Pensiero e Volontà - anno III - n. 11 - 1 luglio 1926

PENSIERO E VOLONTA' ----- ·- ------- -- denti. Salvo qualche accenno qua e là, da cui si può desnn1ere nn pensiero conclusivo su alcune questioni separate, delle conclusioni vere e proprie vi n1ancano. I problen1i vi sono posti, talvolta appena accennati, e non risolti. 1\tla questo è 1nolto naturale. Il Labri_ola, nei brani e .pagine ritrovate, nelle parole a!]_)pena tracciate, aveya elencato dei fatti, aveva annotato le questioni da svolgere; ma poichè lo svolgi1nento non ebbe te1npo di farlo, non 1)0teva esser giunto alle conclusioni. Nè in ciò, 011esta111entc, il Dal Pane poteva sostituirsi al La brio la. A questa ricostruzione, fatta in gran parte sn appunti e schen1i di lezioni di Labriola per l'(Jniversità, si potrebbe forse obiettare che cjò non avrebbe a•vuto il pieno consenso dell'autore. Le si potrebbe cidè rivolgere una critica con altre parole del Labriola n1edesi1110 nel suo prin10 saggio « In n1en1oria del ~Ianifesto dei Coni unisti». « Questo saggio - egli diceva - non è la riproduzione di alcuna delle mie lezioni; le lezioni 1fon sono i libri che st.:rvonu a farle; nè, pubblicando delle lezioni si fanno davvero dei libri, nel senso esplicito e pieno della parola ». 'l'roppo lungo sarebbe passare ordinata111ente in rassegna le qliestioni trattate in questo libro. Notevole la critica che Labriola fa del concetto di secolo, che porta a sostituire alla data esterna la data interna; e così la critica dell'idea di progresso di cni n1ostra la relatività e la peculiarità all'èra nostra, nella qnale noi non solo faccia1110 la storia, rna sappian10 di farla. Egli si don1.anda : si può n1ai 111isurHre il progresso, e alla n1jsura quale stregua occorre? E' possibile prevedere l'esito dei presenti contr~sti? Il che si riduce (secondo lui) a riannodare la nozione del progresso ad nn prossitno punto di anprodo, che potrebbe essere il socialisn1.o. La politica della conquista, della supre1nazia, della sopraffazione, dell'iutervento di paese a paese, e della guerra, o fatta o soltanto 111inacciata, è stata e rin1ane l'inevitabile conseguenza, il potente a usi lio e 1'istru1nen to <lecisi vo della espansione capitalistico-borghese. Il liberalisn10 e la democrazia del1'89 da tale l)olititca non 1 potevano che essere steriLizzati e arrestati. Nonostante, nelle nostre società, attraverso i contrasti, si preparano le condizioni future. Di qui la ragion d'essere del socialisn10 nel ,più lato senso della parola. La consa- [)evolezza dell'esser nostro s'è venuta come rinforzando, avvalorando, moltiplicando; e così la certezza dell'aver progredito, l'aspettaBiblioteca inoBianco • zione del progredire e la necessità del dover progredire han finito per raccogliersi in una [)Crsuasione che ha sicurtà di fede. In questa sicurtà s'itnpernia un •nuovo, più prof011do e più ampio senso di co1n11nanza nm(111a, che detern1ina in n1olti ciò che ll)llÒ orn1ai dirsi l'«etica del socialisn10 »: cioè il poltulato della l( solidarietà» contrapposto al1' assio1na della concorrenza. Questi concetti, che ho riferiti all'incirca con le stesse parole del Labriola, sono sopratutto sviluppati nei prin1i cinque o sei capitoli che danno il non1e « da un secolo all'altro )> a tutto il saggio intero. La rivoluzione del 1789 è considerata dal1' A. co111eil resultato di tntta la civiltà roma110-gern1anica; secondo lui, anzi, i sanculotti furono quelli che effettivan1ente sconfissero in modo definitivo l'idea rornana, e col cadere del potere regio nel sette1n bre I 792 può davvero dirsi finita·f'èra volgare; e da allora, nel secolo XIX la rivoluzione è stata continuata e con1battuta, attenuata e sorpassata. ì\iia quel grande n1ovin1ento può dirsi chiuso solo nel 1870, col completarsi del risorgimento italiano e la fine del potere ten1pora1e dei papi. « Il 1870 è con1e una sub-data che segna a un dipresso il ter111ine dell'azione diretta della Ri- ,·ol uzione francese ». Alcune osservazioni del Labriola hanno un sapore quasi profetico, con1e quando nota che nella politica del capitalisn10, ]a parola d'ordine, la crociata senza finzioni è l'imperialisn10: e ,prevede che, in seguito ai can1biamenti' rletcrminati dalla concorrenza n1ondiale, nel secolo XX se ne sarebbe avuta la catastrofe e, con1e conseguenza, un arresto dello sviluppo <len1ocratico. Così. notando che l'accentran1ento del capitale non è seguìto con la rapidità prevista da ,Jdarx, Labriola vede nell'introduzione dell'elettricità, che è divisibile, non solo un n1igliora1nento della produzione tecnica, n1a anche nn rifiorire dell'artigianato. Parecchie p{lgine del libro sono dedicate alla storia dell'Internazionale; n1a forse è questa la parte più n1anchevole, pur essendovi dette parecchie cose notevolri. Non pare che I"'ahriola fosse 111oltoinforn1ato sui precedenti della fondazione della celebre associazione, e cadeva in qualche errore. Per esem1 pio, bisognerebbe completare il suo cenno a proposito di quella Giovanna Derouin, chè uel 1847 J)roponeva alla [Jnion Coni1nuniste di Parigi di federare tutte le associazioni operaie, che nel 1848 si dovevano riunire a congresso a Bruxelles, progetto poi interrotto, dallo scoppio

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