Pensiero e Volontà - anno III - n. 10 - 2. ed. - 16 giugno 1926

220 PENSIERO E VOLONTA' oessibile solo a pochi elett1, s'ingannano s1ngo.. larmente 1 • « 'L' Ar~ è la gioia di essere se stesso, di vivere, d'appartenere ad una comunità », af_ ferma il meraviglioso poeta della Tetralogia. Ed aggiunge, per spiiegare i periodi di decadenza: « Poteva forse esistere un'arte reale e sincera laiddove ,essa scaturiva, non dalla vita come e.. tSpressione d'una ,comunità libera e cosciente di se stessa, ma da una vita posta a servizio di potenze ostili a.I libero -sviluppo della comunità, e che per conseguenza doveva essere trapiantata arbitrariamente da contrade straniere? << Certamente no. Eppure noi andian10 vedendo che l'Arte, invece di liberarsi dai padroni quasi convenienti com'erano la chiesa spirituale e i principi istruiti, si vende corpo ed anin1a ad una padrona molto peggiore: l'Industria ». L'idea dell'Arte così appare identica a quella a ella morale: essere anzitutto se stesso, vale a dire sviluppare e perfezionare la sua personalità fisic~ ed intellettuale, 1na per poter poi meglio viYere e appartenere alla comunità. · · Questa idea, esposta da noi che cerchiamo di far pe11et1a,re nelle masse, senza n.ai separarle, le due nozioni di libertà e di solidarietà •potrebbe sembrare aprioristica; ma è evidente che ciò non si può dire per' W agner, il quale non si proponeva alcuna propaganda: egli afferm.ava sempli- ~ cemente le condizioni che sentiva, più proprie ali' esplicazione del suo genio. * * * • Ho ·trovato l'opinione di ,v agner, del carattt1re essenzialmente popolare dell'arte, confermata in un artic()lo polemico di Pelrudan, il celebre autore di numerose opere di estetica. Il Kaemplfeu, uno svizzero direttore dei Mu- ·seì Nazionali a Parigi, aveva proposto di mettere una tassa d'ingresso al Louvre; e ne dava questa 1 agione: « Checchè si faccia, la til,coltà di sentire perfettaffiente le belle opere, il dono di gustarle, il buon gusto, non saranno mai che il privilegio di un piccolo, d'un piccolissimo nu1n('ro. L'importante è di arricchire il Louvre ». P,eladan rispose vivacemente che arricchire i} Louvre significava in realtà arricchire i mercan_ ti della via Laffitte ed il trust preparato dalla casa Durand-Ruel. Ma, aggiungeva, « è forse interessante e1evare Ja discussione e mostrare storicamente cli.e, a.I contrario dell'Olpinione dei funzionari, l'arte è destinata a tutti: Ruskin r·esterà immortale per aver osato dire che i1 Bello appartiene al dominio sensibile. L'opera d'artP è fatta per gli ignari, gli illetterati, i semplici e i poveri, per quelli che non hanno Biblioteca Gino Bianco libri. Il medio-evo chia1nava le sçulturc dei suoi portici e le pitture de' suoi vetri, la Bibbia del popolo. Senza erudizione, anche senza istruzio_ ne, si può sentire I~ bellezza. Il gusto medesimo non è che un'abitudine di sensibilità che si ria,.. ni1na dinanzi al sublime, e che soffre, s'accascia e fugge dinanzi alla bruttezza. La lingua delle forme costituisce la comunione delle anime. La rnoltitudine dei lavoratori che fatalmente morrà senza aver letto Esiodo e Pindaro, nè aver compreso Dante o Goethe, può almeno sentire Fidia e Prassitele, e arr .. mirare l'inferno e il pa_ radiso dei vestiboli e degli affreschi ". Eh sì, v'è un istinto non meno importante dE-lla scienza, per l'Arte. E' per ciò che spesso ci vien fatto di ammira1~e delle opere ingenue che non testimoniano alcuna cognizione, ma unicarn~nte una squisita sensibilità, ed alle quali l'ingenuità loro medesima dona un singolare in_ canto. *** In Italia, una signora che aveva avuto l'idea di rioorcare fin nelle più umili capanne i ricam.1 eh a le contadine dei villaggi facevano da se stes .. se, vi scoprì dei veri tesori che si riferivano ai costumi più comn:ovent1. Non solo si oostatò C}OO quei ricami raffigur~ vano fiori e animali e altri ornamenti tanto SE•mplici quanto espressivi, ma !utto uno strano simbolismo artistico è stato in tal modo rintrac_ eia to. Di generazione in generazione le donne av-evano conservato il costume di mettere sulla <·ulla del neonato, sul letto della comunicante, della fidanzata, deila giovane sposa, della partoriente e infine dei lliorti, delle coperte che esse si prestav3.:no l'un l'altra, diversamènte rica_ raate secondo le circostanze ,e gli avvenimenti più salienti della vita. Senza dubbio v'era quivi tutta un'arte assai poco sapiente, ma quanto commovente! * * * Gabriel SéailLes c1 ha data questa notevole spiegazione di ciò che dovrebb'essere l'arte popolare: « Se è vero che l'uomo si compiace a peirdersi, a oblia.re se stesso, ch'egli l1a bisogno -d'una ebbrezza, e che, dal latte f-e-rmentato dello giumen_ ti;:' scite fino al nostro alcool industriale, sempre ha cercato un oblio in veleni micidiali, bisogna 0he da bestiale l'ebbrezza diventi umana e spirituale che, invece di degradare e di a.bbrutire, lascia lucidi gli spiriti, valorosi i cuori e gagliardi i corpi. I greci narrava.no che al canto

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