Pensiero e Volontà - anno III - n. 10 - 2. ed. - 16 giugno 1926

SECONDA EDIZIONE Anno 1 III - N. 1 O. · Boma, 16 Gtugn,.> 1926 (C. c. con la Posta) \ ... - I ' .ens,.ero e n ' i{ivisfa ((Uindicinale di sfuaii so- { . clali e c~lflira generale fondata da . . Errico jY'ialafesf.a .,. Prezzo Lire UNA - I . . Estero Lire 1.50 f - Redazione e amrninistraz1one: PENSlERO E VOLON7~ CASELLA. POSTALE 4.11 - RO.MA ibliot ca Gino • 1anco

• PENSIERO E VOLONTÀ R[VISTA QUI~D[CI~.a.LE DI STUDII° SOCIALI E COLTUR.A GENERALE . . 00NllIZIOSl DI ABBONA~l~JNTO: Interno: rin,no L. 20, seniestre L. IO - Estero: anno L. 30, se1nestre L. 15 - · Un numero separato: in,terno L. I, estero L. I. 50 Indirizzare tutto ciò che riguarda la Rivista all'indirizzo: '' .PENSIERO E VOLONTÀ,, - CA.SELLA POSTALE 411, ROMA (Le rimesse <li fondi se fatte per la po~ta debbono essere indirizzate alla Rivista. Se fn,tte a inezzo di_ Ba,nche è pr~feri bilè indirizzarle nominalmente a Errico Mala festa, Ccisella posta.le 411 - Ronta). · ·Spediamo numori di saggio a tutti roloro, di cui abbiamo P indirizzo, che crediamo possano interess-arsi alla nostr.a Rivista. Sospenderemo l'invio a tutti quelli che non · ci daranno un segno qualunque per di-r~i che hanno ,ricevuto e che gradiscono l'invio. SOMlV\ARIO.: ERRICO MAL.\TESTA :• Demoliamo. E pot ?- LUIGI BERT0Nl: Considerazioni sull'arte - C. BERNERI: ~ donna operaia __:_ Lu101 FABBRI: S111 libro di Pao1o Albatrelli° "l conqui- . . / statori,, - OATilJlN-\: Rivista a~11e Riviste - GIUSEPPE FERRAR!: P. 3·. Proudhon - Lutti - Libri ricevuti - Posta. amministrativa. I El~RICO 1MATJA'I'ES'1'A \ Conversazioni sull'Anarchismo . . __ ____:. __ ~ Seconda edizione su quella riveduta ed ampliata, edita in Bologna nel 1922. __ _;____ PREZZO LIRE 3. ___ (Aggiunge1·e l-it·e 0.80 per la speclizione raccomandata. Estero 1l doppio). Inviare ordinazioni accompagnate dp,l relativo, importo a : MONTICELLI TC IIIISTOCL E - Casella Postale 299 - ROMA F1\SeISME). E OEM©<2R1\Zl1\-· .. f di S11VER18 MERLIN6 ,.. In vend\ta, presso " PENSIERO E VOLONT A 1 ,, -------- Casella Postale 411 Boma al prezzo di L. 1.50 per l'Italia e L. 2 per l'Estero . .... Biblioteca -Gi,10Bianéo • ..I. ..

a• Edizione PENSIERO E.VOLONTÀ Anna III.- N. 1O. • . CasellaPostale N. 4 J 1 • Roma, 15 Giugno 1926 Voltaire scriveva ad un suo avveJ9sario: '' S1gnore. ,,.io detesto lf! vostre opinl~ni. .ma combatterò fino alla m.orte per diZ-endere il .. ' . vost~o diritto di esprim.erle liber&m.ente ,•. , , .. Demoliamo. E. poi? A p1'Òposito della recensione ch'io feci nel numero 9 di Pettsiero e Volontà del libro di Galleani « La fine dell'anarchismo 7 » il compagno Benigno_ Bianchi mi scrive: « Credo che non ti rincrescerà se ti scrivo per richiamare la tua attenzione su un tuo periodo che potrebbe provocare malintesi incresciosi. Intendo parlare del secondo capoverso delle parole del Galleani riportate nel tuo articolo. « In detto passo il Galleani dice della neces. sità di sgombrare ai nepoti · il terreno dai pregiudizii, dai privilegi, dalle chiese, dalle galere, dalle caserme, dai lupanari, ecc. E' per-- ciò necessario distruggere e non costruire. « Tu rispondi candidamente che sarebbe ridicolo, e mortalP se s·i facesse davvero, il voler di.struggere tutti i forni mal;,;anir tutti i mu• lim ant.i-economici, tutte le culture arretra,. te, rimettendo ai posteri la cura di cercare ed applicare metodi m'l'gliori per coltivare il grano, Per far la farina e cuocere il 1)<1,'ne. • « O buon Errico, il cuocere il pane, in un modo o nell'altro, è indispensabile, come è necessario coltivare il grano e macinarlo ed il voler distruggere questi mezzi come altri consimili, più che _l'essere ridicolo è vera paz .. zia! « Quindi queste cose si rinnoveranno, si tra .. sformeranno, si perfezioneranno; ma non vorrai mica rinnovare e perfezionare le galere, 1e chiese, le caserme, i lupanari e nemm'eno i monopoli ed i privilegi di cui parlava il Galleani. te a Gino Bi n o « A me pare che il paragone non regga e conseguentemente cade tutto l'ordito dell'articolo critico in parola. « La serietà della Rivista e l'autorità della tua parola mal sopportano questi stiracchia1nenti polemici.». Natural-men te le osservazioni del compagno Bianchi non mi rincrescono punto. Al contrario. io lo ·ringrazio di aver~i fornito l'occasione di ritornare sopra una questione ch'io considero di vitale importanza per lo sviluppo e- la riuscita del nostro movimento. Lasciamo da parte Galleani. Se l'ho male interpretato egli può dirlo meglio di chiun .. que altro, ed io sono sempre pronto a, fare ammenda. Discutiamo l'argomento in sè. L'esempio del pane da me citato pare al Bianchi uno stiracchiamento pole·mico : a me. invece sembra calzante. Io ho l'abitudine (non so se è un pregio o un difetto) di cercare sempre esempii elementari, semplici, direi anche g~ossolani, perchè essi scartano tutti gli .artifi~i1 retorici e mettono a nudo il nocciolo delle questioni. I mezzi per fare j l pane sono indispensabili, quindi, dice il Bianchi, sarebbe pazzia pensa. re alla loro distruzione anzi eh è al loro perf ezionamen to. Ma il_ pane non è la sola cosa indispensabile ; - io dico anzi che sarebbe. molto difficile trovare una qualsiasi istitu · zione attuale anche fra le peggiori anche le ' ' galere, i lupanari, le caserme, i privilegi, i monopoli, che non risponda diretta o indiret-

218 PENSIERO E VOLONTA I I tamen te ad un bisogno sociale e che sia possi- , bile dist1·uggere realmente e permanentemente se non si sostituisce con qualche cosa che soddisfi meglio il bisogno che l'ha generata. Non mi domandate, diceva un compagno, che cosa sostituiremo al colera: questo è un male, ed il male bisogna distruggerlo e non sostituirlo. E'· vero, ma il guaio è che il co, lera perdura e ritorna se non si sostituiscono condizioni igieniche migliori a quelle che permettono il sorgere ed il propagarsi dell'infe ... . 11one. Il pane è una cosa necessaria, siamo d' accordo. Ma la questione del pan6 è più complessa di quello che può sembrare a chi vive in un picoo]o centro agricolo e magari produce egli stesso il grano necessario alla sua fami .. glia. Fornire il pane a tutti è un problema che abbraccia tutta quanta l'organizzazione sociale : il modo di possedere e di lavorare la terra, i mezzi di scambio i trasporti l'im. ' ' portazione del grano se quello che si produce nel paese_ è insufficiente, la distribuzione tra i varii centri abitati e poscia tra i singoli consumatori; vale a dire· implica le soluzioni da dare alle questioni della proprietà, del valore, della moneta, del commerc!o, ecc. Ogg1 la produzione e la distribuzione del pane s1 fa in modo che i lavoratori restano sfruttati ed umiliati, i consumatori vengono derubati, e a ·spese dei produttori e dei consumatori prospera tutto un esercito di parassiti. Noi vogl~amo invece che il pane si produca e si distribuisca per il maggior bene di tutti, sen .. za sciupio di forze e di materiale, senza op~ pressione di alcuno, se11za parassitismi, con giustizia e cou bontà; e dobbiamo cercare 11 modo di realizzare la nostra aspir~zione o quanto più è possibile, in un dato momento, di quella nostra aspirazione. I ne.poti faran" no -certamente meglio di noì; ma noi <lobbia-- mo fare come sappiamo e possiamo - e farlo subito, il giorno stesso del1a crisi, poichè se, per l'interruzione del servizio ferroviario, o le manovre dei padroni mugnai e fornai, o I' occultamento del prodotto, i grandi centri ve, nissero a 1nanca're di pane (e altre cose di prima necessit~.) la rivoluzione sarebbe perduta e trionferebbe la reazione, sotto forma di restaurazione, o sotto forma di dittatura. Distruggiamo i monopolii: d'ace~, do. ~1 :t i 1nonopolii, quando non sieno quel1i dei bottoncini da camicia o del rossetto per le labbra di cert~ signorine, i grossi monopoli ( acqua. elettricità, carbone trasport 1 di ter• ' ra e di mare~. ~cc:) rispondono sen1pre ad un Biblioteca Gino Bianco • servizio pubblico· necessario; e non si distruggono quei monopoli, o se ne produce il sollecito ritorno, se nell'atto stesso che si mandan via i monopolisti non s1 continua il servizio e, possibilmente, in modo migliore di ·quello che avveniva sotto di loro. Bisogna abolire le galere, que~ti tetri luoghi di pena e di corruzione dove, mentre i de, tenuti ge·mono, i guardiani si fanno il cuore duro e diventano ·peggiori dei guard'ati: d'ac .. cordo. Ma quando si scopre un sàtiro che stu-: pra e strazia dei corpicini di povere bimbe • bisogna pur provvedere a metterlo in istato di non poter nuocere, se non si vuole ch'egli faccia altre vittime e finisca poi coll'essere linciato dalla folla. Ci penseranno i futuri 1 No dobbiamo pensarci noi, perchè questi fatti ' avvengono oggi. Nel futuro, speriamo, i progressi della scienza ed il mutato ambiente !I~ ciale avranno rese impossioili quelle mostruo• sità. Distruggere i lupanari, questa turpe vergogna umana, vergogna più per chi ne 11ta fuori che per le disgraziate che vi stanno dentro: certamente. Ma il lupanare si riformerà subito, pubblico o clandestino, sempre che vi saranno donne che non trovano lavoro adatto e vita conveniente. Quindi necesmità di un'organizzazione del lavoro in cui vi sia posto per tutti, e un'organizzazione del consumo in moao che tutti possano soddisfare i loro bisogni. Abolire il gendarme, quest'uomo che protegge con ia forza tutti i privilegi ed è il simbolo vivente dello Stato: d'accordissimo. J\1a per potere abolirlo permanentemente e non vederlo ricomvarire sotto aftro nome ed altra uniforme, occ0rre saper vivere senza di esso, cioè senza violenze, senza sopraffazioni, senza ingiutstizie, senza privilegi. Abolire l'ignoranza: d'accordo. Ma evidentemente bisogna prima istruire ed educare, e prima ancora creare condizioni sociali, che permettano a tutti di profittare dell'educazione e dell'istruzione. « Lasciare ai nepoti una terra senza privilegi, senza chiese, senza tribunali, senza lupanari, senza caserme, senza ignoranza, senza stoiide paure ». Sl, questo è il nos_tro sogno e per realizzare questo sogno noi combattia1nu. Ma questo significa lasciar loro una nuova organizzazione sociale, nuove e migliori condizioni morali e materiali. Non s1 può sgom. berare i) terreno e lasciarlo nudo, se su di e~so debbono vivere degli uomini: . non si può distruggere i] male senza sostituirvi il bene, o almeno aualchP. cosa che sia meno ma!e.

• PENSIERO E VOLONTA' 219 • Non si tratta d'imporre niente a1 nepoti. E, da sperare, ripeto, ch'essi faranno meglio dì noi; ma, noi ,d:obbiamo fare oggi quel ohe sap, . piamo e possiamo, per vivere noi, e per lasciare ai nepoti qualche cosa di più che belle parole e vaporose aspirazioni. E' uno stato d'animo che, malgrado molta proraganda in contrario, persiste anco;a in parecchi compagni e che, secondo me, sarebbe urgente cambiare. La convinzione, che è anche la mia, della necessità di una rivoluzione per eliminare le forze ma.teriali che stanno a difendere il privilegio e ad· impedire ogni reale progresso sociale, ha fatto sì che molti han dato importan- . za esclusiva af fatto insurrezionale senza pen. sare a, quello che bisogna fa.re perchè una in-- surrezione non resti uno sterile atto di violen .. za a cui poi verrebbe a rispondere un altro atto di violenza reazionaria. Per questi compàgni tutte le questioni pratiche, le questioni di organizzazione, il modo di provvedere al pane quotidiano sono oggi questioni oziose: sono cose, essi dicono, che si risolveranno da sè, o le risolveranno i posteri. Ricordo il 1920, quando ero incaricato della direzione di Uma'IVitàNova. Era l'epoca in cui i socia,listi cercavano d'impedire la. rivoluzione, e purtroppo vi riuscirono; dicendo che, in caso di movimento insurrezionale, le comunicazioni coll' estere sarebbero interrotte e che saremmo morti tutti di fapie _per· mancanza di grano : vi fu perfino chi disse che la rivoluzione non si . poteva fare perchè in Italia non si produce caucciù ! Io, preoccupato della questione essen_ ziale dell'alimentazione e convinto che la deficienza di grano si poteva compensare utilizzando tutte le terre disponibili per la cultura di piante e ~emi nutritivi a rapido sviluppo, pre ... gai il· nostro compagno dottor Giovanni Rossi, agronomo provetto, di scrivere una serie di articoli con nozioni pratiche di agricoltura diret .. te appunto allo scopo che avevamo in vista. Il Rossi gentilmente lo fece. Era cosa eviden .. temente utilissima; ma era cosa pratica e perciò non piacque a tutti. Vi· fu un compagno, irritato perchè io gli avevo rifiutato l'inserzio .. ne non so più se di una poesia o di una novel .. la, il quale mi disse bruscaménte: « Già, tu pr-eferisci che in Umanità Nova si parli di aratri, di ceci di fagioli di cavoli e simili scioc- , ' ohezze ! ». · Ed un altro compagn(,, che la pretendeva allora a super-anarchico, tirava incoscientemente la conseguenza logica di quello stato d'anima. ibliotec Gino Bianco Messo col.le spalle al muro in una discussione, come quella che facciamo adesso, mi rispose : « Ma queste sono cose ohe non mi riguardano. A provvedere il pane ed il resto ci debbono pensare· i dirigenti ». E la conclusione è proprio questa: O alla riorganizzazione sociitle ci pensiamo tutti, ci pensano i lavoratori da loro stessi e ci pensano subito, mano mano che vanno distruggendo il vecchio, e si avrà una società più umana, più giusta, più aperta ai progressi futuri; o ci pen .. seranno « i dirigenti » ed a:vremo un nuovo governo, che farà quello che han fatto sempre i governi, cioè farà pagare alla massa gli scarsi e cattivi servizi che rende togliendole la liber .. . ' tà e lasciandola sfruttare da parassiti e privi1egiati di tutte le specie . ERRICO MALATESTA. con sdi e raziosnui ll'arte Mi affretto ad avvertire che, parlando di arte, non ho certo la pretesa di dire coaei nuove, maL grado ne sia così v~to il campo, innumerevoli ]e manifestazioni è . multiple le concezioni. Vorrò semplicemente precisare alcune idee che ho fatte mie, e non altro. Anzitutto, io credo con Riccardo W agner, che fu uno dei più gradi genii artistici, che bisogna <, approfondire il significato dell'Arte come rL sultat 0 - della vita comune, riconoscere nell'Arte un prodotto sociale ». Per Wagner, potente individualità come poche ve ne sono state al mondo.. l'Arte non può essere che la manifesta_ 7iione di un'anima collettiva: « l'espressione libera, di un.a comunità libera, - egli dice, - perchè la ve1·a Arte è la più alta libertà. e non può proclamare che la libertà più alta, non può la.. sC'iar naBcere alcuna autorità, alcun potere, in una parola niuna forza antiartistica ». Questa concezione non è altra cosa che la fu_ sione armonica delle due grandi i~e di solidarietà e di libertà, che precisamente l'Anarchia cerca di realizzare in tutti i campi della vita umana. * * * La più alta manifestazione dell'Arte che il inondo abbia conosciuto fu il teatro greco, ohe ' associava poeti, artisti, mimi, tragici, canto,rt, danzatori ed una folla enorme ài trenta mila spettatori in uno stesso culto della bellezza delle forme, della grandezza dei sentimenti e della più nobile gioia,. Quelli che sognano un'arte aristocratica, ae- ,. •

220 PENSIERO E VOLONTA' oessibile solo a pochi elett1, s'ingannano s1ngo.. larmente 1 • « 'L' Ar~ è la gioia di essere se stesso, di vivere, d'appartenere ad una comunità », af_ ferma il meraviglioso poeta della Tetralogia. Ed aggiunge, per spiiegare i periodi di decadenza: « Poteva forse esistere un'arte reale e sincera laiddove ,essa scaturiva, non dalla vita come e.. tSpressione d'una ,comunità libera e cosciente di se stessa, ma da una vita posta a servizio di potenze ostili a.I libero -sviluppo della comunità, e che per conseguenza doveva essere trapiantata arbitrariamente da contrade straniere? << Certamente no. Eppure noi andian10 vedendo che l'Arte, invece di liberarsi dai padroni quasi convenienti com'erano la chiesa spirituale e i principi istruiti, si vende corpo ed anin1a ad una padrona molto peggiore: l'Industria ». L'idea dell'Arte così appare identica a quella a ella morale: essere anzitutto se stesso, vale a dire sviluppare e perfezionare la sua personalità fisic~ ed intellettuale, 1na per poter poi meglio viYere e appartenere alla comunità. · · Questa idea, esposta da noi che cerchiamo di far pe11et1a,re nelle masse, senza n.ai separarle, le due nozioni di libertà e di solidarietà •potrebbe sembrare aprioristica; ma è evidente che ciò non si può dire per' W agner, il quale non si proponeva alcuna propaganda: egli afferm.ava sempli- ~ cemente le condizioni che sentiva, più proprie ali' esplicazione del suo genio. * * * • Ho ·trovato l'opinione di ,v agner, del carattt1re essenzialmente popolare dell'arte, confermata in un artic()lo polemico di Pelrudan, il celebre autore di numerose opere di estetica. Il Kaemplfeu, uno svizzero direttore dei Mu- ·seì Nazionali a Parigi, aveva proposto di mettere una tassa d'ingresso al Louvre; e ne dava questa 1 agione: « Checchè si faccia, la til,coltà di sentire perfettaffiente le belle opere, il dono di gustarle, il buon gusto, non saranno mai che il privilegio di un piccolo, d'un piccolissimo nu1n('ro. L'importante è di arricchire il Louvre ». P,eladan rispose vivacemente che arricchire i} Louvre significava in realtà arricchire i mercan_ ti della via Laffitte ed il trust preparato dalla casa Durand-Ruel. Ma, aggiungeva, « è forse interessante e1evare Ja discussione e mostrare storicamente cli.e, a.I contrario dell'Olpinione dei funzionari, l'arte è destinata a tutti: Ruskin r·esterà immortale per aver osato dire che i1 Bello appartiene al dominio sensibile. L'opera d'artP è fatta per gli ignari, gli illetterati, i semplici e i poveri, per quelli che non hanno Biblioteca Gino Bianco libri. Il medio-evo chia1nava le sçulturc dei suoi portici e le pitture de' suoi vetri, la Bibbia del popolo. Senza erudizione, anche senza istruzio_ ne, si può sentire I~ bellezza. Il gusto medesimo non è che un'abitudine di sensibilità che si ria,.. ni1na dinanzi al sublime, e che soffre, s'accascia e fugge dinanzi alla bruttezza. La lingua delle forme costituisce la comunione delle anime. La rnoltitudine dei lavoratori che fatalmente morrà senza aver letto Esiodo e Pindaro, nè aver compreso Dante o Goethe, può almeno sentire Fidia e Prassitele, e arr .. mirare l'inferno e il pa_ radiso dei vestiboli e degli affreschi ". Eh sì, v'è un istinto non meno importante dE-lla scienza, per l'Arte. E' per ciò che spesso ci vien fatto di ammira1~e delle opere ingenue che non testimoniano alcuna cognizione, ma unicarn~nte una squisita sensibilità, ed alle quali l'ingenuità loro medesima dona un singolare in_ canto. *** In Italia, una signora che aveva avuto l'idea di rioorcare fin nelle più umili capanne i ricam.1 eh a le contadine dei villaggi facevano da se stes .. se, vi scoprì dei veri tesori che si riferivano ai costumi più comn:ovent1. Non solo si oostatò C}OO quei ricami raffigur~ vano fiori e animali e altri ornamenti tanto SE•mplici quanto espressivi, ma !utto uno strano simbolismo artistico è stato in tal modo rintrac_ eia to. Di generazione in generazione le donne av-evano conservato il costume di mettere sulla <·ulla del neonato, sul letto della comunicante, della fidanzata, deila giovane sposa, della partoriente e infine dei lliorti, delle coperte che esse si prestav3.:no l'un l'altra, diversamènte rica_ raate secondo le circostanze ,e gli avvenimenti più salienti della vita. Senza dubbio v'era quivi tutta un'arte assai poco sapiente, ma quanto commovente! * * * Gabriel SéailLes c1 ha data questa notevole spiegazione di ciò che dovrebb'essere l'arte popolare: « Se è vero che l'uomo si compiace a peirdersi, a oblia.re se stesso, ch'egli l1a bisogno -d'una ebbrezza, e che, dal latte f-e-rmentato dello giumen_ ti;:' scite fino al nostro alcool industriale, sempre ha cercato un oblio in veleni micidiali, bisogna 0he da bestiale l'ebbrezza diventi umana e spirituale che, invece di degradare e di a.bbrutire, lascia lucidi gli spiriti, valorosi i cuori e gagliardi i corpi. I greci narrava.no che al canto

PENSIERO E VOLON'IA' 221 di Orfeo, agli accenti della sua lira, le belve uscivano dai boschi attente e an.maliate e che ' anche le pi&tre si comruovevano : ricordo e sim_ bolo della funzione che compirono, fin dalle -prime età, la musica e la poesia nella educazione dei popoli. La bellezza ammansa· la bestia umana la . ' piega senza che se ne accorga al giogo d<)lla ragio .. ne, mette uell' anima un'armonia ed una giustezza che t1,a 1 preparano alla volontà della giustizi•a e della pace tra gli uomini ». Eccoci informati, così, sulla ragione, Ja funzione e lo scopo dell'arte, sempre ,considerata secondo il concetto di Wagner come « risultato della vita com'llne e prodotto sociale ». * * * Noi non sapremmo altrimenti considerare l'arte. , per quanto ciò possa spiacere a coloro che non .vogliono rassegnarsi a non appartenere al numero degli eletti: Eh via! Ricorderò qui i bei versi dE·l poeta ginevrino Duchosal: J'ai dit à. mon coeur désole: Quittons cotte tour de démence ' melons-nous à la. vie immense soyons, dans l'ére qui commenc,e, parmi les moissonneurs du blé. Il est d'autres deuils que les notres; et le mot du mystere humain, trop grand pour une senle m ain, est caché ùttns le coeur des aut,res (1). Ogni ton·e d'avorio •è una torre di demenza e ' la jJaroht del proble1na dell'arte, come quella di tutti i problemi umani, è troppo grande •per una sola mano. Di tutto ciò ebbi l'impressione netta un giorno a Basilea, ammirando l'esiposizione delle opere di Rodin. ·vi ho trovato l'a.bbozzo di concezioni che rivelavano un genio profondo· ma. l'esecuzione ne ; era troppo grande per una sola 1nano, per quanto possente essa fosse. Alcuni pezzi destinati alle Por. te.~ cle l'En-fer, opeTa incompiuta, mi hanno sopratutto colpito. Le porte dell'Inferno, la rappresen_ tazione di tutta la sofferenza di tutto il dolore . . ' degli uomini, sotto tutti i suoi •aspetti ed in tutte ]e form·e; le po•rte dell'Inferno, che sarebbero state come quelle della tomba di un'ep· oca d'un mondo ' ' d'una storia giunta 3/1,Jasua decadenza ... Io Ie concepivo come un grandioso monumento fnnebre a<l una tragica umanità ormai spenta, a questa umanità che ha tanto pianto e sanguinato dai secoli maledetti de1la barbarie fino al1a or_ri~ile gueTra mondiale, di cui si~mo stati i tristi testimonì. (1) "Ho detto al mio cuore desolato : Lasciamo questa torra di demenza, mescoliamoci alla vita universale, e siRmo nell'era che incomincia, in mezzo a coloro che mietano il grano. Vi sono altri lutti oltre i nostri e il segreto del mistero umano, troppo grande per uno s010, è racchiuso nei cuori degli altri. · i Iiot Gino Bi neo Il genio d'un Rodin, dopo aver edificato, cul concorso di tutta una comunità d' artisti, que.sti ricordi di pi~tra vi va sfidanti i secoli, non avr.ebbe ~olt.anto fatta una testimonianza di pietà filiale, ma in alcune figure sovrumane avrebbe additata l'umanità nuova,· alfine liberata da tutte le ingiustizie rigenerata dal1'amore, dalla bellezza e dall'arte. ' *' * * Il periodo istorico dei Comuni resterà com.e uno dei più belli dell'Arte. Dopo la tetra notte dell' aJto medio-evo, quandQ la civiltà sembrava distrutta per sempre, ecco che il lavoro di oscuri operai rea- .lizza in m•eno di due secoli un'opera d'incompara.- bile grandezza, d'una beltà magnifica. E ciò non si deve a qualche spirito superiore, a pochi genii, a dei salvatori, ma, è il,' opera della folla anonima . ' del pO'polo medesimo. L'industria, l'arte, la scienza, tutto p11'ogredisce insieme gr•azie al concorso cii tutti. · ' Il Poeta italiano ha evocato in versi magnifici i brevi dì che l'Italia fu tutta un maggio, che tutto il popolo era ca vali ere. Il trionfo d'Amor già tra le case merlate in su le piazze lieto di candidi marmi, di fiori, di sole; e e O nuvola che in ombra d' a.more trapassi, - l'Alighieri cantava, - sorridi!>. Gino Capponi, lo st~ico di :F 1irenze, ci narra che gli artisti sembravano scaturire spontaneainente dal suolo; il numero degli eccellenti ,era con_ · siderevole e sembrava quasi che non fosse loro possibile far -cose brutte. Essi non conoscevano neppure il tnome d~ Arte, come si impiega oggi in modo astratto; l'arte non era çhe l'esercizio di un cestiere di oui 1 maestri insegnavano la pratica; ciascuno -~raeva il resto da se stesso. Più tardi, col Rinascimento, questa straordjnaria fioritura d' artigiani-art,1st1 f1nì col produrre . que' tre genii, - Leonardo: Miche1hangelo, Raffaelo, -- c_he furono un vero miracoloso trionf~ della Bellezza. E tutto ciò non si dovette punto alla n1unificenza dei grandi signori del tempo.· L'arte è usçita. dalle viscere del ipopolo: la pittura. è nata nelle umili botteghe, i grandi scultori erano al pr1neipio dei semplici tagl•iapietre e scalpellini. Del resto i potenti d1 allora rassomigliavano spesso a quelli dei tempi nostri ; ed accone una prova. Leon.a.rd"o,da Vinci, in una lettera al duca di Milano Lodovico il Moro per chiedergli un impiego, non gli parJava di arte, 1na di pezzi d'artiglieria, di fort1tìcazioni, di canali, di lavori d'ogni speçie per la guerra; _P, soltanto nel finire gli diceva ,che, net caso e se ne avesse avuto piacere. egli avrebbe potuto dipingere e scolpire come tutti gh altri artisti del ·suo ten1po. Non ·e1"'~nqueste uL.. • •

PENSIERO E V·OLONTA' time le -facoltà su cui egli contava di più, mia insomma ,egli sapeva bene quel che valeva. Leonardo! *** Riferendo ciò che, a mio parere, è stato detto di meglio su questo grande argomento, io non potevo, come si· può capire, che sfiorarlo appena. M~ ora vediamo di ria.ssumere per venire alla conclusione. · L'arte è la produzione del belJo; ma, ben inteso-, tutto ciò che è vero, umanamente vero, porta in sè un segno di bellezza. Così è possibile dar.e del1'arte anche raffigurando con verità le peggiorì brutture della vita, per ispira1~1e l'orrore. Il rpopolo, il gran produttore, ha già avut~ ed avrà semp1:e. la più grande parte nella prod~z1one d ll'arte. ma un rinnovamento artistico non e possi:ilie sen,za un r1nnovan1ento d1 tutta la vita di u~ popolo, senza: ~iò che nel linguaggio umano s1 chiama una rivoluzione. Or sono vent'anni circa noi abbiamo sentito, è vero parlare d1 un' cc arte nuova »; ma non fu che la ,effimera durata d'una moda qua]siasi. Oggi nes. suno ne parla p1u. L'arte è la più alta espressione d81ia vita; e ~e anche è dato a qualche raro genio d1 affermarsi neì più tetri periodi della storia:, ciò non è possibile che in forza di una gr.ande aspirazione, di un potente anelito di liberazione e di redenzione .. E' c9SÌ che riport.andoci ai tempi in cui il Mur1Hio ' . . . ' ideò la sua Assunzione, 1101non possiamo p1u vedervi che la stessa coscienza umana, la quale s1 Bte_ va al di sopra di tante infamie, in mezzo ad una corona di fanciulli giocondi che sim,bolizzano una vita nuova. L'arte non saprebbe av~re un dominio suo esclusivo, poichè bisogna sen1pre associarla a tutte le ·m.anifestazioni d•ell'attività umana. Non possiamo perciò concepirla, noi, che come espressione d1 libertà e ::;olid.arietà nel medesu~o tempo. Prima Ja libertà, per ,essere se stesso, nella pie_ ne~za delle forze intellettuali e fisiche, po1chè « s~ lo gli uomini. forti conoscono l'amore, ·solo l'amore comprende la: bellezza, solo la bellezza forma l'Arte ». I-'a solidarietà, poi, giacchè « la beiHezza e la forz.a, come fondamento della vita sociale non possono creare un durevole benessere che se appartengono a tutti gli uomini ». E quale appello potrei io fare, più eloquente di quello dell'immortale musicista tedesco? - O fra_ telli 1niei sofferenti di tutte le ,classi della sooietà umana, che sen t1te covare in voi stessi una sorda collera., quando aspirate e liberarvi dalla schiavitù del danaro per diventare uomini liberi, comprendete bene il nostro. çompito e aiutateci ad elevare l'Arte alla sua dignità, affinchè noi possiamo a nost.ra volta mostrarvi come elevare il mestiere BibliotecaGino Bianco all' a,1tezza dell'Arte, il servo dell'industria al grado dell'uomo bello, .cosciente di se stesso, che, col sorriso dell'iniziato sull~ labbra, può dire alla natura, al sole e alle stelle, aJ1Ia morte ed all' eternità: Anche voi siete miei, ed io sono vostro 'J)(J,• drone ». In ogni tempo l'uomo si è- immo•rtalato SO·pratutto grazie all'arte. La scienza odierna puo sorridere della scienza infantile di un tempo; le cogniziorn umano aumentano, si perfezionano, si coJlllple:tano ogni giorno più. Solo certe creaz1on1 dell'Arte non inveçchiano mai, trionfano della morte e conservano l'impronta. dell'eternità. * * * Il nostro sogno di co1nu111tà libe1"e, forti o p~U.• fiche è dunqu~ anche un sogno d'.amore, di bellet;za e di art.e. Quale r ispoota potremmo noi opporre .a coloro che equivocar1do sulla portata dell' azine r1voluzio_ , naria ten10vano che essa rendesse l'Arte iinpossibi- ' le per sempre, migliore di quella che Wagner faoeva già I~.el suo libro L'Arte e ia Rivoluzione scritto a Zurigo nel 1849? « In verità - diceva ,egli - tale è il timore di più di un ideale amico dell'arte; ed anche di più d'un sincerr> amico degli uomini, che non ba reaL mente altra preoccupazione che di cons1ervare la più nobile essenza della nostra civiltà. Ma essi misconoscono la vera natura del grande movimento soci~le; lo scopo li devia, a causa del1e teorie dei nostri soçiahsti dottrinari, che si prQlpongono patti impos~ibili c♦on la società attuale qua1'es~a è; ciò che Ji inganna è l'espressione imme diata della collera della parte più sofferente della nostra società, collera che in vero scaturisce da un isiinto natur;1le più profondo e più no· bile, l'istinto ùi godere degnamente la vita, di cui l'uomo !1011 vuol più pagare penosam•ente il mantenimento ·materiale con l'esaurirvi tutte le sue forze vive ma di cui vuol gustare la gioia ' da uomo; è dunque, in sostanza, l'istjnto di svinçolarsi dalla situazione di proletariato per ,elevarsi fino rul,l'umanità artistica, alla libera dignità umn na. Ma è precisamente questo 11 compito dell'Arte, di far ricon0scere n qnesto istinto sociale il suo nobile significato, di mostrargli la sua vera direzione. Dal ~uo stato di barbarie ~ivile l'Arte vera non può elevarsi alla sua dignità che per mezzo del gr.ande 1novimento sociale: essa h:t di comune con lui lo scopo finale, e l'una e 1:.alt .·.o non pos~ono raggiungere tal.e s90po se non sono d'accordo nel riconos~erlo. Questo scopo è l'uomo bello 0 forte: che la Rivoluzione gli doni la Forza, l'Arte~ la Bellezza». Sì, tutti gli scopi di emancitpazione e di ele.. vaz1one sono sol-idali, non si realizzeranno chE'

. PENSIERO E ·v·oLONTA' 223 ""'="'""".,.,.-:---------------::,::-_--:::_--:,;-:-::_:-::-:_.:-----:--:--L'---';-;,'.-::'_-:-, '.'"-"-";-.-:---------------------- d1 concerto, simultaneamente. ·La grandezza deJr opera ·'1a ··Gumpier~, ,I.e, sue inrnimerevoli · diffi<-ol- -tà, - lungi · cfalli) sooraggiarc1: ei' entusiasmano, ci inebriano, -ci---esaitaRo: · · Appunto "perchè · n~ abi>iamo- compresa la portata, noi siamo pronti a tutti -gli··sforzi·, a -tutte le iotte, a tutti- 1.- sacrifici , -rron-potremo mai -disperare, ·e l'anima nostra trova -semp-rie· -nuove· -ragioni- di: creder@; di vibrare, -di ·dona,rs1, di agire. - . ~ ·- I· grandi. giorni ne,n ·possono -essere .trop-po lonta. ni, -e·'Ìl-nos-tro àestino, qualunque esso possa· esser~. :non potrà---mai -tarci compiangere~- Se anche un~ -eiviltà inferiore-dovesse mo~nta-neamente trionfa_ re, e tutte le ·br-uttur-e --che·og-gi--dep,loriamo J•)Vf'~- sero -sopTavvivere per -qua-lche tempo ancora; nvre_ I comunisti autoritari propugnano l'indu- .strializzazione del lavoro domestico;• considerandola il miglior mezzo peT emanci:pare la donna pr.o_letaria dalla schiavitù della casa ·e rendere.maglio utilizzabili le sue capacità produttive. I comunisti autoritari procedono, nei riguardi dell'emancipazione femminile, marxisticamente. La bottega dell'artigiano perpetuava l'individualismo politico ed economico, l'Dfficina moderna forgia l'ordine nuovo: dt-. gli operai sindaeati e disposti a diventare cel- · lule dello .stato industriai-comunista. La casalinga è, politicamente, ed . economicamente, considerata equivalente all'artigiano. I comu .. nisti autoritari sono, quindi, -loici quando op- ·pongon l'officina al focolare domestico, sostituito dalla cucina· comune di quell'Hotel!..caserma che secondo loro sarà la casa de-ll'uomo e della donna e dei bambini quando sorgerà i I nuovo ordine, cioè lo Stato comunista. Lo strano si ·è che anche fra molti anarchici si· faccia strada l'idea dell'industrializzazione <lella donna. Questo dimostra che Marx è ancora _pi·t1forte d_i.Proudhon, e che l'utopismo scientifico, · cio~ economicista, si infiltri in quel bastardo individualismo che, in certe te- ·ste, va, tanto per indenderci, da Mariani· ad Armand. La demolizione delle varie poesie del .. la casa, sfruttate dal· conservatori~mo sociale e dal misoneismo moralisteggiante, potrebbe giovare se la preoccupazione di sottrarre la ·1nentalità delle donne ai varii limitati orizzonti affettivi ed· edonistici, non si ispirasse o ad un gretto economicismo che considera il lavoro domestico come non ag_bastanza reddi- ., . • 10 eca inoBianco " 1no per lo meno conosciuta 1a gioia profonda t:li 11 ver · risposto « presenti 1 >> all '·appeno d1 t11tte le ·forze d 1elevazione; di bontà e· di beHezza-. - · · Noi --restiamo al nostro posto con la coscienz;1; ili sodisf are il· ·nostro debito verso tutti i pìonìet i ~e1·oir_:i del~ passato, verso tutti i nostri precu11:;o:ri. Ect eeeoci qui, col cuore traboccante· di tutte le più ·uobi-li passioni, ·oon l' in{'}oercibilè persuasione di ·contriln1·ir-e a· preparare ·l'avveni:~e, artigianr oscu_ 1+-cleHa ·più grande· opera di luce·, che un ·giorrro si compirà; e si compirà, e 1101 saremO" con lei~· nelia a1isur.a in cui noi stes~i l'avremo· voluta. Ah t vo- -gliam-Ola, con tutto ·ciò· che· v'è in noi di idee ' di" capacità e di forze! LUIGI-·BERTONI. · tizio Ò ad un facilone tentativo di soluzione del problema, che -alcuni• considerano fondamentale, del libero amore. •L'idea di industrializzare la donna per· emanciparla è un'idea bor.ghese o economicista, se non si •pone sull·e basi ben ferme e ben del imi tate di questo ·problema: può la ·donna trovare nel lavoro extra-domestico una :vera emancipazione 1 Il suo avvicinarsi all'uomo in un più esperto e libero rapporto• di ir{dividuo che si paga la vita, che meglio conosce· e meglio può affrontare, può allontanare il dilemma che Prou dhon poneva alla donna del popolo: o donna . di famiglia o prostituta'! .. Per alcune sì, per molte no. Le condizioni del lavoro extra domestico, sia fuori di casa che a domicilio, risponde alle condizioni fisiche e alla funzione eugenetica delia donna· di media costituzione e di salute normale 1 Ben pochi sono i lavori che sono adatti a:lla donna, e molti lavori sarebbero a lei accessibili senza danno soltanto in una società molto perfezionata economica11:1ente e molto migliorata fisicamente. Ho trattato altrove questo problema, ma credo utile svilupp.are questi due punti poi- ' chè mi sembrano centrali. ·. Veniamo quindi al primo. · Ben poche operaie posson col proprio lavoro assicurarsi una vita non dico di benessere tna sicura ~ passabile. Ragazze, o vivono in famigJia o presso parenti, o hanno qu_alcuno che le aJiuta. Se non è così, o vivono poveramente o si prostituiscono. Per prostituzione non inten-

• ; PENSIERO E VOLONTA' • do solo le forme specifiche, professionali. A fianco della prostituzione tipica, vi è una prostituzione dalle mille sfumature: quella delle commesse di negozio, deìle telefoniste, delle datilografe. delle sartine, ecc. propria delle metropoli. Il lavoro notturno, la promiscuità dei dormitori (come c'è fra i risaioli), l'atro- . fia del pudore e la sovraecci tazione fisica propria dell' officina e dei grandi agglomerati umani. ]a disoccupazione, ecc. sono incentivi generici alla prostituzione della donna operaia, prostituzione che in molti casi è circoscritta alla facilità che permette di trovare chi aiuta ..a sbarcare il lunario. Le inchieste sulle operaie della Germania e della Francia sono piene di dati significativi a questo proposito. Ricorderò che la Ellen Key (1 l secolo dei fanc'iulli, Bocca, Torino, p. 47) afferma che in una sola fabbrica svedese ben 80 operaie erano iscritte alla polizia con1e prostitute. Il fatto che la delinquenza delle operaie presenti forme :-tnaloghe a quella maschile, come illustrò il Oolajanni (l)Yociologia criminalP Catania, 18~9, II) si riscoptra anche nel campo del reat,) che normalmente è _proprio del- · l'uomo: quello_ di atti contro il pudore, come si può riscontrare in una statistica del Fer- . riani (Delinq1.1,enti scaltri e fortnnati, Como, 1897, pag. 552). Le operaie poi, sono le più esposte alle violenze carnali, specialmente le lavoratrici dei campi. Basti ricordare a questo propositoj che negli Abruzzi non si permette &i una jagazza di passare vicino ad un campo dove lavorino i mietitori, fatto qq.esto che ispirò a D' Annunzjo la scena della Fig'tia d1: ~lorio nella· quale Mila di Oodro apparp, insè- ~uita dai mietitori che « il sole impazza >'. Le giovani operaie, oltre che la suggestiont.. dannosa delle compagne peggiori e dei com- . pagni di lavoro più corrotti o male educati, sono soggette a suggestioni o a disgusti derivanti dal genere del lavoro. Ad esempio j ' varii giornali e libri pornografici, ecc. sono jn varie tipografie 1nateria di lavoro di ra, gazze non an0ora smaliziate oppure portate ad essere suggestionate fortemente. Si aggiunga. l'influenza erotica di particolari movimenti, come quelli a cui sono obbligate le cucitrici da certi tipi di macchine a pedali o le tessitrici da certi telai, movimenti che costituisco, no una forma di onanismo professi~nale, la cui gravità fu ilh1strata dal dott. Pouillet. E' inutile che mi dilunghi su questo punto, poichè i lettori hanno certamente più esperienze di me riguardo al]e atrofie e alle deviazioni Biblioteca Gino Bianco psichiche alle quali è soggetta la maggior parte delle donne operaie. Vengo_ perciò a trattare il secondo punto, sul quale mi -fermerò più a lungo, dato che esso si presta ad un quadro patologicò della donna operaia così· impressionante da costringere a quelle serie riflessioni che è mio proposito determinare in quei lettori che credono di aver risolto il problema dell'emancipazione femminile alla francese, e teorizzano soluzioni particolari che possono essere buone ma sono ben lontane dal presentare esempi sufficienti a dimostrare la tesi dell'industrializzazione della donna. · Nella patqlogia del lavoro riguardante la donna operaia sono da distinguere quattro grandi categorie di danni fisici : quelli derivanti da posizione di lavoro e da ripetizione eccessiva ed uniforme di dati movimenti; quelli derivanti dall'azione tossica od irritante di certe materie prime o di lavorazione; quelli derivanti da particolari condizioni di luce e di areazione ed igriche; quelle derivanti da trasmissione di malattie infettive attraverso la lavorazione. I primi sono molto ·frequenti. La posizione in piedi e diritta, co1n'è quella delle cuoche, delle cameriere, delle commesse di negozio ecc. determina jl «piede piatto», per mancato rapporto fra il peso del corpo e la resistenza della volta del piede, donde compressione dei nervi e dei vasi e dolori, talvolta vivissimi e collegati ad artriti deformanti. Questo spucialmente quando alla posizione eretta si aggiunge il carico di pesi sul capo o sulle spalle. Questo continuo gravitare di pesi può danneggiare la colonna vertebrale e gli arti inferiori, producendo sulla prima varie deviazioni di co1npenso e lo. schiacciamento dei dischi intervertebrali. e sui secondi esagerazione della insellatura lombare, ·deviazioni delle gambe ad X o ad O e ginocchia vare. Si aggiunga che la posizione eretta, specie se mancano movimenti 1nuscolari attivanti la circolazione, produce stasi nelfe vene degli arti inferiori, e sviluppa, se c'è predisposizione, le varici. In fine i muscoli lombari, a:ffaticaridosi a sostenere a 1 ungo iri posizione eretta il - tronco~ so-- no soggetti a disturbi dolorosissimi (lombaggine). La posizione curva dà deformazioni alla colona, vertebrale (cifosi per1nanenti) e altre de ... forn1ità scheletriche che possono ledere la vitalità degli organi toracici ed addominali. specialmente nelle donne, nelle quali certe vi-- ziature pelvi che pregiudicano il concepimento r possono disturbare l'andamento della gravi-

PENSIERO E VOLONT A' 225 danza e del parto. E' noto che le risaiuole, in-- tente alla monda del riso, vanno soggette oltre che alle deformazioni scheletrich~, a disturbì mestruali, ad aborti. ecc. Alla posizione curva è prossima quella seduta perchè quasi sempre . falsa, quale si vede nelle sarte, cucitrici, ricamatrici, ecc. Oltre alle sopracitate deformazioni della colonna vertebrale, tale posizione ostacola la circolazione toracica e la funzione respiratoria; di qui cefalee, epistassi, anemja, la quale ultima può contribuire a predisporre alla tubercolosi. La posizione in ginocchio non è solo delle beghine, bensì di molte lavandaie, di molte domestiche.· che. debbono lucidare f pavimenti di ampi appartamenti, e produce calli e borsiti in corrispondenza della articolazione del ginocchio. Tra i veleni del lavoro il più temibile è il piombo. Non per nulla nella Terza Conferenza internazionale del lavoro (Ginevra, ottobre 1922) :fu esclusa la donna nell'industria della verniciatura. Quando in Inghilterra le donne erano ancora occupate alla produzione della biacca. risultò da un'inchiesta in una fabbrica nella quale lavoravano 77 donne che nel ' periodo di sorveglianza, si ebbero 21 nati morti. 90 aborti, 40 lattanti morti per convulsioni. dovute all'avvelenamento materno. Tra i 18 e i 23 anni la salute di quelle operaie risentiva maggiormente di quel lavoro. ed erano cecità, paralisi ecc. Da una statistica di ·poco anteriore al 1892 risulta che delle donne gravide lavoranti il piombo, in Germania, il 58 % abortivano. e su 100 parti vi erano 78 nati morti e dei nati vivi appena il 13 % raggiungeva il secondo anno di vita. L'azione d,eleteria deJ piombo sui prodotti del concepimento è stata osservata anche ncp;H aniinali viventi nel], adiacenze delle miniere argentifere di piombo (uccelli, vacche, capre, anitre, oche, ecc). Se le donne· sono state escluse dall'industria del.- la verniciatura, è ancora permessa la fabbricazione a domicilio, quindi nelle più sfavo17evoli condizioni igieniche. dei fiori artificiali, nella quale lavorazione sono usati spesso, per colorire ed incipriare, veleni a base di piombo. La donna è colpita dall'avvelenamento saturnino più gravemente .dell'uomo in quanto . non può seguire la regola profilattica di ta .. gliare i capelli per allontanare le polveri di piombo, ed è colpita negli organi ·connessi con la maternità. Metrorraggie, aborti, parti pre• maturi ed altri gravi disturbi sono collegati a]Fuso del mercurio, che. dà anche luogo a notevoli disturbi nervosi che passano sotto il nome· di isterismo mercuriale. In Prussia il 1b iotec ino Bianco 65 % dei bambini di donne che lavorano nelle fabbriche degli specchi dove· si adopera mer• curio muore nel primo anno di vita ( G. Brogcardo, La donna e il socialismo. in «Nuova Antologia» - 16 febbr. 1g92, pag. 697). Il fosforismo è uno degli avvelenamenti più ttrribili. Celpisce le operaie che lavorano nel- . l'industria dei fiammiferi (in Italia sono cinquemila). Le fiammiferaie, oltre all'inalazioni di vapori. sono esposte, nell'operazione della inscatolatura dei fiammiferi, a scottature caratteristiche. La necrosi è terribile. Si esfe~de alle mascelle, alle ossa. nasali, lacrimali, fron .. tali, zigomatiche, palatine. Diyora. Giunge a perforare il palato, a determinare la meningite, l'ascesso cerebrale, ecc. Vorrei poter riprodurre le fotogratie scelte dàl dott. Ranelletti nel suo interessante libro Le malattie ' del lavoro (Spoleto, 1925), dal quale tolgo gran parte di queste notizie. Il benzolismo, o intossicazione da benzolo (benzina di catra~e) colpisce particolarmente le donne, poichè esse vi · hanno predisposizione maggiore nell'epoca delle mestruazioni. Questo intossicamento . porta alla degenerazione grassa degli organi interni e specie nelle donne ·delle pareti ·vasali~ con emorraggic deUa pelle delle mucose e• degli or ... gani genitali che spesso riescono mo;tali. Sempre nelle donne produce metrorragie gravi. Non tutte le malattie del lavoro sono collegate necessariamente con la lavorazione. Alcune si potrebbero facilmente evitare .con maggiori precauzioni da parte delle operaie o con sistemi e mezzi preventivi. Le congiuntiviti, ad esem_pio. delle operaie, addette a cotonifici, canapifici, juti:fici, ecc. potrebbero essere evitate provvedendo le maestranze di occhiali da automobilisti e impiantando potenti aspiratori. Le operaie addette alla mani po I azione dei bozzoli soffrono di congiuntiviti prodotte <lai · frammenti di crisalid.e e potrebbero evitare quel disturbo senza grande spesa. Ma esse non ci pensano e i padroni ancora meno ! Così ravvelenamento da ossido di carbonio, cronico nelle stiratrici, potrebbe essere evitato con un' aereazione più intensa. Così per la luce, scarsa o troppo intensa. Tipografe, cucitrici. ricamatrici, adette a laboratori fotografici, ecc. sono soggette a miopia, prodotta dal1' allungamento del bulbo che segue lo sforzo per vedere; e per la luce troppo intensa. Altre lavoratrici sono soggette a irritazioni delle palpebre ,e della congiuntiva, quando non portano a retiniti permanenti, specie nelle donne bionde. • Basterebbe una razionale gradazione e, ancor •

• • 226 PENSll~RO E VOLONTA' pi,ù, tipo e -disposizione di l~çe per evitare mal~ttie e difetti •oculari. E basterebbero l'uso. dei guanti e una buona areazione per diminuire 1 a diffusione . del carbonchi~. le cui vie di penetrazione sono escoriazioni della pelle, ferite e. simili e la respirazione di polveri di . . -carderiç1 della lan,a, di cernita di stracci, ·ecc. ecc. (1). Così pure basterebbe diffondere l'apparecchio che sostituisce il così detto «bacio della morte» dei tessitori, cioè l' aspi1·azione del filo del quale si vuole Euscita dalla navetta , per diminuire il contagio sifilitico che ha nelle labbra screpolate un .g.rande veicolo. Vi sono, dunque, molte maiattie d~l lavoro . . che ijOP.o evitabili con più ·igienici ambienti, mezzi. .e ~etodi di lavoro. Certe statistiche vanno considerate in rapporto agli orari, alle cqndizioni. di lavoro più che in rapporto -alle malattie del lavoro, ohe in molti casi da quelle condizioni derivano o trovano il maggior .. incenti_vo. . .Così è _di molte malattie delle- risaiole. Q~an_do si pensi che molte di e.sse, un mese d~po · il parto, riprendono il lavoro spingendone ·1a durata fiD:o a dieci ore, si caJ?isce che siano abbondanti le metrorragie ·~ra le puer,pere. Un 'caso tipico dell'incertezza con . .. . . ~ là, quale procede, per certe categorie di lavoratrici, è_ quello .del ta~agismo, ,ossia dell'azione tossica della nicotina. Secondo alcun t ~ . :iutori esso porta a frequenti aborti, secondo a.Itri ad una· m.ottalità infantile nel p:r:im'o anno· di vita ma_ggiore' della media, ed. altri inv~ce, negano qualsiasi influsso nel campo della fècondità e della gravidanza. L' àlta mortalità infantile, che spesso -viene citata 'in rapporto a1l'intossicazione materna, coincide con condizioni di povertà o con atrofie ~ o distrofie scheletriche. Per molto tempo l'alta .. . ' . · mortalità déi bambini illegittimi ed espostt si spiegava con l'eredità, sifilitica e tubercolare, le condizioni eccezionali della gravidanza, ecc. mentre la causa dominante· era- ed .è nell'allattamento artificiale. ·' ,. L'allattamento materno invece dell' artificiale ha dato · resultati buoni anche nei casi in cui i bambini nascono affetti da sifilide congenita e la madre è · sifilitica. ·concludendo,_ possiamo dire che le attuali condizioni del lavoro non assicurano· alla ope1 aia nè la sanità psichica nè la fisica. Dobbiamo riconoscere - che, migliorata la società,· (1) Le spore del carbonchio possono conservarsi perfino vent'anni tanto nel terreno quanto nelle pelli,· nelle carni; nelle la.ne, nelle corna, ecc. degli animali morti. N éppnre a. -0oncia uccide le !pore, per oui ls lavoratrici di crini animali, di spazzole, di com~, ecc. corrono pericolo. Bibliotec 18 CO ,. la v_ita dell'operaia sarà melt.o diversa e migli ore. Ma io• riman,go fe:rmo nel cosider~re cinico accademis:µ10, quello cpe · indica .. alla donna di oggi .come una diritta piana e soleg- ·gi~t~ via di emancipaz~o_p.e quella che n;ien.a all'9fficina. Via· tortuosa-, erta e bui~: al fon-. do d_~lla quale molte vo_l_tel.'pperaia .trova o.. l'ospedale o il postr~bolo o \a ca~a t:r:ist~, dove <( l'emancipa~a >) invecchia anzi tempo, se~za sorrisi di bimbi, .senza .un uqmo che. l' ~bbr.acci con. tenerezza, senza _la certezz~. di avere un,. volto piangente al capezzale di morte .. . . · C. BERNERJ. . _____,_ -:..~-- - L.-.. .._::,. - - . r···Libri' . r .,... ' ('" ._ • .. .. [ . , . r r r p • P .A.OLO ALB~T~ELLI: ·,I (?onquistatori. {romanzo) Edit. « Libreria Potit·ica Moder-. .na >> Roma 1925 L. 10 ·· · · So~ già alcuni mesi che questo roma~zo ·si ? pubblicato., e. non mj consta eh~ se n~ si~ par-· , . . lato come il libro ~eriterebbe .. Éppure ~i tra.t• ta di un 1 ibro di_ valore, noi?- soltanto pel . suo significato :politico, e d'attualità, ma anche oome 'ope1·a letteraria. ' . Non ini ..riferisco qui . al lato. letterario più. formale, quello al quale . oggi si . d~ così esagerata impo~ta,.nza, che consiste .tutto ~el iu~no ,. . - I delle frasi e. nella purezza stilistica., eq è poj vuoto di ogni sigpificato d-uraturo .e· d'ogni so lido pensiero. ·Mi. riferisco al valor·e ~etterari~ • - ,,.. ,- ... , t i r che può avere U:n romanzo, prima di tutto come .. ' ,. I - - I • j racconto che inter~isi il lettore dal p,rincipiò alJ a fine, ap_pàga~do sia 1~ sµa .i.mmiginaziÒne· che il suo sentimento, .commovèndolo e diver tendolò nel m~desinio tempo. V'è inoltre ne} ro• man~o dell'.Àlb'atrellI' una unità ..,d'ambiente e d'aiione, tale che chiudendo il lipro si h~' di-: nanzi a sè come ~Il quadro completo coi suoi, contorni e ·rilievi ben definiti nel tempo e nello'. I • • • . spaz.1O. - Pel re~to quando .per un· romanzo sj è de~tc che si legge dalla prima pagin~ a.ll'ultim_a. senza potersi interrompere, perch'.è ,la .narra~ zione avvince,. fortemente il, lettore fi~ dall'i r nizio e non lo lascia, che' alla fine, io. credo. chr sia i' ~iogio migliore che se ne po_ssa fare. Pur· troppo non è 'un .romanzo a. lie'to :fine, poichè .è un rom~nzo 'realistico ,de' ,.tempi nò~tr_ì, nei qu'ar IL. ah_imè, trcrppp '"di . rado il. qi~le .viene soonfitto é. là virtù t;rionf ~ :' è un i:a~ri0 ~i 'tra/ g.edi.a' e di passione . di 'tristezza e di morte, ' I .. in -cui la storia d'un dolcissimo 3:mof~. si ·.ivol·_ ge t~nue _e' é~rrie ,n~Ùa ·penomb~a,: ,·~e~~ré sul dinanzi ···della· scena. 'cozzand 'fu1~iosi gli ·.òdii

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