Pensiero e Volontà - anno III - n. 10 - 2. ed. - 16 giugno 1926

218 PENSIERO E VOLONTA I I tamen te ad un bisogno sociale e che sia possi- , bile dist1·uggere realmente e permanentemente se non si sostituisce con qualche cosa che soddisfi meglio il bisogno che l'ha generata. Non mi domandate, diceva un compagno, che cosa sostituiremo al colera: questo è un male, ed il male bisogna distruggerlo e non sostituirlo. E'· vero, ma il guaio è che il co, lera perdura e ritorna se non si sostituiscono condizioni igieniche migliori a quelle che permettono il sorgere ed il propagarsi dell'infe ... . 11one. Il pane è una cosa necessaria, siamo d' accordo. Ma la questione del pan6 è più complessa di quello che può sembrare a chi vive in un picoo]o centro agricolo e magari produce egli stesso il grano necessario alla sua fami .. glia. Fornire il pane a tutti è un problema che abbraccia tutta quanta l'organizzazione sociale : il modo di possedere e di lavorare la terra, i mezzi di scambio i trasporti l'im. ' ' portazione del grano se quello che si produce nel paese_ è insufficiente, la distribuzione tra i varii centri abitati e poscia tra i singoli consumatori; vale a dire· implica le soluzioni da dare alle questioni della proprietà, del valore, della moneta, del commerc!o, ecc. Ogg1 la produzione e la distribuzione del pane s1 fa in modo che i lavoratori restano sfruttati ed umiliati, i consumatori vengono derubati, e a ·spese dei produttori e dei consumatori prospera tutto un esercito di parassiti. Noi vogl~amo invece che il pane si produca e si distribuisca per il maggior bene di tutti, sen .. za sciupio di forze e di materiale, senza op~ pressione di alcuno, se11za parassitismi, con giustizia e cou bontà; e dobbiamo cercare 11 modo di realizzare la nostra aspir~zione o quanto più è possibile, in un dato momento, di quella nostra aspirazione. I ne.poti faran" no -certamente meglio di noì; ma noi <lobbia-- mo fare come sappiamo e possiamo - e farlo subito, il giorno stesso del1a crisi, poichè se, per l'interruzione del servizio ferroviario, o le manovre dei padroni mugnai e fornai, o I' occultamento del prodotto, i grandi centri ve, nissero a 1nanca're di pane (e altre cose di prima necessit~.) la rivoluzione sarebbe perduta e trionferebbe la reazione, sotto forma di restaurazione, o sotto forma di dittatura. Distruggiamo i monopolii: d'ace~, do. ~1 :t i 1nonopolii, quando non sieno quel1i dei bottoncini da camicia o del rossetto per le labbra di cert~ signorine, i grossi monopoli ( acqua. elettricità, carbone trasport 1 di ter• ' ra e di mare~. ~cc:) rispondono sen1pre ad un Biblioteca Gino Bianco • servizio pubblico· necessario; e non si distruggono quei monopoli, o se ne produce il sollecito ritorno, se nell'atto stesso che si mandan via i monopolisti non s1 continua il servizio e, possibilmente, in modo migliore di ·quello che avveniva sotto di loro. Bisogna abolire le galere, que~ti tetri luoghi di pena e di corruzione dove, mentre i de, tenuti ge·mono, i guardiani si fanno il cuore duro e diventano ·peggiori dei guard'ati: d'ac .. cordo. Ma quando si scopre un sàtiro che stu-: pra e strazia dei corpicini di povere bimbe • bisogna pur provvedere a metterlo in istato di non poter nuocere, se non si vuole ch'egli faccia altre vittime e finisca poi coll'essere linciato dalla folla. Ci penseranno i futuri 1 No dobbiamo pensarci noi, perchè questi fatti ' avvengono oggi. Nel futuro, speriamo, i progressi della scienza ed il mutato ambiente !I~ ciale avranno rese impossioili quelle mostruo• sità. Distruggere i lupanari, questa turpe vergogna umana, vergogna più per chi ne 11ta fuori che per le disgraziate che vi stanno dentro: certamente. Ma il lupanare si riformerà subito, pubblico o clandestino, sempre che vi saranno donne che non trovano lavoro adatto e vita conveniente. Quindi necesmità di un'organizzazione del lavoro in cui vi sia posto per tutti, e un'organizzazione del consumo in moao che tutti possano soddisfare i loro bisogni. Abolire il gendarme, quest'uomo che protegge con ia forza tutti i privilegi ed è il simbolo vivente dello Stato: d'accordissimo. J\1a per potere abolirlo permanentemente e non vederlo ricomvarire sotto aftro nome ed altra uniforme, occ0rre saper vivere senza di esso, cioè senza violenze, senza sopraffazioni, senza ingiutstizie, senza privilegi. Abolire l'ignoranza: d'accordo. Ma evidentemente bisogna prima istruire ed educare, e prima ancora creare condizioni sociali, che permettano a tutti di profittare dell'educazione e dell'istruzione. « Lasciare ai nepoti una terra senza privilegi, senza chiese, senza tribunali, senza lupanari, senza caserme, senza ignoranza, senza stoiide paure ». Sl, questo è il nos_tro sogno e per realizzare questo sogno noi combattia1nu. Ma questo significa lasciar loro una nuova organizzazione sociale, nuove e migliori condizioni morali e materiali. Non s1 può sgom. berare i) terreno e lasciarlo nudo, se su di e~so debbono vivere degli uomini: . non si può distruggere i] male senza sostituirvi il bene, o almeno aualchP. cosa che sia meno ma!e.

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