Pensiero e Volontà - anno III - n. 11 - 1 luglio 1926

246 PENSIERO E VOLONTA' anarchico. Il che significa, poi, che quella «democrazia da fare» sarebbe tanto difficile a fare qua;nto la nostra anarchia, e si potrebbero muovere a quella le stesse obiezioni ehe Merlino muove a questa. Con la. differenza che la parola «democra.zia » ha un significato equivoco e può generarè illusioni preparatrici de' più terribili risvegli. I1 «non-stato» degli anarchici, insomn1a, ha non solo il significato assoluto di Ideale infinito. ma anche quello relativo, propedeutico, di un progran1ma di lotte e realizzazioni sucéessìve che, mentre ti.en fiso lo sguardo e tesa la volontà verso i grandi 111ovimenti e le maggio1:i conquiste non disprezza i piccoli fatti nè i mininYi progressi, purchè questi per la loro essenza ed i 1nezzi adoperati siano sulla direttiva del fine ultimo e non imp1ichino rinunzie e deviazioni. M·a il 1nigl ior modo di vincere il male non è quello di diventar fautori di un male di verso o ridotto, 1na di combattere tutto il male sotto putte le sue :forn1e e • tra vesti men ti. In qu,esto senso anche l'assoluto ha una sua funzione pratica nella ·vita e ·nella, letta, per l' anarçhismo come per qualsiasi ideale di 111ig-lioran1ento un1ano. E' verissirno che, se l'ideale è sen1pre assoluto, le sue applicazioni Dratiche non potranno mai essere che relati ve; ma esse significheranno una conquista reale solo se ispirate nel fine e guidate nei n1etodi da quell'ideale. Dal suo n1ovimento potrannù anche risultare, per difetto d'uomini o imma. turità di eventi, dei regi'mi di versi da quello voluto, autoritari e quindi imperfettissii:ni; 1na, nonostante questi segneranno un progresso non per nn loro valore intrinseco che non h~n- , no, ma per il n10Yin1ento da cui saranno scaturiti, per l'ideale che avrà fatto da propulsore a.I movimento stesso e per la resistenza che troveranno alle loro tendenze naturaln1ente arbitrarie e tiranniche . Niovimento, ideale e resistenza che gli anarchici si propongono di tener desti contemporamente per com~attere i mali presenti e trova.rvi ripar0 se·nza pregiudicare l'avvenire. LUIGI FABBRI. P. S. Rileggendo quel che ho séritto n1i accorgo di aver dette molte cose che con. :IYier- ' lino, sono superflue, non tanto perchè egli le . sa. quanto perchè in parecchie son certo eh' ei conviene con me. Ma egli mi _scuserà se l'argomento qua e là m'ha vinto la mano; e del resto, per la, propaganda, non è male qualehe volta il ripetersi o il divagare. BibliotecaGino Bianco Il. mio_ bf imo· iurnntro rnn Bakun Era la fine dell'estate 1872 a·Napoli. La :Federazione N apolitana dell'Internazionale dei Lavoratori aveva delegati Oafiero e n1e a rappresentar la nel Congresso che si doveva tenere in Svizzera (e che si tenne infatti a Saint-In1ier nel (Jiura, Bernese) per un'intesa fra tutte le Sezioni deil' Internazionale che si erano ribella te al Consiglio generale, il quale sotto la direzione di Carlo Marx voleva sottoporl'e tutta l'Associazione alla sua autorità. dittatoria, èd indirizzarla non alla distruzione ma alla conquista del potere politico. Io ero tutto infervorato in quelle lotte, dalle quali doveva dipendere la sorte dell7Internazionale e l'avvenire dell'azione rivoluzionaria ~ socialista. Giovanotto. a.Ile mie prime armi, ero natu ralmente tutto felice di poter andare al Congresso, entrare in relazione dire.tta. con compagni di tutti i paesi, e, forse anche, orgoglioso di far sentire la mia voce. A quell'età, quando non si è una 1narmotta, si è sen1pre un po' troppo pieni di sè ! Ma ciò che sopratutto n1i· metteva in orgasmo era il pensiero che cono scerei Bakunin, che diventerei (io non ne du1,ita vo) suo amico personale. Bakunin a N apòli era una specie di n1ito. Egli vi era stato, credo, nel 1864 e nel 1867 .. vi aveva fatto un'i1npressione · profonda. Si parlava di lui con1e d'una. persona straordinaria e. come s_uole ~-venire, si esageravano le , sue qualità ed i suoi difetti. Si parlava delia sua Rtatura gigantesca, dei suo appetito for1nidabile, de} suo vestire negletto, della sua trascuratezza pantagruellica, del suo dìsprezzo sovrano del aenaro. Si raccontava che arrivato ;, a Napoli con una grossa som1na nel mo1nento in cui capitavano spesso dei rivoluzionari polacchi sfuggiti alla repressione che seguì l'insurrezione del 1863, Bakunin dette semplicemente la 1netà di tutto quello che aveva al primo polacco bisognoso che incontrò, é poi ìa metà della n1eta che gli restava al secondo polacco ,e così di seguito fiI!o a che -· e non ci volle molto tempo - restò senza un soldo. E allora prese il denaro degli a111ici colla stessa, signorile indifferenza con cui aveva dato il Ruo. Ma questo ed altro era la leggenda più p meno fondata che si forma sempre il).torno al nome di chi per una ragione o per l'altra• esce d~l comune. L'iìnportainte era il gran parlare che in tutti i circoli avanzati, o ered-entisi ·tali.

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