Pensiero e Volontà - anno III - n. 10 - 2. ed. - 16 giugno 1926

236 PENSIERO E VOLO·NTA' ri credenti. Sostenne utile, necessario sotto c,- gni aspetto.' il riposo nel settimo giorno, eneo· miò Mosè di averlo inventato, ma guardate, egli disse, · guardate che si fonda sull' eguaglianza delle fortune, sulla legge del giubileo, sull'inalienabilità del patrimonio individuale, su di un sistema economico, nel quale tutti sono egualmente consociati; chè se l' eguaglian • za, non sussiste, allora la feriazione del set. timo giorno imposta per forza è vera iniquità. Nell'anno successivo l'Accademia p r0pose un altro premio sulle conseguenze del!a legg6 che 1·iparte egualmente l'eredità tJ·a i figli di un 1nedesimQ padre, e questa volta il pu riJ l<• · risalì al primo prin.cipio dell'eredità colla- CA• lebre interrogazione: qu' est-ce que la pro111·ìétél • Per il bporghese di Francia la proprietà è cosa sacra. inviolabile, da venerarsi in ogni modo e sopratutto dotata del potere magico di farlo delirare. per cui nell'atto stesso che la fa scendere dal cielo e le accorda l'eternità sulla terra inorridisce al vederla 'discussa e si spaventa quasi dovesse sparire al menomo soffio. Oltremodo sconcertatj dalla curiosità del loro pupillo, sulle origini, sulla legittimi-- tà de1la proprietà, sui gusti, costumi, usi ed abusi, cui dà luogo, e sugli ingrati pensieri che :fa sorgere nei non abbienti, gli fecero intendere in qual considerazione dovesse tenere il santissimo sacramento del vitello d'oro, e come egli dovesse emendarsi e dare una dire- . zion,e più ortodossa ed ufficiale alle sue investigazioni. Proudhon colse la palla al balzo, lq,sciò credere che si giustificasse stendendo la relazione annua che era tenuto di fare de, suoi studii. continuò il suo lavoro sulla pro prietà. 10 dedicò all'Accademia sempre p,iù al·· dito la mise così nella necessità di patrocjna, re la su·a polemica contro i proprietari o di perseguitarlo col ritiro della pensione e pros: -,~ì la sua pubblicazione, con tal plauso e ' partigiano e letterario, che la parola la proPriété r,' est lP✓ vol rimbombò come l' assjoma delle moltitudini alla ricerca del diritto di . v1vere. Quando gli fu ritirata ]n, pensione, il suo successo era talmente superiore all'Accademia che il pubblico, lungi dall'imputarle una opinione ostile allo scrittore emancipato, credette inveee che simile all'antica Accademia di Di.ion che aveva pi-erniata la Memoria di G. G. Rousseau contro l'jncivilimento. l'Accade01ia g-ermana di Besancon avesse protetto l' or>inione del suo concittadino contro la proprietà. Il tribunale di Besancon avrebbe vo~ BibliotecaGino Bianco luto vendicare· l'Accademia. ma il ministro Vivien deferì il libro a Blanquì dell'lstitu to ed entrambi gli lasciarono piena libertà &. nome della scienza. Nell'anno successivo il tribunale ritornò alla carica sequestrand0, il nuovo opuscolo col tito_lo d'Avviso ai Proprietarii, dove Proudhon, scatenandosi contrer l'invenzione del falanstero J 'accusava di esagerare tutti i vizi della società: la proprietà,, la, rendita. l'usura, l'ineguaglianza. e perfino· la corruzione dei costumi. colla doppia poligamia, e col libertinaggio portato a~l' apogeo di libidini mondiali. OltrepassaJil.do. prem~ditatamente lo scopo di ferire una settai. qiuasì governativa. lo scrittore feriva tntta la civi1tà ed esager_ava liberamènte l'aggressione delt libro già stampato. Ma il procurator regio• non potè prendere con le sue mani mal pratiche questa vespa, che glì sftigg1va con centoscambi tra il f alanstero e la soci età, tra i L-t,- vori attraenti dell'amore e i lavori forzati di Parigi, e l'esito de]ìo scandalo fu di assolverlo. confermand0gli più che mai il vanto di essere il nemico della proprietà. Così nacque Proudhon alla pubblicità nello anno 31 della sua vita; presto stampò il suo libro Sulla creazione dell'ordine nell'WJnanità, e le Contraddizioni economiche, 'cui diede il sottotitolo di 1/'ilosofia della rniseria, senza cont~re. altri scritti minori. In questo primo etadio che si estende Jal 1840 al 1848 non può essere nè inteso nè apprezzato che come il capo dei centorpila lavoranti invisibili che assalgono la monarchia costituzionale inaugurata nel 1814, ed ampliata da Luigi Filippo N Òn · lasciamoci illudere dalle sue forme scientifiche_ nè dallo strascico dei suoi congegni scolastici ; i suni libri sono veri trattati e J(:> volessimo analizzare le sue teorie l'una dopo L'altra per vedere di quanto siano vicine <1.J vero o di quanto lontane, saremmo ad ogni tratto interrotti e sconcertati dall'impeto, eol quale ci trae di continuo a passo di ca i-ica contro qualche nemico ; egli è sempre l'uomo di un,.azione, non ha mai l'impersonalità della scienza, non conosce l'imperturbabilità dell'assioma. del teorema, del corollario; sin1ile ai primi cristiani pensa più ai _farisei che aj filosofi, e un cotale ministro o meZ7.(') n1inistro lo preoccupa più di tut.ti i dotti della Germania; semp.re de.I suo tempo, del s110 paE,se, <lella sua claisse non ci permette di trattarlo accademicamente .. e non può compararsi a. PlatonP- che non ci lascia mai sosret.t.are quali siano i ministri di Atene o qual meEso corra sulle vie di Sparta, . •

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