Pensiero e Volontà - anno III - n. 11 - 1 luglio 1926

PENSIERO E VOL0NT_J.\' 247 si faceva int9rno alle idee di Bakunin, il quale era venuto a scuotere tutte le tradizioni, tutti i dommi sociali, politici, patriottici considerati -fino allora dalla massa degli « intellettuali » napoletani con1e verità sicure e fuori .discussione. Per gli uni Bakunin era il barbaro del N·ord, senza Dio e senza Patria, senza· rispetto per nessuna cosa sacra. e costituiva un pericolo per la santa civiltà italiana e latina. Per gli altri era l'uon10 che aveva portato nella morta gora delle tradizioni napolitane un soffio d'aria salubre, che aveva aperto gli occhi • della gioventù che lo &v~va, avvicinato sopra nuovi e vasti orizzonti; e questi, i Fanelli, i De Luca, i Gan1huzzi, i Tucci, i Palladino ecc. furono i primi socialisti, i pri1ni internazionalisti, i primi anarchici di Napoli e d'Italia. E così. a forza di sentirne parlare, Baknnin era diventato anche per me un personaggjo <li leggenda; e conoscerlo, avvicinarlo, riscaldar .. mi al E:;llO fuoco crn, per 1ne un desideri o a rden t6, quasj un'ossessione. Il sogn 0 stava per realizzarsi. Partii dunque per la Svizzera insieme con Oafiero. 10 a quell'epoca crò 1nalaticcio, sputavo sahgue ed ero giudicato tisico, o giù di lì, tanto piì1 che avevo perduto i ge·nitori, una sorella ,ed un fratello per n1alattia di petto. Nel ptts· sare il Gottardo di notte (allora non e' era i] tunnel e bisognava varca re la montagna ne.vo8a in diligenza) mi ero raffreddato, e giunsi a 'Zurigo nella casa dove stava Bakunin, di sera, <·on la tosse e la febbre. Dopn Je pritne nccoghenze. Bakunin mi acv comodò ~n lettuccio, m'invitò, quasi mi forzò, .a stendermi vi su, •mi coprì con tutte le coperte ed i pastrani che potette mettere insieme, mi dette del tè bollente e n1i raccon1andò di star tranquillo e dor1nire. E tutto ciò con una premura. una tenerezza n1aterna. che mi -andò al cuore. Mentre stavo ravvolto sotto le coperte o tutti credevano ch'io dormissi, intesi che Ba4 kuniu diceva, a bassa voce, delle cose amabili sul mio conto e poi aggiungeva melanconicamente : « Peccato che sia così ammalato; lo perderemo presto, non ne ha per sei mesi ». Io non detti importanza al triste pronostico perchè mi pareva impossibile eh' io pote~si morire (faccio fatica a crederci anche adesso) ; ma pensai che sarebbe stato quasi un delitto il morire quando vi è tanto da fare per l'u .. manith mi sentii felice della stima di quel- ' a Gino • 1anco l;uomo, e pro1n1s1 a 1ne stesso di fare dì tutto per meritarla. Ed ora, già carico d'anni, sono superbo che, se per i_ncapacità mia e per av .. versità di circostanze non ho potuto finora fare quel che avrei voluto, almeno nelle in .. tenzioni non ho demeritato della stima che Ba .. kunin atcordava a me giovanetto. L'indomani mi sveliai guarito ed incominciamìno con Bakunin e gli altri, svizzeri, spagnuoli e francesi quelle interminabili dt- ' scussioni a cui Bakunin sapeva dare tanto jncanto. Andam1no a Saint-Imier, dove - si noti •il ti atto di psicologia popolare - i ragazzi accolsero Bakunjn al grido di Viva Garibaldi. N aturabnente, essendo Garibaldi l'uomo che più avevano sentito celebrare, quei ragazzi pensa vano eh' egli doveva essere un uomo colossale. Bakunin .era colossale, lo videro circondato e festeggiato e pensarono che non p°' ~ teva essere che Garibaldi. Prendemmo parte al Congresso, poi ritor-- nan11110 a Zurigo, e· sempre discutendo, e pì .. gliando accordi e facendo progetti fino a notte inoltrata. Io conobbi Bakunin quando egli era già 1n età avanzata e già minato dalle malattie con ... tratte nelle prigioni ed in Siberia. Ma lo trovai sempre pieno di energia e di entusiasmo, e compresi tutta la sua potenza comunicativa. Era impossibile per un giovane aver contatto con lui senza sentirsi infiammato del sacro fuocQ, senza vedere allargati i proprii orizzonti, senza sentirsi cavaliere di una nobile causa, senza fare propositi magnanimi. E qu~sto avvenne a tutti quelli che caddero sotto la sua jnfluenza. Poi alcuni, cessato il contatto diretto, can1biarono a poco a poco d'idee e di car:ittere e si perdettero per le più diverse vie, mentre altri rjsentirono e, se sopravvissuti, risentono ancora quella influen .. za: ma non vi fu nessuno, io credo, che praticando anche per breve ten1po Bakunin non sia diveptato migliore. Per finire racconterò un episodio caratte- -ristico. Forse l'avrò già raccontato altre volte/ ma in tutti i casi esso merita bene di essere ripetuto. . Era il momento, quello del Congresso di Saint-Imier, in cui Marx, Engels ed i loro seguaci, per livore di parte e per offesa vanità personale, più si sforzavano di spargere la calunnia contro di Bakunin, che era descritto

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