Pensiero e Volontà - anno III - n. 7 - 6 maggio 1926

PENSIERO E VOLONT A' .. chè è possibile anzi do·, eroso discutere fra compagni mantenendo la ma.ssin1a cordialità dei rapporti e continuando ad essere d'accordo sulle •cose in cui non v'è dissenso ; sia perchè se ci precludessimo la propaganda dei princ.ipii su cui può eRservi disparere fra compagni, il suo campo si ridurrebbe enormemente e l'anarchismo resterebbe aperto a tutte le deviazioni e degenerazioni. La discussione, l'autocritica e la critica reciproca - quando non divènti ipercritica e mania di dividere ogni capello in quattro - sono utili a tutti, ed impediscono anche a noi, che più ci reputiamo vicini alla verità, di cadere negli errori o esagerazioni op poste a quelle che andiamo criti,cando negli altri. V'è altresl chi ci obietta che I' organi,zza... zione, sia quella in1mediata per il movimento sia quella futurà di ri-costruzione, è un pro:blema, che si risolve via ·ria automaticamente sotto la guida della necessità e della esperienza; il che è vero in m1n1ma parte. Inoltre io credo che per l'organizzazione come per" altri problemi, alla risoluzione « automatica » debba. preferirsi la risoluzione « volontaria », col concorso della volontà di tut,ti gli organizzati ed organizzabili. Affidarsi alla risoluzione automatica dei problemi sia della lotta che della ricostruzione socia_ le può significare, all'atto pratico, dover semplicemente accettare la risoluzione degli altri partiti (tutti autoritari) più preparati, più organizzati e pit1 dotati di volontà d 'inL ziativa. E' per causa della disorganizzazione o deL l'organizzazione insufficiente che nei momenti deoisivi le nostre forze disperse e slegate finiscono col gravi tare automaticamente su quelle forze più affini che una organizzazione I 'hanno giài ; meno quelli che preferiscono far nulla o qualche eroica eccezione individuale che ha l'energia. sufficiente di far da sè e la fortuna di non sbagliare, la cui effi_ caci a però ha sempre una porta.ta limitata. Perciò, an0he come gall"an.7.ia,dell'autonomia dell'azione anarchie.a di fronte alle altre -forze più o meno affini, l'organizzazione è ne~ cessaria. Potre~o fare. tanto pi i1 « da noi » quanto più noi stessi saremo hene organiz_ zati. Da ciò che ho letto sul] a ri volu2 ione russa, dai racconti dei compagni che vi son vissuti in mezzo, da relazioni ;va.rie pubblicate da aJ. cuni gruppi anarchici russi, io ho finito col convincermi che anche là ~è .sopratutto la mancanza di una \organiz,zazione abbastanza BibJioteèaGino Bian o solida e vasta che ha impedito agli anarchici di esercitare sulla rivoluzione quella influenza salutare che il loro numero ed il loro valore avrebbero potuto. Purtroppo i hols_cevichi hanno vinto e son riusciti a imporsi, soffocando la rivoluzione nelle strettoie dittatoriali, oltre che per altre ragioni contingenti e di ambiente, perchè erano il partito più organizzato, sia pure autoritariamente. Se in una rivoluzione qualsiasi, lontana o vicina che sia nel tempo e nello spazio, gli anarchici non sapranno affermarsi con una loiro organizzazione Jibertaria, sa.ranno inevitabilmente costretti a subire la 'coerc.izione di qualunque altra organizzazione autoritaria che risulti la più forte. Perchè per legge naturalP. l'unione fa la forza, e l'uomo isolato è sempre il più deboJe di tutti ed è destinato a rimanere schia.cciato - sia pure da eroe - 1nalg:rado tutta la forza fisica e morale c.he pltÒ aYere e sviluppare. ..\..ltri anarchici vi sono, che accettano bensì la pratica. dell 'organizzaz.ione, ma credono con ciò di fare una concessione alle necessità del momento, una transazione imposta dai bisogni della lòitta e dall 'ambìente imperfetto in mezzo a cui viviamo. Essi hanno torto, non sono cioè a sufficienza oonvinti della possibilità pratica dell'anarchia: fanno il bene temendo o cJ.·edendo di far male; e di qui deriva una continua. incertez,2.a e irresolutezza della loro attività, oltre che una incoeren7.fl logica nella loro, propu.ganda. Essi, appunto perchè vi sono spiritualmente già preparati, corrono il pericoJo di cadere proprio in c1uegli errori d'autoritarismo e di c.entralismo che più mostraino di temere. La pratica dell' organizza,zione su basi libertarie ,è la proipaganda. col fatto dell'idea basilare dell'anarchismo. Ed è grave errore, sia pure solo di ling.uaggio, quel porre in contrasto, come fanno alcuni. i crue concetti dì organizzazione e di autonomismo, che invece si integrano e co,mpletano, dovendo il seéondo esser base della. prima : « autonomia degli individui nei gruppi, dei gruppi ne1le federa7.ioni, delJe federazioni nell'Internazionale », ecc. (Sono all'incirca le parole usate da Bakonnine nell'esporre la ~ua ccncezione federalista ed anarchica del soc.ialismo ). E Malatesta, in un rapport.o a un congresso anar~ h ico, pubblicato nel gio.rnale « Fede! » di Roma del 30 settembre 192!3, definì così l'organiz,za,zione anarchica: « 11na federazione di

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