Pensiero e Volontà - anno III - n. 7 - 6 maggio 1926

I 158 PENSIERO E'VOLONTA, l miti nella ·civiltà Vico, nel De antiquissima italorum sapientia., svolge l'opinione che i filosofi avessero presieduto alla creazion.e delle lingue, e Roma avesse cominciato la sua vita ;politica con un senato sapiente, che costudendo ~n sè l.,arcano della potenza., opprimeva la plebe ignorante, fino a che, aggiungendosi la potenza legislativa, il popo,lo fu emancipato. Ma Sigonio, giureconsulto del sec. XVI, aveva già formulata l'i,potesi eh.e il privilegio del patriziato romano si fondasse sulla .forza, e il vrimitivo diritto, fosse opera di dominio guerresco. E così il Giornale dei Letterati di Venezia rispose al Vico, che le tracce dell'antica sa1Pienza italica non erano da rice"rcare nel patriziato dell'incolto Lazio,· ma nell'Etruria e nei collegi pitagorici della Magr~ Grecia• Vico riconobbe che i pitagorici .erano dotti e i romani antichissimi ignoranti e feroci, vide il contrasto tra l'iniqua diritto dei Romani dei primi tempi e l'equità dei giureconsulti <l-elle epoche posteriori: e lo spiegò con il progresso sociale di quel p-opolo. E allora gli si affacciò l'idea che le più •remote imprese fossero avvolte di forme .figurate, e eh.e gli Eroi fossero personificazioni di fatti collettivi. E distinse : le tradizioni dei tempi primitivi sono chiuse nel linguaggio favoloso; l'età delle città patrizie ha il 1inguaggio -eroico· quela dell' emancipazione popolare la .prosa de} linguaggio cittadino. Le età favolosa, eroica, sto,rica dànno tr.e lingue diverse, confuse tra loro. Con l'interpretazione vichiana le favole si mutano in istoria, diventano materia di una istoriografia fi1osofica. Noi vediamo all'origine di ogni civiltà delle divinità e dei personaggi ideali considerati com-e datori agli uomini ,dei ~primi mezzi e modi del progresso. Specialmente l'agricoltura è ricca di ta1i .miti. 1Cerere che insegna a colti1vare il grano è la personificazione mitica del passaggio dallo stato selvaggio della caccia -e della pesca allo stato socievole e fisso · della vita agricola. Saturno era il Dio della seminagione, ma in genere lo si consi-derava come il fondatore dell'agricoltura italica, e gli si attribtJ.iva il merito di aver ra·ccolto gli uomini in sedi fisse. Gli Etruschi eran detti Tirr.eni, Tirseni, da terra o da tirench, coltivar-e. E narra la leggenda che nella campagna tarquinia, da loro abitata, dalla zolla rimossa dal vomer.e balzasse fuori Tagete, fanciullo all'aspetto ma vecchio Bibliotec Gino Bianco. di senno che si mise a cantare la dottrina,. , , che divenne fondamento delle loiro credenze· religiose e della loro vita civile. Tagete è la ci.;viltà che nasce dall'agricoltura. Come Tagete nasce da u11 solco, così Pu-ihan-ku, che rappresenta per i cinesi il primo temoforo, o datore di leggi, viene rapp·re~entato vestito di foglie. A ·Ceylan vive la tradizione che sulle rive del Giange la gente abitasse nelle cavernee si sfamasse con l'erba, quando un ·giorno, all'alba, si vide usci,re dal sole un uomo bello, . maestoso, che si dichiarò figlio del sole ed annnnciò ,che veniva a governare il mondo. Costui an1n1aestrò quelle !l)Opolazio,ni ad edificare le case e a seminare i campi. Anche in questa leggenda l'idea del governo e della agricoltura sono accQppiate. E così in altre legg.ende. Eccone alcune. Una leggenda peruviana narra che sulle rive del lago Tili,caca apparvero alle selvagge tribù un uomo e una donna con lunghe vesti, i quali venivano dall'oriente e si dicevano figli del sole. Accolti co11venerazione, insegnarono a lavorar,e la terra agli uomini e a filare e a tessere alle donne; poi li condussero nella valle del .fiume Apurimac; edificarono il tempio di :Cuzco, che divenne la loro sede. In certi dì solenni si mostravano al popolo in atto di colti,vare con le proprie mani la terra. Il vecchio venne chiamato Manco Capac, ed ebbe dodici successori, detti Incas, i quali fondarono la casta dominatrice. In questa leggenda vediamo una n1aggiore complessità. Sotto la forn1a simbolica si nasconde il racconto dei primi contatti tra date tribù peruviane e altre ~ribù piùù progredite, delle prime emigrazioni in cerca di terre coltivabili e fertili, del sorgere -delle caste sacerdotali. Sulle rive del lago aappaiono i portatori di civiltà perchè i terreni circostanti i laghi sono i ipiù adatti alla coltivazione. Le ves~i lunge sono collegate con l'idea che quei due insegnassero a filare e a tessere .. Il dominio creato dai loro discendenti sta ad indicare che le tribù agricole si imposero a quelle nomadi e pastorizie o che con 1'agri col tura sorse, come fu di fatto, il patriziato. Nella leggenda ~essicana delle tribù atzeche che vagavano in cerca della terra promessa, vi è un particolare interessante. Questa terra, secondo la profezia che era attribuita a Mexi, era in riva ad un lago ed indicata da un'aquila, posata sopra un' opunzia, con una serpe fra gli artigli. Nei ,paipiri sui quali gli Atzechl disegnarono rozzamente 1e loro migrazioni, si vede .passare una grande acqua, forse,

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