Pensiero e Volontà - anno III - n. 10 - 2. ed. - 16 giugno 1926

• PENSIERO E VOLONTA' 219 • Non si tratta d'imporre niente a1 nepoti. E, da sperare, ripeto, ch'essi faranno meglio dì noi; ma, noi ,d:obbiamo fare oggi quel ohe sap, . piamo e possiamo, per vivere noi, e per lasciare ai nepoti qualche cosa di più che belle parole e vaporose aspirazioni. E' uno stato d'animo che, malgrado molta proraganda in contrario, persiste anco;a in parecchi compagni e che, secondo me, sarebbe urgente cambiare. La convinzione, che è anche la mia, della necessità di una rivoluzione per eliminare le forze ma.teriali che stanno a difendere il privilegio e ad· impedire ogni reale progresso sociale, ha fatto sì che molti han dato importan- . za esclusiva af fatto insurrezionale senza pen. sare a, quello che bisogna fa.re perchè una in-- surrezione non resti uno sterile atto di violen .. za a cui poi verrebbe a rispondere un altro atto di violenza reazionaria. Per questi compàgni tutte le questioni pratiche, le questioni di organizzazione, il modo di provvedere al pane quotidiano sono oggi questioni oziose: sono cose, essi dicono, che si risolveranno da sè, o le risolveranno i posteri. Ricordo il 1920, quando ero incaricato della direzione di Uma'IVitàNova. Era l'epoca in cui i socia,listi cercavano d'impedire la. rivoluzione, e purtroppo vi riuscirono; dicendo che, in caso di movimento insurrezionale, le comunicazioni coll' estere sarebbero interrotte e che saremmo morti tutti di fapie _per· mancanza di grano : vi fu perfino chi disse che la rivoluzione non si . poteva fare perchè in Italia non si produce caucciù ! Io, preoccupato della questione essen_ ziale dell'alimentazione e convinto che la deficienza di grano si poteva compensare utilizzando tutte le terre disponibili per la cultura di piante e ~emi nutritivi a rapido sviluppo, pre ... gai il· nostro compagno dottor Giovanni Rossi, agronomo provetto, di scrivere una serie di articoli con nozioni pratiche di agricoltura diret .. te appunto allo scopo che avevamo in vista. Il Rossi gentilmente lo fece. Era cosa eviden .. temente utilissima; ma era cosa pratica e perciò non piacque a tutti. Vi· fu un compagno, irritato perchè io gli avevo rifiutato l'inserzio .. ne non so più se di una poesia o di una novel .. la, il quale mi disse bruscaménte: « Già, tu pr-eferisci che in Umanità Nova si parli di aratri, di ceci di fagioli di cavoli e simili scioc- , ' ohezze ! ». · Ed un altro compagn(,, che la pretendeva allora a super-anarchico, tirava incoscientemente la conseguenza logica di quello stato d'anima. ibliotec Gino Bianco Messo col.le spalle al muro in una discussione, come quella che facciamo adesso, mi rispose : « Ma queste sono cose ohe non mi riguardano. A provvedere il pane ed il resto ci debbono pensare· i dirigenti ». E la conclusione è proprio questa: O alla riorganizzazione sociitle ci pensiamo tutti, ci pensano i lavoratori da loro stessi e ci pensano subito, mano mano che vanno distruggendo il vecchio, e si avrà una società più umana, più giusta, più aperta ai progressi futuri; o ci pen .. seranno « i dirigenti » ed a:vremo un nuovo governo, che farà quello che han fatto sempre i governi, cioè farà pagare alla massa gli scarsi e cattivi servizi che rende togliendole la liber .. . ' tà e lasciandola sfruttare da parassiti e privi1egiati di tutte le specie . ERRICO MALATESTA. con sdi e raziosnui ll'arte Mi affretto ad avvertire che, parlando di arte, non ho certo la pretesa di dire coaei nuove, maL grado ne sia così v~to il campo, innumerevoli ]e manifestazioni è . multiple le concezioni. Vorrò semplicemente precisare alcune idee che ho fatte mie, e non altro. Anzitutto, io credo con Riccardo W agner, che fu uno dei più gradi genii artistici, che bisogna <, approfondire il significato dell'Arte come rL sultat 0 - della vita comune, riconoscere nell'Arte un prodotto sociale ». Per Wagner, potente individualità come poche ve ne sono state al mondo.. l'Arte non può essere che la manifesta_ 7iione di un'anima collettiva: « l'espressione libera, di un.a comunità libera, - egli dice, - perchè la ve1·a Arte è la più alta libertà. e non può proclamare che la libertà più alta, non può la.. sC'iar naBcere alcuna autorità, alcun potere, in una parola niuna forza antiartistica ». Questa concezione non è altra cosa che la fu_ sione armonica delle due grandi i~e di solidarietà e di libertà, che precisamente l'Anarchia cerca di realizzare in tutti i campi della vita umana. * * * La più alta manifestazione dell'Arte che il inondo abbia conosciuto fu il teatro greco, ohe ' associava poeti, artisti, mimi, tragici, canto,rt, danzatori ed una folla enorme ài trenta mila spettatori in uno stesso culto della bellezza delle forme, della grandezza dei sentimenti e della più nobile gioia,. Quelli che sognano un'arte aristocratica, ae- ,. •

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