Pensiero e Volontà - anno III - n. 9 - 1 giugno 1926

• PENSIERO E VOLONTA' 100 letterale delle parole, - guardare cioè effettivamente alle per~one che guidano i partiti e bandiscono determinate idee, _.:.. si potrebbe arrivare alla conclusione, come avemmo ad osservare in un articolo p·recedente, che sono precisamente «piccolo-borghesi» le iaee e i partiti di coloro che tanto strill!1,no Contro la, piccola borghesia e la grande. Non vog!iamo, nonostante, arrivare fin là. Il che non toglie ~he il -proletariato debba stare all'erta, perchè non si ~ipeta a suo danno la storia di circa ccntotrent'anni fa: Non avvenga, cioè_· che come nel .1789-94 il proletariato dette tutto il suo sangue e tutti i suoi entusiasmi per far trionfare col liberalismo la grande borghesia, prim.a o poi si trovi ad· aver affrontato sacrifici ancor più terribili, con scarso e problematico vantaggio Proprio, attraverso una rivoluzione statale pseudocomunista, soltanto Per far trionfare la piccola-bcrghesia costituita da intellettuali ' giornalisti e funzionari che anticipano fin da ora. la loro dittatura. sul proletariato. LUIGI FABBRI. ''La fine dell'A·narchismo?,, di Laigi I compagni del periodico anar<;hico · L' Adunata dei Refrattari, di Newark negli Stati lJniti,. hanno nel decembre passato ripubblicato in volume la serie di brillanti articoli con cui Luigi Galleani rispondeva, circa 20 anni or sono, a F. S. ìVIerlino, il quale aveva affermato, in una intervista con Cesare So, brero che l'anarchismo era. morto o moribondo. ' ' Ed hanno fatto opera buona, poichè sarebbe stato un peccato davvero che quel lavoro fosse andato dimenticato e perduto. In sostanza e una esposizione chiara, serena, eloquente del C-.oniU,n isrno anarchico, secondo la concezione kropotkiniana : concezione_. che io personalmente trovo troppo ottimista, troppo farcilona, troppo fidente nelle armonie nat,ural i, ma che non resta meno per questo il contributo più grande che sia stato dato finora alla propagazione <leìl'anarchismo. Non starò ad esporre le tesi sostenute dal Galleani, perchè sono in generale le stesse idee che noi tutti abbiamo sempre professate e propagate, ed anche perchè si tratta' di un lavoro tanto sostanzioso e conciso che mal si presta ·ai riassunti ed agli estratti, ed è così bene scritto che a toccarlo si rischia di sciuparlo. Noterò soltanto un punto di dissenso apparente ed uno di dissenso reale. ·Il dissenso apparente sta ·nella questione dell'organizzazione - non dell'organizzazione operaia intorno alla quale io sono, come sanno i lettori di questo rivista, quasi completamente d'accordo col Galleani - ma dell'organizzazione propria degli anarchici, come partito·, come insieme di uomini chE vogliono la stessa cosa e che hanno interesse ad unire e iblioteca Gino Bianco Oalleani coordinare i loro sforzi. Galleani :fa una critica severa quanto giusta di una supposta organizzazione autoritaria·, che è una cosa completamente diversa da quella che gli awarc/1,ici organizzatori predicano e, quando possono, praticano. Ma è una questione di parola. Se jnvece di dire organizzazione si dicesse assor:1,az1one, ir,;tesa, unione o altra parola simile, Galleani sarebbe certamente il primo a riconoscere che gli sforzi isolati e discordanti sono · in1potenti a raggiungere lo scopo. Infatti egli aveva creato in 'America, intorno a (}ro1~aca sov'lJersiva, tutt'una accolta di consensi e dj cooperazioni, che, se mai, aveva proprio il difetto autoritario di dipende:r,e trop,po dall'im ... pulso di una soìa persona. Il punto di dissenso reale è un altro, ed è grave perchè può influenzare tutta l'azione pratica degli anarohici oggi e, più ancora, nei giorni di crisi storiche. Galleani dice : '< Noi no~ possiamo offrire della città libera e felice ohe ·qualche magnifico profilo disegnato dalla speranza, · dalla fantasia e da qualche logica e positiva induzione, piuttosto che da una realtà matematica e sicura. Non possiamo d'altronde, senza arbitrio e senza ridicolo. erigerne l'architettura severa e completa. La più ideale delle cotruzioni potr~bbe parere meschina, forse anche grottescai ai nostri ne poti che la casa dovrebbero abitare, e la casa sa:rranno farsi da ,sè, adeguata ai loro bisogni, rispondente al ·1oro gusto, degna dell'èra più progredita e delle superiori civiltà in cui saranno chiamati a vivere ,1. ' E sta benissimo. ·Ma poi aggi unge :

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