Pensiero e Volontà - anno III - n. 10 - 2. ed. - 16 giugno 1926

PENSIERO E VOLONTA' Ma il suo me~ito fu di essere il plebeo di4 Besancon di sostenere la guerra più micidiale che sia stata fatta contro la proprietà·, di odiare la società da lei costìtuita, i privilegi che genera, i Governi che crea, il Dio che protegge, la chiesa che la riverisce; e di mettere a profitto ,per la prima volta i1 criticismo germanico sussidiato dall,.erudizione, dalla storia e dàlla second~ vista della politica. Per priino ritorce quest' arme a doppio taglio contro la. Sorbona, l'Istituto, la scienza uffi~ cialmente bor~hese e i ministri che se ne servirono per puntellare la monarchia della quasi legittimità, della quasi sovranità de' popoli, del giusto mezzo tra Ì più disperati estremi. Non poteva darsi edificio più fragile : senza fondamenti nazionali. senza radici tradi. zionali, costretto frettolosamente nel 1814 con materiali mezzo tedeschi e mezzo inglesi, con un romanticismo par1amentario in contraddizione colle abitudìni dispotiche della democrazia :francese, esso supponeva tutta la critica tedesca e le aveva nello stesso tempo• strappati i denti e tagliati gli artigli, perchè adorasse un Dio, un re, una lègge, e facesse , cittadini tutti i simili e uguali come i ~gli di una stessa 'famiglia o come i soldati di un medesimo reggimento. Quella dose di fede o di obbedienza, richiesta dalla gran leiteratura dei tempi di Bossuet, aveva :fatto mettere silenziosamente all'indice tutte le propo~izioni indiscrete dei :filosofi; tutti gli uomini grandi ed arditi erano stati rifatti all'uso delle scuole e si era trovato il mezzo di par lare ' liberamente di tutto senza compromettere alcuna questione. Il lavorante di Besancon spiegava invece ad alta e sonora voce quanto si dissimula accuratamente; insisteva esattamente sui punti più compromettenti; additava tutti ·i precipizi dell'economia politica e dell'ateismo per gettarvi a suo tempo chi do- 'Feva cadervi. L'incertezza dei governi,• il moltiplicarsi delle rivoluzioni, le rovine della libera concorrenza, l'estendersi della miseria coli' aumento della popolazione, le torture di una civiltà incredula e religiosa, in una parola, le contraddizioni già maneggiate coi guanti in~lesi ed oscurate dalla tecnologia tedesca, diventavano scienza pratica, accusatrice e vivente nella ferrea sua mano. Sotto q ucsto aspetto i su.oi stessi difetti fanno la sua forza ; e che importa se la sua frase non è nè Cartesiana nè. Kantiana; se discutendo di Dio gli dice : fatti in .là, tu sei il genio del male che proteggi da cinquemila anni tutti i miei nemici; che importa, se la sua bestemmia sconiblio eç Gi o Bianco certa, se la sua polemica è un'invettiva se il giro delle sue parole strazia col dileggid della satira i santi del cielo e gli eroi della terra e se trova il modo di contorcere i concetti in manie1'a da far gridare chi legge 1 Gridi, scalpiti, ·si dichiari scandalizzato, servirà d' annunzio, supplirà alla quarta pagina dei giornali e se mente, se profitta o di un colore esa.. gerato o di una parola spinta, o di un' anti ... tesi critica per calunniare, avrà trafitto se stesso al cospetto del pubblico da lui convocato. La critica, lo rende formidabile al governo, che gli giova altresì a sciogliersi dalla turba che l'ignoranza della storia fa cadere nella sem plicità delle utopie. Nessuno l'eguaglia nel disdegnare ogni avvenire im1naginario, ogni congegno fantastico per fare della terra un paradiso, ogni programma per precipitare la società sotto la dittatura di un Comitato dt salute pubblica o di commissarii a sciarpe rosse, o di arcaidi direttori di amorevolezze impossibili. di lavori attraenti, di tenerezze poetiche. Risponde con uno scoppio di risa al ()irculus, alla triaçle, alla riabilitazione della carne, al Padre ·Supremo e non vuole nemmeno quel falso soccorso che VillegardeITe ed alcuni volevano recargli citando Platone e i Padri della Chiesa o cento settarii ostili alla proprietà : no ! egli non vuol essere nè un Anabattista nè un frate, nè vivere nella aspettativa di una seconda incarnazione, nè attendere il 1,itorno di Cristo sùlle nubi nè met- . ' te.rsi al seguito dell'Apocalisse. Egli non ha nulla di con1une con le pazzie sconfitte dal tempo e cerca il suo posto tra i vivi. II. Prima di procedere oltre devo indjcare altresì il punto dove si ferma il inerito di Proudhon e per seguirlo liberamente, per non scendere .a cavillare riserv:e, per scioglier1ni anticipata.mente dalle c_urve dialettiche e dall.· insidiose distinzioni, dichiaro una volta pe-r sempTe che la critica pura, la critica rigorosamente metafisica è sterile, distrugge senza edi_ fica.re ; con la logica si rende ogni cosa in: possibile e si scopre la contraddizione in ogni pensiero, in ogni pi Ìt sfuggevole relazione; e sotto l'aspetto della scienza non potrei non ripetere in oggi quanto scrissi ventitrè anni or sono nella mia Filo.~ofia della rivolitzio11e, cioè che la pole1nica di Proudhon riesee senza conclusione. Dite voi che la proprietà non ,d fonda sul lavoro 1 Voi aYete razione, la pro.

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