Pensiero e Volontà - anno III - n. 10 - 2. ed. - 16 giugno 1926

PENSIERO E VOLON'IA' 221 di Orfeo, agli accenti della sua lira, le belve uscivano dai boschi attente e an.maliate e che ' anche le pi&tre si comruovevano : ricordo e sim_ bolo della funzione che compirono, fin dalle -prime età, la musica e la poesia nella educazione dei popoli. La bellezza ammansa· la bestia umana la . ' piega senza che se ne accorga al giogo d<)lla ragio .. ne, mette uell' anima un'armonia ed una giustezza che t1,a 1 preparano alla volontà della giustizi•a e della pace tra gli uomini ». Eccoci informati, così, sulla ragione, Ja funzione e lo scopo dell'arte, sempre ,considerata secondo il concetto di Wagner come « risultato della vita com'llne e prodotto sociale ». * * * Noi non sapremmo altrimenti considerare l'arte. , per quanto ciò possa spiacere a coloro che non .vogliono rassegnarsi a non appartenere al numero degli eletti: Eh via! Ricorderò qui i bei versi dE·l poeta ginevrino Duchosal: J'ai dit à. mon coeur désole: Quittons cotte tour de démence ' melons-nous à la. vie immense soyons, dans l'ére qui commenc,e, parmi les moissonneurs du blé. Il est d'autres deuils que les notres; et le mot du mystere humain, trop grand pour une senle m ain, est caché ùttns le coeur des aut,res (1). Ogni ton·e d'avorio •è una torre di demenza e ' la jJaroht del proble1na dell'arte, come quella di tutti i problemi umani, è troppo grande •per una sola mano. Di tutto ciò ebbi l'impressione netta un giorno a Basilea, ammirando l'esiposizione delle opere di Rodin. ·vi ho trovato l'a.bbozzo di concezioni che rivelavano un genio profondo· ma. l'esecuzione ne ; era troppo grande per una sola 1nano, per quanto possente essa fosse. Alcuni pezzi destinati alle Por. te.~ cle l'En-fer, opeTa incompiuta, mi hanno sopratutto colpito. Le porte dell'Inferno, la rappresen_ tazione di tutta la sofferenza di tutto il dolore . . ' degli uomini, sotto tutti i suoi •aspetti ed in tutte ]e form·e; le po•rte dell'Inferno, che sarebbero state come quelle della tomba di un'ep· oca d'un mondo ' ' d'una storia giunta 3/1,Jasua decadenza ... Io Ie concepivo come un grandioso monumento fnnebre a<l una tragica umanità ormai spenta, a questa umanità che ha tanto pianto e sanguinato dai secoli maledetti de1la barbarie fino al1a or_ri~ile gueTra mondiale, di cui si~mo stati i tristi testimonì. (1) "Ho detto al mio cuore desolato : Lasciamo questa torra di demenza, mescoliamoci alla vita universale, e siRmo nell'era che incomincia, in mezzo a coloro che mietano il grano. Vi sono altri lutti oltre i nostri e il segreto del mistero umano, troppo grande per uno s010, è racchiuso nei cuori degli altri. · i Iiot Gino Bi neo Il genio d'un Rodin, dopo aver edificato, cul concorso di tutta una comunità d' artisti, que.sti ricordi di pi~tra vi va sfidanti i secoli, non avr.ebbe ~olt.anto fatta una testimonianza di pietà filiale, ma in alcune figure sovrumane avrebbe additata l'umanità nuova,· alfine liberata da tutte le ingiustizie rigenerata dal1'amore, dalla bellezza e dall'arte. ' *' * * Il periodo istorico dei Comuni resterà com.e uno dei più belli dell'Arte. Dopo la tetra notte dell' aJto medio-evo, quandQ la civiltà sembrava distrutta per sempre, ecco che il lavoro di oscuri operai rea- .lizza in m•eno di due secoli un'opera d'incompara.- bile grandezza, d'una beltà magnifica. E ciò non si deve a qualche spirito superiore, a pochi genii, a dei salvatori, ma, è il,' opera della folla anonima . ' del pO'polo medesimo. L'industria, l'arte, la scienza, tutto p11'ogredisce insieme gr•azie al concorso cii tutti. · ' Il Poeta italiano ha evocato in versi magnifici i brevi dì che l'Italia fu tutta un maggio, che tutto il popolo era ca vali ere. Il trionfo d'Amor già tra le case merlate in su le piazze lieto di candidi marmi, di fiori, di sole; e e O nuvola che in ombra d' a.more trapassi, - l'Alighieri cantava, - sorridi!>. Gino Capponi, lo st~ico di :F 1irenze, ci narra che gli artisti sembravano scaturire spontaneainente dal suolo; il numero degli eccellenti ,era con_ · siderevole e sembrava quasi che non fosse loro possibile far -cose brutte. Essi non conoscevano neppure il tnome d~ Arte, come si impiega oggi in modo astratto; l'arte non era çhe l'esercizio di un cestiere di oui 1 maestri insegnavano la pratica; ciascuno -~raeva il resto da se stesso. Più tardi, col Rinascimento, questa straordjnaria fioritura d' artigiani-art,1st1 f1nì col produrre . que' tre genii, - Leonardo: Miche1hangelo, Raffaelo, -- c_he furono un vero miracoloso trionf~ della Bellezza. E tutto ciò non si dovette punto alla n1unificenza dei grandi signori del tempo.· L'arte è usçita. dalle viscere del ipopolo: la pittura. è nata nelle umili botteghe, i grandi scultori erano al pr1neipio dei semplici tagl•iapietre e scalpellini. Del resto i potenti d1 allora rassomigliavano spesso a quelli dei tempi nostri ; ed accone una prova. Leon.a.rd"o,da Vinci, in una lettera al duca di Milano Lodovico il Moro per chiedergli un impiego, non gli parJava di arte, 1na di pezzi d'artiglieria, di fort1tìcazioni, di canali, di lavori d'ogni speçie per la guerra; _P, soltanto nel finire gli diceva ,che, net caso e se ne avesse avuto piacere. egli avrebbe potuto dipingere e scolpire come tutti gh altri artisti del ·suo ten1po. Non ·e1"'~nqueste uL.. • •

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