Pensiero e Volontà - anno III - n. 11 - 1 luglio 1926

~nno III. - N. 11. Roma, 1 Luglio 1926 · 1 (C. c. con la Posta) . - ens,eroe . ' Rivista qµindicinale di sfuòii so- ,., , c_ialie coltura generale fondata da·. _Err,•co JYlala.tes·f'!I ,,_ ' . . Cl Prezzo Lire UNA Estero Lire 1.50 LJ . , ) I . . dazio:Q.e e an:Jzninistrazione: PENSlERO E VOLON7.A' C.ASE'):..,LA~POSTALE 4.1:1.-; RO.MA _,.., •

PENSIERO. E VOLONTÀ . - \ RIVISTA QUINDICINALE DI STUDI! SOCIALI E COLTURA GENERALE OONDIZIONl DI ABBONAMENTO: ... Interno: anno L. 20, semestre L. I() - Estero: anno L. 30, semestre L. 15 Un numero separato : interno L. I, estero L. I. 50 Indirizzare tutto ciò che riguarda la Rivista all'indirizzo: ' "PENSIERO E VOLONTÀ,, - CASELLA POSTALE 411, ROMA (Le rimesse di fondi se fatte per la post'a debbono essere indirizzate alla Rivista. Se fatte a mezzo di Banche· è preferibile indirizzarle nominalmente a Errico ·Malatesta, Casella posta.le 411 - Roma). I Spediamo numeri di saggio a tutti coloro, di cui abbiamo l'indirizzo, che crediamo possano interessarsi alla nostra Rivista. Sospenderemo l' invio a tutti quelli che non ~ ci daranno un segno qualunque per dirci che hanno ric·evuto e che gradiscono l'invio . • SOMMARIO: ERRICO MALATESTA: Michele Bakunin - I principii anarchici SAVERIO MERLINO E Lu1G1 FABBRI: Stato o Non - Stato - FlRRIOO ~JALATESTA: Il mio primo incontre oon Bakunin - MICHELE B~KUNJN: Tre lettere inedite - ELISEO RECLUS: Le coloni_e anar• chiche - CosMOPOLITA : Il valore sociale dell'attualismo - Le opere di Proudhon - Per un quotidiano anarchico in lingua italiana in !'rancia - LUIGI FABBRI : I libri - CATILINA : Rivista. delle Riviste - EDMONDO DE AMICIS : Pensieri --- Lutti nostri - GIUSEPPE FERRAR!: P. J. Proudhon (continuazione) ERRICO 1\tlALATESTA 1\ L Conversazioni sull'Anarchismo Seconda ediziono su quella riveduta ed àmpliata, e.dita' in Bologna nel 1922. • PREZZO LIRE 3. (Aggiunge1·e li1·e 0.80 per la spedizione raccomandata. Este·ro il doppio). Invia.re ordinazioni accompagnate dal ...,~elativo importo a : 1110 N TICEL i..l TE.M ISTOCL,E Casella Postale 299 - ROMA F1\SeISM0 E. OEME:>e.R1\Zl1\ di SRYER·I() MERLINf> In vendita presso. " PENSIERO E VOLONTA' ,, Casella Postale 411 Boma · al pre·zzo di L. 1.50 per l'Itali~ e L. 2 -per l'Estero . . • Biblioteca Gino Bia o

P.ENSIERO-E VOLONTÀ Anno Ili. - N. 11. • CasellaPostale N. 411 • · Roma, 1 ° Luglio 1926 ... Michele ' Bakur1_in (20 maggio 1814 - 1° luglio 1876) Oggi scade il 50'n° anniversario della morte di Michele Bak unin, e gli anarchici di tutto il Mondo commemorano, nei modi che le circostanze permettono, il grande I rivoluzionario, colui che noi tutti conside. riamo come il nostro padre spirituale. Io vorrei riprodurre qui alcune delle pagine più efficaci e più caratteristiche di Egli stesso soleva dire che bisogna avere il diavolo in corpo (le diable au corps); ed egli l'aveva davvero, nel corpo e nello spirito, il Satana 1~ibelle della mitologia, che non conosce dei, non conosce padroni e non si arresta mai nella lotta contro tutto ciò che inceppa il pensiero e l'azione. Io fui bakunista, come lo furono tutti i lui; e sarebbe il migliore e più. utile tri-· miei compagni di. quelle, ahimè ! ormai buto alla sua memoria. Ma quelle pagine, ardenti di fede e di speranza, coi tempi che corrono sarebbero certamente seque- , strate ed io le avrei ristampate i';lvano. I lettori dunque, dovranno contentarsi della mia povera prosa, pur cosi inade • guata alla rievocazione di un tanto uomo. ' Sono cinquant'anni che Bakunin è morto, quasi cinquantuno anni da quando io lo vidi l'ultima volta a Lugano già colpito a morte dall'infermità e ridotto l'ombra di se stesso (egli mi diceva tra il serio ed il faceto: « Caro mio, io assisto alla mia dissoluzione »), eppure il solo pensare a lui riscalda ancora il mio onore e lo riempie di giovanile entusiasmo. Chè questo fu sopratutto il gran valore di Baknnin : dar la fede, dar la febbre dell'azione e del sacrifizio a tutti quelli che avevano la ventura di avvicinarlo. ·b io ca n • 1a CO lontane generazion~. Oggi - e già d~ lunghi anni - non mi direi più tale. Le ideo si sono sviluppate e modificate. Oggi trovo che Bakunin fu, nell'economia politica e nell'interpetrazione della storia, troppo marxista ; trovo che la sua filosofia si dibatteva, senza possibilità d' uscita, nella contr3'ddizione tra la conceriione meccanica. dell'universo e la fede nell'efficacia della volontà sui destini dell'uomo e dell'umanità. Ma tutto questo importa poco. Le teorie sono concetti incerti e mutabili; e la filosofia_, fatta gen~ralmente di ipotesi campate sulle nuvole, ha in sostanza poc~ o nessuna influenza sulla vita. E Baku. nin resta sempre, malgrado tutti i possibili dissensi, il nostro grHnde maestro ed il nostro forte ispiratore. Di lui è sempre viva la critica radicale del principio di autorità e ~elio St~to rhe ]o incarna; viva è sempre la lotta contro . . , ..

2!2 le due menzogne, le due forme collo quali si opprimono e si sfruttano le masse, quella democratica e quella dittatoriale; e viva è la confutazione magistrale di quel'falso socialismo ch'egli chiamava. addormentatore, e che mira, cosciente o incosciente• mente, a consolidare il dominio della bor• ghesia addormentando i lavoratori con vane riforme. E vivi sono sopratutto l'odio intenso contro tutto ciò che degrada ed uµiilia ruomo e l'amore illimitato per la lih~rtà, per tutta la libertà. I compagni pensino alla vita di Bakunin, che fu tutta piene di lotte, ideali e pratiche, che fu tutta quanta un esempio di devozione alla causa della rivoluzione, e cerchino, cerchi amo tutti, di seguirne le orme gloriose, sia pur da lontano e ciascuno secondo le sue facoltà, e le sue possibilità. ERRlOO l'IALATESTA -------~---------- -----.------. - --------- I • • • • pr1nc1p11 ana·rchici quali furono formulati nel 1872 al Congresso dì Saint-Jmier per ispirazione di Bakunin. 1° La distruzione di ogni potere politico è il primo dovere del pro- . letaria.to 2° Ogni organizzazione d'un potere politico sedicente provvisorio e rivoluzionario per giungere a tale distruzione non può essere che _un inganno di più, e sarebbe così . pericoloso per .il proletariato come tutti i governi ✓• • • oggi es1stent1. 3?. Respingendo ogni compromesso per giungere al compimento d~lla · Rivoluzione sociale i proletari di tutti i paesi devono stabilire, ali' infuori. di ogni politica borghese, la solidarietà dell'azione rivoluzionaria . • Questi principii continuauo a segnare per noi la retta via. Ohi ha tentato d'operare cont~addicendoli si è smHrrito, perchè, co1nunque compresi, Stato, dittatura e parlamento non possono che ricondurre le masse in schiavitù. Tutte le esJ>erienze fatte iusino ad oggi l'hanno definiti va mente provato. Inutile aggiungere che per i ·congressisti di Saint-Imier. come per noi e per tutti gli anarchici, Pabolizione del potere· politico non è possibile senza la distruzione simultanea del privilegio economico. Biblio eca Gino Bianco

PENSIERO E VOLONTA' 243 Stato ' o Non Stato Caro F'abbri ' Le vostre interminabili discussioni e po I en1jehe - Stato o non Stato, Governo o non (¾overno, organizzazione o non organizz.azionie -· mi paiono un po' accademiche • intanto men- . ' tre voi dite di no, quelli fanno di sì, e come! Abbiamo lo Stato, il Governo ed il resto e guai a chi non si sottomette. La questione, del restoJ mi pare ne nasconde un'altra più radicale: si pùò fare a meno dell.1., forza ne' rappo1~ti sociali, la si può eliminarb ~a essi completamente 1 e se non se ne può fare a meno. la si può almeno contenere in certi ]imiti, e come dev'essere organizzato, esercitato e contenuto in giusti limiti quel minimo di. forza - o potere - che è necessario a mantenere in pierli la società e a difenderla dalle esorbitanze dei singoli 1 Perchè 20 o 40 o 60 milioni di abitanti di un paese, tra .ignoranti e sapienti rozzi e ci. vili, cattivi e buoni, ecc. ecc., aventi costumi e modi di vi vere diversi, e diveTse opinioni e interessi. ma, chi usi nello stesso spazio e costretti a vivere l'uno accanto all'altro a sfrut- ' tare la stessa terra, a procedere per le stesse vie. quindi a.d urtarsi, ad unirsi, a separarsi ogni momento, ·non possono essere tenuti ir1sieme da,) mero caso o da una virtù spontanea., che regoli la loro condotta individuale in con• formità dèi loro interessi comuni e fina.li. Armonie prestabi_!.ite non ve ne sono. La ragione, i sentimenti, il .buon senso, l'interesse benP, inteso non bastano, e non sempre ci assistono e ci consigliano per il bene. I mutui ·accordi, gli inc.-ontri fortuiti di v9lontà non bastano. Qualche volta, spesse volte, ci vuole dippit1. Bisogna predisporre dati mezzi per da.ti fini; bisogna purtroppo subordinare interessi particolari ad interessi generali, interessi attuali ad interessi avvenire e più o men0 lontani. La società deve avere un' organizzazionp stabile, continua e non effimera; organi che funzionino rego)armente secondo certe nor- - me stabilite, che solo una lunga esperienza può detta re e correggere e delle ·leggi o norme ge,- nerali di condotta, che tutti riconoscono ed a cui tutti ohhediscono. La società non è un'astrazione, ma una cosa concreta, e si compone di tre elementi essenziali: organi, norme e funzioni precise e determinate per ciascuno di essi. 01·a. l'organizzazione sociale può es5ere d1 Bibliotec ·. G1 Bianco duP. specie. O)è l'organizzazione autoritaria - gerarchica - a piramide: uno o pochi che comanda:no. e le n1oltitudini che obbediscono, servono, sono sfruttate, angariate, dominate. E' Questa l'organizzazione che ha pre'\Ja.lso nel- ' la Rtoria : che è sempre stata (sa,lvo pochi lucidi intervalli) e che ancora è. ' E vi sarebbe un'altra specie di organiz2.azione, quella che dal basso sale, dai pÌù va ai meno, dal popolo ~ f~rte di volontà, libero nel pensiero e nell'azione, conbcio de' suo1 interessi, va ai pochi (governanti o ammini-- ~tratori) suoi mandatari da' poteri limitati. da' r.nezzi ristretti, soggetti a sindacati e controlli, amovibili e rimovibili, in modo da essere strumento della volontà e degli interessi popolari, non arbitri e despoti. Questa organizzazione è essa possibile 1 Non si può negare che l'idea di una simile orgév nizzazio·ne sia sorta nei popoli più civili ed abbia fatto un certo ca.mmino nelle società moderne. Le esperienze fatte non hanno dato sempre e dappertutto i migliori risultati: vi sono ne' regimi democratici vizi ed imperfezioni. anche gravi, che bisogna eliminare ed • emendare. Il mondo non fu cre~to in un giorno, e pro .. l)abiilmen te neanche in sette. La democrazia è ancora tutta da fare - da edificare. E dopo tutto, ncn dobbi~mo illuderci di poter aver-e null~. di 11erfetto a questo mondo. Il p1•jncipio di relatività domina l'universo fisico e morale. Libertà, eguaglianza, solidarietà, giuRtizi.a ecc. sono concetti relativi e non assoluti. L'assoluto è come l'infinito: ·non. esiste. E' un'astrazione de1la nostra n1ente. 8.AV. ERJO MERLIN·o. Forse Merlino ha ragione a dire accademi cne queste nostre discussioni; ma egli .sa che oggi non v'è troppa libertà di scelta sugli argo1nenti da trattare, e d'altra parte in un organo di propaganda anche la polemica teorica è una necessita. E il fatto che Merlino con la , sua. lettera così interessante, porta legna al fuoco della nostra accademia, signifca che ·nep.. pur lui la ritiene del tutto superflua. La questione -che fa Saverio Merlino si ri duC'e in sostanza a questo dilemma, che ho messo per titolo alla sua lettera: « Stato o Non Stato 1 ». Egli accenna a.nche alla questione dell'organizzazione; ma quella è altra

244 PF:NSIERO E VOLON'I'.A.' faccenda, tutta d'indole interna e contingente 1 e per quel ,che può riferirsi all'argomento cha ci interessa è assorbita dalla questione princi. pale. E', i'nsomm.a, possibile o no una organiz. zaziollP. sociale senz~ governo, senza una auto• rità coercitiva 1 N'oi anarchici crediamo di sì; ed è naturale\ t·hè altrimenti non saremmo anarchici. Dalle obiezioni, e più a·ncora dalle conclusioni gene .. riche di Merlino parrebbe ch7ei fosse d'oppo- ' . ' sto parere. l\1a se queste conclusioni m1 se1n.. brano errate, non per ciò le difficoltà e i dubbi ch'egli ci prospetta m.i sembrano meno seri e le sue osservazioni meno giuste. Per esempio, io son d'accordo con ìvferlin..., che non vi sono arm<?nie prestabilite e gli uomini non possono essere tenuti insieme, in società, dal mero caso o da una virtù sponta◄ nea. da accordi o da incontri fortuiti, da organismi effimeri o instabili. Il mutuo accordo ha da essere pattuito stabilmente, in vista degli scopi da. raggiungere e subordinatan1ente ad essi, secondo norme genera,li comunemente accettate. Organi, nor1ne e funzioni debbono essere determinati; e l'organizzazione sociale deve avere elasticità e stabilità insieme, che le- pe_rmettan di mutare col mutar dei bisogni e di perseverarè in tutto ciò che .continuerà ad essere 11 fine d'ogn.i società umana. Gli interessi particolari o jmmediati debbono armoniz ... zare con quelli generali o avvenire e, quando occorra, :çassare di fronte a questi in seconda linea T?tto ciò gli anarohici non lo negano; Bnz1 affermano che tali fini potranno essere raggiunti. n~lla realtà e non nelle sole apparenze, ~ senza che il danno ,e la spesa superino l'utile, soltanto per mezzo di una organizzar.ione li., bertaria delle società umane. :Nla una questione più importante pone il Merlino: si può eliminare completamente la forza dai rapporti umani 1 e in caso negativo co1ne contenerla, usarla, organizzarla.? Certo, se si prendon le parole nel senso pi t.\ assoluto, l'e!iminazione completa della forza implicherebbe una perfezione dell' organizzazione e degli individui addirittura irraggiung1bilfl. Pure il giungervi il più completamente possibile è semp~e lo scopo cui tende non solo l'anarchismo, n1a la stessa ci viltà umana. Rlimina 1·P, la forza, trasformarla da brutale ir, spirituale, far sì che i rapporti soci~li scati. riscano sempre più dal mutuo accordo, dalla persuasione, dal consenso volontario, - questo è l'ideale verso c-ui bisogna praticarnente BibliolecaGino Biancò andare, evitando tutto ciò che ci risospinga,. 1n senso opposto. Per questa via molto può essere eliininato dell'uso della forza nei rapporti umani, sia pure in senso relativo, sopratutto elimi·nando le cause materiali, economiche e politiche, le quali rendono necessaria o inevitabile la vi'-# lenza col porre in contrasto gli interessi degli uni con quelli degli altri, gli interessi particolari coi generali, gli immediati con i futuri. Una di queste ca.use è proi,rio l'organizza.zio. ne in potere centrale e in corpi specializzat1 della forza e della violenza, sopravalutat~ ea esagerate pel fatto stesso che sono un mo·nopolio e un privilegio, per cui si rendono effin1eri tutti i limiti che lor si vorrebbero imporre. L'uso della violenza è sempre pernicioso, - Quando non si tratti di legittima difesa o atto di liberazione, - pur se sporadico, individua .. le. ·non organizzato, partente dal basso invece chP dall'alto, ecc. In un regi1ne cli libertà esso ·costituirebbe una di quelle « esorbitanze dei singoli » di cui a ragione si preoccupa lVIerlino e contro le quali egli chiede come si reagirà. Non certo, rispondo io, con l'affidarne il compito ad un potere ehe solo abbia facoltà d'usarA la violenza, o ad un corpo speciale che faccia di tale uso un mestiere ed un'abitudine. In questo modo si cadrebhe d8, una esorbitanza in una esorbitanza maggiore, più vasta e diffusa .. con danni pii1 gravi per tutti. « Lo scopo deì potere e 1a sua ragion d' essere. dice Tolstoi, sono nella limitazione della libertà degli uomini che vorrebbero mettere i loro interessi pers-onali al di sopra degli inte_ ressi della società ; ma gli uomini che possie. · dono il potere, sia esso a.cquistato con la vjo1enza, con la eredità o con le elezioni, non sl distinguono punto dagli altri uomini. e come e$si, son portati a non subordinare i loro interessi agJ i interessi generah ; anzi son portati al contrario ». Sono portati~ cioè, ad esorbitare: e se sembra difficile a Merlino reagi fe alle P.Sorbitanze dei singoli privati, quanto p111 difficile non sarà il reagire alle esorbitanze di chi asson1mi in sè il potere sociale e la for~~n. 11er esercitar lo ! 1\t[erlino ha ragione di <lire chP « la ragion,~, j l buon s-enso, i senthuenti, l'interesse bene inteso non bastano, e non sen1pre ci assistono e consiglj ano per il bene ». Ciò dimostra che in una società, neppure l'anarchia, sarà perfett&, P vi saran sempre errori e brutture; ·ma non dimostr3i r-he tutti questi guai non ci sarebbero. ed in n1aggior copia, in una- organizzar.io-

• PENSIERO E VOLONTA' 245 ne autoritaria. 1 capi della quale non saranno dotati di virtù divina, perchè bastino loro, a" pur le avranno, quella ragione, buon senso, sentimenti. ecc. che non bastano a,gli altri ... E allora ìa conclusione è che, se l'uso della forza diventi necessario, essa la eserciti non un corpo speciale o un potere superiore, bensì tutta la collettività, vale a dire tutti coloro c:he ne hanno la capacità. Naturalmente l'eser .. cizio della forza non potrà essere abba,ndonato al caso o al capriccio, bensì sarà organizzato « secondo certe norme stabilite », - ma stabi~ lite direttamente dagli interessati in n1odo che ciò non sia abdicazione e non si risolva nella creazionf> di un centro generatore, accumulatore e 111oltiplicatore di quei mali che si volevano impedire. Ri possono fare, certo, a questo punto, innun1erevoli obiezioni, le quali tutte si posson<' però comJJendiare in una sola: se gli uomini, tutti o in maggioranza, non vorranno essere ljbcri, se al compimento volontario de.gli ele1nentari Joy·eri della convivenza preferirannc il resta re sfruttati ed oppressi, se all' organizzazione })et·· mutuo consenso e su liberi patti preferiranno l'organizzazione coatta e in1posta dall'alto'( Allora ... allora non vi sarà l'ana1', chia, e,·identen1ente ! e se gli anarchici non sa,- r.a.nno aln1eno ta.nto numerosi da organizzal'si 1ibél'taria.n1ente da sè ed imporre alle rnagglo· ranze il rispetto della loro vita collettiva autononu· ... se non potranno realizzare neppure in narte il proprio ideale - possibilità di cui io ho discusso altra volta - non avranno che dn. continuare ]a propaganda e la lotta per conquistare quel n1inin10 di condizioni morali e materiali necessario a qualsiasi esperimento o .-r.al izzazione. Merlino ci parla di una « democrazia da fa· r~ >>; ma quale? Non certo, io penso, d'una che lasci in. piedi l'i1npalcatura capitalistica; chè :i bbiam visto. in un secolo e mezzo di espe~ rienze in tutto il mondo,essere una 8i1nile democrazia del tuttu _utopica, o illusione o truffa, e sempre un circolo vizioso che pri1na o poi sbocca ineluttabilmente nella. dittatura reazionaria : Napoleone I o Cavaignac, N apoleone III o Thiers ... C'è poi l'altra de1nocraz1a,, quale la si vedeva dai rivoluzionari del. 1848; cui innegia,rono ai loro tempi anche Prou· dhon e De Paepe; i quali, senza curarsi del significato etimologico e non ancora, disgustati, come noi oggi, della parola, davano per mèta a Quella loro democrazia l' an-0/J·chia. Ma allora tutto il nostro dissenso sarebb~ • I a a CO forse una questione di parole 1 Me ne viene il dubbio qua.lche volta, quando leggo ·Merlino .... Per esen1pio, a un certo punto, egli dice indif. ferentemente: «governa·nti o amministratori>>. Se per 1 ui fosse la stessa cosa, e i governanti o amministratori amministrassero soltanto, quale anarchico mai contesterebbe la necessità d'una amministrazione in itnarchia 1 anzi in anarchia d'una amministrazione ancora più oculata e 1neglio organizzata che in qualsiasi altro regi1ne? :iYlerlino invoca «pochi ma.nàatari, con po-- t.eri limitati, ristretti, revocabj li, stru1nenti e non despoti» ecc. Sìam sempre lì! Niuno nega la necessità di deleghe di funzioni ; n1a se pe1· «potere» s'intende· quello privilegiato dell'us,J della forza, dovrei ripetere il già detto. Se «nochi mandatari» avran la forza materiale, 1nentre tutti gli altri ne sian privi, quelli la adopereranno per accrescerla e rafforzarsi al punto d'infischiarsi dei !nandanti e di sbaraz.- rarsi di tutti i sindacati o controlli creati per • in frenarli. Sarà questione di tempo, e da strumenti diverranno despoti, e lo saranno più o n1eno a seconda della n1inore o maggiore resi· RtAnza che troveranno nel popolo, Nella quale resistenza sono riposte tutte le virtù ('he mi par che Merlino veda nella de... n1ocrazia.. La democrazia cui egli acce·una, ~. sar~ possibile, non potrà essere c;be una risultantP transitoria <legli sforzi libertari, in rap.. porto all'intensità di questi sforzi e senza valore suo proprio. Chè se fosse 1neta a·eter111i... nata, frutto delle illusioni democratiche, i suoi conati autoritari, comunque mascherati, a~ VJ'elihero la risultante antidemocratica della dittatura, come pel passato. Di qui la necessità chp la propaganda, la quale è uno dei 1~,ezzi di educazione del popolo, cerchi di educare questo popolo a volere la Jibertà, -- non la de .. mocrazia che è sempre p1 ~1_ o meno antil.ibert:tria ~ potrebbe sen1pre tramutarsi in tiranujde. E'. come vede Merlino, una questione di con• dotta pratica ; e mi par che la concezione ~ narc:hica della rivoluzione ne dia una risoluz1.one realistica e possibile più di qualsiasi altra pro. posta dalla gente che si vanta pratica e positiva e non esce dalla cerchìa delle soluzioni Rtatali. Dr 1 resto lo stesso Merlino niette, come pren1essa o condizione alla « derr1ocrazia da fare», che vi sia un «popo1o forte di volontà, libero nel pensiero e nell'azione; conscio dei suoi interessi », che è la stessa condizione o premessa òella vitalità e durevolezza d'un regime sociale

246 PENSIERO E VOLONTA' anarchico. Il che significa, poi, che quella «democrazia da fare» sarebbe tanto difficile a fare qua;nto la nostra anarchia, e si potrebbero muovere a quella le stesse obiezioni ehe Merlino muove a questa. Con la. differenza che la parola «democra.zia » ha un significato equivoco e può generarè illusioni preparatrici de' più terribili risvegli. I1 «non-stato» degli anarchici, insomn1a, ha non solo il significato assoluto di Ideale infinito. ma anche quello relativo, propedeutico, di un progran1ma di lotte e realizzazioni sucéessìve che, mentre ti.en fiso lo sguardo e tesa la volontà verso i grandi 111ovimenti e le maggio1:i conquiste non disprezza i piccoli fatti nè i mininYi progressi, purchè questi per la loro essenza ed i 1nezzi adoperati siano sulla direttiva del fine ultimo e non imp1ichino rinunzie e deviazioni. M·a il 1nigl ior modo di vincere il male non è quello di diventar fautori di un male di verso o ridotto, 1na di combattere tutto il male sotto putte le sue :forn1e e • tra vesti men ti. In qu,esto senso anche l'assoluto ha una sua funzione pratica nella ·vita e ·nella, letta, per l' anarçhismo come per qualsiasi ideale di 111ig-lioran1ento un1ano. E' verissirno che, se l'ideale è sen1pre assoluto, le sue applicazioni Dratiche non potranno mai essere che relati ve; ma esse significheranno una conquista reale solo se ispirate nel fine e guidate nei n1etodi da quell'ideale. Dal suo n1ovimento potrannù anche risultare, per difetto d'uomini o imma. turità di eventi, dei regi'mi di versi da quello voluto, autoritari e quindi imperfettissii:ni; 1na, nonostante questi segneranno un progresso non per nn loro valore intrinseco che non h~n- , no, ma per il n10Yin1ento da cui saranno scaturiti, per l'ideale che avrà fatto da propulsore a.I movimento stesso e per la resistenza che troveranno alle loro tendenze naturaln1ente arbitrarie e tiranniche . Niovimento, ideale e resistenza che gli anarchici si propongono di tener desti contemporamente per com~attere i mali presenti e trova.rvi ripar0 se·nza pregiudicare l'avvenire. LUIGI FABBRI. P. S. Rileggendo quel che ho séritto n1i accorgo di aver dette molte cose che con. :IYier- ' lino, sono superflue, non tanto perchè egli le . sa. quanto perchè in parecchie son certo eh' ei conviene con me. Ma egli mi _scuserà se l'argomento qua e là m'ha vinto la mano; e del resto, per la, propaganda, non è male qualehe volta il ripetersi o il divagare. BibliotecaGino Bianco Il. mio_ bf imo· iurnntro rnn Bakun Era la fine dell'estate 1872 a·Napoli. La :Federazione N apolitana dell'Internazionale dei Lavoratori aveva delegati Oafiero e n1e a rappresentar la nel Congresso che si doveva tenere in Svizzera (e che si tenne infatti a Saint-In1ier nel (Jiura, Bernese) per un'intesa fra tutte le Sezioni deil' Internazionale che si erano ribella te al Consiglio generale, il quale sotto la direzione di Carlo Marx voleva sottoporl'e tutta l'Associazione alla sua autorità. dittatoria, èd indirizzarla non alla distruzione ma alla conquista del potere politico. Io ero tutto infervorato in quelle lotte, dalle quali doveva dipendere la sorte dell7Internazionale e l'avvenire dell'azione rivoluzionaria ~ socialista. Giovanotto. a.Ile mie prime armi, ero natu ralmente tutto felice di poter andare al Congresso, entrare in relazione dire.tta. con compagni di tutti i paesi, e, forse anche, orgoglioso di far sentire la mia voce. A quell'età, quando non si è una 1narmotta, si è sen1pre un po' troppo pieni di sè ! Ma ciò che sopratutto n1i· metteva in orgasmo era il pensiero che cono scerei Bakunin, che diventerei (io non ne du1,ita vo) suo amico personale. Bakunin a N apòli era una specie di n1ito. Egli vi era stato, credo, nel 1864 e nel 1867 .. vi aveva fatto un'i1npressione · profonda. Si parlava di lui con1e d'una. persona straordinaria e. come s_uole ~-venire, si esageravano le , sue qualità ed i suoi difetti. Si parlava delia sua Rtatura gigantesca, dei suo appetito for1nidabile, de} suo vestire negletto, della sua trascuratezza pantagruellica, del suo dìsprezzo sovrano del aenaro. Si raccontava che arrivato ;, a Napoli con una grossa som1na nel mo1nento in cui capitavano spesso dei rivoluzionari polacchi sfuggiti alla repressione che seguì l'insurrezione del 1863, Bakunin dette semplicemente la 1netà di tutto quello che aveva al primo polacco bisognoso che incontrò, é poi ìa metà della n1eta che gli restava al secondo polacco ,e così di seguito fiI!o a che -· e non ci volle molto tempo - restò senza un soldo. E allora prese il denaro degli a111ici colla stessa, signorile indifferenza con cui aveva dato il Ruo. Ma questo ed altro era la leggenda più p meno fondata che si forma sempre il).torno al nome di chi per una ragione o per l'altra• esce d~l comune. L'iìnportainte era il gran parlare che in tutti i circoli avanzati, o ered-entisi ·tali.

PENSIERO E VOL0NT_J.\' 247 si faceva int9rno alle idee di Bakunin, il quale era venuto a scuotere tutte le tradizioni, tutti i dommi sociali, politici, patriottici considerati -fino allora dalla massa degli « intellettuali » napoletani con1e verità sicure e fuori .discussione. Per gli uni Bakunin era il barbaro del N·ord, senza Dio e senza Patria, senza· rispetto per nessuna cosa sacra. e costituiva un pericolo per la santa civiltà italiana e latina. Per gli altri era l'uon10 che aveva portato nella morta gora delle tradizioni napolitane un soffio d'aria salubre, che aveva aperto gli occhi • della gioventù che lo &v~va, avvicinato sopra nuovi e vasti orizzonti; e questi, i Fanelli, i De Luca, i Gan1huzzi, i Tucci, i Palladino ecc. furono i primi socialisti, i pri1ni internazionalisti, i primi anarchici di Napoli e d'Italia. E così. a forza di sentirne parlare, Baknnin era diventato anche per me un personaggjo <li leggenda; e conoscerlo, avvicinarlo, riscaldar .. mi al E:;llO fuoco crn, per 1ne un desideri o a rden t6, quasj un'ossessione. Il sogn 0 stava per realizzarsi. Partii dunque per la Svizzera insieme con Oafiero. 10 a quell'epoca crò 1nalaticcio, sputavo sahgue ed ero giudicato tisico, o giù di lì, tanto piì1 che avevo perduto i ge·nitori, una sorella ,ed un fratello per n1alattia di petto. Nel ptts· sare il Gottardo di notte (allora non e' era i] tunnel e bisognava varca re la montagna ne.vo8a in diligenza) mi ero raffreddato, e giunsi a 'Zurigo nella casa dove stava Bakunin, di sera, <·on la tosse e la febbre. Dopn Je pritne nccoghenze. Bakunin mi acv comodò ~n lettuccio, m'invitò, quasi mi forzò, .a stendermi vi su, •mi coprì con tutte le coperte ed i pastrani che potette mettere insieme, mi dette del tè bollente e n1i raccon1andò di star tranquillo e dor1nire. E tutto ciò con una premura. una tenerezza n1aterna. che mi -andò al cuore. Mentre stavo ravvolto sotto le coperte o tutti credevano ch'io dormissi, intesi che Ba4 kuniu diceva, a bassa voce, delle cose amabili sul mio conto e poi aggiungeva melanconicamente : « Peccato che sia così ammalato; lo perderemo presto, non ne ha per sei mesi ». Io non detti importanza al triste pronostico perchè mi pareva impossibile eh' io pote~si morire (faccio fatica a crederci anche adesso) ; ma pensai che sarebbe stato quasi un delitto il morire quando vi è tanto da fare per l'u .. manith mi sentii felice della stima di quel- ' a Gino • 1anco l;uomo, e pro1n1s1 a 1ne stesso di fare dì tutto per meritarla. Ed ora, già carico d'anni, sono superbo che, se per i_ncapacità mia e per av .. versità di circostanze non ho potuto finora fare quel che avrei voluto, almeno nelle in .. tenzioni non ho demeritato della stima che Ba .. kunin atcordava a me giovanetto. L'indomani mi sveliai guarito ed incominciamìno con Bakunin e gli altri, svizzeri, spagnuoli e francesi quelle interminabili dt- ' scussioni a cui Bakunin sapeva dare tanto jncanto. Andam1no a Saint-Imier, dove - si noti •il ti atto di psicologia popolare - i ragazzi accolsero Bakunjn al grido di Viva Garibaldi. N aturabnente, essendo Garibaldi l'uomo che più avevano sentito celebrare, quei ragazzi pensa vano eh' egli doveva essere un uomo colossale. Bakunin .era colossale, lo videro circondato e festeggiato e pensarono che non p°' ~ teva essere che Garibaldi. Prendemmo parte al Congresso, poi ritor-- nan11110 a Zurigo, e· sempre discutendo, e pì .. gliando accordi e facendo progetti fino a notte inoltrata. Io conobbi Bakunin quando egli era già 1n età avanzata e già minato dalle malattie con ... tratte nelle prigioni ed in Siberia. Ma lo trovai sempre pieno di energia e di entusiasmo, e compresi tutta la sua potenza comunicativa. Era impossibile per un giovane aver contatto con lui senza sentirsi infiammato del sacro fuocQ, senza vedere allargati i proprii orizzonti, senza sentirsi cavaliere di una nobile causa, senza fare propositi magnanimi. E qu~sto avvenne a tutti quelli che caddero sotto la sua jnfluenza. Poi alcuni, cessato il contatto diretto, can1biarono a poco a poco d'idee e di car:ittere e si perdettero per le più diverse vie, mentre altri rjsentirono e, se sopravvissuti, risentono ancora quella influen .. za: ma non vi fu nessuno, io credo, che praticando anche per breve ten1po Bakunin non sia diveptato migliore. Per finire racconterò un episodio caratte- -ristico. Forse l'avrò già raccontato altre volte/ ma in tutti i casi esso merita bene di essere ripetuto. . Era il momento, quello del Congresso di Saint-Imier, in cui Marx, Engels ed i loro seguaci, per livore di parte e per offesa vanità personale, più si sforzavano di spargere la calunnia contro di Bakunin, che era descritto

2,-18 PENSIERO ·E VOLONTA' con1e personaggio equi oco, forse agente dello zar1smo. -Uno di quei giorni si parlava della cosa in presenza di Bakunin e tutti si 111ostravan giu~ sta1nente indignati, quando uno di noi, non rendendosi conto dell'enormità che diceva, uscì .fuori con questa proposta : « Bisogna pagar quella gente colla loro stessa moneta; e..s..i calunniano, calunniamoli anche noi ». Ba,kunin si scosse come un leone ferito, ful- ' 1ninò d'uno sguar<lo il preponente, si erse in tutta la sua, gigantesca persona e gridò: «Che dici mai, sciagurato 1 ! No, meglio essere mil~ le volte calunniato, anche se la gente dovesse crederci anzichè abhas ·arsi innanzi a se stesso ' fino ad essere un calunniatore ». Io veggo ancora il gesto magnanimo. ERR1CO MALA·.1_·~D'l':1. Trelettereineditdei·Michele · Baknni Un nostro amico, su .indicazioni ricevute da 1' 1 Iax Nettlan - che n'era· stato avvertito da uno studioso italiano di cose clre si rif eriscono al socialismo e •all'anarchia - ha potuto rilevare, nella Biblioteca Estense di i,rodena (Autografoteca Campori, Co11. 14), copia <li tre lettere jnedite di Michele Bakunin, dirette da Napoli nel 1865-67 alla signorina Ludmila Assing, che allora abitava a Firenze ed ,era 1 in stretti r.ap.porti con gli ambienti repubblicani è rivoluzionari italiani. Le lettere cli B .. che qni dian10 tradotte, sono scritte in francese. Esse n1ostrano che in quel mon1ento il rivoluzionario russo era in otti1ni r.apporti cain. elementi del partito n1azz1niano, come l' Asproni, il Gianne11i ec1 altri: Egli era stato anche in bnnni rapporti col Bertani, co_1 Gner.razzi e con 1o stesso Garibaldi, .presso il qnale ultin10 gli fn più tardi d'i 11.tern1ediatio ii noto· internazionalista Celso Ceretti cii iiirandola. ~ ella prin1a lettera B. annuncia all 'Assing l'inviò ,di suoi artico1i; probabiln1ente sono gli artico~i sulla morale di cui parlava ~1ax Kettla.u nel nostro n. 3 (pag. 32). C-ogliamo questa occasione nuovamente per inte,ressare gli am1c1 a fare ricerche, speciahnente nelle biblioteche e _coTiezioni ·private del l\1eridio .. nah:, ver r1ntracciare il periodico il Po.polo d'Italia diretto da Giorgio Asproni a Napoli, dove tali iarticqN furono pubblicati. ·Così sa.. rebbe interessantissimo ritrovare una colle .. zione del settimanale J_,ibertà e Giustizia de] 1867, pure di Naipoli, dove Baknnin .publ;licò delle lettere contro il J)ansla'Visnin, co-m'eg1i stesso ricordava· nella f_,ef.fre au jou(nàl Le [{e'Ve,il à Paris •(Vedi Oeu:vres, vol. V, .pag. 2 75) • 11a che proprio non ~ia possibile trova., re chi abbia questi <lne giornali"? Senza dilungarci oltre, •ecco qui le tre let .. ter~ di Bakun in : Biblioteca Gino Bianco I I. $ 11uve111bre 1865, Napoli, corso Vittorio Emanuele, palazzo Mancune, 2. piano, accanto al Tiro Nazionale- . e ara e g'env·rosa, anzi ca, l'ed·ete. la dip,lornazia di un russo! io -vi~ chiani-o generosa perchè conto a nficipata1nente sul 'Vostro perdono generoso, pel niio lungo e inescusabile silenzio. E 'VOÌnii a'Veie scritto ancora, 11i siete ricoridata. di nie in un nio.. nzento di turba11iento, l'indoniani d'un du,ello che Per poco non ha ·costato la 'Vita a (;ian., nelli! .. Qua t tor ctie i ferii e ! Si 'V eid e pro P-ri o c h' e g Li non 'V1è andato con 1nqno leggera. si è br;.ttu.to furiosaniente. l" oi a'Vete 1nille· volle ra.. g.ione, cara a1nica; 11iolto 11ieglio sarebbe stato ch'egli a'Vesse serbato tutta quella furia ita- ; 1 {[ Il a ) f! ì' [ • n G, 0 CC asi O11 f p; Ù il C g 1l {( i/, i f Ù n l 0 iaugue e i,znfo 'Valore. A1a, 'Vedete, il ,,çr/o·re f!er sè stesso, anche al di fuori del suo obiet~ livo, ha· qualche cosa di sì attraente che, pur l-Jiasi111andone la jollìa, lo si approva 11zalgra.. rio se stesso. E del' resto. chissà, forse ln. cau~ "ll di. q uesro ducllo è stata più seria ch'io non pensi. Tn ogni caso, 'Vi prego di stringergli forte la 117anosinistra da. parte 1nia e di espriniergli la niia _eioia di sa~perlo 'V'Ì'VOtra 'VOi e la niìa speranza che se 2li prenderà 'Voglia dì nu01.Jo di farsi uccidere, egli scelga ii nioniento buono. Che 'Vi dirò io della nostra 'Vita di Ncipoli? ,1 n~itutto essa. costa Poco. Noi 'VÌW·ianio un po' lontano dalla città, ~ vero, ma 'tJicinissi111,0 all11 Y:'illa Reale, tra questa. e M ergellina, e gli 0111 n ib us passano a due passi da .casa nostra. Per tre graziose caniere con una cucina non Paghianio che 85 franchi al niese, e

PENSIERO E VOLON1A' 249 3 franchi pel desinare per noi due. Cot1ie 'Vedete, non ci roviniamo. La- nostra società non è inolto nu,mero·sa, 1na assai gradevole. Asproni in qiiesto 1no~ niento deve essere a Firenze, e senza dubbio -voi vi lamenterete amaramente - per quanto amaramente voi potete, poichè a dir vero v'è poca amarezza e molta indulgenza e pçrdono nel vostro cuore, iO Lo so un po' per esperienza personale, ve lo confesso, poich.è -veramente io avevo molto mancato verso di 'VOÌ, e me ne pento oggi s,inceraniente, sia. detto tutto questo tra parentesi, - così dun- . qit.e voi vi la.ment_ate co•n AsPron·i . del mio silen~io, ed AsProni che è ·Proprio nello stesso caso - egli nii ha scritto du,e lettere da Geno'Va, e soltanto, a'Vant'ieri io gli ho in"Viata la 1nia risposta, a Livorno, all'in,dirizzo di Gu,errazri, - A sproni vi darà; ragione. 1\,1 a sarete ambedue molto confusi quando a,.vrete ricevute le mie lettere. · Debbo ora io darvi delle not1zie sulla de·· niocrazia? A«h, cara antica, quale nialinconica cosa è qi1,esta democrazia italiana! Anche riunendo tutte le sue rìccheizze intellettuali, è 1nolto se 1netterà al 111.ondouna 1·dea ! Essa pretende di -viver sempre di sentimento·, di istinti, e non cerca che darsi aria di bra.. -vura. Qii.esto non -va. Per niarcia,re bisogna pensare. Ma in questo paese, c1hedà lçi 1nano al papa, sembra che il pensiero sia stato posto a,ll'indice. La democrazia si tr~a dunque c1ui, c..o-nif!t dO'V.un. que in Italia, in uno stato di prostrar zione e di stagnazione difficili a descri1Jere, e di-maD-inteso cron.ico e perpetuo. Parole! pa.. role ! parole! come diceva il principe A 1nteto. Passiamo a qualohe casa d'i più· consolante. E' qui Dall' Ongaro,, la vostra grande illustra .. zione di ·Firenze. Egli si dice pratico, si dà delle arie dv astuzia come se ne sa.pes~e Più degli altri, e briga il favare d'esser noniina .. to deputato nel collegi,o che ha nominato Garibaldi, il quale non acèelta. Se io fossi italiano id elettore, gli preferirei un consor· le (1) od un gesit.ita, - perchè essendoci in · (1) Consorti (e .Consorteria la loro collettività) si solevano chiamare, specie nell'ftalia meridionale, . i membri della destra storica, i «moderati·», che governavano il regno d'Italia fino al n1.arzo 1876, quaindo per una crisi parlamentare, furono sostituiti dalla si· nistra, storica anche quella, dei Depretis, Nicotera, ecc. . Si annetteva alla parola un senso ingiurioi liot ca Gin Bianco. quegli la stoffa dell'uno e dell'altro sarebbe Sl 1npre Dall' Ongaro. Solterrian-iolo, non prit11a però d'aver-vi detto che si ripete qui al ieatro del Fon do un sno nu.o,..Jodra,,,n1na. 1a s Pero che :,arà ji.., chiato. Il colera è più interessante; esso si svii·tt.p· pa a poco a poco spaventando e facendo fu~~ gire 1no,lta gente. T'ra i fuggit-i vi sono gLi~ Osani-Paradi!1'i, che sono andati a Saler1to, dopo aii•et fatto prov·"Jista su 1nio con,c..iglio di noce 'V01nica e d·i quassia. Quanto a noi, re· stia111.obrava11iente qu,.i, fino al tnese di gennaio. A liora andremo forse per wn mese ll Palerrno, e da Palermo senza dubbio alla fine di gennaio ·a Firenze. Noi vi scriverenio prinia, e voi e-i aiuterete, non è vero ? cara a-niica, a trovare . un p·iccolo alloggio al p-ii'4 buon niercato possvbile • . Dite a Giannelli che asipetlo una lette1lt, da Parigi per· in'Viargli pel sito arn:ico la lettera 1.li racco,rnan,dazione che mi do1nanàa. Salu .. tate an1 ohe da parte nostra tutta lal f 01·tur nata ed eccellente fanniglia Schwarzerberg, ehe, ne sono sicurissinio, con traria11iente aIle 11o~tr,· l>Pi11io1;z 1 ,;ont1n11a a condividere le 1n1e Ad d-io, senza broncio. "J\1 ia ,noglie 1,i a,b~ bra.ccia, stringe la 111,anoa (;iannelli; ed aspettian-to con im,j)azienza "z:ostra lettera ■ Grazie per il libro di Cirani. To _non l',ho ancora aperto, ma si dice che è eccelle·nte. Grazie anche per le lettere di Hillmboldt. J1i s.pedisco i 1n-iei al'rticoti. l'ostro devoto M. BAKOUNINE. . K. H. - 8u11a busta della letter&, cul tin1• bro di Napoli del 5 nov. 1865, l'indirizzo è ciuesto: cc Tt'iren.ze, '\1r.. :Bruno Dobrowolski, a \·ec la priere de trasmettre au plus vite à !\1ade1noiselle Ludmila Assing, n. 26, P,iaz.. 7a .!\latlonna Aldobrandini, 2. piano >>. 11. ~s ,nove111bre 1865, Napoh, Cor~ so Vittoiro Emanuele, Pala'Zzo Mancone, 2. piano, accanto al "l'iro Nazionale. Car'Ìs~i1naamica, T7i domando niille volte perdono a voi e ~ Giannelli di no1n avervi risposto P,iù Presto. • so in quanto indicava accordi politici per finì personali. l\1a gli storici imparziali cercano invano, a destra, a sinistra e tutto attorno alla rosa dei venti, un governo che non sia stato e non sia· una consorteria. N. d. R.

250 l)ENSLERO E VODONTA' Mi scuse,rete quando saprete la ragione del rnio sile,rz,zio. M·ìa 111,oglie è. stata pericolosa.mente am.. 111,çilataJnon di colera 1na di una. malattia di don,n.a, di ciii a'Ve-va sofiferto dil-rante l' esta.. te, che lei aveva aggraw;ata po,i con delle ini .. prudenze, e che in seguito f1Jlla gra'Ve emozione risentita per la morte della nostra armi· ca Miss Ree'Ve s'è tuttJ a un tratto diohiarata con sinto1ni minacciosi e con orribili so1ferenze. Per dieci or.e,.di seguito essa è st'aJt'ain pericolo. Per fortuna, grazie alle cure di due b-ra'Vi1nedici e sopratutto· gria.zie all' eccellen .. za della sua, costituzione, ella se l'è ca'Vata, con .u.na gran perdita di jdrze, è -vero, ma le forze r1:tor-nano 1 Poco a poco, e COfi esiSe la saluie ritornerà, 1ni assicu'Yano i nie,dici, 111,i .. gliore di pri11ia che qu,esta 1nalati'ia scoppias .. , se. I o sono sta.to co11ie pazzo per niolti gi,or" n-i di segiiito, ed aP•Pena ora coniincio itn po) a rinietternii. Nl ia 11ioglie è an•covraa letto, e 'Vi resterà per parecchi altri gi>orni. •Vi Prego di dire tiitto ciò ad Asproni e al· lora e.gli 111,i perdonerà il niio silen:zio, come piire la signorina De A1 eyze111bu..g, che 1Ji Prego di ringraziare pe1· la sua buo11ia:lette .. ra, dicendole che non tarderò a in-viarle ben Presto i particolari che essa nii chie·de e so.. pratutto che io mi sono conformato' al con-- siglio ed al desiderio. espressi nella sua Jet-- tera.· Ditele anche che ella ha di?nenticato di darnii il su.o indirizzo. Pregate a.ltresì Aspro· ni d' inviar1ni il su10. Ed ora ecco la mia riS!posta a, Gtannelli: cc 'Carissimo amico, - vi ringraizio molto di ricordar1Ji di 1ne. ·J\.rontarderò ad in'Viar'Vi la lettera di racconiandJazione Pel vo'Stro anii .. co a P~rigi. Qua.nto all'onore, che 'VOgUono farrni i vostri aniici liberi pensatori di Siena, ne sono riconoscente e con1-1niosso lJaccetto J con gioia e 11ii onorerò niolto ·d,entrare nelle loro file. Vi ringrazio anche tanto per i Piccoli aneddàti concernenbi Da Eoni, Lu.nel, De11iontel: sono delle ghiottonerie per me, di cui la ca.ra signorina. L-wd1nila a.v·rebbe cer,, to bastante nializia da nutrirmene, 111,a.di cui ella 11ii prÌ'va sisteniaticaniente, seniPre ce.. dendo a quel senti11nento di generosità e sen .. sibilità gernianica che le jtanno desiderare di p,ol_er cre1 de1·'!, beneidire e ama.re, .se no•n si devé ridere 111olto per non 1naledire •. Spe.,. ria11io che si correggerà - Dopo d-i che 'Vi stringo la 1nano a tuJt) e diie e aspetto da 'VOÌ una pronta., lunga e pa.rtic,Ò.lareggiata risPo- · sta. I7 ostro den:oto :i,r. B.A.KOUNINE. Bi.bliotecaGino Bianco A proposito, oara amica, -voi rni renderete uti grandiss-ùnio se·rvizio, se in una maniera o l'allra saPrete da1'nii il tito'lo, e se è possibile 1'indirizzo, il non1e preciso· della grande gazzetta democratvca, tedesca che esce a l'1ew York. Ciò mi è assolutamente ne·c·es- ~ario. Il re1datlcre e proprietario è Ottendorfer. Mi farete un altroi grande pùicere, se ·poteste racco11ia1ida•rmi come corrisp,owdente iha Napoli a: qua~chè foglio periodico tedesco, av'Vertendo i redaittori che io non potrei sc~ivere che in fran,cese. .Se ciò fosse assolutamente necessario, cerche·rei di scri'Vere in te.. desco, ma sarà in un catti1Jo te,desco. N. B. - Sulla busta, eol timbro posta le da Napoli del 25 nov. 1865, c'\è questo indirizzo : « Firenze, Mademoiselle Ludmila As .. sing, Fondaccio Santo Spirito, n. 8, r. pia .. no >J. III. 27 febbraio 1867, Napoli, 9, Vico Belladonna, secondo piano. Cara aniz,ca, è qu.asi una anno che non 'Vi ho Più scritto, - ed oggi r1iPrendo la mia corrispondenza con 'Voi per un atto che, speiro, vi sarà tal niente gradito da f ar1ni perdonare il 11z.io lungo silenzio, -· al quale ho ,dritto del resto posse-dendoi o essern.do posse1diito, co11ie sono, dalla pigrvz~a di un _russo. I 'i presento dunqu.e il mio a11ivco sigrior G. F.'anelbi, uno dei più cald<i e conseguent-1 patrioti del Mezzogio-rno. Egli vi pregherà a noinie proprio co1ne nel niio di 'VOÌer raccom· ·11ia:111dare il nostro amico· signor De Luca co1ne corrispondente a qualche giornale teidesco. I o· gli ho rìsPo•st.01per 'VOÌ, sa.pendo lo, zelo inesa.uribile che vi ani'nia, se111Jj)reche si tratti di rendere servilzio a un pat'riotta italiano. Questa 'Volta sarà un triplice pia,cere per me, Per. lu.i e pel giornale al quale lo raccoman .. derete. Fa.nelli vi parlerà della coisa più a lzing.01 • Quanto a nie 'Vi st.ringo · ann-vche'Vol11ien te la 111,ano, e mi dico sempre 'Vostro de-- voto a,niico. M. BAKOUNINE. • ]1 i.a rnoglie vi sa.luta. N. B. - Alla lettera non è accotnpagnata la busta. Il numero dell'anno, 1867, non è scritto dd pugno di B., n1a vi è aggiu:nto sopra, certo per n1ano della sig.na Assing;

• PE.~SIERO E VOLONTA' 251 ---------- Insieme a queste tre lettere v; è, nello stes-- so mazzetto di let.tere presso l'autografoteca dri 1vlodena, un biglietto da visita col no111e stampato di Mr. Bakouni.ne da un lato, e dall'altro poche righe in francese per scu ... sarsi di non poter andare a passare la· serata presso' la signorina Assing, perchè occUJPato con un suo compatriotta di passaggio da Ro .. ma e che doveva partire l'indomani rnattinaJ Sem.pre entro la stessa cartella, che porta il nomé di « Bako'Unine Michele», alle tre Le coloni.e Poco tempo fa ebbi la fortuna di assistere alla rappresentazione della Clairiere (1) di f Luciano Descaves e Maurizio Donnay, e ne provai una gran gioia. Da molti anni non avevo provato una sin1ile soddisfazione a teatro e questa volta quel clie mi rendeva felice ' era più il pubblico che il dramma. Evidentemente gli spettatori, e non solo quelli del loggione ma di tutto il teatro, era,no profondamente commossi. 'futti guardavano con simpatia verso la Ctairière anarchica così differente, almeno nel sogno, dalle loro tane infette e dalle loro sca,tole insignificanti; tutti eleva,vano il loro spirito verso una società migliore e, più le parole che udivano erano alte e fier"~ meglio sembravano comprenderle. Essi si di, staccavano dai vecchi pregiudizi e· dalla loro a~tica morale; per qualche ora quei ho~ghesi, quei ben pasciuti quei paurosi abbandonavano . ' la loro anima di uomini del passato. Non devo fare la critica del dramma e non tengo affatto a notarne i meriti e le imper, fezìoni; parecchi con1pagni l'han già fatto con ~ molta sagacia e simpatia per gli autori. Non provo nessun bisogno d'analizzare sottilmente i miei piaceri; quel che m'interessa è il sog- ·getto in sè stesso che ci ha profondamente commossi. Questa terra pro1nessa di cui abbiamo visto sparire il miraggio, potremo vederla (1) La ,: Olairièr'e,, vuol dire letteralmente la :radura in mezzo ad nn bosco, e in senso figurato quindi un loogo so• litario in cui o'è più luce, più chiarore ohe in tutto l'ambiente circostante. Questo dramma di Desoaves e Donnay ebbe molto sùcoesso a Parigi nel 1900. Vi si mette in scana una colonia di anarchici comunisti, pieni di buona volontà e di entusiasmo, ma in mezzo ai quali si sviluppano germi di di.ssolazione fra i quali s'introducono dall' esterao ele- , . menti di di scordi a; e la colonia anarchica è costretta a sc10gliersi, benchè i suoi fondatori e i loro più convinti seguaci conservino tutto il loro entnsia.smo per l'idea e si ripromet• - tano di riuscir! meglio per un'altra volta. i lioe a Gi o Bianco SU1:"t1Ìportatee tra.dotte sono unite altte 46 lettere in lingua tedesca, tutte datate da Ber'9 lino dal 15 marzo 1843 .al 28 giugno 1858. n1a esse non sono di Bakunin. In quanto alle persone nominate nelle tre lettere di B. ci 1in1itian101a ricordare che Andrea Giannelli fu un repubblicano m:azzinia~ no antiparlamen.tare intransigente, restato inflessibihnente tale fino alla morte, avve-- nuta or son pochi anni nelJa più tarda vecchiezza a Firenze. anarchiche l'iapparire, più durevole quest'altra volta 1 In mezzo ad una società malvagia_ e così bizzarra1nente incoerent~, giungeremo a raggruppare i buoni in 1nicrocosmi distinti, che si costituiscano in falangi armoniche, come chiede:va Fourier, e che sappiano far coincidere la soddisfazione di tutti ·i loro piccoli interessi con l'interesse comune, e armonizzare le loro passioni in un insieme potente e pacifico nello stesso tempo, senza che nessuno dei componen .. ti la co1nunità possa averne a soffrire 1 In una parola, gli anarchici riusciranno a crearsi delle I carie al difuori dél ·mondo bor, · ghese 1 Non lo penso nè lo desidero. Senza -dubbio i nostri nen1ici ci consigliano volentieri a fuggire la società borghese 9!' a mettere P oceano tra loro e noi, e ci incoraggiano a fare delle nuove esperienze nel paese dell-'utopia, nella nobile speranza di sbarazzarsi di noi e di esporci al ridicolo <l'i nuovi insuccessi. E' stata anche fatta abbastanza seriamente la proposta di imbarcare tutti gli anarchici dichiarati per un' isola qualunque dell'Oceania, che si regalerebbe loro a condizione però che non tentino mai di uscirne e si adattino alla vista di un vascello da guerrt. coi cannoni puntati sul loro acoampa.inento ! IVlille grazie, benevoli concittadini! Accettia1no la vostra « Isola fortunata» ma a condizione di andarci quando ci piacerà, e intanto restiamo nel mondo ci vile e, pur facendo del tutto per evitare ]e vostre persecuzioni, continuere1110 la nostra l)ropaganda nei vostri laboratori, nelle vostl'e officine, nei vostri domini, nelle vostre caserme e nelle vostre scuole; proseguiremo la nostra opera dove il caJD1Po del nostro lavoro è più vasto, nelle grandi città e nelle can1pagne popolose.

252 Pr~NSIERO E vo·LONTA' Ma poichè noi non pensiamo a ritirarci dal mondo per fondare qualche nuova Città del Sole abitata soltanto dagli eletti, certamente nel corso della nostra lotta secolare cont:r~ogli oppressori di ogni categoria, avremo più volte occasione di raggrupparci temporaneamente secondo il sistema nuovo di rispetto reciproco e di co1npleta uguaglianza. Le stesse peripezie della lotta ci raggrupperanno spesso per forza e, in questo caso, è impossibile che le nostre società non si costituiscano ·conformemente al nostro ideale comune. Posso citare corne esempio la « comune di Montreuil » (1) e n1olte altre esperienze che sono 'tali da inc-0raggiarci molto. L'imprevisto non può 1nanca.r d'aiutarci per far nascere nuove occasioni, e, grazie alla forza collettiva crescente dataci dal numero, dall'iniziativa, dalla presenza di spirito, dalla nitida comprensione delle cose e grazie anche ·alla penetrazione graduale delle nostre idee nel mo:r:ido nemico, noi vedren10 realizzarsi sempre più fre_ quentemente opere d'ogni genere, scuoJe, socie .. tà. lavori in comune, che ci avvìcineranno alrideale sognato.' Bisognerebbe esser ciechi per non vedere il lavorìo sotterraneo che si compie .1 in senso libertario, in ogni famiglia, in ogni gruppo, legale o spontaneo di individui. D'altra parte noi riconosciamo volentieri che fino ad ora quasi tutti i tentativi pratici :fatti colla mj ra di forrnare colonie anarchiche in Francia, in Russia, negli Stati -Uniti, nel Messico, nel Brasile, hanno costituito un insuccesso. come la C(air,ière dì Descàves e Donnay. Poteva avvenire altrimenti quando le istituzoni vigenti al di fuori, unione e paternità legale. subordinazione della donna, proprietà , individuale. compra e vendita, uso del aenaro, erano penetrate nella colonia come del cattivo seme in un campo di grano? Sos.tenute dallo entusiasmo di qualcuno e dal1a beltà. stessa del Pi.dea informatrice. queste intraprese hanno potuto durare· qualche tempo, malgrado· il ve- . leno che le corrodeva; ma a lungo andare gli (1) Associa:d0ne di inutuo a.iuto, che prese il nome della località in cui fu costituita, di un gruppo di anarchici, i quali av~vano messa su nel 1892-93 una officina. in comune, dove veniva.no a lavorare nei momenti d'ozio e gli_ oggetti prodotti doveva.no essere a disposizione loro e dei compagni e amici che n'avessero bisogno. Avevano anche preso, un campicello per coltivarvi ortaggi da distribuirsi gratuitamente; avevano in programma la creazione d'una biblioteca d'una scuola pei loro figli, eoc. ed in.fine speravano di poter emanciparsi dal ca.pitale lavorando per conto proprio su basi eomuniste. Ma le repressioni governa\ive in Francia clel l&M mandarono all'aria tutto e dispersero i membri del gruppo. (Notizie p.tese dal libro " L' Anarchie ,, di Jean Grave). BibliotecaGino Bianco elen1enti ·di_. disgregazione dovevano compiere l'operat loro e tutto s.arebbe affondato in virtù del proprio peso, anche senza che ·nessuna violenza distruttirce fosse esercitata. dal di fuori. Qua.nd' anche i disorganizzatori indrodotti dai nostri due scrittori nella Clairiè1·e l'ub.. ' briacone, ii ladro, il pigro, lo scettico, l' adultero, il 111ercante, il denuncia.tore, non avessero fatto parte della comunità, io avrei ugual1nente predetta la rovina della (.-Olonia a·opo un periodo più o meno lungo di decadenza e di. languore. Non ci si isola impunemente; l'albe1·0 che si trapianta e che si inette sotto vetro corre gran rischio di rimanere senza il succhio vitale; ora, l'essere umano è molto più sensi-- bile della pianta alla clausura. La clausura tracciata attorno a lui dai limiti della colonia non può che essergli 1nortale. Egli si abitua, al suo stretto ambiente e, da cittadino del , . mondo, si rimpicciolisce gradata1nente fino alle semplici dimensioni di un proprietario; le preoccupazioni dell'affare collettivo che amruì,. nistra restringono il suo orizzonte e a lungo andare, egli diviene un banale guadagnatore di danaro. Nel periodo in cui anche i rivoluzionari si trovavano chiusi nella cerchia della Chiesa cattolica, si videro spesso monaci, ri• be1li contro il mondo degli oppressori uscirne ' clamorosamente per darsi al lavoro e partecipare :fraternamente alle miserie del popolo; ma è stata regola· generale ed assoluta che i monasteri fondati da questi fanatici della giu stizia e della verità, non conservarono mai lo zelo che li animava in principio e finirono sempre col non. albergare più che dei parassiti come gli altri chiostri. Dunque non bisogna a nessun costo rinchiudersi, bisogna restare nel vasto• mondo per riceverne tutti gli impulsi, per prender parte a tutte le sue vicende e riceverne tutti gli insegnamenti. Ritirarsi con degli amici fn qualche campagna per passeggiare e parlare delle cose eterne com~ i discepoli di Aristotile sarebbe ' in realtà un abbandonare la lotta e come dice ' Lucrezio, lasciare le ragioni stesse della vita per una parvenza di vita. I nostri amfci della <;Giovane Icaria » negli Stati Uniti dell'Ovest, sembrano averlo ben compreso. Eredi deL le. tradizioni con1uniste della vecchia !caria, questi compagni hanno fortunatamente impa. rato che i gelosi regola1nenti di un tempo e tutta la precedente logomachia di leggi e- di statuti non servono che a creare inimicizie e rivolte, e, divenuti anarchici, « fanno ciò che vogliono », vale a di re1 lavorano fraternan1en· te al bene comune, che rappresenta nello stesso

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