cifre, di diagrammi e di fatti. In fondo al volume, però, e' è un dettagliato indice delle ,naterie che aiuta il lettore nella ri~erca di ciò che può interessar lo. Ecco ad esempio la voce Prigioni che mi manda a pagine 132-133'-134. Indubbiamente il regime carcerario bolscevico è molto più umano di quello che vige ·presso · certo nazioni. democratiche od imperiali di mia conscenza. Nelle pagine suace;enn~te, infatti leggo cose meravigliose. L'atrnosfe:ra d'una prigione rus8(}, - dice testualmente la relazione - è, oggi p1:1't, q1ulla di un'officina che quella di un carcere. I detenuti lavorano, guadagnano, godono di un certo confort e di una certa libertà, sono · sufficientemente nutriti, portano abiti civili, vengono chiamati col loro nome, possono fondare ed amministrare aziende cooperati ve per l'acquisto di derrate o d'altro. L'orario di lavoro è quello stabilito dai sindacati e il salario pure. Niente « facce feroci » per gli ambienti delle prigioni, i guardiani sono vestiti jn civile e non ostentano armi; uo~ini e donne lavorano in comune tanto che << in uno stabil1·m✓ento d ?° sartoria visitato dalla delegazion-e lavoravano ad ·wna medesima macchi- ·na u'n 'I.tomo ed una donna che erano marito e rnogl1·e ». Non è meraviglioso tutto ciò~ Ma la meraviglia si fa più grande quando si leggono frasi di questo genere : « J prigionieri politici forma no una categoria a parte. Essi n.<1n la11orano e -non ricevono salario. Quelli cbe e~p,ian0 pene di molti an;ni hanno celle s11eci·ali, arredate niolto con1. 1e.'Tl/1:entemente, e possono rice?Jere libri senza lim-itazione quanto a n1.vniero, ma la censura es<14n.inaquesti libri co·me pure le lettere che ricevono o che seri ... 1·ono. Eccettuati i casi in c'u,i la sentenza disPone diversamente, e8si possonv, in certe ore, trovar.ç 1: liberamente fra lo1 ro. Benchè nel più dei casi godano grandi: comodità, la lorfJ sorte è più dura di quella de1: · delinquenti· comwni. Pare che nel Cau,caso i prigionieri politici ~io.no trattat1; peggio che in Russia. La loro situazione lascia molto a desiderare, e si dice che essa· won sia molto diversa da qiiella dell'epoca zar_ista >?. A questo punto sarebbe opportuno un commento ma io non lo stendo perchè il lettore ' può. interpretare da sè i «pare» ed i «si dice» _cheinfiorano le frasi surriportate. E può anibli teca Gino Bianco che leggere fra le righe per avere i termini precisi della verità. Quella verità che fa dire che il regime carcerario bolscevico applicato contro i « delinquenti » politici è regime schiettamente borbonico, ma non socialistaPasso ad un'altra voce: « Stampa», pagine 119-122. Da quanto apprendo leggendo queste pagine, posso dire che il regime bolscevieo non è troppo tenero per la libertà di stampa. Ciò, si comprende, è in omaggio ai « diritti della rivoluzione ». Innanzi tutto per. esercire un'azienda tipografica bisogna ' ot~nere una speciale licenza dalle autorità. In secondo 1 uogo per pubblicare un libro od un opuscolo, bisogna sottoporre in antecedenza il manoscritto all'approvazione di una co1nmissione governati va. Senza tale approvazione non si può stampare nulla. Riguardo ' i giornali « un ispettore gove1•nativo dell'uffic'lro censura esamina le bozze di ogni num,e .. ro prrnna che passino in t1·vourafia », e tale ispettore « ha il diritto di vietare l_a pubbli ... razione di noti~ie che gli sembrino contrarie alle leggi dello Stato ». Inoltre « non sono permessi gli attacchi al Partiti) comuni- ~ta, e l'autorità del governo 'Vigente vieme sempre strettam,ente satvaguardata ». Come conclusione la relazione assicura che « non P-siste tu-ttora 11/1)(1, starn'[Xl, d' opposizione ». Di ciò sono pienamente persuaso anch'io. Eccomi ad una terza voce: « Industria», pagine 44 e seguenti. Leggo : « L'aspetto esterio1 e di Mosca e delle altre metropoli è quasi tl medesimo dell' anteguerra, soltanto ora sono r>i,ù pulite. I negozi sono aperti e si -i·ede di nuovo wna borghesia,~ la quale cond·uce la sua solita vi·ta d-i guadagni, prÌ1Jati e d1: divertimenti». Il lettore, a questo punto, chiederà una spiegazione o almeno si domanderà come mai, nella Russia so'cialista può vìvere una classe borghese che guadagna e si di verte. Nulla di straordinario. Conseguenza delle «concessioni». E cosa ·sono queste ·concessioni ? Permettete che · traduca in lingua. povera quanto abitualmente viene ·espresso in lingua difficile : le «concessioni» non sono altrù che le aziende (industriali o commerciali fa lo stesso) condotte col sistema delta rroprìetà, privata. Non persuade la mia spie-. gazione 1 Persuaderà l'articolo 55 del Codice civile bolscevico il quale dice: « Le gran<t1: imprese possono dii,entare possesso privato .t,oltanto in forza di concessioni ». E se anche ciò non dovesse p~rsuad,eire, si può leggere que .. sta frase maggiormente esplicativa: « Le concessioni, di solito, sono considerate come ri 8ul-

, 202 PENSIERO E VOLONTA' tanti dalla 1111.ovapolitica. econornica . .J.ll a già il p1·hno congresso dt>i consigli dell'econo,nia nazionale e111a11ò-nell'apr1°[(? 1918 u1i decreto con e,ui è forniulato un programrna di c07b.. cessioni per attrarre il capitale straniero ... ». Posses~0 privato e capitale straniero. Come si vede si tratta di cose che sono in perfetta coerenza ed armonia collo spirito socialista! Continuo nella iettura : « Sotto la nuova politica econo1ni ca non es1:stono g1·andi ostacoli al capitale privato nel maggio1 ca·mpo 4ella produzione russa eioè nell'agricoltura, n~ll' indnstria casal·t~nga. e nei ·mestieri. La f!ra.nde i11d11-Striache lai 1ora con niacchine è soc1:alizzata, tuttavia le macchine e i mezzi di esercizio possono essere propri'età privata ». Naturalmente la delegazione operaia inglese è entusiasta della nuova politica economica. E seri ve : « Di twtti i compromessi sul quale è .fondato il sistema soviet°t'ista, il primo e viù 1:11iportante ·è la nuova. politica economica..... .sistema che non solo è real niente vitale, che possiede una vera forza vìvificatrice_; rhe non solo 11.on ostacola il risananiento eco1101nico ora reso poss,ib1)e dalla pace ma chf' , ' è -i~, grado di affrettarlo..... ('onrlu,dia·mo 1.·n u.Ztimo che ,il rapitale straniero che /o.r.;se oro. i1npi·egato 1n· Russia assic11,rer~bbe 1111 huon reddito all'in,vestitore ... ». Qui tronco la lettura perchè quest'ultima fra8P- illumina j'} tutto di una luce fin troppo viva. * * * Per i seguaci della politica della Terza Internazionale tutto quanto sopra venne cspo.. sto è pienamente giustificabile. Essi affermano che se i prigionieri politici, in Russia, vengono trattati male e se la stampa è completamente imbavagliata, ciò lo si deve ai « sacri ·diritti della rivoluzione n. Può la rivoluzione lasciarsi aggredire 7 Può permettere che attraverso la tolleranza verso opinioni oppositrici e attraverso una male interpretata libertà di stampa le antiche classi dirigenti tentino ritorni al potere 1 Il ragionamento può sembrare logico, ma il male è che malgrado tanta severità, il capita- )ismo, in Russia,_ ritorna egualmente e tale ritorno si effettua sotto la larga tutela della nuova politica economica. Il bolscevichi si affrettano a dimostrare che si tratta di un fatto itnrnsto da necessità superiori. ... Il socialismo -. dicono - non si può costruire di getto dal nulla, ma deve essere realizzato gradualmente. Può darsi che ciò sia vero. Io però ,parto dal rrinci pio che l'attuale 1·egime. russo non ha Biblioteca Gino Bianco aleun «diritto rivoluzionario» da difendere perchè ]e realizzazioni iniziate dalla Rivoluzione russa vennero stron<!ate dai bolscevichi. La Rivoluzione russa, chiuso il periodo dell'azione demolitrice doveva, ~ forse voleva, passare daJ così detto comunisn10 di guerra al comunismo integrale che è il comunismo libertario. Ma i bolscevichi col mezzo della loro dittatura, de~ viarono il cammino della rivoluzione e ctea .. rono la nuova politica economica. Perciò nella Russia socialista si vede di nuovo « una bo·r-. ghesia che conditce la sua -solita vita di U'ttadagm privati e di d'ivertimenti ». E mentre t comunisti ~i af:fannano ad assicurare che il 1{ eprnarcn - il borghese d'oggi - non arri vt ..· rà mai a formare una class,e duratura perchè lo Stato gli nega i diritti politici e lo soffoc~ sotto il peso delle imposte, i fatti dimostrano l'opposto. Infatti a pagina 53 del volume che vado consultando leggo che cc la r•icostruzio1ie, del co1n/niercio privato prorede cosi rapida .. m,en te rhe verso la .fine del 1928 in Russia soltanto i convmerc1.·arr:ti pr1.·vati a-veva110 nelle mani i nove decimi del piccolo comrnerc'io nei vdlaggi, i quattro quinti del commercio al miminuto nel! e città e circa metà del co1nmercio all'ingrosso ». Dove trovare una dimost1azione più eloquente sulla realtà della situazione succa P, sul ritorno dell'antica economia ca11italistica 1 * * * Con questo breve scritto non ho la pretes<:ti dì avere confutate le ragioni che i comunisti vecchi e giovani oppongono a]la critica anarchica. Il problema è tanto serio e tanto profondo che sarebbe pretesa assurda il voler lo risolvere con quattro frasi buttate giù alla rneno peggio. Anche in considerazione che u1 Russia qual cosa d,i nuovo e' è, qualco8a che può essere apprezzato e riconosciuto anche da~ gli anarchici. Questo scritto, piuttosto, ha il solo scopo di dimostrare che quanto scrissi e quanto seri vo come critica al regime bolscevico non è prosa cervellotica. bensì frutto d'indagine e di studio diligente; non è critica fine a se stessa, ma è critica che ha lo scopo preciso di dimostrare che l'anarchismo segue una linea logica, che sa prevedere e vedere le debolezze e gli errori del movhnento sociale. Dall',esperimento russo bisogna trarre l'esperienza pel nostro domani. CARLO MOLASOHI. Parecchi amici comunisti, giovani sinceri, ansiosi essi stessi di sapere la verità vera, con-

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