Pensiero e Volontà - anno III - n. 7 - 6 maggio 1926

I Roma, 6 l\!Iaggio 1926 · (ç. c. con la Posta) r I • I .. ' .. / .. . ' n • . l . . · iJlivi~ra· qujndicìnale di· •sf~riiì · so.; . . . . ì - i:itilt e ,,colfuraginerdle fondata da ,. ,, , ' .~r.ricO JYia·lafe;·sta f , . r . . r r . . , .. J c::J Prezzo Lire UN A, . , •Estero Lire 1.50 . . I ( ] I ( • I . ,. ·' --. - I . .... . . . . - . ' . . . . ., El.edazi.one e·a:tnzninistrazione: PENSIERO E VOLON~A ; ' . ' CASELLA. POSTALE 411 - RO.MA ,. • I

., . , , . . :·.PENSt·ERO .E ·voLÒNTÀ • RIVISTA QUINDICINA.LE DI STUDI! SOCIALI E COLTURA GENERA.LE . . ' ........ - ...... 00NDIZIOSl DI ABBONAMEN~O :, l , Inter_no: anno L. 20, semestre L. 10 -· Ester(): ·anno L. 30, semestre L. 15 Un numero separato : interno ~- I, estero ~- l.·50 Indirizzare tutto ciò che riguarda la Rivista all'-.indirizzo : - "PENSIERO E VOLONTÀ.,, ._ CASELLA POSTALE 411;· ROM.A (Le-·rimesse· di fondi se. fatte per la posta de,,bbono essere_ •indirizzat~ alla Rivista. Se fatte a mezzo di·Banche •è-preferibile indirizzarle nominalmente a Errico ~alatesta, Casella posta.le 411 - Roma).- Spediamo numeri di saggiQ a tutti coloro, di cui ahbiamo l' inµirizz~, che crediamo possano -interessarsi- alla nostra Rivista. Sospenderemo l'invio a tutti quelli che non ci daranno un segno qualunque per dirci che h~nno rice.vuto e che gradiscono l'inv io. ,... '7 LUIGI FABBRI: L'idea a.nar'lhica, ~eìl'orga~izs~zione. - · D. A. DE SANTILLA N ; ll movi• mento operaio e l'anarchismo. - ERRICO MALATESTA: Nà democratici, nè dittatoriali: anarchici. - Lo SPETTATORE: Il cinquantenario della morte di Michele llakunin. ,- CA• MILLO DE -LODI: I miti della, civiltà. - V. HuoOLEY: Gli anarchici e la corporazione in Russia.. = G1uSEPPÈ CHIARELLI: Ancora su Giuseppe Fanelli. - LUIGl FABBRI: La libertà di cultura e di pensiere in Russia. - C. B., L .. FABBRI e BIBLIOFILO: Libri. - CATILINA: Bivista--delle Riviste. - Per la. morte di Umberto Mlncigruoci e Folletti Pietro. -.. -· • ,-,· :.;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;.;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;.;;;;;;;;;;.;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;; ;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;.;;;_;;;;;;;;;;;;;;;;;.;;;;;;;;; ;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;,;;-_- iiiiiiiiiii.iiiaiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiioiiiiiiiiiiiiiiiii.iiiiiiiiiiiiiii. i ' ; , . l .. - . .,. ..._ . Ap·pello ·pro_'' Fede !,, ··e-." PensieroV lontà· ,. r Il çompagno Giuseppe Allongi di Roma in o,ccasione di una data • .. ~ J ~ecente cara al cuore \lei· lavoratori, ci ha mandato per pubblicazione un appello ai compagni perché dieno l'importo di una giornata= di la~ ~ . - voro a sostegno di "Fede,, e "Pensiero ·e Volontà,, .. Non pubblichiamo ~'appello perchè redatto in termini che le au- . . ·torità potre~,,ero-trovare troppo eccitanti. m:a i compagni capiranno lo stesso. · · • • I • .,) . " . _ Per conto nostro, siccome i compagni ci sono st~~i ,sempre larghi di ~iuti, non os~amo tròppo~ fare appelli .. Facciamo solo notare· che· i · continui sequestri "e le altre spése chè la situazione impone ci me~ tono in critiche condizioni. ) · 1 ~ Siamo sicuri, che coloro i .qua,li vogllo_no ch·e '· Pensiero e·.volontà,, ~ vi:v-a,faranno tutto quello ché possono. · -- 1oteca Gino Bianco·· .. ..

• Il numero 8 in data 2& aprile fu sequestrato. Blproduolamo in qu-esto numero la · parte non sequestrata. Anno III. - N. 7. · • · CasellaPostale N. 411 • Roma, 6 Maggio 19.26 Lt idea anarchica delr organizzazione - I. , . In qualche discussione, che si è fatta ultiman:iente, specie in giornali anarchici all 'est~ro, più volte m'è avvenuto di notare che tanto gli avversari dell 'Oìrganizza,zione quan- .to parecchi a questa favorevoli, par1ano di questo argomento come se fosse secondario e di scarsa impoirtanz a, per le nostre idee. Mi pare che oor:n,ciò si c.ada..in un grave errore ... Ce-rto il tema dell'organizzazione anarchica non è d'attualità, mentre l 'orga.ni,zzarsi libertaJ."iamente è reso così difficile dalle circostanze esteriori. Ma questo non toglie al1 'argo~ento la sua importanza, essendo anzi fondamentale per la concezione che noi abbiamo dell'anarchia., sia come tendenza generàle sia come programma di lotta e d 'attuazione pratica. Esso rientra quindi fra i più seri aJ."gomenti della propaganda, anarchica, e noi ne parliamo appunto a scopo di propaganda - anc,he se ciò può sembrare fuori d'attualità e se siarp.o costretti a ripetere cose dette altre volte. * * * L'anarchismo è sorto nella prima metà del secolo scorso come una scuola del socialismo, prima collettivista e poi comunista, ~pponente alla concezione del socialismo autoritàrio di Blanc, di Marx e di Belbel, la. cor:nceziorie del socialismo libertario• di Proudhon, di Bakunjn e di R-eclus. In seno a quel magnifico movimento collettivo che fu l 'Internazi~nale del 1864-80, l'anarchismo più o meno teoirjco degli anni anteriori si tradusse in movimento di masse attraverso le organizzazioni, prima mescolate e poi a poco a poco differenziantesi, di propaganda · di idee e di interessi di classe.· Il suo programma è stato sein pre questo : lotta per la libertà, contro tutti i despotismi, politici ed economici, col fine di · giungere a stabilire una « organiz 1 zazione sociale » senza distinzioni di classi, senza sfruttamenti economici e senza dominazioni politiche; valo a dire una società di cittadini volontariamente e liberar_nente associati per provvedere di 1bio ec ·.Gino 1anco a,ccordo, ciascuno secondo le proprie forze, alla sodisfazione dei bisogni morali, intellettuali e materiali di tutti, -· ciò che dal 1872 circa in ayanti' si è chiamato prima socialismo anarchico, poi comunismo anarchico e ' infine semplicemente « anarchia ». . Questo programma di demoliz.ione e di ricostruzione implica per gli anarchiici, sia per la lotta antecedente che per la immediata prosecuzione. della ,,ita sociale poi, la necessità di organizzarsi fra lo,ro e di favorire l'organizazione di classe di tutti i proletari. In tutto ciò sono stati· sempre, d'accordo da più di cinquanta anni, nella loro grande maggioranza, gli anarchici di tutti i paesi. · Nelle applicazioni, nelle moìtivazioni dottrinarie, nelle questioni secondarie e collaterali, infiniti erano naturalmente e dovevano essere i pareri diversi, ma sulle G_uestioni_generali - anarchismo egualitario o socialistico, lotta per la libertà e per l'emancipazione operaia, organizzazione anarchica per la propaganda e l'azione, 01 .rganizazione proletaria anticapitalistica - tutti gli anarchici erano concordi. . Intorno a tale programma., anche oggi è concorde la maggior parte degli anarchici di. tutto il mondo, malgrado la opposizione che gli vien mossa da una minoranza di compagni che si dìcono individualisti o semp]jcemente antiorganizzatori. · Orbene, mi si permetta di dire un mio parere personale : c,otesti compagni per la loro posizione « mentale » - anche se in pratica cj sono vicini - si allontanano da. noi quasi quanto i socialisti autoritari. Gli uni e gli altri com.mettono ci0tè lo stesso err0re teorico di non credere possibile l'organizzazione senza autorità, traendone due conclusioni opposte in apparenz.a ma praticamente equivalen~ ti : la negazione d'ogni organizzazione i primi, l 'a.ccettazione dell 'org·ani2.zazione autoritaria i secondi. Il grave torto dei socjalisti autoritari •è di ·tener conto soltanto della società e di sacrificarle H diritta indiv'idua.le; per ciò essi tendono a _negare il principio di libertà. Si1nil- · mente gli anarchici jndi-vidualisti non vedo-

, . 146 PENSIFRO E VOLOì~1--P,.' no che l'individuo e ignorano la necessità sociale; perciò tendono a negare le condizioni niateriali. (sociali} di qualsiasi libertà. Schiav ~ spiritualmente gli uni e gli altri di 1:1na . astrazione (di un. fantasma, direbbe Stirner), - « I 'Individuo » i primi, ,« la Società » i secondi, _·_ non voglion capire e.be nella realtà non vi son01 che società di individui ed individua assoajati; perchè l'uomo solo, se potesse esistere, sarebbe il più debole degli schiavi ed una societàt in cui mancasse aì , singoli componenti un minimo .di individualità propria sarebbe un informe ammasso di bruti. ,Capisco èhe niun socialista nè alcun individua.lista dichiara di negar I 'individuo o di negar la società; pure nella teoria- è implicita, loro n1algrado, la tendenza che·, sviluppata, porterebbe alle suesposte conclusioni. L'incapacità di -concepire una organizzazione libertaria spinge i più amanti della libertà .a negare l'organizzazione e gli autoritari ad ac,cettarla anche se dispotica. Ugualmente distanti dagli uni e dagli altri, gli anarchici « s01cialisti » ( adopero questa parola per b~evità, nel senso che le si dava in seno all' « Interna.zionale » e nel suo significato esclusivamente teorico) vedono la società e l'individua come i due termini inscindibili della medesima realtà, - una real'- tà pessima oggi, in cui a causa del cattivo organamento sociale i due termini sono in conflitto, ma che noi vogliamo cambiare, perchè una realtà diversa ne faccia. scaturire l'ar1non.ia dalla pratica del mutuo aiuto e della libertà.. Di qui la conce.zione deil'organizzazione a.nar,chica . * . * * Avversano l'idea dell'organizzazione anarchica. non soltanto gli in<lividualisti veri e propri, ma anche altri anarchici, i quali, pur non respingendo per un a.vvenire più o meno lontano l'orga.niz.z.azione e il comunismo, non ne vogliono sapere nella società attuale per · ciò ohe riguarda la propaganda e la lotta per la libertà e per il proletariaito. Questi ultimi, p·ur non essendo individualisti nel :fine e in tutto il senso della parola,. sono però indu·b- . biamente guidati nella 1:oro c·ondotta, da una menta.lit.à e da un modo di c.onsidera.re la lotta essenzialmente individualistici. Il loro errore (l'abbiamo detto') consiste sopratutto ne~ eredere che l'organizzazione è impossibile senza autorità. La verità è il contrario: che cioè l'autorità è un dissolvente. BibliGteca Gfno Biancò. dell'organizzazione sociale, è lei che rende impossibile una reale organizzazione, veramente umana e cementata dal libero reciproco consenso. L'autorità:, in:fatti, è maggiore, più coer~ citiva, più dispotica e più arbitraria, dorve l'organizzarsi ,è permesso solo ai pochi che comandano e impongono il loro volere ai disorganizz,ati. Man mano che il numero degli organiz.zati si esteri.de, l 'organiz.z.azione è · costretta a diventar meno autoritaria, si tratti anche d'una organi,zzazione di pecore. Se poi i componenti l 'oirganizza.zione delle << pec0tre matte » di cui parla Dante, si cambiano ·in uomini liberi che seguono « v'irtude e conoscenza », allora l'autoritarismo terriu_ . to, automati,0amente scofi\pa.re, per,ch,è non v'è più chi vuole esercitarlo nè chi è disposto a, sottomettervisi. Se effettivamente non fosse, possibile orga._ niz.zazione .senza autorità, l'anarchia sarebbe davvero una utopia irrealizzabile. Io invece penso, d 'a,ecor<lo con quasi tutti gli scrittori anarchici più con-osciuti che si sono occupati dell'argomento, che l 'anarc,hia consista proprio in questo·: nel voler sosti tu ire una « organiz,zazione libera >> -· vale a dire la sola organi'zzazione degna del nome di società -. alla òrganizazione· coatta, dispotica, ~rarcbica, imposta da pochi dall'alto ai moilti in 'basso con la violenza, la minaccia della Yiolenza ed fl ricatto della fa.me; la quale organizzazione è la negazione della società umana : la verra disorganizizazione sociale in atto. Dimostra.re la necessità, l'utilità, la possibilità dell 'organi7jza.zione anaJ>chica, tentar di organiz7iarsi anarchieamente fin da ora e di influenzare in senso ana.rchi-co le organizza_ ziop.i dei proletari ,orppressi mi pare quindi un « compito precipuo della propaganda ~- narchica. >>: propaganda di idee e propaga.nda del fatto, - importante qu~nto il dimostrare i mali del capitalismo e dello Stato, i beneficii della rivoluzione, dell'uguaglianza, della libertà, ecc. Si tratta secondo me d'una questione essenziale, inscindibile dal resto della dottrina anarchica, senz·a di cui l 'anarchia resta inutilmente campata nelle nuvole dell'astrazione e le sue sorti restano affidate al caso· ed al capriccio individuale,- il quale può .anche diventa.re eroismo, estetìcamente bello ma insufficiente se isola.to. Alc.Ulni· amici preferireb,bero non csi insistesse su <; uesto argomento per evitare di acuire il dissenso con gli anavchici, che la pensano diversamente. Altro error~. sia per-

PENSIERO E VOLONT A' .. chè è possibile anzi do·, eroso discutere fra compagni mantenendo la ma.ssin1a cordialità dei rapporti e continuando ad essere d'accordo sulle •cose in cui non v'è dissenso ; sia perchè se ci precludessimo la propaganda dei princ.ipii su cui può eRservi disparere fra compagni, il suo campo si ridurrebbe enormemente e l'anarchismo resterebbe aperto a tutte le deviazioni e degenerazioni. La discussione, l'autocritica e la critica reciproca - quando non divènti ipercritica e mania di dividere ogni capello in quattro - sono utili a tutti, ed impediscono anche a noi, che più ci reputiamo vicini alla verità, di cadere negli errori o esagerazioni op poste a quelle che andiamo criti,cando negli altri. V'è altresl chi ci obietta che I' organi,zza... zione, sia quella in1mediata per il movimento sia quella futurà di ri-costruzione, è un pro:blema, che si risolve via ·ria automaticamente sotto la guida della necessità e della esperienza; il che è vero in m1n1ma parte. Inoltre io credo che per l'organizzazione come per" altri problemi, alla risoluzione « automatica » debba. preferirsi la risoluzione « volontaria », col concorso della volontà di tut,ti gli organizzati ed organizzabili. Affidarsi alla risoluzione automatica dei problemi sia della lotta che della ricostruzione socia_ le può significare, all'atto pratico, dover semplicemente accettare la risoluzione degli altri partiti (tutti autoritari) più preparati, più organizzati e pit1 dotati di volontà d 'inL ziativa. E' per causa della disorganizzazione o deL l'organizzazione insufficiente che nei momenti deoisivi le nostre forze disperse e slegate finiscono col gravi tare automaticamente su quelle forze più affini che una organizzazione I 'hanno giài ; meno quelli che preferiscono far nulla o qualche eroica eccezione individuale che ha l'energia. sufficiente di far da sè e la fortuna di non sbagliare, la cui effi_ caci a però ha sempre una porta.ta limitata. Perciò, an0he come gall"an.7.ia,dell'autonomia dell'azione anarchie.a di fronte alle altre -forze più o meno affini, l'organizzazione è ne~ cessaria. Potre~o fare. tanto pi i1 « da noi » quanto più noi stessi saremo hene organiz_ zati. Da ciò che ho letto sul] a ri volu2 ione russa, dai racconti dei compagni che vi son vissuti in mezzo, da relazioni ;va.rie pubblicate da aJ. cuni gruppi anarchici russi, io ho finito col convincermi che anche là ~è .sopratutto la mancanza di una \organiz,zazione abbastanza BibJioteèaGino Bian o solida e vasta che ha impedito agli anarchici di esercitare sulla rivoluzione quella influenza salutare che il loro numero ed il loro valore avrebbero potuto. Purtroppo i hols_cevichi hanno vinto e son riusciti a imporsi, soffocando la rivoluzione nelle strettoie dittatoriali, oltre che per altre ragioni contingenti e di ambiente, perchè erano il partito più organizzato, sia pure autoritariamente. Se in una rivoluzione qualsiasi, lontana o vicina che sia nel tempo e nello spazio, gli anarchici non sapranno affermarsi con una loiro organizzazione Jibertaria, sa.ranno inevitabilmente costretti a subire la 'coerc.izione di qualunque altra organizzazione autoritaria che risulti la più forte. Perchè per legge naturalP. l'unione fa la forza, e l'uomo isolato è sempre il più deboJe di tutti ed è destinato a rimanere schia.cciato - sia pure da eroe - 1nalg:rado tutta la forza fisica e morale c.he pltÒ aYere e sviluppare. ..\..ltri anarchici vi sono, che accettano bensì la pratica. dell 'organizzaz.ione, ma credono con ciò di fare una concessione alle necessità del momento, una transazione imposta dai bisogni della lòitta e dall 'ambìente imperfetto in mezzo a cui viviamo. Essi hanno torto, non sono cioè a sufficienza oonvinti della possibilità pratica dell'anarchia: fanno il bene temendo o cJ.·edendo di far male; e di qui deriva una continua. incertez,2.a e irresolutezza della loro attività, oltre che una incoeren7.fl logica nella loro, propu.ganda. Essi, appunto perchè vi sono spiritualmente già preparati, corrono il pericoJo di cadere proprio in c1uegli errori d'autoritarismo e di c.entralismo che più mostraino di temere. La pratica dell' organizza,zione su basi libertarie ,è la proipaganda. col fatto dell'idea basilare dell'anarchismo. Ed è grave errore, sia pure solo di ling.uaggio, quel porre in contrasto, come fanno alcuni. i crue concetti dì organizzazione e di autonomismo, che invece si integrano e co,mpletano, dovendo il seéondo esser base della. prima : « autonomia degli individui nei gruppi, dei gruppi ne1le federa7.ioni, delJe federazioni nell'Internazionale », ecc. (Sono all'incirca le parole usate da Bakonnine nell'esporre la ~ua ccncezione federalista ed anarchica del soc.ialismo ). E Malatesta, in un rapport.o a un congresso anar~ h ico, pubblicato nel gio.rnale « Fede! » di Roma del 30 settembre 192!3, definì così l'organiz,za,zione anarchica: « 11na federazione di

. . 148 PENSIERO E VOLO·NTA' gruppi· autonomi uniti per aiut~rsi re~iproc~ mente nella propaganda e ·nell attuazione d1 un programma liberamente ac~ett~to. >~: In piena coerenza 9.uindi coi pr1nc1p11 d~l1'ana.rchismo, ooloro che credono necessaria ed utile l'organizzazione anarchica. debbono, come primò loro dovere, metterla in pratica oraanizz,andosi. Gli altri conseTVano natu-. o ralmente il loro diritto di critica; non hanno però, dal punto di vista anarchico, diritto al~ e.uno di metter loro autoritariamente i ba~toni fra. le ruote e di impedire agli altri di fare a modo proprio. Se fra gli uni e gli altri si terrà fede al mutuo patto di reciproca comprensione e tolleranz.a, sarà assai più facile agli anarchici che si saranno organizzati il vedere e.be cosa d'altro sia possibile . fare, senza più equivoci· nè esclusivismi settari, dì accordo anche con quegli anarchici c~e per dissenso tattico restano fuori de1le organizza- . . ZIOnl. II. Non v'è nulla di più puerile, a ben considerarla, di questa .paura. dell'organizzazione che hanno gli anarchici individualisti od antiorganizzatori ·e perfino alcuni anarchici che l'organiz,zazione accettano, sì, ma con una quantità di riserve e.be in pratica annullano la loro accettazione. La verità è che l'organizzazione, an-c.he nei partiti autoritari - esclusi s'intende i partiti di governo che hanno . giudici, carceri e gendarmi, - non riesce a imporsi ohe ai merli, e la sua maggior violen•7Ja consiste nella ... espulsione dal pairtito. Molti han la, fobìa della tessera, quasi che un pezzetto di cartone sia sul serio una catena per sè ·e una rivoltella contro gli altri ! Io ce n·'h·o a:vute per degli anni tre o quattro in tasca (della unjversità po.polare, della mia lega di me~tiere, d'una società sportiva, ecc.), e non m 'han dato mai fastidio nè lesa in alcun modo la mia « libertà individuale ». Quando poii si tratta di oirganizzazioni anarchiche, che di tessere non ne hanno mai avute I -che non nanna organi ufficiali' le cui commissjon~ hanno semplice ufficio esecutivo e di collegamento, « sen.za, alcuna attribuzione che le sovrapponga o imponga ai gruppi e agli individui », allora poi il timore di autoritarismo, di cbntralismo e di funzionarjsmo divent,a addirittura una superstizione ridico.l'a come la, pa.ura del lupo mannaro I • Biblioteca·Gino Bianco * * * Questo serva di risposta anche a quelli dei nostri amici di parer contrario che ci dicono che abbiamo ragione, se per organizzazione intendiamo la società futura dei liberi ed uguali, cui .tutti ci proponiamo dì arrivare coi nostri sfoTzi, ma che a.bbiamo torto a patrocinare una organ1zzazione a,narchica, degli anarchici", che vada più in_ 1~ del grupp~tto locale, perohè nella soc1eta attuale, 1n mezzo al regime borghese, essa presenta tanti inconvenienti, non può essere che imper_ fetta, vi si possono sviluppare preponde_ranze di influen,ze personali, ecc., ecc. Tenu~o conto délla osservazione fatta prima che per le ~rganizzazioni che si basano sull'adesione volontaria .dei soci, tali inc-0nvenienti non possono 'mai esser~ di troppa gravità, convengo però che di difetti ed inconvenienti .. potranno sempre esservene e ve ne saranno oortamente. Nella società· attuale - sia fra anarchici, sia più generic.amente fr~ . operai - senza duhbio 1 'o:r;ganiz,zazione non può essere che imperfetta. · Chi lo nega? Ma questa è la sorte non s-0io degli organismi collettivi, bensì anche delle persone singole, e quindi di tutti i nostri atti, - inqividuali o collettivi, dei piccoli gruppi come delle grandi federazollli, - della nostra stampa, ·propaganda, agitazione, ecc. Vorremmo noi, per paura d'errare, inibirci ogni movimento? No certo; e perciò non rinunciamo neppure a _quel mezzo di propa_ ganda e di movimento che è l'organizza- . z1one. La quale, per c;_uanto imperfetta sia, è indispensabile al movimento anarchico. ·Tanto che - tranne il caso di inerzia generale ed assoluta - se gli anarchici non costitu~scono Yolontariamente una loro organizz.azione che dia le dovute garanzie di indirizzo libertario, un'altra . se ne determina auton1aticnm•e,nte. a dispetto d'ogni parer contrario, più o meno anonima. od inconsapevole, ma con difetti c1 'autoritarismo e centralismo assai più gravi, che nelle organizzazion~ presta.bilite su basi discusse da tutti e da tutti liberamente accettate. Quando una organizzazione a basi collettive e federalistiche - nel senso che Bakunin .dava alla parola federalismo - non esiste, la <»"ganiz,zazione si forma (per la. necessità stessa del movimento e il desiderio d'azione , dei compagni deHe varie località), ,intorno a

.. I PENSIERO E VOLONTA' 149 quel compagno che ha i mezzi, il tempo e lo spirito di sacrificio di stare in relazione coi gruppi e oon gli individui di tutta una provincia, una regione, un paese; oppure intorno ad un conferenziere di grido che gira di città in città; oppure, come, più spesso avviene, intorno ad uno o due compagni 0he sanno e posson fare un giornale, e per ,mezzo di questo esercitano una influenza decisiva quasi assoluta, sul movimento. _Nei vari casi elencati (e possono esservene anche a1tri) i compagni, quasi sempre non più di due o tre~ esercitano a.Il'incirca una autorità « dittatoriale » indiscussa su tutto il movimento - quale assolutamente non potrebbe, nè ha potuto mai esercitare una modesta commissione esecutiva di organizzazione che non ha, me2zi di · sorta per imporsi e che 1 'organiz·za,zione può quando vuole revocare. * * * Io mi sono più d'una voJta domandato, in passato, di fronte a e.erte forme d'ostilità ad ogni tentati'Vo di organizzazione, che ra,6';- giunge-vano gli estremi limiti della sopraffazione, se l'opposizione non potesse anche essere determinata, in qualche caso, dal fatto che v'era chi sentiva, istintivamente n1inacc.iata dalla progettata organizazione l 'egemo.- nia da lui o dal suo piccolo gruppo esercitato. sul movimento. Ciò poteva ba.stare, per la spinta spiegahilissima esercitata dall'amor proprio, a rendere avversari dell'organizzazione, in piena buona fede e senza eh' essi od altri si rendessero oonto del mo~ente psicologico della loro avversione, tutti coloro che presentivano impedita o diminuita quella specie di autorità sul movimento che avevano acquistata con le proprie doiti personali, con l'attività e con lo spirito di sacrificio. Senz·a accorgersene, essi non fa.cevano che opporsi a che una organizzazione voluta da una collettività, e sot-- to il con troll o di questa, si sostituisse aJla propria organizzazione di ispirazione personale. Non discuto qui le loro intenzioni, che potevano essere nobilissime, come indiscutibili i meriti e.be ave-van fatto acquistar loro un certo predominio. Ma nell'interresse del movimento anarchico non si può negare la superiorità del tipo di organiz.azione a base collettiva sull'altro; COtillenon si pnò negare che l'uno sia ·assai più libertario dell'altro, non ,. ' iblio~ca Gino Si . neo solo perchè può n1eglio educare questi a sapersi da loro liberamente organizz-are ed a vivere una vita collettiva, sia pure ristretta, senza autorità. Del resto esperimenti si son già fatti più volte in ItaJia. Prima della guerra esisteva.no in più luoghi ·federazioni regionali ed interregionali; dopo ha guerra abbiamo a~uta la Unione Anarc.hica Italiana; ed io sarei molto curioso di sapere chi dei compagni· aderenti ha avuto mai ocoasione di l~entarsi per ciò di una diminuzione della sua individualità! Errori se ne saranno commessi, com'è d'ogni faccenda umana; ma non quelli che più si temono dai nostri critici e e.be più ci dortrehbe_ ro dal punto di vista anàrchico. Autoritarismo, centralismo, funzionarismo, ecc. all'atto pratico sono apparsi fantasmi inesistenti. Per ciò che riguarda l 'U. A. I. se lo spirito polemico ha -voluto a tutti i costi trovarle dei difetti, ha doivuto giocar d'immaginazione e figurarsi .con la fantasia fatti e cose inesi- .stenti - ch,è il vero suo difetto è stato d 'essere sorta troppo tardi .e d'aver fatto troppo poco: il che però non è attribuibile alla organizzazione in sè ma a difficoltà materiali e circostanze esteriori o magruri ad incapacità dei singoli componenti, che non sa)rebbero certo stati più capaci se disorganizzati. Dirò di più : ed è che se nel ·fortunoso periodo del dopo-guerTa ie forze anarchiche non dettero tutto quello che avrebbero potuto, si dovette per gran parte all'essere esse « insufficientemente, organizzate »., sia perchè l'U. A. I. di troppo recente. formazione non . poteva avere il vigore e l'elasticità necessaria, sia perchè questa non era fiancheggiata da organi7zazioni d'altro genere che i congressi consigliarono ma non sorsero che sporadicamente qu~ e là, senz,a, quel criterio- di insieme e.be era. necessario. Gli è che anc.he l'organizzazione non s'improvvisa appena ser· ve, specie quella che servirebbe di più, quando ne manca l'abitudine ~ l'allenamento, i quali non s'acquistano che con l'esercizio,! I-'UIGI FABBRI. Posta Redazionale COSMOPOLITA - Chi sei? Ricevuto articolo, ma senza altra spiegazione, e noi amiamo sa-pere chi sono i nostri coHaboratori. Del rPsto l'articolo per noi è pubblicabile; ma forse il Prefett() non sarebbe della stessa opinione.

150 PENSIERO E VOLO~TA' II ·movimento _· peraio. ~ l~anarchis • (II punto di vista di un compagnoargentino) Non è coi pa nostra se dobbiamo insistere fino al fastidio sopra lo stesso argomento, perdendo su di esso un tempo prezioso e for~e senza la prospettiva di giungere ad un accordo pratieo. 'Torniamo a riassumere ancora una· volta i nostri punti di vi~ta che fino ad ora non incontrarono che una sola opinione serena e ra .. gionata, quella di lvlalatesta, quantunque questa opinione vale per moìte. Nelle obiezioni dei sindacalisti vi è tale un cumulo di contra.dizioni che la sola cosa in cui .si accordano è la :frase malevola e offensiva. In questo modo si · potrà far della demagogia ma non si possono di.struggere i nostri argomenti. Ji~san1iniamo 'dunque le affermazioni di Malatesta, non contro lo stesso Malatesta, nel quale non possiamo che· ammirare l'unità di criterio di tutta la sua vita e con il quale quepto dissenso non impedisce a,ffatto la più intima cooperazione. ma contro quei burattinai che si servono degli -argomenti di Malatesta per combattere l'anarchia e levar le influenza nelle file del proletariato. Il proposito finale di ·Malate- .sta è eguale al nostro; solamente noi crediamo che la nostra tattica è migliore della sua, che il nostro modo d'intervenire nel movimento operaiio è più promettente del modo raccoma.Jldato da lui. N ullameno, nè .noi nè lui diva ... ghiamo rielle regioni della metafisica: tutti de, sideriamo essere realisti e tenere in conto le prospettive che ci offre l'ambiente nel quale . agiamo. E l'ambiente che tenia.mo innanzi a noi, in più di venti p,ae~i di lingua spagnuola con una popolazione di circa 120 milioni, è il seguente: In quasi tutti questi paesi l'anarchismo non si concepisce come un puro trattenimento filosofico; le nostre idee _stanno legate ai più forti movimenti di masse. e polarizzano le attività della parte più sveglia del proletariato. Possiamo permetterci il lusso di fare a meno del concorso di que11i che hanno in orrore la, paro1a anarchia. il che non impedisce che la nostra -propaganda si dirige ad essi come a. tutti per con vincer li del loro errore. In una parola, in tutti i paesi di lingua spagnuola ed anche portoghese, gli anarchici formano e possono formare organizzazioni opeBiblioteca 1anco· raie m~ggioritarie, vale a dire concentrare le forze più numerose del proletariato militante sotto la bandiera dell'anarchismo. Può .1V1alatesta consigliarci di non far lo 7 La sua preoccupazione è di rest-are in contatto con le masse. Forse che il no~tro metodo non è più efficace che il suo appunto p,er restare in contatto cou le masse 1 ìvlalatesta ci accusa sempre di non interpetrar bene il suo modo di pen~are; trascriviamo allora le sue opinioni : « Sostengo che non essendo anarchica la massa degli operai, una organizzazione operaia che s'intitoli anarchica o deve es~ere composta solo da anarchici e quin-- di non essere altro che un semplice ed inutjle duplicato dei gruppi anarchici, oppure restare aperta agli operai di tutte le opinioni e per conseguenza ridurre l'etichetta anarchica ad una sempliee lustra huona solo per compro1nettere gli anarchici nelle mille tran~azioni a cu~ è costretto un sindacato che lotta nell'ambiente attuale e vuol difendere gl'interessi immediati dei suoi membri ». Primo : in tutti i paesi di lingua spa,gn uola l'immensa maggioranza degli operai organizzati o che desiderano organizzar~i tengono già delle nozjoni che permetton loro di distinguere i] bianco dal nero; gli operai che non distinguono il bianco dal nero non si organizzano e cadono nel raggio d'influenza religiose e politico_ delle loro preferenze e delle loro tradizioni. La propaganda rivoluzionaria e la prÒpaganda reazionaria sono giunte a tal punto che non vi è luogo in cui gli op~rai non abbiano udito qualche cosa sull'argomento, e così si van formando le opinioni. Poichè nei pa~si di lingua spagnuola i nostri compa,gni sono stati pi i1 atti vi delle altre scuo le e partiti che si disputano" l'orientazione deJ movimento operaio, furono e sono ~ncora essi quelli che formano le prime organizzazioni di lotta proletaria e naturalmente proclamano fin dal" principio che in religione son~ atei, in politica anarchici e in economia comunisti. Una propaganda attiva non tarda ad aggruppare intorno ai nostri postulati fondamentali un organismo operaio centrale che orienta più ,, meno le lotte proletarie nella· regione di sua influerµ;a. Questa è, o può es~ere, una realtà in tutti i paesi di lingua spagnuola. Nell' Ame.

1'&.~SIERO E VOLONTA' 151 rica centrale e sulla costa dell'Oceano Pacifico ciò non avviene ancora, ma è perchè gli anar· -chici sono ancora molto poco numerosi. L'Internazionale dei lavorato~·i (A.I-T.) tiene in quei paesi un delegato e non è lontano il gior- • no in cui anche e$Si mostreranno l'esempio di un movimento operaio ispirato dall'idea anar- ,chica : oggi non hanno alcun movimento operaio, perchè le org.anizzazioni operaie patriottiche, politiche, ecc. non sono operaie .che di nome. In una parola, il movimento operaio rivoluzionario nei paesi di lingua spagnuola 0 .anarchico, e dove non esiste questo movimento operaio anarchico non esiste ne~sun movimento operaio degno del nome. L'etichetta anarchica non dà convinzioni a· narchiche a chi non le ha. E' naturale. Però• se noi difendiamo questa etichetta e cerchiamo che sia il segno distintivo di tutte le nostre C\rganizzazioni è per le ragioni seguenti : a) per .. <:hè ciò non impedisce di costituire organizzazio ni operaie maggioritarie, come la loro etichetta non impedì ai socialdemocratici tedeschi e au- :striaci di costituirle in nome delle dottrine .autoritarie; b) una bandiera, quantunque non sia un'arma, è un simbolo che può rappresentare tutto un mondo. Vogliamo opporre le nostre idee al mondo del privilegio, e queste idee si esprimono con alcune parole : anarchia è la parola che esprime ciò che vÒgliamo e per questo ostentiamo t_ale parola. Non ignoriamo che si può essere buon anarchico senza dirsi tale, ma il nostro movimento esiste già e finchè stiamo in lotta contro il mondo pr.esente non solo dobbiamo essere anarchici innanzi alla nostra coscienza. ma dobbiamo anche dirci tali innanzi all' intera società. La parola anarchia nel ·mondo capitalista è una divisa di guerra, e non di pa- -ce e di Jllasturhazione spirituale. Gli oper~ sani di spirito, quelli che non furono avvelenati irremissti.bilmente dall'autoritarismo non tardano ad amar l'anarchia più o meno attivar , mente, e sopratutto se vedono i nostri com" pagni lottare in prima fila contro la in .. giustizia presente e praticare la più ampia e mobile solidarietà con gli oppressi e gli sfrut" tati sieno o no membri dei nostri sindacati. Io quasi tutti i paesi di lingua spagnuola gli ope- -rai che entrano nell'organizzazione vi vengono già preparati in qualche modo dalla propa- ·ganda previa e con un fondo di fiducia nell~ anarchia e n~gli anarchici. Evidentemente noJ tutti sono filosofi, non tutti possono dar conferenZe sull'anarchismo; però nello ste~o caso si trovano i componenti· dei gruppi anarchici di ;affinità, i quali in grande maggioranza non ibliotec· Gir10 Bianco tengono che alcune vaghe nozioni sul significato ~ella, nostra i~ea, e nullameno lottano, si sacrificano e muoiono per e~sa. Abbiamo ne] Messico centomila operai organizzati in nome dell'anarchia, per instaurare una società libera: molti di essi son contadini che non SMl.- no nè leggere nè ,!Serivere, ma quando si tratta di sacrificio e di lotta nulla posson loro rimproverare gli anarchici più letterati e filosofici. In quanto all'idea ohe i sindacati composti di anarchici e di simpatizzanti non sarebbero alt:o. ~he uz: duplicato inutile dei gruppi di aff1n1ta, noi potremmo anche dire il contr&- rio, poichè stiamo vedendo come in varii paesi si fondano sindaeati che ra<,-comandano la propaganda, anarchica ed in cambio non esistono . . ' 1n essi gru PPi anarchici o non esistono che per organizz~r .sindacati ed orientarli fin da] principio in arn1onia con le nostre idee e le nostre tattiche. In quasi tutti i paesi di lingu°' spagnuola. ripetiamolo. il centro di gravità della nostra propaganda sta nel movimento operaio e in essi l'anarchia va unita con la. concezione di un movimento ~ociale di masse oppresse e sfruttate; per questo si spiega 11 fatto che vogliamo mantenere il nostro predominio nell'orientazione del proletariato. L'esperienza dimostra che nei pae~i di cui par Ii amo l'operaio disorganizzato non viene al sindacato perchè è operaio, ma perohè è operaio rivoluzionario: l'operaio che non pensa alla rivòlu zione P. non la vuole non vien.e nemmeno aJ sindacato. Noi pensiamo che dal punto di vista pratico sciuperemmo :forze inutilmente se ci dedicassi .. mo prima ad organizzare semplici operai per poi predi-0ar loro l'anarchia. Ci vuole lo stesso lavoro per portare al sindacato un operaio pu1·0 che per portarvi un operaio impuro, cioè infetto di anarchismo. Perciò lo infettiamo simultaneamente con l'anarchia e con l'organizzazione. ci .,sforziamo per sintetizzare le due cose e non per dividerle assolutamente. Ed è tale l'influenza del nostro movimento nei paesi d; lingua spagnuola· che lo stesso riformismo sindacale, che in altri paesi ciarla di neutralità dei sindacati. cerca di :farci concorrenza approvando dichiarazioni di principii libertarii, o respinge l'idea di neutralità, come ~ il caso con l'lT nione Generale dei Lavoratori, affiliata al partito socialista spagnuolo. Un'altra preoccupazione di Malatesta è la, deviazione a cui è forzato un sindacato che si interessa alle lotte attuali. Nemmeno questo CJ convince. Noi pensiamo che le lotte attuali ..

152 PENSIERO E V·OU)NTA' per le rivendicazioni quotiQi·a.ne dei lavoratori sono .suscettibili di eduoare e di fortificare il sentimento rivoluzionario degn operai: non le consideriamo come un male necessario ma come un'azione prepa1atoria inevitabile. Ohi si disinteressa delle lotte quotiaiane per il miglioramento della $Orte di quelli che lavorano o È> uno che si trova in una situazione personale che gli permette un'esistenza libera da inquietudini materiali o è un rivoluzionario molto pilatonioo. Nella maggior p•arte dei paesi 'dj Europa l'azione dei sin,dacati s'intende di un modo singolare, che noi non accettiamo in nes" suna maniera. I nostri sindacati non corrono lo stesso pericolo perchè la lotta da noi non si riduce a negoziati di' comitati sindacali con i · capitali~ti e con il governo : non vediamo perchè il presentare un memoriale al padrone e dichiarare 10 sciopero se e_gli non accetta le condizioni domandate implicherebbe un disono· re per gli anarchici. Se gli anarchici debbono restare in mezzo a.Ile ma.sse ed agire nelle organizzazioni operaie numericamente più f9rti, nei paesi di lingua spagnuola abbiamo la circostanza speciale che le organizzazioni operaie numericamente più forti sono quelle degli anarchici : con etichetta o senza sono op.era degli anarchici e sarann(l orientate da es~i; per conseguenza, se sono orientate co~formemente alle idee ed alle tattiche dell'anarchismo, pigliamoci la soddisf azio· ne di metter loro l'etichetta, vale a_.dire dj piantare in esse il simbolo dell~ nostre aspirazioni, tanto più che .siamo dell'opinione che la rivoluzione sarà anarchica o non sarà. Se una mezza dozzina di operai se ne va, due doz· zine verranno a sostituir li, perchè il proleta, riato militante non gua.rda solo al presente. dell'avvenire. e l'avvenire da noi $Ognato non ripugna all'operaio, bensì lo attrae. Forse ohe la nostra tattica - perchè il pro~ • blerna. come dice lo stesso Malatesta, è un ·problema di tattica - varia sostanzialmente o ma vuole anche avanzare verso la conquista dovrebbe variare nei pae~i nei quali siamo mi· noranza nel proletariato organizzato 1 Credia, mo che no. Malatesta dice: « D'accordo coi compagni spagnuoli e sudamericani sulla finalità anarchica che deve guidare tutta la nostra attività sociale dissento da alcuni di es_si sul se conviene o no imporre ai s1 ndacati operai il programma, o piuttosto l'etichetta anarchica; e, non riuscendo ·a far accettare dalla maggior·anza detto programma, se convenga megliÒ restare nelia, Biblioteca Gino Bianco organizzazione general,e per farvi propaganda ed esercitare in essa opera di controllo e di op,po~sizione contro le tendenze autoritarie e collabor.azioniste che si manifestano d' ordin81 rio in ogni organizzazione operaia, o piuttosto separarsi e formare un' o~ganizzazione di mfnoranza. »· Avendo esposto le condizioni del nostro mo vimento nei pae$i di lingua spagnuola, non torniamo ad insistere sopra lo stesso punto.· Malatesta crede che dove la maggioranza non ci segue val meglio restare là, anzichè ritirar ... si e fondare délle organizzazioni minoritarie, per giungere ad e$sere maggiora:Q.za per mezzo della nostra propaganda. Possono esservi dej casi nei quali ciò sia conveniente, quando 'la speranza di conquistare la maggiora.nza ha qualche ragione di e~sere. In generale la situazione è. questa: quando restiamo perduti in r quei grandi organismi riformisti che ruggruppano in alcuni paesi d'Europa la ma.ssa de] proletariato organizzato, la efficacia della nostrà azione si riduce a zero, a~solutamente a zero. Questo di controllare e fare opposizione allP- tendenze autoritarie e collaborazioniste sono parole che non corrispongono ad alcuna realtà. Se vogliamo bonificare una palude P meglio che cominciamo da fuori pe-rchè se ci impantaniamo in ,essa siamo perduti. Ecco la realtà : in alcuni paesi quando siamo una minoranza inoffensiva nei grandi sinda-- cati riformi,sti, ci si lascia parlare nelle assemblee e persino scrivere qualche articolo nella stampa sindacale. Il compagno Rocker ci ha parlato più volte della grande tolleranza eh~ vi è nelle Trades Umons (Unioni di mestieri) inglesi: in e~se qualunque anarchico può parlare senza che gli si chiuda la bocca buttandogli in faccia una patata; però quei buoni in· g-lesi odono par lare un anarchico come se udissero piovere, e poi fanno quello ohe dettan l .Jro i capi del movim~nto tradesunionista. Per parte no.stra, tra l'andare a p,ronunziare un discorso in una assemblea tradesunionista eandar a far lo stesso in riva al mare di fronte al mormorar delle onde, come faceva Demo~ $tene per esercitarsi, crediamo che non vi sia molta differenza. Quella tolleranza è la toll& ra,nza delle arene del deserto : anche là potrem, mo pronunziar discorsi impunemente. Però non . - dappertutto esiste la tolleranza dei tradesunionisti inglesi. e cercar.e di far opposizione alle tendenze autoritarie e collaborazioniste dei grandi sindacati signi~ca usciré colla testa rot ta ~ e· ciò sarà meritorio quanto si vuole, ma

PENSIERO E VOLONTA' 153 · vale più un asino vivo che un dottore morto. Potremmo citare migliaia di oasi per dimo, strare a Malate~ta che mai staremmo tanto isolati dalle masse quanto se ci mettessimo in un sindacato riformista, incorreggibile quantunque comprenda la maggioranza del proletariato organizzato. Potremmo invita:r Malate~ta a venir~ in Germania a fare propaganda anarchica nelle organizzazioni socialdemocratiche . perchè provi l'impossibilità materiale di alzar la voce in quell'ambiente. Tutti gli anarchie.i che io tentarono, o si convinsero del loro er~ rore o finirono col diventar burocratici e riformisti. Ed è naturale, perchè in un panta.no è difficile conservar la salute; e questa è una delle ragioni per cui non a-ndiamo nemmeno nel parlamento. A propo~ito di parlamento sill,- mo tentati di opporre a Malatesta quando parla di far propaganda nei grand,i organismi riformisti la stessa argomentazione malatestiana contro il parlamentarismo. Felicemente l'esperienza pratica dell'impotenza di ogni a.zione nel movimento operaio riformista ha condotto i nostri compagni ali' idea di organizzare un movimento sindaca1e minoritario proprio, e per mezzo di questo movimento si resta più a contatto delle gran, di masse che col modo raccomandato da Malatesta e, quel che più importa, si può svolgere una. rn·opatzanda no~tra per minare poco a poco le cittadelle in cui gli operai diventano soldati della reazione e del collaborazionismo. Quel ohe ci distingue dalle organizza,.- zioni minoritarie di questi paesi è Qhe. esse~ invece di ispirarsi all'anarchia, pretendono, come in Olanda, in Svezia, in Norvegia, basarsi sulle dottrine del sindacalismo rivoluzionario. il quale è una miscela che non tiene la consistenza ideologica dell'anarchismo per far fronte alle correnti autoritarie. E' da prevedere che la nostra organizzazione sindacale svedese p:iungerà tra alcuni anni ad esser maggioritaria:- il nucleo più importante dei suoi orientatcri è sindacalista; stimiamo che avreb .. be potuto ava,nzare un poco di più e ~ostituire l'anarchismo al sindacalismo con gli stessj risultati finali : la fine dell'egemonia socialdemocratica nel movimento operaio e la costituzione .di una forza proletaria per la libertà. Se gli iniziatori di que~to movimento fossero restati negli organ is.'mi soc.ialdemocra,tici ar vrebbero cantato alla luna e non avremmo og.. gi nei paesi scandinavi nessuna possibilità d_ella vasta propaganda ohe vi si fa. In quant0 alla Germania le nostre forze sono poche, ma quel 'che ci è si. deve all'organizzazione anar- • Ii e Gino Bianco chico-sindacalista, nome che ci piace poco in verità, ma che è inteso nel senso di comunismo anarchico. Vedendo l'opera realizzata dai nostri compagni in questi paesi, le raccomandazioni di Malatesta ci causano una vera pena, perchè ci dispiace di metterci contro di lui. mentre sono tanti i legami che ci uniscono nel· la concezione de.Il'ana-rchia. Vuole Malatesta chiuder gli occhi inn~nz• a que~te realtà? Noi non discutiamo per il piacere di discutere, ma perahè ci è impossibile çomprendere perchè Malatesta differisce da noi in una questione tattica, tanto p1 alpabile. tanto semplice, la cui. soluzione s'impone da sè. * * * Terminiamo per oggi. Siccome Malatesta nov confonde il sindacalismo con il movimento operaio. come ci avverte testualmente, lasciamo da parte il sindacalismo, che non amiamo nè come dottrina nè come fatto, e vediamo ciò che è il movimento opera-io. Esaminate la, situazione effettiva in un qual siasi paese: il movimento operaio si presenta da una parte come un sindacalismo di Stato, da un'altra come organismi politicamente neutrali in teoria- e collaborazionisti in pratica, d•a un'altra come appendir.,i economiche dei par titi operai. da un'altra com.e sindacati warchici organizzati e diretti dagli anarchici. Un movimento operaio al margine e al di sopra delle diverse tendenze che agiscono in nome della rivoluzione e del socialismo o della reazione tra le masse proletarie non esiste, e. que, sto fatto non fece riflettere M;:i,latesta abba,. stanza per darci una r1s'po~ta soddisfacente E in generale, il proletariato organimato è quasi dappertutto una minoranza, raramente una maggioranza. Malatesta, il volontarista. deve riconoscere che il movimento operaio, que,. sto fatto uni versale, non nasce per gene!'azione _spontanea ma è una creazione dello sforzo delle minoranze che agiscono nella propagan· eia e nell'organizzazione operaia da diversi punti di vista. Quantunque si dice il contra,.. rio per attirare gl' i"ncauti, nessuno vuole i sindaca.ti neutrali e nemmeno noi li vogliamo Per noi il movimento operaio non è una nozione astratta che esi~te i~dipendentemente da noi e dagli altri, ma una creazione del nostro sforzo e dello sforzo di tutti quelli che vogliono intervenire nelle file dei lavoratori, sia. per essere eletti deputati, sia per cercare nei segretariati pagati dei sindacati un mezzo di vita, sia per preparare gli uomini con la

I 154 PENSIERO E VOLONTA, propaganda, l'educazione e l'azione ad uscire da questa valle di lagrime ed entrare nella terra promessa dell'anarchia. Un'altra interpetrazione del movimento operaio dovrà dimostrarci prima. di tutto che si basa sopra ~op,ra esperienze reali. Noi non voglia~o il movimento operaio che non vuole la ri voi uzione e se pos_siamo distrugger lo lo distruggiamo.· Ora per ri_voluzione s'intendono molte cose, però no, anarchici desideriamo un movimento operaie rivoluzionario che intenda per rivoluzione l'anarchia e non un « governo di operai e conta~ dini » come quello dei bolscevichi o uno splendente repubblica tedesca - orgoglio dei socia]· democratici -- con un granduca alla testa. Il m·ale di que~te discussioni è che non si dirigono al gran pubblico, ma ad u~a minoranza di compagni iniziati, e questo non è quello c~ occorrerebbe oggi. Ma che possiamo fare 1 Ber lino, Marzo 1926. D. A. DE SANTILLAN. · Per ragìani di spazio e.d anche per non siancare troppo i lettori rimandianio al prossimonumero la r1"Spo•~ta di ili alatesta. Nè · democratici nè Anarchici dittatoriaii: . . t<< Democrazia » significa teoricamente governo di popolo : governo dì tutti, a vantaggio di tutti, ,per opera di tutti. Il popolo deve, in democrazia, poter dire G. uello che vuole, nominare gli esecutori delle sue voll.!ontà, ·sorvegliarli, revocarli a suo piacimento. N aturalnì~nte questo suppone che tutti gtli individui che compongono ii popolo abBiano la possibillità di formar-si un'opinione e di. farla valere su tutte le questioni che li .int~res-, sano. -Suppone dunque che ognuno sia politic.amente ed economicamente indipendente, e nessuno sia obbligato per vivere a sottoporsi alla volontà altrui . . Sf> vi sono cl~ssi. ed individui privi dei mezzi di produz,ione e quindi dipendenti da chi quei mez:zi ha monopoliz~ati, il cosidetto regime democratico non può ·essere che una menzogna atta ad ingannare e render docile la massa dei governati con una larva di supposta sovranità, e così salvare e consolidare il dominio della classe privilegiata e domi- . nante. E tale è, ed è sempre stata la democrazia in regim•e capitalistico qualunque sia la forma c:h'essa prende, dal governo costituzionale monarchico al preteso governo diretto. Di democrazia, di governo di popolo non ve ne potrebbe essere che in regime socialistioo, quando, essendo sooializ.z,ati i mez.zi di produzione e di vita, il diritto di tutti ad intervenire nel reggimento d·ena cosa pu bbllica aV1essea 1 base e garenz.ia" I 'indipendenza economica di ciascuno. In questo caso sembreBiblioteca -Gino Bia·nco rebbe ,che il regime democratico fosse quello che meglio risJ)Ollde a giustizia, ei meglio ar-- moniziz.~ I 'indipendenza individualli con le necessità della vita sociale. E tale apparve, in modo più o meno chiaro, a coloro che in tempi di monal'chie assolute combatterono, soffrirono e morirono per la libertà. 4 Senonohè,' a guardare le cose come vera- . m€,nte sono, fili governo di t11ttti risulta una jmpossibilità in conseguenza del fatto ehe gli individui ·che compongono il popolo hanno opinioni e volontà, differenti I 'uno dall'altro, e non avviene mai, o quasi mai, ohe su di uria questione od un nome qu·aA:un·quetutti sieno d'accordo ; e perciò i1 « governo di tutti », se governo ha da essere, non può che essere, nella migliorte. delle ipotesi, che il governo della maggioranz.a. Ed i democratici, socialisti o no, ne convengono volentieri. Essi aggiungono, è vero, che si de·bbono rispettarei i diritti delle -minoranze; ma siccome è la maggioranza che deter:m.ina G_ualisono que· stj diritti, le minoranze in conclusione non hanno ,che il diritto di fare quello che ffiamaggioranza vuole e permette,. U'nico limite al1 'arbitrio della maggioranza sarebbe la resistenza che lle minoranze sanno e possono opporre; vale a. diriei che durerebbe sempre la lotta sociale, in cui una parte dei sooi, e sia - pure la maggioranza, h-a, il diritto di imporre agli altri la propria volontà, as~ervendo ai proprii scopi le forze di tutti. E qui potrei dilungarmi col ragionamento a.ppoggia,to per dimostrare, ai f~tti :passa.ti

PENSIEltO E \TOLONT A' 155 e contemporanei, come non sia nemmeno vero che quando vi è governo, cioè comando, possa da-:vvero comandare la maggioranz 1 a, e come in realtà. ogni «democrazia>> sia stata, sia, e delbba essere niente altro che una «o1igai~chia», un governo di pochi, una dittatu,ra, lV[a preferisco, per lo sco'Po di quest'articolo, a,hbondare nel sènso dei democratici e supporre che davvero vi possa ess&e un vero e sincero governo di maggioranza. Governo significa diritto cli fare la legge e d'imporla a tutti colla. forza : senza gendarmi non v'è governo. . Ora, può una società vivere e progredire pooifi,camente, per il maggior ·bene di tutti, può essa adattare mano mano i1 suo modo di e§Jsere alle sempre mutevoli circostanz·e, se la. maggioranza ha il dirit.to ed il modo d'imporre colla forza, la sua volontà alle minoranze ricalcitranti? La maggioranza è di sua natura arretrata, con~erv atrice, nemica del nuovo, pigra nel pensare e nel fare e nello stesso tempo è impulsiva, eécessiva, docile a tutte le sugge~ stioni, facile agli entusiasmi ed alle paure ittag~onevoli. Ogni nuova idea parte da uno o pochi individui, è accettata, se è un'idea vitale, da una minoranza, più o meno · numerosa, e, se ma.i, arriva a conquistare la maggioranza sollo dopo che è stata supera,ta da nuove idee, da nuovi bisogni, ed è già diventata antiquata e forse ostacolo anzi,0bè sprone al progresso. * * * l\Ia vogliamo noi dunque un governo di minoranza? ·Certamente che no : chè se è ingiusto e dannoso ohe la maggioranza opprima le minoranze e .faccia ostacolo al progresso, è anche più ingiusto e pitt dannoso che una minoranza opprima tutta la popolazione od imponga oollllafor.za le proprie idee, che, anohe quando fossero buone, susciterehbero ripugnanza ed opposizione per i1 fatto stesso di esser~ imposte_. E poi, non bisogna dimenticare che di minoranze ve n'è di tutte le specie. Vi sono minoranze di egoisti e di malvagi, come ve ne sono di fanatici -0he si credono in possesso della verità assQ].uta, e v<;>rre-bbero, in piena buona ·fede del resto, imporre agli altri quello che essi credono la sola via di salvezza e che può anche. essere una sen1plice sciocchezza. Vi 'sono minoranze di rea.ziona,~•ii che i liotecaGino Bianco ·vorrebbero tornaire indietro e che sono divise intorno aillle vie ed ai limiti della reazione; -come vi sono minoranze rivoluzionarie, anch'esse divise• sui mezzi ·e sugli scopi della rivoluziione e ·sulla direzione che bisogna im, primere al progresso sociaJe. Quale minoranza dovrà comandare? E' una guestioile di forz,a bruta.Ile e di c.ar pacità d'intrigo; e le pr01babilità di riuscita non sono a favore dej più sinceri e dei più devoti aJI bene generale. Per ,con<;_uistare il potere ci vogliono delle qualità che non sono precisamente quelllle che occorrono per far t1·ionfare nel mondo la giusti.zia. e la benevolen7.a. · · 11 a io voglio ancora albbondare in concessioni, e supporre eht5 arrivi al potere proprio quella, minoranza <)he, fra gli aspiranti al governo, io · considero migHoire per le sue idee ed i .suoi propositi. V aglio supporre .che al potere andassero i soc,jalisti, e direi anche gli anarchici, ae non me lo impedisse ~a contradiz.ione in termini. Peggio che andar di notte, •come si dic.e ·volgarmente. Già, per conquistare il potere, legalmente o illegalmente, bisogna a,ver lasciato per istrada, buona, parte del prop~o bagaglio ideale ed essersi sbaraz7.ati di tutti gl 'impedimenti costituitì da s•c.rupoli morali. E quando poi si è arrivati, il grande affaJ.-e è. di 1·esta.re al potere, quindi necessità d{ cointeressare al nuovo stato di cose ed attaccare alle persone dei gov'3rnanti una nuorva, classe di privill'egiati, e di sopprimere con tutti i mezzi possibili ogni specie di opposizione. l\i1agari a fin di b3ne, ma sempre oon risulta.ti liberticidi. - 1Jn governo stabilito, che si fonda sul consenf:,o passivo della. maggioranza, · forte per il nu1'!1-ero, per la tradizione, per il sentimento, a volte sincero. di essere nel diritto, può lasciare ,qualche liBertà, alme.no fino a che le e]assi privilegiate non si sentono in pericolo. Un governo nuovo, che ha, solo, lo a,ppogigio, di una, spesso esigua, minornnza, è costretto per necessità e per pa,ura ad es· sere tirannico. Basti pensare a quelllo che han fatto i socja.listi ed i comunisti Ci uando sono andati a,l potere, sia ,se vi sono andati tradendo i loro principi ed i lol·o co11npagni, sin se v1 sono andati a -bandiere spiegate, in nome del socialismo e de] con1unif\n10.

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