Pensiero e Volontà - anno III - n. 10 - 2. ed. - 16 giugno 1926

•• 232 1>ENSIERO E VOLO!~TA' .e solo sac1·a, ma anche un ta,,ntino profana, nè la fa solo lo Spirito di-vino, ma ci colla- .bora anche, e talvolta più del necessario, il Dia1Jolo. Se no, si va a cascare 1:1-ellaserv1l~ adorazione del fatto compiuto, qual ch'esso .sia oggi -prevalente. Il 1narxismo è perciò anche, e forse so· _pratntto, appello .all'azione, alla volontà, alla fede, all'uomo, Ed è su questo che oggi bisogna più che mai insistere, metter l'accento. A raècomandare concretezza ci !Pensa abbastanza, anche troppo, quella rancida scolatura di hegelismo che è l'Attualismo gentiliano. Noi abbiamo bisog,no di pensare che la storia può essere anche diabolica perc:hè tanto più energico sia il n•ostro sforzo· di crearla ,buona e sacra. Le circostanze, le condizioni storiche, eco- ·nomiche, ecc., ecc., tutte belle cose, che hanoo avuto _edhanno, di certo, il loro ,peso. M.a se il socialisn10 italiano è stato battuto la eolipa è anche e sopratutto sua che si è lasciato battere. Il socialisn10 italiano si era addormentato nella certezza .che il corso delle cose lavorasse ,per lui, e senza scosse lo avrebbe condotto, un giorno alla beata riva dell'Utopia. « Giorni fa (narra il Tilgher) o -non n1i capitò di discorrere con un socialista che si ostinava a non dare tr01Ppo peso al fascisn10 «perchiè contrario alla legge dei1'Evoluzione? >>. Al ibrav'uomo non veniva in 111ente di domandarsi come mai, se il mondo è retto da questa legge, qualcosa possa prodursi in eccezione di essa! Il socialismo italiano prill!a e dopo la guerra ha peccato contro· lo s·pirito: da ·una parte, si era addorn1entato in un fatalismo svigorito-re di og,ni ene_rgia; dall'altro, si era impantanato in un basso cooperativisn10, unicamente preoccupato di salari e di ore di lavoro. Esso non era più un ideale che per pochissimi. L' A. prosegue, a questo punto, col ricordare con1e nel 1919-20 anche nelle piccole cose i 1 proletari scimmiottavano o seguivan le ped.ate. dei Borghesi, in vece di farsi usi e costnn1i propri. Si trattava di ,piccole cose, certamente, a vederle a una a una; ma niente è piccolo (conclu<le il Tilgher) per chi sa vederle dall'alto. La coscienza, quando c'è, impregna di sè ogni respiro della evita,' ogni. particc]]a dell'oper~re. E una fede che non abbia l'orgoglio di mostrarsi e di differenziarsi, anche esteriormente, è una fiamma prossima a spegnersr alla prima ventata u,n 1po' forte. Biblioteca Gino Bianco PIERÒ GoBETTI: Co·mmiato ed altri scritti . - (Il Baretti, di Torino. - n. a del 16 marzo 1926. La rivista l~tteraria « 11 Baretti » dedicava il .. suo numero di marzo, t:utto alla memoi:ia di Piero Gobetti da poco allora· ;morto ·nelle condizioni che tutti sanno a Parigi. In un nostro numero precedente, in questa rubTica, abbiamo publicato qualche cosa interno alla sua persona, così interesante e viva ancora nel pensiero di. tutti; oggi ripubblichiamo da quel numero speciale (un po' in ritardo ma non inu:tilmente, crediamo) akurii brevi scritti di lui assai caratteristici, che possono <lare . una idea della sua mentalità e della sua spiritualità Sono così brevi, che possiamo ripubblicarli • integralmente,· senza farne un riassunto che sembrerebbe volerli di;minuire. Il primo, una bre agina che s'intitola «Com.. miat<»> non fu scritt per essere pubblicata. ~.,u trovata (avvertono gli editori) in un taccuino che Gobetti portò con sè a Parigi, ove si era rifugiato pochi giorni prirr ..a di ammalarsi e morire; è, si vede, una confessione, affidata a ·rapidi appunti, delle impressioni provate iasciando l'Italia. E' perciò una éiell~ ultime cose scritte da lui: e rivela quell'intìm1tà dell'animo suo, che gli ami ... ,_ ci conoscevano o induvinav.ano, ma che egli ama- • va celare sotto il serrato gioco della dialettica o sotto la polemiça implacabile. Lasciamo la •parola al Gobetti : « L'ultima visione di ..Torino: attravarso la botte di vetro tra·ballante che va nella neve: dominante l'enorme mantello del vetturino (che è l'ultima sua poesia). Saluto nordico al mio cuore di nordico. « Ma sono io n_ordi,co? e qu~te paro}<:, hanno un senso? Valgono per la polemica queste antitesi dottrinali, e anche di gusti, di costumi, di • ideali. Mi sentirò più vicino 3t un francese intelligente che a un italiano zotico - ma quando mii proporrò delle esperienze intellettuali, quando li guarderò per la mia cultur!l, Ho sentito in Saffron Hill come io sia ancora atta9eato alle cose umili, alla vjttt della razza. Io sento che if miei avi han\).o .avuto questo destino di sofferenza, di umiltà;. sono stati incatenati a questa terra che maledirono ~ -che pure fu la loro ultima - tenerezza e ~ebolezza. Non si può essere spaesati. « rr. ~ice che è meglio un paese civile. Ossi~ pensa che potrà fare meglio i suoi articoli. Egli hal rinunciato a, ogni altra risonanza. Io sento che la mia azione altrove non avrà il sapore che ebbe qui: che le sfumature non saranno intese: che non ritroverò gli stessi amiçi che mi capi ... vano.

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