Pensiero e Volontà - anno III - n. 7 - 6 maggio 1926

.. P.E...~SIERO E VOLONTA' t(j7 LUISA 8.ANTORI: La bambola di Lenci (Novolle) Edit. Bottega d'Arte, Carpi 1926, L. 8. Quattoraìci novelle, alcune graziose, qualcu na in.significante, e più d'una con un pizzico di pepe erotico-umoristico; che fa leggere i J volumetto con curiosità. Migliori le prim~ che k ultime ... Nel suo insieme un centocinquanta pagine di prosa spigliata, da far passare un'ora sorridendo e dimenticando le noie di que~to brutto mondo. Se1npre qualcosa di guadagnato, non è vero? BIBLIOFILO. RiVista delle Riviste OLIVIERO ZuooARINr: Le tendenze dei rurali rappresentano un pericolo P.conomieo 1 - (La Critica Politica, Roma. - n. 3 di marzo 1926). Quelli che han seguito nella nostra rivista gli studi sulla questione agraria di C. ìvlolaschi possono consultare assai utilmente, come , contributo alla questione, il presente articolo dello Zuccarini, il quale sostiene in generale questa opionione: che le tendenze dei rurali alla piccola proprietà non rappresentano un pericolo economico al contrario di ciò che han sostenuto fin qui gli scrittori socialisti. Senz~ negare molti vantaggi della estensione delle aziende, 1o Zuccarini trova bhe questa non sempre è vantaggiosa. Non sempre cioè l'intensità produttiva dipende dalla estensione delle aziende; specialmente per l'agricoltura il generalizzare tale affermazione è completamente arbitrario. Anzi, se uha eonclusione deve trarsi da ciò che si può vedere nell'agricoltura, essa è che lo sviluppo produttivo va posto proprio in relazione diretta allo sviluppo delle piccole aziende a conduzione familiare. Bisogna, però distinguere tra produttività e convenienza economica. Per esempio, rispetto alle spese e ai ·capitali impiegati, il latifondo si presenta là dove esiste, come la forma d'impiego che ai priprietari rende di più; mentre altri sistemi di sfrutt'amento della terra richiederebbero lavori e trasformaino Bianco zioni la cui spesa non sarebbe compensata o costituirebbe troppo grosso rischio. Se invece ci poniamo dal punto di vista dell'interesse collettivo, troveremo subito che il latifondo non è sufficientemente produttivo e che in Italia la terra non dà tutto quello che potrebbe dare. Speciahnente da quando la produzione a- · gricola da estensiva ha dovuto diventare intensiva, la piccola proprietà va riacquistando terreno sulla grande. Le piccole aziende hanno resistito e si sono sviluppate non solo per ragioni psicologiche, ma altresì per ragioni economiche : perchè ai vantaggi che la grande azienda presenta in un senso la piccola può contrapporre altri vantaggi in un altro. Tali vantaggi sonc, clestinati dalla evo1 uzione economica ad aumentare di peso e di evidenza. Quelle condizioni stesse le qual.i hanno pern1esso alle piccole aziende di riprendersi e cli adottare mezzi e metodi in armonia ai progressi della tecnica e della scienza, facili te ranno il loro successivo e progressivo sviluppo nell'interesse della p1roduzione. Al n1aggiore fabbisogno di derrate determinato dagli aumentati bisogni della popolazione in aun1ento, non corrisponde infatti più la possibilità di mettere i.n coltivazione sempre n uoYe terre. Le terre disponibili si rendono ogni giorno più scarse e si tratta in genere di terre scadenti, poverissime. Necessità quindi, che la terra sia coltivata più intensa1nente e maggiore convenienza nel coltivatore a lavorare la terra in tal senso. La picrola azienda - specie· a conduzione diretta - àrriva dove la grande non può assolutamente: a portare la lavorazione, nel senso della intensità e in quello del miglioramento progressivo de) terreno, al di là della convenienza economica del coltivatore· il coltivatodiretto, cioè, è indotto a fare per la· terra ~ per risultati che egli forse non arriverà a vedere, e di èui solo le generazioni future potr'anno interamente profittare, quel che la grande azienda non può essere portata a fare. Con ciò non si vuole affatto dire che la grande azienda non abbia giovato ,non giovi e non sia destinato ancora a giovare all'economia generale. Al contrario l'agricoltura in grande ha còstituito un indiscutibile progresso per la, economia generale ed avrà•, anche nell'avvenire, i suoi indiscutibili n1eriti. E' certo però, che· appena raggiunte determinate condìzioni, ì metodi propri dell'industri'alismo moderno portati nell'agricoltura o non servono pi ì1 o possono rendersi pericolosi.

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