Pensiero e Volontà - anno III - n. 9 - 1 giugno 1926

196 PENSIERO E VOLONTA' ; <lello Stato,, p~rchè se ne cambi la natura 1 La sua natura d'essere l'emanazione del piccolo numero di persone che lo formano, e d'esserlo tanto piì1 strettamente quanto più è dittatoriale la sua composizione, non può cambiare sempl_icemente perchè il governo sia detenuto in nome di una classe invece che di un'altra, o dì nessuna o di tutte. Ammettiamo anche che la classe dominante odierna sia spodestata e non riesca a reincarnarsi nel potere nuovo; essa andrà a confondersi nella grande massa dei sudditi. delle grandi maggioranze oppresse, di quelle che oggi noi chiamiamo proleta1·iato. Ma se anche il nuovo governo sia costituito in nome del proletariato, esso d,i fatto sarà un piccolissimo nu1nero che dominerà, come tutti i governi attuali, e con i medesimi effetti, tanto sulle classi_ spodestate e proletarizzate che sul restante del proletarjato rima ... sto proletariato. L'idea della <tdittatura rivoluzionaria» che ' la borghesia più avanzata e ancora idealista rj uscì pe,.. un istante a far triof are nel 1793, fallì con Robespierre, e fu in realtà il primo passo incosciente sulla via 'della Reazione, che poi si affermò sempre più con Termidoro il ' Direttorio, il Consolato, l'Impero e la Restaurazione. Essa. la ditt.atura, non è concepibile che in senso reazionario, ed è sempre reazionaria anche quando si dice rivoluzionaria. E quello che ha fatto credere il contrario ed ha . ' partorito l'illusione dittatoria fra i repubb]icani prima e i socialisti poi, è stata tutta J a letteratura, superficiale quanto brillante, con cui gli scrittori borghesi e piccolo-borghesi ammiratori unicamente della parte statale, spettacolosa e teatrale del N ovantatrè sono riusciti a dissimulare il lato veramente pratico- ed utile dell'iniziativa popolare in quel grande esperimento storico. La interpretazione esclusiva1nente statale della R.i vol uzione francese, data dagli storici e letterati borghesi - Thiers, Michelet, H ugo, ecc. - domina ancora gran parte della mentalità socialista,, anche fra i più avanzati; ed P da questa mentalità del tutto borghese ehe è scaturita la concezione autoritaria della rivoluzione sociale· con la formula della dittat u1·a proletaria. * * * Non molto di .diverso si può dire q~ando andiamo ad esaminare le idee econon1iche del socialismo di St'atù. E' inutile ricordare qui ciò che v'era di « borghese n nel collettivismo d'anteguerra che non riusciva ad uscire dalla BibliotecaGino Bianco cerchia della servitù salariale. Il Kropotkin ha fatto fin dal 1890 una acuta critica di quel- ]a conctzione del salariato colletti vista nella c,Conquista del pane». Con la scusa che non si vuol essere utopisti ' il cosidetto «comunismo critico» sfugge ora i problemi concreti di ricostruzione. Ma, senza tener conto qui di ciò che avviene in Russia, dove la <<nuova politica economica» è un i-itorno verso l'economia borghese anche in ciò jn cui questa er~ stata nei primi tepipi abhandonata o combattuta. invano cerchiamo .. nelle ~dee e nei programmi qualche cosa che . sia sostanzialmente. antiborghese in senso coinunistico nel senso letterale e storico della • parola «comunismo» -- che significa «messa jn comune» dei 1nezzi di produzione e di tutti j prodotti del comune lavoro. Quando andia-- mo. a ~tringere tutto ciò che viene affermato in proposito, tutto si riduce ad un problema esclusivamente politico, la conquista del po .. tere, con un unico sbocco dì carattere econo-- 1nico: il capitalismo di Stato. Una volta, negli ultimi decenni del secolo seorso, quando le preoccupazioni di libertà eranò pii1 vive che ora, i socialisti_ ripudiavano la formula del socialismo di Stato. Veniva anzi chiamato così, molto imp,ropriamente del resto, certo riformismo legislativo e sociale d'iniziativa governativa e imperiale, con cui lo Stato militarista e conservatore germa- · ri.ico tentava far argine ai progressi del socialismo classista del proletariato. Era sempre quella specie dì socialìsmo aulico o fidente nella filantropia dei ricchi e dei governi, che :Marx chiamava borghese. Il socialismo di Rtato ora è certo tutt'altra cosa; ma- esso conserva questo di «borghese», che aumenta i poteri e le prerogative dello Stato, fa di questo UP proprietario. il Proprietario unico e per eccellenza, aITe cui dipendenze resta tutta lél n1assa dei proletari. nella condizione di saltV riat.i. - vale a dire pratica111ente nella !-'-tessa condizione di soggezione economica e politica in cui erano una volta di fronte ai capitalisti ed ai loro governi. A giustificazione di tutto ciò i comunisti di Stato pongono sempre ~a medesima illusione d,~l « popolo sovrano» dei regimi democratici borghesi: il governo eletto dal popolo farà gli / interessi del popolo ; il governo en1anazione del prolet~riato farà gli interessi del proletariato. Come sia erronea questa il 1nsione, e quali ne siano le tristi conseguenze di sfruttamento e di oppressionA, non è qui il caso di ripetere. La critica che gli anarchici

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