Pensiero e Volontà - anno III - n. 10 - 2. ed. - 16 giugno 1926

238 PENSIERO E VOLONTA' prietà non è il lavoro, ed anzi quanto più si è proprietar'ii, tanto meno si fatica; credete voi ohe non si fondi sull'occupazione~ Nulla di •comune tra l'occupare un fondo e l'escluderne .a perpetuità tutti i viventi; istessamente se il governo fosse la sola giustificazione della proprietà, domani potrebbe abolir la, e così di . seguito non v'ha. ragion~ento, per cui si possa creare o legittim.are o sanzionare la proprietà; chè se poi ne lasciate sussistere la nozione inseparabile dall'atto di appropriarsi le vesti, i cibi e gli oggetti indispensabili, riesce fuori di dubbio che chi prolunga l'occupazione o il pretesto del lavoro o di circostanze polit.iohe o nazionali, al di là dello stretto bisogno, diventa un lad.ro a fronte dell'immensa moltitudine che chiede pane e lavoro. Ma con lo stesso metodo critico voi negate ogni/ diritto, e potete dire che il padre e la madre non han_ no doveri verso il figlio, nulla essendovi di r.omune tra l'atto della generazione e gli obblighi dei genitori ; potete soggiungere che il sentimento della paternità cessa di obbligare dal momento clie più non si fa sentire· al padre snaturato; in una parola cori lo stesso ;modo di ragionare si negano le cose e~terne, si revoca in dubbio l' esistènza del mondo· che non è in noi. che è diverso da noi, diverso dalle nostre sensazioni, non da noi fatto, non con noj i.dentificato, per cui può essere un'illusione. Il dire che una cosa non è un'altra, nulla distrugge o tutto distrugge e si_resta al punto d.i partenza, a cui ci riconduce lo stesso Proudhon dichiarando potersi pure combattere la comuTJ.anzacon tutti gli argomenti che annullano la proprietà. l\f a resta eg] i nel rigore metafisico della cri-· tic.a 1 Tiene egli la bilancia esatta tra la proprietà e· la comunanza 1 Consacra egli tante pagine all'una, quanto all'altra~ Siamo lungi dal conto e la cua polemica esce di continuo dalla sfera metafisica, diventa storica, poli. tica. incendiaria, e la dialettica gli serve appena di velame o di trincea contro i regi procuratori. Deliberato ad ogni giro per evitare gli abissj del nichilismo, egli si ferma nelle antinomie, pretende di domarle, di oltrepassarle, di vin_ cerle ~ tra la proprietà e la comunanza, egli dice. io costruirò un mondo e nella Creazione detl' ord,ine nell' uman1:tà e nel libro Delle cont radd1:zioni eronJJ~che il suo mondo intermediario emerge da altrettante solùzioni ideate ad ogni contraddizione. Il principio primo delle sue soluzioni è il lavoro, la gran fonte Biblioteca Gino Bianc della ricchezza, il fattore unico dell'incivilimento, il creatore della storia, il Dio delle moltitudini; il lavoro lascia la proprietà giocente, inutile, trafitta; evita egualmente la co1nunanza, principio fratesco che le servì di antitesi senza mai vincerla, ed interdicendosi ogni violenza o sovversione contro la proprietà che sopravvive tanto nel monaco padrone del proprio nutrimento, quanto nella na,zione che occupa il proprio territorio, il tribuno le toglie la rendita, l' aubaine, la locazione, l'inte. resse. Si ten·ga pure il milipnario i suoi capitali, purchè non ne tragga un centesimo di usura ; si tenga il gran signore i suoi lati-- fondi, trattati solo di fare in modo che non ne percepisca un soldo di pigione; ogni pro_ fitto a chi lavora e nella misura del lavoro, e si concilia così il contrasto tra la proprietà e la comunanza, due termini egualmente impossibili. Ogni proprietario non utilizzerà di fatto altro che le materie cui applicherà il proprio lavoro, e del resto non trarrà alcun profitto individuale. Per questa via traversale Proudhon si limita a combattere la rendita dell'ozioso, quel maggior valore che secondo Ricardo i primi occupanti fanno paga.re agli ultimi sopravvenienti, e sfugge alla critica che lo incalza, ed anzi ·si compiace di svolgerla per moltiplicare i ripieghi della sua fuga o soluzione. Tutte le nozioni dell'economia politica sono ritoccate, alterate, simmetricamente disposte per antitesi, regolarmente dominate da una sintesi che passa da un problema all'altro, da uno stadio all'altro della storia della ricchezza. e l'insieme è retto da una nuova formula del valore consituito contro l'anarchia di due valori opposti. Voi avete, egli dice, la guerra delle :fabbriche con la bottega, del lavoro col commercio, guerra che crea l'antinomia del valore determinato dall'utilità dei prodotti e del valore contrario, determinato dall'offerta Pi dalla domanda: nel primo non si considera, che la cosa in sè stessa, nel secondo che la sua rarità od abbondanza, per cui una stessa merce può ricevere da una parte un prezzo elevatissimo e dall'altra essere disprezzata; ma tra il valore in sè e il valore dell'Òfferta sorge il valore proporzionale ed organizzato, costituito dal prezzo del lavoro reale, e questo sopprimerà tutti i benefizi paras&iti dal capi tale, della proprietà, del monopolio e degli agenti intermediari tra la produzione e la consumazione. In qual modo il valore organizzato abolirà gli altri due valori? Come

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