Discorso di Dionigi Strocchi e canzone di Giovanni Marchetti in onore di ...

\ DISCORSO DI f52JWntj/ ~occhb. E CANZONE DI . 'fiova;;uu· ~aiJ<chdtb· , tJ tt o ltO "'e DI rfJwu:o .!!2ta#mo \ BOLOGNA 1819 ~~ DALLA TIPOGRAFIA NOBILI Con A1)provaz.ione.

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o( 3 )o Qualunque 'volta avvegna udire delle gesta di qualche famoso d' ingegno e di dottrina , ciascuno che per comune ebbe la patria, nel suo secreto congratula, che si partecipi seco una luce che risplende a tutta quanta la propria favella. E questa era la parte_de' pubblici ricreaD1enti , che gratissima di tutte accadeva al popolo di Atene . Ma delle chiare i m prese q-uanto, più ricca è la messe, tanto è meno agevole striagerla debitamente in parole, e le speranze de' circostanti, e il pubblico grido adeguare. Ed io sopra questa cagione principaln1ente tni scusava dal tessere l' enco1nio di ENNIO QuuHNO VIscONTI, quando altri .rispetti nell' animo n1io le forze loro usarono di qualità, che io stesso i 1niei so- ~; petti improverando 1ni costri.nsi a Inuovere .que.- •

ste pél; r_ole , le quali se tr9ppo basse a .tanta al.. tezza mi saranno spero t estimonio di osservanza e di volontà debita a tale , che me negli anni miei giovanili per discepolo raccolse e per amico, e a questi studi di umane lettere confortò, e di bei giovamenti graziosamente sovvenne o • Rirnembranza veratnente la. qut\le più m'invoglia. a pia ngBre che a favellare ! Pure quanto l' af- .fctto tnÌ spira , e la pochezza dell' ingegno non lo tni vieta, toccherò le cose delle quali accreh:. be la storia delle arti , il patritnonio delle let..., t ere_, .e i fasti del no me Italiano . SAmbra natura! l egge, che i frutti della -educazione letteraria avanzino nelle menti giovanili a quella im.Jna.gine, che nella corteccia ·di tenero arboscello crescono le incise note. Che se talvolta qualità di veloce intelletto prometta ·mostrare nella pri1navera della vita gli effetti del canuto senno, e della matura dottrina, rado in- , -terviene, che i lieti princi_pj cadano a lieto fine q Ennio Quirino Visconti fu così da natura privi- ·legiato che prosperando assai per tempo in ogni · l ·g enerazione di lettere potè sicuramente allar- · ·garsi .nei vasti .catnpi tanto d~lle piacevoli2 qu'an.,. l

o( 5 )o ·.to delie severe discipline. Spettacolo n1araviglio~ so ! un giovinetto deçenne disputare di storia. sacra e di profana di cronologia di numismatica di geometria di tnatematica di latina e di gre-- \ ca letteratura. La Fortuna lo accompagnò del suo favore, che gli provide esempi e precetti do1nestici , e il luogo e il tempo del nascimento gli elesse in quella, città, che tiene lo scettro universale delle arti helle. La Gloria qui gl' indicò l'arena, e le pensate paltne di Elide e di Olimpia tutto accendeano in bel desio qnel cuor. giovanile. Il buon gusto e la generosa volontà di un Alessandro Albani Cardinale in quel tetn-- po rivocava ·allo splendore di prima· le belle e neglette reliquie delle arti antiche_, e li ·studì seguaci esortava con ogni stin1olo di favori e di larghezze. l son1mi Pontefici Cle1nente àecimo quarto , e Pip sesto non furono lenti a porgere del suo aiuto alla ben co1ninciata i m presa, lçt, quale allora parve co1npiuta quando le Arti videro sorgere in Va ticano la sontuo.sa reggia, che clalr' uno e dalr' altro Pontefice tolse nome di Museo Pio-Clefllentin.o. Là si accoglievano d'ogni paese i re di viv i monun1enti d. ella bella antichi'-

• o( 6 )o tà, lo s.tudio de' quali .nelP universale si apprendeva, e non si contenea nel cerchio delle romane mura. Questo guidò di Germania. in Rom8J Giovanni Winke1mann, che le severe e tnacre sernhianze della Archeologia in più leggiadre e maschili cangiò, e pose quelle salde fondamenta, sopra le quali il Visconti murò il suo ntirtthile edifizio. Mancato per 1nisero caso Giovanni Winkehnann, che era prefetto delle rom.ane antichità, l'onorevole carico pervenne a G . B. Vi- · sconti, che molto espèrto era di arti belle e di memorie vetuste. Il sotntno Pontefice Pio sesto che queste a rti con alto animo favoreggiava 1 diede a lui intenzione, che dovesse descrivere e dichiarare tutti quanti i Jn.onumenti del Museo di Vaticano. Gli omeri di un Ercole eran bisogno· a somigliante fatica. Fortunato padre ! Certo in quel punto i tuoi pensieri corsero l.t lui, che a belle im.prese per tua cura cresciuto ·eli 8.~ni1ni, e di forze era paratissimo a stendere \ la mano alla felice occasione. Ennio Quirino era, intorno alr' anno vigesimo ottavo di sua età, quando da tale cag ione provocato non f indugiò volgere colà la,. sua nave ricca de" più })ei teso1~i che

o( 7 )o ~lal Pireo approdarono già ai porti dell ' Italia .· V entisei anni furono spazio alr impresa consumata in sette volumi. Qual guardo è sì veloce, che · possa ad un tratto. misurare , o lingua sì pronta, che in breve ora sappia dire quanto si stenda questo mate di moltifortne dottrina ? E perchè meglio ci possa nell; animo capire il pe.. riglioso e lullgo sentiero nel quale si ntette colui ~ che prende a ragionare delle arti antiche, dirò che talvolta a coloro eziandio, che vissero meno lontani dai fiorenti secoli di Grecia, ostacoli · si interposero insuperahili a penetrar col pensiero per entro gli animi de;· sommi artefici . Pausania greco di nazione non troppo diviso da~ tempi migliori di Grecia; la quale peregrinò col . proponimento di lascia-re dopo ·se la storia di tutte le degne cose che erano in quelle contrade a vedere, Pausania dico; non seppe alcuna fiata discernere il vero di suhietti da scolture' e di... pinture significati . Che dirò ?ei libri storici, e mitologici dal tempo involati? e sarebbon ora interpreti chiarissimi di ciò che affaticil invano le curiose menti degli eruditi. Jmperochè ·d' un medesiinO fonte viene l' origine delle arti e del.. } /

{ o( 8 )o: le lettere . Spesso poeti hanno messe in versi lé' fantasie di scultori 1e di pittori, e più spesso pittori e scultori hanno espresse in pareti , e in marmi le fantasie de' pçeti. Quindi chi intende scoprire i tesori della antichità clebbe avere im ~ parato quanto è pervenuto a noi dagli artefici . di Egitto e di G recia, e dai 1nigliori di Greciét e del L a zio che in, prose e in varsi lasciarono sc ri tte le storie di loro genti, le n1itologie, le leggi~ i costumi , i particolari delle osservate usanze pubbliche e private in fino alle viete opi... n ioni. N è tanto basta, . e poco anche. giova sa- 'pere·, che due grandi occhi , e un labbro superbo vogliono inferire una G-iunone , un aspetto. verginale, e severo è proprio di una Pallade, un'aria di volto pudicamente lieta, e un crine annodato a sommo il capo d.im.ostrano una Dia- . ' . na, ove non sia un anima pronta a1nmaestrata, nel co1nprendere il sottile linguaggio di un' arte , che ritraendo i casi della storia. eroica e le fattezze utnane a quelle de'nun1i approssimando ehbe virtù di recare dalla itnmaginativa ai sensi le for1ne delia bellezza incorporea , e sottoporre visibilmente agli occhi le subli1ni idee che sfavil-

n( 9 )ò hTono dalle fantàsie di 01nero e di Platone . Cu~ non si scopre la serena maestà di un Giove, la grazia di t:Jna V ·enere , la bellezza di un Apollo, il dolor disperato di un Laocoonte? ~Ma chi sa cotne un Visconti v~d e re e sentire tutto queJlo che ebbe in animo sig nificare il creatore .del più grande prodigio, che da greeo scarpello sia pervenuto a noi l' Apollo di Belvedere? L' artefice e bbe sollevato r aniln.o a concepire una bellezza. coa.veniente ad un dio, e la ritrasse in un marmo sì felicemente, che parve avere anin1a to il ;suo concetto con un semplice atto di volontà. V edesi qui il figlio di Latona sdegnato; lo sde1. gno si affc1.ccia n~lle narici alcu.n poco enfìute, e nel labbro inferiore lievemente sporgentesi in f uori: ma. questo sdegno non oscura il sereno non con trae il sopt"acciglio non offende la tra nquillità inseparabile da naturrt divina . I/ arco ' è levato in alto dalla n1ano sinistra. E un solo jstante che la destr.a abbandonò la cocca. I suoi p assi sono tli tale, che toccando la terra non vi i ascia le vestigia. L ' ondegg iare delle agili Jn.em- ' b ra non è sedato ancora. Guarda il colpo di sue sicure ~ae tte, a cui furono seg~o o il serpente

Pitone,- o il campo degli Achei, o la infelice;. prole di Niobe, o la infedele Coronide, o i temerari giganti. l ca pegli stretti in hel nodo so~ pra la fronte increspati e ravvolti scoprono la hellez2a della chioma di Febo stillante panacea. Un riso di piacevole. gioventù si diffònde per for ... ·me vìrili, che distanti dalle molli di Bacco e dalle faticoBe di Alcide mostrano r agilità il vigore la eleganza del più bello di tutti gli Dei .. In · questa foggia con nobile filosofia aitò il natural desìo che è in tutte le anitne g~ntili , di salire all' acquisto delle i1nmagini del Bello , e di.sc~rrendo la storia eroica insegnò racc·ogliere· i frutti proferti dalle arti, e ne accrebbe il diletto e al diletto aggiunse la utilità~ che negli spettatori si deriva dal ben detern1in.are 1~ nor• 1na de' giudizi~ negli artefici dal J)en regg·eTe il freno dell' arte, e a molte parti della vita civile· clal conoscere la storia della specie umana disegnata non ·tanto nei libri quanto nei marm.i. Bello il vederlo signoreggiando tenere il catn-· po, abbattere opinioni che dal te1npo e dalla fa-· ma suggellate più non si aspettavano ·al ci1nen.- to di novello giudizio ~- nuovi notni i1nporre a·

o( 11 )o sta tue di numi di guerrieri di eroi, rendere ono·- re ad altre, che da fonti Omerici sorgendo, e da mae8tre mani aveano tuttavia .titolo di essere in nurnero delle infelici ,e con1unali. E .se .alcuna, volta non perVenne a discoprire un vero èollocato troppo ·di là d~ ogni veduta sgon1hrò ~a via., che era :cl.al pregiudizio e dalf errore ijnpedita . .Egli fu quell' uno che estinse a noi iil hiastno dato da tale, che scrisse essere malattia del cie.. lo d~ Italia volerla fare da indovino nelle cose della antiquaria . Il principe de~ filologi di Germania Teofilo Heyne, che questa mala voce avlea. data a noi , veduto il Museo dal Visconti illustrato esclatnò es·.sere lui degni~simo ., ~che >a -sue mani si recasse lo scettro della latina, e della greca filologia. Una critica severa accompagna una erudizione ·quanto squisita .altrettanto sohrim ed opportuna. Non fu senza cagione che la ·schie~ rtt degli eruditi venne talvolta .assimilata ai tor· ren ti, i quali nel verno ciascheduno sembra volere eguaglia re il N i lo , e l' Eridano, ·e nella state il passe.g.giero vi lascia le vestigia. Questa ) 1sirnilitudine non tocca il Visconti. Il suo soccor· so è stato sempre dove 1na.ggiore accadeva il

o( 12 )o bisogno, e le cose note in ·mezzo non recò sè J!lOn quanto fu d'uopo a prepa rare · la scena a belle novità , le quali se dovessi qui r ecitare , molte non che quesf ora sarehbon corte · a lasciar Jni trovare la fine. In questo tnezzo che in- , teòdeya a spiegare· le belle .cose del Museo PioCletnentino non l asciava fugg irsi argomento, che d egno di sua erudizione gli si parasse dàvanti. Scrisse di quei n1armi Borghesiani~ che sendo 'cavati dal ·suolo, dove un tempo fu la Città di ' Gabi, · ebbero no1ne di Gabini, e ragionò , delle p itture , nelle quali sono rit ratte. le gesta di rreseo, le reliquie delle quali ancora si possono vel dere nel Partenone , o sia il Te1npio di lVl.iner va nella. Acropoli di A tene . Corone ' sono queste, che sem.pre verdeggianti dipenderanno dalla eccelsa piran1ide, che· seppe a sua immortal glor.ia innalzare • E siccome accade a chi molto sa , che una cosa viene dim.ostrando r altra~ nell' ampio. giro di sue produzioni comprese quasi tutti i 1narmi .figurati, ·de' quali è') notizia , e i~ 1nodo, che se la docile ·terra altri non manda di sopra, penso niunò ess,ere rirnaso che aspetti nuo-.- va o migliore dichia razione .

l o( 13 )o r Da quel tempo che le Muse dopo lunga notte rividero questo cielo -d' Italia molti luoghi di greci, e di latini scrittori si giaceano tut~ tavia fra le tenebre con · poca speranza di lode... vole chiosa , e questi furono dal Viscontì in sì hella guisa chiariLi, che avranno setnpre don:.. ~e amar lo coloro, che si pregiano di arnatori , ·della buona letteratura . Siane in esempio un luogo della più bella di tutte le prosopopeie "là dove .la chiotna ché fu da l~erenice dedicata nel tempio di Venere in ·Arsinoe, in volata da Zefiro , e posta ad abitare in -cielo con le altre stel.:. 1e si duole alla sua regina d ella mutata sorte ,e dice ques\te p·arole: Dove, o Regina, era al.. lora quel tuo cuore avvezzo nelle ·audp.ci impre~ .se, quando da timor vinta ti lasciasti condurre .a far patto di 1ne c0n tutti gli dei per la ·salvezza di tuo n1arito ? Dove ·era quel cuore, che ti seppe reggere al felice delitto, che ti co1n.. prò le nozze di ~e rrolomeo ? Qual fosse il delit:.. to qui dal poeta 1~e ntovato gl' interpreti ebhe1'"0 già investigato ~utti invano. Fu prirno il Vi- .sconti che nelle storie eli Giustino additò un luo.. go dove si legge : co1ne Ag_~ re di . Cirene ehbf;

\ o( 14. )o promessa ~erenice unica sua figlia, in mogli., al figlio di Tolomeo re di Egitto, .Avvenuta in questo m.ezzo la n1orte di Aga, Arsinoe nla.• dt~e di Berenice volente disturbar parentado a, lei odioso, n1a.ndò in· Macedonia a De1n.etrio fra· tello del re Antigono proferel)dogli le nozze di sua figlia, . e per dote il regno di Cirene. Venne Demetrio e piacque tanto ad Arsinoe, che fidato negli <Ùnori di lei minacciava col suo orgoglio sì mala signoria, che in tutti crebbe odio ()ontro di lui e brama di a vere a re il figlio di T·olomeo.. .Purono tese insidie a Demetrio, e fu assalito fra · le hraccia di Arsinoe , la, quale quanto più potea si aitava a difenderne la vita, • mentre Berenice,. che guidava i congiurati, co.- ~ mandò che si perdonasse a sua 1nadre, e- si spegnesse D emetrio. Berenice si maritò a Tolo- · meo ~ Ed ecco il memorahil fatto di cui intese il poeta famigliare, ed amico del re d'Egitto. In questa o simil foggia altri .più m:olti luoghi espose di classici autori; lo che può veramente meravigliare veduto C(i)me· i fonti, ove chiarire le oscure sentenze, erano aperti, e di critici eruditissimi non fu penuria nella- oulta Europa,

o( 15 )o e massin1a1nente in questa Italia; eppure in tan... ta luce di dottrina, in tanto discorso di anni , quanto è .sette e più secoli, niuno se ne addie· de. Si crederQ,, che ad alcuno pria non fossero letti quei ver2i, e quella storia? Furono sì letti, ma non soccorsero a 1nente alcuna in un mede- - s.imo ten1po, come era bisogno. Imperooh.è la condizione un1ana è tale , che quanto la copia delle dottrine è Inaggiore, tanto è meno agevole abbracciarla continuatnente con l' anitno, e uo1nini dottissimi sono talvolta venuti in quel· l'errore ad evitare il quale essi medesimi ave... va no da ti opport~ uni documenti. E~nio Visconti ebbe da natura potere , che niuna favilla di sua, copiosa luce a lui si nascondesse giammai, in te.. ra , e continuamente gli soggior.nava dinaJnzi gli occhi in un sereno orizzonte, ove spingendo lo sguardo per lo mezzo, e intorno da ogni estremo potea le cose luoga1nente disgiunte vedere ad un tratto, e approssimare e comparare_, e trarre vive scintille ad allun1are i snbietti i più oscuri. Per tal tnodo trovò di g .: eche voci e di Ia}tioe nuove e più veraci ·etitnologie, e signifi... - cati non conosciuti ai lessicografi ~ e per t ut ti '

t~ecare in uno gli encorni di sua virtù, dirò c'be· i luoghi più ma.lagevoli, e scabrosi era no al suo andare sì facili e piani, che può seinhrare non incredibile che egli sarebbe statQ quel so-lo da, illustrare e spiegare quanto ha di greei, .e di latini scrittori, se dentro ai confini itnposti al~ l' umana .vita così lunga fatica avesse potuto ca- ·pire. E là dove le menti degli eruditi spes.sè voi"'" te rendono sembianza e figura di pieno sì ma. ·sterile e.mporio, la tnente di lui pareva un cam- }10 che sempre fosse in ger1nogl~are, e i.a fiorire; p erchè a hhandonata la testura, e gl' indugi d.i nn o stile elegante, e nn meroso volle alr esempio di Plutarco, e di Plinio tenere llll modo di locuzione abhondasnte e spedito quale si confaceva a lla pleni tudine de' suoi concepitnenti, lucido e }1Ìano q uale si addice a materie, che don-landano insegnamento, e non aderna1nento. Imbevuto. de.. purissitlli fonti eli Grecitt e del Lazio non po- . t eva già avere· altro che buon gusto in lette:re Jtalia ne . .Le inscrizioni 'r riopee d.~ Erode Attico nella lezione e1nenclat e, 11ella storia e nella mi... tologia illustrate, e JlOste in hel verso sono ppo.. va, che~ se le grazie dell' .attica, e della ro-

o( 17 )o nHtna favella erano a lui din1estiche, nùn gli erano ig note quelle dPlla Italiana, , delltt peosperità della quale era teoerissitno e di ciascuna parte di nostre lPttere esperto così, che nella erudizione ·uguagliava i ·migliori, nel criterio tutti avanzava. Censore giustissimo esortava a legg ere negLi ~crittori d ell' aureo trecento, e d el secolo di Leone, e t alora con nobile disdegno dicea della sorte aspettata a" coloro, cl1e , p{)sto in non cale il bello stile, seguendo ordini obbliqui agli ordini de' nostri 1naggiori, perdeano sua vita tlietro a vane tneteore di fantR sÌa delira . Stimava parte non tenue di patrio amore l' am.ore della tnaterna favella. Perlochè molto favoreggiò la ·prima eJizione ron1ana della divina comedia, e più cose notevoli conferì con l' esimio comentatore. Io stimo quello il tempo che la nostra bellissima lingua_, che a pieni pas.. si volgendo in sinistro era pure assai male addotta , · riprese lena, e con1inciò a ree:! rsi gaglia rdatnen te in se medesima. Per le quali cose un suo Collega ragionando nel mezzo delle esequie non dubitò portare di lui quel giuilizio, che l'antichità portò di lVI. Teren~io Varrone 2

clicendo = Giatnmai un uomo solo seppe tante cose quante il Visconti, nè tneglio le seppe = la quale sentenza, se .Per alcuno fosse riputata a troppo caldi spiriti di orazione, o a soverchio af~ f etto di colleganza, io 1ni confiderei assolvere cl a quella invidia, che conseguita · gli encotni ambiziosi, se con più vivi colori s~pessi dipingere l' imagine di quella mente, e dire · per qua.le sua o diligenza o ventura si fe singolare dalla schiera degl.i altri dotti. Certo egli operò tutti i modi, che sono proposti a soccor-so della memoria ; ma questi modi sono scarsi là dove non ' intervengano più efficaci cagioni. E la natura usa ta dispensare partita1nente, e con m~sura i suoi heneficj. U oa Jnemoria facile, una fervida fanta.sìa rifuggono dalle dimore di un riposato giudizio, e dalla pazienza di un' ostinata fatica, e quando in sorte cada, che sitnili qualità ·rare a lasciarsi trovare insieme cospirino tutte in una mente •sola, allora questa ornamento e lu1ne di sua nazione desta al suono della sua -fa1nà vicini, e lontani, allora n1ostra di se effet-. ti cotanto' maravigliosi., che appena acquistan fede in chi li a~colta non ~ltrimenti, che se l

o( 19 )o fosse narrato, che più anime si acceséro in un corp? solo. Erano in lui queste virtudi accompagna te da lieta e piacevole natura. Ama\'a di un medesi1no affetto .le lettere e i letterati, ·dall' uso de' quali non serrò n1ai il tesoro dì sua, scie uza corne quello che per sue liberalità non ternea d' in1poverire. Spiriti d ' invidia e di <nnbi-- zione non cornmossero l ' anin10 suo sereno . Si allegrava ovunque vedesse il merito guidarsi appresso il debito pre1nio, e contento alle sue intrinseche lodi, ·degli altri onori era sì risoluto, che a tutte hra1ne volle anteporre i sen1plici affetti di padre di famiglia e in condizione privata. vivere sotto il freno di modesta fortuna. Finchè i spoi fati il concessero soggiornò in .. R otna Bibliotecario della Chigiana e Direttore d el Museo Capitolino; nè restando mai da suoi studi, nè ma,i l' anirno dividendo dagli affetti e dalle virtù domestiche, caro agli a1nici carissin1o a~jsuoi e a quelli grazioso in fra i potenti ai quali amati etano i belli studi, con lieto e 1·iposato vivere conclucea suoi giorni, quando gli si et te incontro quel tentpo, che fè novità per tutta Italia. La n1olta fama che era di lui non

o( 20 )o gli concedette potere ri1nanersi nel silenzio, e nella sicurtà de' snoi un1hratili esercizi, e fu tratto picciol tempo fra lo strepito del Foro a~ governo delle pubbliche cose . N o n vieterò , che altri stimi, che in quell' ora si la.sciass~ movere clalla credenza di vedere con gli occhi ptopri alcun vivo e ,s_;empio della cantata virtù di quelli antichi , coi quali la sua mente usava con tanta dirnestichezza. Indi abbandonando la discordata. Italia:; e seguendo la fo~tuna e gl'inviti di q ueì rnonutnenti, la gloria de' quali con lui si partecipa.va, navigò alla volta di Francia, ov~ giugnendo sperimentò verissitno il detto: che agli no mio i dotti è patria ciascun paese , ove non si ignori che cosa sia lettere ed arti . 'frattenuto a condizioni onorevoli, e molto acquistando nella grazia là dove era bello il gradire, fu .con:-- servatore del Museo delle Statue, e pe' liberi suffragi de' suoi Colleghi fu con ese1npio novo del nu1nero di due academie dell' Istituto, dico di quella delle arti e di quella delle lettere. J vi per più rendere riputazione alla sua patria antica nelr' idioma della novella scrisse di tutte le ge1n1ne, che sono nel Museo Francese~ e ragionò

• o( 21 )o di tutti quanti i famosi di Grecia e di Roma ;J l'effigie d. e' quali non fu dal tempo abolita . Pen~ !O non essere alcuno sì peregrino in patria, che per apprezzare il merito de' suoi abbia mestiere domandare le opinioni degli stranieri; n1a se vi fosse volga lo sguardo a quel naviglio, che vel eggiando alle rive di Albione porta l'Italiano Oracolo a proferire risposta sopra monumenti preziosi colà venuti dalla patri3. di Fidia e di Prasitele. Questi, che in parte ho detti, sono i heneficj _, che alle arti alle let~ere al nome Italiano seppe recare Ennio Quirino Visconti, il quale venuto nell' anno sessantesimo quarto di sua età lieto della ·felice successione di non degenere prole passò di questo .travagliato secolo. La sua morte fu pianta meglio che quella d' uo1no priva to. Gli onori furono degni a tale, che avea co1nmesso il suo nome alla immortalità. Vive in ... odio alle Muse, e alle Grazie , ne sà che cosa sia amore di patria chi non si duole per desiderio nella assenza di coloro, che l' aitarono a farsi più civ'ile e più gloriosa . Spirito famoso, t~rra non tua copre la tua

o( g~ )o spoglia' lna se r onore delle arti ingenue . tuttO' pria non si estingue, lontananza e tempo vorranno invano ascondere il tuo nome alla memoria. di coloro, COÌ quali avesti COinunen1ente la cuna e la favella. Non fu dato a noi praticare d~ apprekso gli estremi offici • alla tua vi~ ta, ed ecco i nostri pensieri vanno dolenti alla, tua totnba, ove r Italica Fama te chiamerà sì ., che al suono de' suoi raJn.marichi le ossa tue quiete si commoveranno. E se da quella pace, dove ' ti godi , ·ascolti il suono di una ·voce, che ti fu nota, volgi lo sguardo alle tiative contrade, e vedrai intesi a farti onore cittadini di un<11 città, che siccome ogni scienza ed arte così le usanze rinnove11a della antica Atene. . ~

l • · o( 20 )o ART I -oNon sono quì noverate tutte le opere co- . me non tutte le circostanze d ella vita delr Autore, perchè tale oflicio sti1no essere proprio di , biografo. Nè saranno quì notate tutte le principali cose, cl1e degnissi1ne di ammirazione occorrono !l egli scritti di Lu~, ma unicamente quante possono bastare a documento di ciò, . che fu detto in suo onore. Flora Farnese era nominata ltt bellissima, statua di una giovinetta, che reca un fiore nella mano sinistra, e con la destra solleva alcun poco la vesta in a.tto di movere il passo. Il no~ . stro Autore ha con bel ragiona1n.ento dirnostrato non essere in quel m.a..rTno espressa. l' atnica di Zefiro, tna la più facile di tutte le dee J.a Spe~anza, che setnpre è pronta ad accostare agli uoTnini, a cui ~nostrand.o il fiore promette il fru t .... to. Era questa la deità tutelare dei chiamati alla successione dell' Irnpero, corne la Fortuna lo era degli Augusti . •

o( 24 )o Un sitnulacro clie per l~ sua perfetta bel.. lezza fu riputato degno di stare nel giardino di Belvedere in compagnia del I~aoc.oonte e dell' ... 4:pollo ebbe pet due e più secoli il titolo di Antino6. E quando i caratteri di quellascultu· ra furono giudicati non bene con.venirsi colle note sernbianze del famoso Bi tino, allora si congetturò esse re quella la figura di T eseo , o di Eroole imberbe, o più facilmente di Meleagro,., Il nostro Autore, che 1neglio intendeva il lin.:. guaggio dell'arte allora· eziaodio, che era affat to prjva d ell' aiuto degli usati simboli, ravvisò . Mercurio al crine · vezzosamente increspato, all' aria soave del volto, al dolce sguardo, alla vigorosa complessione delle membra, che palesa il padre e l'inventore della palestra, al manto ravvolto · intorno al braccio, indizio di speditez... za nell' ade1n pirnento delle sue moltiplici faccende , e finalmente alla graziosa inclinazione del capo propria, dei nu1ni _, che si piegano ad ascoltare le preghiere de' mortali. Mol.~e congetture furono proposte a ritrovare ìl v'ero subj.etto di quel gruppo~ le fortne del quale guaste dalla barhilrie o dal ten1po ..

o( 25 )o portano il nome notissimo di Pasquirio. Questo gruppo fu già creduto rappresentare un comhattitnento di gladiatori, nn Alessandro svenuto e sorr~tto da un suo soldato, un G reco eroe avente frà le bra ccia il corpo di A jace, che per fu- . rore si era da se n1edesi1no estinto . TI Bernini preferiva la bellezza eli questo gruppo a tutte le antiche sculture. Winkelmann era di contra- ~rio parere. Il nostro Autore l1a diffesa vittorio- ~amente la op1nione di un cel ehre Artista Italiano .int-orno . al 1nrrito d ell'arte, e in quanto al subjetto .comparando quella tes ta, con altra trovata negli scavi dellçt villa Adriana in Tivoli , ed osservando la si1niglianza di .altro gruppo , che esiste in Firenze nel pala-zzo Pitti, dimostrò evidentemente essere ivi rappresentato llfenelao nelr' atto di sos.ten-ere il .ca·da·vere di Patroclo , che tale si 1nanifesta per la ferita ricevuta in m.ezzo le spalle , co1ne lo descrive 01nero, dai . versi del .quale è nata questa scultura. N ella Villa Panfili si atnmira la bella statua di un giovine vestito da donna. Era già creduto un Clodio, o un Achille in Sciro. Il nostro Autore dirnostra essere lì ritratto un Er-

o( 26 )o cole che ·si adorna mollemente pre~so a .Iole, o· ad Onfttle nella licenza d e:- baccanali. Le osservazioni da lui fatte sulle n1ed.a.glie teneano sosreso il suo giudizio intorno a quel simulacro che volgarmente portava il no1ne dell ' uccisore di Cesare; quando una bella inserì- · zione trovata negli scavi di Gabi , ov~ era il sa... erario della famiglia dei Corbuloni ~ giustific~ndo le sue dubbiezze, gli diè mezzo a dimostra.re in quanto errore erano quelli, che ravvisavano Bruto là dov'è figurato il più fan1oso capita.no, che regnando i Cesari conducesse gli eserciti Romani, cioè D omizio Gorhulone, che soggio·-- gava l' Oriente e l'Occidente ,- mentre la. tirannide di Nerone aflligeva la capitale, ed infaJna va il Palazzo . U ntt donna giacente nel sonno, avente al braccio sinistro a v volto un serpentello era dalla _pubblica fa met chiatnata Cleopatra j e in questo non1e con bellissimi versi latini fu cantata dal . Castiglione e dal Favorit?. Winkelmann giudicò non essere ivi rappresentata la bella . ed :infelice regina d' :E~gitto, ma bensì una di quelle ninfe che dorxuendo al mor1norio de' fonti furono

-subietti frequentissin1i delle arti antiche. Il noBtro Autore considerato il decoro delle forrnc , la, tristezzt1 propria di un amante tradita~ il disordine delle vesti indizio di srnanie, dopo le .quaJ i è natural cosa cader~ in un sopore affannoso , la coltre in cui è r:avvolta dal mezzo in giù, disse essere questo il talamo infido di N n.s- ·..iO • Una Arianna .sin1i in tutto a questa nella, .composizione della figura e nella disposizione del panneggiam.ento si osserva in un basso rilie- , vo ' ove Ba~co sorpren~e l' abbandonata ·Cretese ~ che dorrrte in ·N asso, e ne ri1nane innamo- ~rato. Un a grande ara triangolare è nella Vili~ Pincian~ la quale rappresenta i dodici D ei n1a.ggiori , monumento de·' più vetusti. Winkelmann l1a ravvisata ùna G·iunone marziale là dove il no8tro Autore scopre Vul·cano al 'noto segno della tanaglia, ·che all'antiquario Brandeburghese parve una forbice. Il r~anto che scende a piedi di questa figura fu ~·cagione , .che nella parte superiore fosse ristaurata in una Giunone, quando i l sintholo portato in mano da quella Divinità, dovea condurre l'artefice a restituire · un ' ' ul.. cano . \

o( 28 )o La figura colossale che era nominata il Sardanapalo, perchè questo titolo porta scritto sul letnho de1~a veste, non è altrimenti a giudizio del nostro Autore un Sa.rdanapalo o rrrimalcione, fna bensì Bl1cco vecohio ·e barbato, e si di... mostra che quella scrittu:ra è stato un errore de' secoli posteriori . N ella insigne ope di A gasia detta volga.rJnente il G .ladiatore Borghesiano non ra v visa egli un Gladiatore, ma attesa la nobiltà della figura eroica , e P atto di chi a piedi conlhat~ te con un nemico a cavallo ( locchè si dimostra dalla elevazione dello scudo , e dalla direzione dello sguardo) porta opi~ione che quella egregia scultura rappresenti qualche soggetto tratto dagli antichi .Poemi · detti Amazzonidi, e clJe l' avversario dell' erpe co1nbattente possa essere . un Amazzone eq·uestre.

. l o( 29 )o LE'rTERE ---oCome il nostro Autore ahhia condotte le lettere e le Arti a porgersi vicendevoli schiarimenti si può vedere nell'interpretazione di quei versi di 'Properzio del libro secondo elegia 32 Et creber platanis pariter snrgentibus ordo J Flumina sopito quaeque Marone cadunt , Et leviter · lymphis tota crepitantihus -urbe , Qui subito Triton ore recondit aquam . A spiegare il senso dell' ulti1no di questi versi invano si .erano . studiati sommi critici lo S0aligero, il Passerazio, il Brovchusio, il Ma.rkland ~l Bentlejo il Burtnanno il Santenio, · ed altri e non ravvisando in questa lezione alcun senso chiaro ·aveano tentato di rinvenirlo or'a tnuta.ndo la voce recondìt in recludit, ora dando alla voce recondit significato contrari o al suo ·vero e naturale . Il nostro Autore nulla cangiando la scrittura dei codici , e lasciando alla voce re~ condzt il suo significato' spìega cl1iarissima1n.ente il passo in questo modo . Un Fauno ? che dorme nl /

o( 3o )ò do- à lla:rga 1~ mano, con cui stringeva il collo\ rl.i un otre pieno di liquore, era la bella . archittetura di un pubhlico fonte, incontro al quale un 'Tritone collocato nel pavimento bev ea da' per - tq.gi degli occhi e ·particolarm.ente dalla bocca l e acque, che quel fonte perennen1ente, e i rivi correnti per le vicine contrade Inandava.no in t e1n.po di pioggia. Un esempio· di queste rotelle eli n1armo , nelle qua-li era sco] pita Ja facci& eli 1111 'rritone, si può vedere in quel mascherone conosciuto sotto il non1e di bocca · della. verit.à, che da Winkellnann fu creduto l !l immagine di un Oceano. Il verso 294. delP Argonaut·ica di Catullo Post bune consequitur solerti corde Prometheus Extenuata gerens veteris CJestigia p·aenae, Non avea alcuna buona spiegazione pritna che jl nostro Autore lo avesse illustrato. Giove avea condannato Prometeo acl e,.sse re legato al Caucasq, e per la palude Stigia avea giurato, che non Jo avrebbe sciolto giatntnai. In questo n1ezzo G·iove erasi inncunorato di T etide, e Pron1eteo sapea. dalle Pa,rc'he, che di Tetide dovea nascere un fig-lio maggiore del padre, perlochè fè sape...

,. o'( 31 )o r e a Giove, che grande pe ricolo gli sovras tava , nP. q_ ual fo~se lo avrebbe tnanifestato se pria non lo scioglieva da quella rupe . Le 1nioaccie di Giove nulla valsero a movere la costanza di Prometeo nel celare il secreLo. Dall' una parte era ~a religione dell' inviolabile giuramento, dal.. l~ altra la necessità di violarlo . Fu dunque deliberato , che Prometeo fosse disciolto dal Caucaso, ma, per . conservare l'integrità del giuramento, dovesse port~r sempre legata al dito una piccola parte di quella rocca. (Igino · P oet. Astron. Cap. I5.) Quindi Plinio deduce r origine cl.ell' anello che dovè essere da principio vincuLum non gestamen. Dalla notizia di questa fa... vola deriva chiaramente la spiegazione del verso E x tenuata gerens vet'eris vestigia paenae, queste vestigia erano interpretate per vibices ossia i lividi laseiati dalle catene, colla quale spiegazione mal si accordano le parole extenuata , e gerens . Volkanos è la più antica ortografia di tal notne, che privata del Vau si -riduce ad Holka.... nos quasi 0À>Gatoç così da Y ÀctlOç si è fa tto Silvanus. Il dottissimo lJanzi che conviene in que· \

' o( 3:2 )o sta derjvazione deduce la voce Vulcano da ÒÀ"~ riportandolo con V arrone alla forz<t del fuoco. Il nostro .A.utore trova altra più bella etitno- · logia, e crede questo un epiteto relativo alla; s~a arte fahrile, che fece al te1npo della pagana superstizione il principale carattere di Vu lcano .. Qualunque sia il significato della voce oÀx,~ questa voce altr'o non è che· il verbale di ÈÀx,w, o ÈÀx,vetJ traho ,. 1na che tal volta è· sinonilno di ~)d~ao pri1nitivo di ÈÀavvw nel significato di quest.o ve rho opus ductile facio . Così ha detto Ero.. doto ÈÀx,urra& irÀtv8u;, così tÀx,ucrro~ presso Esi... chio vàle levigato r Vulcano duo q ue sarà lo stes· so che tnalleator colui che lavora i Jnetalli batT" tendoli, arte propria di Vulcano da lui trovata in Leono paese, che pei sotterranei fochi, e per le eruzioni fè· prendere agli uomini ditnestiehez .. .za con quello elemento, e forse offerì loto fortuitamente Inetalli resi trattahili dal foco ·, che . . diedero · can1po assai facihnente alle inve:nzion~i tlelle arti L'1hrili . Co1ne da È).x,w dech,1ee Volkanus, ~osì da ÈÀetw il notne Sethlans dato a questo dio nella famosa patera Cospiana , che pri.. vo della ~spirazione iniziale cangiata in S , e

o( 33 )o ·dell'altra, che ·sole va aggiungPrsi innanzi a.lJa c lettera L , quale si trova ~ella parola stlites per lites, stlata per lata, stlocus per locus , così H e la ns lo stPsso che Ile las opus due t ile facz·ens da ÈJ..aw conjugato in mi. L ' ~tirnologia di 1\~lu~­ ciber che l?èsto dt=>duce a mulcendo ferro è analoga alr' accenna.ta deriva zione . L' etimologia rec.ata dal Vossio e dal .C ler·ico della parola Vulcano, il primo d erivandola d :t Tubalcain, il secondo dall' ebrP.O Ba.lac desolare' oltre r essere forzate, sono troppo remote dall e vere origini ·d ella lingua la.tio.a , e dip~ndono da ipotesi da • / ' non atnmettersi facilrneote. L'etimologia di Vulkanus quasi volans candor, che trovasi presso / Isidoro, e l' a. l tra appresso Fulgenzio {3ovÀ&~ct-7rVO~ bulicapnus sono troppo assurde per n1eritare. considerazione. / Nei denari rom.~ni d.Pll:t gente Aurelia ve• desi un cocchio tratto da aue Centauri d F.>ndrofori, ossia con ra1ni nelle mani. Il tipo di un "· ~e utauro nelle monete battute dalli Aureliopoliti di T racia ha, fn tto sosp~ttare q ualcl1e rappQrto frà l' i 111rn n gioe de' Centauri e la gente Aurelia . Ecco intorno a tale argomento l'opi... ·3

\ / o( 34 )o llione del nostro Autore. I pri1n.i domatori 'd.e5 ca valli per assoggettarli si approfittarono della delicatezza degli orecchi in questo arii1nale, quindi il no1ne greco di Centauro dalla parola xfvTt&11 ed ettJpovg pungere le orecchie, e i nomi Latin.i di aurea,x e di auriga ah ~gendis v el a gitandis auribu~ . La voce Laconica àvg, àuTog, o piuttosto àup, àupog, secondo l'idiotismo Spartano, che n1uta.va il 2: della terminazione in P ' ral e orecchio fra greci e da questa si è formata tanto la voce latina auris quanto la greca conlune Òvg; quindi è che àupot sono eletti presso Esichio i lepri, qua~i gli au riti. Questa etitno... logia, de-l non1e Centauro è più storica e più grammaticale di fjuella di Palefato che li vuole d etti dal pungere i Tori Ò:.7('o T6u x.È11TElll TaupcvG , mentre conv.iene che questo no~1e fu daio ai primi dom.atori de' cavalli. Applicando questa etitnologia al Centauro espresso nei tipi d~lle monete degli Aure1i osserva che il nome A~ relio è analog9 ai latini aureax; ed. auriga. a n1bedue significanti secondo Festo , pri1nitiva-- n1eote un .c:tva1iere. Questtt interpretazione vi~­ ne confer1nata da un medaglione di Marco Auw

' o( 3.5 )o t e lì o·, dove si vede un Ercole sopra un carro trat to da quattro Centauri dendrofori. · La part~ anteriore degli ani1nali iragion~ voli si chiama protome con chiaro vocabolo gre... co . La . parte superiore dell' uo1no perchè · siasi chiamata Bu.sto indarno si era cercato fin quì .. Quelli che hanno illustrate le origini della nn~ stra favella si sono avvisati di trovare r etitno... logia della parola Busto nella voce t eutonica Brust petto . Osserva} il nostro Autore che negli scrittori della ·bassa ed infima latinità niun vestigio si trova del passnggio di tale voce d'una, in altra favella . Busta erano chiamati i monujnenti sepolorali, quindi. col nome di Busto si chiamò quella maniera d~immagine, che "nei Bus ti, cioè nei monumenti sepolcrali solea coJnuneln.ente osservarsi nella decadenza dell' In1pe"' ro Ro1nano. Uno de' precetti, che- Orazio ha lasciati àgli scrittori di tragedie è questo : N ec quarta . loqui persona la.boret: Il quale emistichio ha dato luogo a dispute ~> ulla interpretazione . Il nostro Autore_, ben sap endo che i precetti altro non sono~ che' esan1i

' o( 36 )o d egli esempi, questi si diede a considerare e trovò ~ssere l pgge costa,,nte del teatro Greco, os... se rva ta poscia da' migliori tra.gici moderni, che . il nodo ,_ lo sviJ uppo, e la somnut dell'azione si atggi r i: in t re ~oli principali perso{l~ggi • . . L

PER ÈNNIO QUIRINO VISCONTI CANZONE o DEI. CONTE GIOVANNI MARCHETTI . ... ..) "'V"

o( 3g )o N ' on di te che securo incontro a Mort~ Sovra le invitte piume T raggi volando a le future genti, D.i noi piangiarn che 'l tuo superno lun1e Dal ciel concesso i n sorte Ciechi ne lascia de l ' usa to aspetto: O lume d ' ogni nohile intelle tto, O fa.ce eterna eli sa ver profondo I nusitata al 1non(~O, O spiri to che a' rai del' primo Sole Tuo divo raggio ricongiugni , or senti Cotne nostra N a tura a I.lui si duole ; - Grave d 'alta pietacle alza la te;sta, Mostrando al Ciel quel che d i te le resta .

D ' ·egtfttl lamento ogni gentil favella, Suona, e traendo affanni Su le piagge divise Italia stassi Ch' or, come vedi 1 alfin sente suoi danni : Questa misera ancella ( Colpa d' antico mal che in lei s' alligna ) Madre a ' pravi intelletti, ai buon tnatrign~, Pur si sentìa superba di tua luce: 'fu maestro tu duce Sul dritto calle cl e' bei studi imprima Riconducesti i suoi smarriti passi; E se ingegno potea riporla in citna D e la gloria che sola oggi le avanz~, P a rmi s' avesse in · te degna speranza,. • (

·o( 41 )o llfa, tu se' gito a riposata parte Di nostre cure in bando, E tuttequante le passate cose lnùi p~lese1nente rimirando, Guardi quanta e qual parte Di l or, chian1a t o dal di sìo del vero , Vedesti COO r altissimo pPnsierO , Sì che forse di tanto or maravigli: O nde i fertni consigli · Porgevi in terra, .e d egli antichi Savi Quasi frà r alme altere e glorìose D egno di tanta ~ompagnìa, ti stavi ; Ed elle in te dopo n1ill' anni e mille .Or .tutte raccendean r alte faville !' \

o( 4.:2 )o P er egrinando per lo temp-o andato , · Dritte leggi e costutni Sorger vedevi, e dichinar poi tosto;, ~Patti gli error misera1nente nu.tn.i, E d.' ignoranza nato / Furor nel sangue suo clisì o. far pien(} ~ E f ranca tirannìa, rotto ogni freno, Di 1niseria gravar reg_ni ed imperi : 'folta a' .vani pensieri Filoso-fia ti dis.velava a un te1np-o Di tutte cose lo perchè riposto, Schiarando le caligini del tempo; Quindi 'l passato a l ' avvenir fea spegHo.~ ? Piangendo il male, e n1editandò il rneglio ~ '

\ Qual torrente cui nullo argin più domi, Frà le cose · mortali Il tempo rapidissimo si voive; E l' opre umane inoontra lui men frali Guasta , e famosi no1ni Disperde, e luce d' alti esempli ~mmorttt, Ed -illustri · memorie se ne porta , Di confusion segnando suo ca1nmino ; E tu, spirto divino , A la foga antichissima rapisti Parte di quel c"h' una ruina involve,. Sì che ogni arte gentil di' alteri acquisti { Lieta mandavi ove heltà s' apprezza'· Priluo conoscitor d'ogni bellezza. J

o( 44 )o Maravigliarò le superbe menti, Che tratto al pregar loro U dìan te nel Britannico Senato Giudicante il divin greco lavoro: Ove tal d'J argomenti N ova spandevi e di dottrine immensa Copia , che quanto fantasìa ne pensa Sono immagini al ver. scarse e leggiere: O Italico savere Co1ne di somma riverenza · degno Ti stavi de l' altrui possanza allato ! .,Ahi vana nostra nobiltà d' ingegno ; O Italia d' ogni ben sempre digiuna N e tanto senno vi.ncerà fortuna ?. l

o( 45 )o Unica in tanta gloria umil virtude Che di tua ecce lsa via Tra noi · scendevi a fa t; d.i te delizia In abito gentil di cortesìa; Bontà, che a· l ' aspre e crude Pene , cui spesso uman valore è corto ., Pronta soavitade di conforto R.ecavi in atto affettuoso e pio , · Or premi gli astri, e Dio T ' accoglie al sen benignamente , e dice : Vieni a cor' frutto a l' arbor d.i letizia Cui le helr' opre so n prima radice; O nohil Alma d ' ogni merto ornata Leva a me gli occhi , indi ti volgi, e gua ta ,

o( 46 )o P·oì vedi giù nel secolo- dolente l.~o tuo camn1in giocondo· l{ider di luce che sa:rà più bella. Quantunque volte si rinnovi il k.ondo ; E disdegnosamente Da' vilissiLni pochi il guatdÒ piega Cui !l parteggiar sì lo intelletto lega Che al tuo lu1ne in11n.ortal ciechi si fanno ; Ahi stolti che non sanno Con1e Virtude in generoso core Di su è vere sem.hia,nze si rabhella ~ E 1nal contra Virtù pugoa furore; Per lei s' ottien laggiù farna verace ,- E non per altro innanzi a Noi si piace ~ ,· ' l

o( 47 )o S'egli avverrà , Cn..nzon, che Italia .senfa 'ruo giusto .sdegno e il v an l amento insie1ne,. Dille; Colui che eterno onor ti fia. Queste parole estre1ne A te COI1verse: O dolce terra mia, O n1ia, benigna madre, a cui sovente L "l inna1norato spirito venìa, Ancor , spero, sarai possente e lieta : Deh ! qual .sentenza di lassù 1ni v i e L~ Con questa spe1ne ahneno N el tuo pietoBo seno Depor la carne onde tu m!l hai vestito ! 1~ così sospirando in Cielo è gito. r , [. ,-; l .t ... '

Questa Prosa, e que~ta Canzone furono recitate nelf Accadetnia del Casino in Bologna la sent del 1.0 giorno del 1819.-

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