Discorso di Dionigi Strocchi e canzone di Giovanni Marchetti in onore di ...

n( 9 )ò hTono dalle fantàsie di 01nero e di Platone . Cu~ non si scopre la serena maestà di un Giove, la grazia di t:Jna V ·enere , la bellezza di un Apollo, il dolor disperato di un Laocoonte? ~Ma chi sa cotne un Visconti v~d e re e sentire tutto queJlo che ebbe in animo sig nificare il creatore .del più grande prodigio, che da greeo scarpello sia pervenuto a noi l' Apollo di Belvedere? L' artefice e bbe sollevato r aniln.o a concepire una bellezza. coa.veniente ad un dio, e la ritrasse in un marmo sì felicemente, che parve avere anin1a to il ;suo concetto con un semplice atto di volontà. V edesi qui il figlio di Latona sdegnato; lo sde1. gno si affc1.ccia n~lle narici alcu.n poco enfìute, e nel labbro inferiore lievemente sporgentesi in f uori: ma. questo sdegno non oscura il sereno non con trae il sopt"acciglio non offende la tra nquillità inseparabile da naturrt divina . I/ arco ' è levato in alto dalla n1ano sinistra. E un solo jstante che la destr.a abbandonò la cocca. I suoi p assi sono tli tale, che toccando la terra non vi i ascia le vestigia. L ' ondegg iare delle agili Jn.em- ' b ra non è sedato ancora. Guarda il colpo di sue sicure ~ae tte, a cui furono seg~o o il serpente

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==