Pensiero e Volontà - anno III - n. 9 - 1 giugno 1926

P&~SIERO E VOLONTA' 215 essa il Ferrari ritrova molto del suo eccessivo spirito combattivo; in certi punti riap• pare tutto intero l'entusiasta e battagliero .,. autore della « Federazione repubblicana » e <le-Il'« I tali a dopo il col po di Stato ». · L'argomento ,certo, risuscitava in Ferrari le più .belle memorie di altri tempi. Infatti lo scritto s'inizia con un ricordo personale. Proudhon f Ferrari erano ·stati molto amici, e il pensiero del primo aveva non poco influito sul secondo, e questo deve molto al primo dell'in- .dì1 izzo socialistico e libertario di parecchie :sue idee. Il Ferrari scrisse questo studio sul Proudhon in occasione della pubblicazione integrale, allora ultimata, di tutte le opere del rivoluzionario :francese per cura. della « Li· brairie Internationale A. Lacroix» di Parigi. Quella edizione è ora completamente esaurita; e così pure esaurita è, oggi, una seconda edi- -zione che di tutte le opere del Proudhon com- ' preso l'epistolario, fece l'editore Flammarion la quale si componeva di ben 49 volumi di fittissima composizione. Una nuova edizione de1Ie opere di Proudhon, purtroppo assai costosa, si è cominciata a pubblicare da un paio di anni a Parigi sotto la direzione di C. Bouglé e H. Mousset. Non sappiai:no con precisione quanti volumi ne siano già usci ti. . . BIBLIOFILO. p. J. Proudhon . Non dim~nticherò mai 1 giorni, in cui rendevo là. visita del lunedì a Proudhon nella. prigione di Santa Pelagia che rinchj udeva pure altri uomini politicj. Noi partivamo dai punti più lontani di Parigi, giungevano dinnanzi alla fortezza verso le cinque, vi si penetrava con passaporto regolare; una stanza nuda, chiara. ariosa, isolata, ci serviva di sala; vi apparecchiavamo noi stessi la mensa, e il nostro disprezzo per tutti i governi del mo· mento ci faceva più liberi che non lo fosse Luigi Napoleone all'Eliseo. Era l'indomani del 13 giugno 1849, cioè della sconfitta delle due d~mocrazie di Francia e d'Italia: la prima era stata vinta resistendò alla spedizione di Roma e l'alta corte di Versailles le aveva tolti 33 deputati; l'altra era stata dispersa dalla· restaurazione del Papa sotto la bandieTél, repubblicana della· Francia,. I due .più Jl:randi idiotismi del mondo moderno, la mo- , ;. narchia. francese e il papato italiano si rial- • • • 10 ec 1no. 1anco zavano a nome déHa libertà, dell'eguaglianza e della fratellanza; i regi di Parigi predica- . vano la vera lìbertà; i principi italiani si dicevano legittimi, ~mati -e venerati, grazie allf baionette austro-repubblicane, e la commedia. e~sendo perfetta e il controsenso universale, ' ne erano lietissimi. Non un'imprecazione, non un gesto <l'impazienza. non una nube di tristezza; durante il pranz0 si parlava brevemente delle più inopinate possibilità, conoscevamo i vulcani che dovevano sconvolgere l'Europa; dei re avrebbero bussato alla porta 1~er dare il loro avviso che forse sarebbero stati ammessi alla conversazione. L'avvenire era sicuro e giacevà, p.er cos} dire, ai piedi dei eo1?-vitati: l'uno doveva entra-re ::ill'Assemblea, l'altro in un ministero, chj era atteso da una _direzione ferroviaria, chi da una .vasta amministrazione; vi s'incontrava il pittore Coubet che doveva rovesciarf la colonna V ando111e, Beslay che- doveva sai- .vare la bauea di Francia, Braziano che, condannato da Napoleone, doveva rivederlo qual a1nba,sùiatore dèi Principati Danubiani. AJfred Darimon, l'nlte1: ego di Proudhon, sempre illeso 1n mezzo al fuoco. doveva sostene.re i] proletariato con l'impero ; Langloìs e VauLhier condannati a vent'anni di reclusione non potevano mancare al convegno e nessuna a_utorità osa-va interdirlo a n1adama Vauthier, intrepida fiorentina, che aveva. a-ssjstito il marito nello scavo di un sotterraneo· per la fuga. Vedevamo gli innumerevoli fili di · ferro del socialismo pai·tire -in tutté le direzioni, ed èravamo certi di potervi contare per giungere a ~raverso · l'impossibìle a lontanissima mèta, . con 1neravig-lia dei buoni e felicissimi borghesi che ci credevano annullati per sempre. Proudhon serviva di punto di riunione; non. a- causa di una teoria o di una dottrina o di una filosofia o di un impegno preso; ma a. no1ne della libertà la piì1 assolut~ nell' inte- .resse delh~ moltitudini. Altri poteva essere più audace nello sfidare i Governi, più formidabile sulle oarricate, pj ù insidioso nel preparare silenziosamente e bombe e cospirazioni e fuci] i ; ma egli sorpassava tutti deridendo spietaitamente la pretesa <>ternità di ogni dominazione. Con una parola ne addìtava qui il punto vulnerabile, là il guasto crescente, altrove la forza non sua, dapertutto la contradizione che l'avrebbe stran golato a giorno fisso: pareva un titano, e nessuno più di lui meritava di essere chiamato incendiario. Dove prendeva egli la sua forza 1 Per qual

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