Pensiero e Volontà - anno III - n. 9 - 1 giugno 1926

2lfi PENSIERO E VOLONTA' r;restigio sovrastava a tanti uomini di sì vari intendimènti? Un quarto di secolo è ormaj scorso; gli avvenimenti non hanno mancato; la. Francia non è più la stessa, eppure non può dimenticarlo nè persuadersi che sia morto; rilegge i suoi scritti, scorre avidamente la sua corrispondenza, e delle lettere sfuggitegli sotto lo ìn1pero delle circostanze più volgari sembrano scolpite per l'eternità. D'onde dunque questa longevità di un morto in mezzo a tanti uomini che si sopravvivono 1 Il suo merito è di essere l'operaio che pensa. che scrive. che discute per la prima volta; l'oper~io nulla di più, nulla di meno, l'operaio coi suoi reclami, colle sue collere, col suo avvenire chr sente, indovina e raggiungerà a qualunque costo. Molti scrittori ebbero origine umile ed infelice : rnolti, uscendo dalle fabbriche e dalle officine s'imposero coll'industria, con lo scambio, con le invenzioni, con l_a penna: Pierre Leroux ~ra. un compositore di stampe; J asmin d'Agens un parrucchiere; quanti lavoranti non sostennero la causa del popolo in Germania in Inghilterra in Ame- , ' rica 7 Quanti capi di repubbliche non emersero dalle classi più infime 1 Ma si facevano strada conquistando un posto nella società qual'era; divenivano capitani. ~crittori. signori, quasi fossero nati nell'opulenza; supplivano all'educazione borghese con una propria energia; imitavano l'astronomo Herschel' che si quadagnava la vita nell'orche ... stra di un pessin10 teatro, e si rivelavano co1ne se avessero studiato Virgilio, o discutevano su la Rep1.tbblica di Platone quasi :fossero allievi della Scuola normale. Nessuna traccia della toro origine o di nuovi sentimenti, nel mentr,. che Proudhon è veran1ente l'uomo delle moltitudini, il plebeo che interviene col suo piglio. colla sua veste, con le sue scarpe a chiodi, sa che cammina su tappeti non a lui destinati, che il suo posto sarebbe nell'antìcamer&, "be dovrebbe vestirsi altrimentì; ma, col suo ingegno si fa accettare per :forza, n~ssuno guar da a' suoi abiti, s'intende la sua voce quadrata ed egli p,arla competentemente di scienza, penetra con la più perfetta, intelligenza· in ogni tnistero letterario .e rimane con la più prof onda ostilità per le convenienze accademiche, le ricche cornici, le bellezze d'uso, i giri oratori, i preamboli, le smorfie, le cerimonie che servono di garanzia alla vecchia gocietà. Sa il latino per burlarsene, la filosofia per assalire la Sorbona. la storia per non essere d~ll'Istituto, la letteratura per ·derirere gli immorta1i coinBiblioteca Gino Bianco • teressati neil' Accademia coi grandi signori e coi ~ignori ministri, e chi vuol accusàr lo di essere scandaloso ed incongruo trovasi 1.·pso facto costituito dalle proprie dichiarazioni eclettico e gesuita, e classificato tra i privilegiati non può trarsi· il dardo lanciatogli senza &illargar la ferita. Nè si tenti di accostarglisi con idee liberali, per illu111inare il popolo,. cume si dice, per migliorare la sorte delle clas-· si inferiori, per fare dell'operaio un borghesecol diritto di avere un letto all'ospitale o una farmacia gratuita; egli è il primo nemico di sì lento progresso che lo snatura lo disanima ' ,. ribadisce le sue catene e riconferma la società a lui nemica. Il suo posto o nulla, e voi state al vostro. se potete. I J.Je leggende fanno scendere gli uomini gran· di dal cielo e largiscono loro i numerosi antenati, i presentimenti fatidici della n1,a,dre, i) sogno prenunzio della nascita, l'aureola che lì circonda fino dalla culla- Proudhon nasce i Besancon nel 1809 da una famiglia assoluta1nente rurale ed anche perseguitata; una malefica irradiazione di antipatia e d'inopia isola va da, secoli i suoi ascendenti; suo padre faceva il bottaio. sua madre era una perfetta paesana. e la sua miseria era tale che mandavano il fanciullo alla scuola senza cappello. senza scarpe. senza libri. Egli doveva deporr~ gli· zoccoli prima di entrare ne11a classe per non far rumore. subiva cento punizioni per aver dimenticati i libri che non gli avevano r;omperati; vi suppliva copiandoli, e appena aveva un momento libero si rifugiava nella Biblioteca pubblica, suo unico asilo. Un giorno il bibliotecario vedendolo così piccino e circond':Lto da sì grossi volumi: che fai, mio caro, gli chiede, di tanti libri? Il fanciullo si vo_lta, lo squadra, e che ve ne importa a. voi? gli risponde. Da quell'istante il bibliotecario fu suo amico per sempre. GIUSEPPE FERRAR!. (Cont-inuaJ Direttore responsabile: GIUSEPPE TURCI. SOCIETA' AN·ON. POLIGRAFICA ITALIANA ... Via Uffici -de] Vicario, n. 4::J- Homa.

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