Pensiero e Volontà - anno III - n. 12 - 1 agosto 1926

Anno lii. - N. 12. Ron1a, 1 Agosto 1926 (C. c. con la Posta) I ' - ' -- en s, ero e , 'if ivisfa quindicinale di sfuòii so-- , eia/i e colfura genèrale f ondafa da Errico ;Yiala_fesfa ... CJ Prezzo Lire UN A Estero Lire 1.50 ' Redazione e ·ainzninistrazione.· PENSJERO E VOLON7.A CASELLA POSTALE 41:J:- - HO.MA Biblioteca Gino Bianco

I , I j I I PENSIERO E VOLONTÀ .RIVISTA QUI~DICINALE DI STUDI! SOCIALI E COLTURA GENERALE .,. 00NDIZIOSl DI ABBONA)IE~TO: Interno: anno L. 20, semestre L. 10 -l Estero: anno L. 30, setnestre L. 15 Un numero separato: interno L. I, estero L. I. 50 Indirizzare tntto ciò che riguarda la Rivista all'indirizzo: "PENSIERO E voLoNrÀ ,, - CASELLA. PosTALE 411, RoMA (Le rimesse di fondi se fatte per la posta debbono essere indirizzate alla Rivista. Se fatte a mezzo cli Banche è preferibile indirizzarle nominalmente a Errico Malatesta, Casella posta.le 411 - Roma). Spediamo numeri di saggio a tutti coloro. di cui abbiamo l'indirizzo, che crediamo possano interessarsi alla nostra Rivi~ta. Sospenderemo l'invio a tutti quelli che non ci daranno un segno qualunque per direi che hanno ricevuto e èhe gradiscono l'invio. · SOMMAR I O:· ERRtCO }lALATESTA: Chia.rimenti - STRUGGLI~G ALONE: La Massoneria. - LUIGI FABBRI . . Un ombrello contro gli argomenti e vicev.:3rsa. - D. ÀBAD DE SANTILLAN: Gustavo Lan . ' dauer - E. M.: Personale - CESARE TEOl!.,ILATO : Per la ·storia dell' Internazionale - CATILINA: Rivista. delle • Riviste - LUIGI FABBRr: I libri - G1us1t~PPE Fii:RRARI: P. J . . Proudhon· (continurizio»e) ERJ~ICO 1.\tlALATESTA ------ 1\ L e 1\ F F E' Conversazioni sull'Anarchismo Seconda edizione su quella riveduta ed ampliata, edita in Bologna nel 1922. PREZZO LIRE 3. (Aygiunge1·e lire 0.81) per li spedizione racco1na1idata. Estero il doppio). Inviare ordinazioni ~ccompagnate dal relativo importo a:.' MO ÌN TIC EL LI TE M I S T OC L E Casella Postale 299 - ROMA ---------~--r--------c----------------- -- - -- --- . -------- F1\SelSME) E OEMeeRRZl1\ C,i S1\ VB.Riel MERLIN6 In vendita presso '' PENSIERO E VOI.ONTA' ,, Casella Postale 411 Boma al prezzo di L. 1.50 per l'Italia e L. 2 per l'Estero. Biblioteca Gino Bianco

' PENSJ·ERO E VOLONT A Anno III. - N. 12. • ·e asella Postale N. 411 • Roma, 1 ° Agosto 1926 C h- i _a r i m e n t i I. E poi? Il mio articolo del N. 10 « Demoliamo e poi? >> ha lasciato perplesso qualch~ coIDtPagno, forse ll)erchè scuoteva delle vecchie abitudini. mentali, o. forse piuttosto perchè io non sviluppai abbastanza il mio pensiero e . . . r1uscn oscuro. Cercherò di spiegarmi meglio. C'è, ll)er esempio, il compagno Salvatore Carrone il quale im.magina, nientedimeno!, ch'io, dopo o durante la rivoluzione, vorrei conservare, provvisoriamente, gendarmi, tribunali, galere e tutto l'apparato repressivo dello Stato; e getta il suo grido d'allarme contro _questo modo d'intendere la Rivoluzione, eh; ci lascerebbe nel circolo vizioso : la reazione che provoca la rivoluzione e la rivoluzione che sbocca in una nuova reazione. E giustamente osserva che « La rivoluzione IJ.)UÒ essere guidata da uomini di cuore, di buon senso e volenterosi di fare il bene, ma a poco a poco attorno a questi buoni si infil tra no torbidi el<;n1,enti che avendo una vasta rete di accòliti spar~i nella nazione, accerchiano i buoni e fatalmente li ~odestano, o questi per reggersi al 1 potere tradiscono la rivoluzione, adoperando per la bisogna appunto il gendarn1e, e il tribunale coi suoi acces- . .. sorn ».· Perfettamente d'accordo, ed io non ho mai detto cosa diversa .. Io dico che per abolire il gendarme e tut .. te le istituzioni sociali maleficb e bisogna sa· pere che cosa vogliamo sostituirvi, non in un domani più o" meno lontano, ma subito, il giorno stesso della demolizione. Non si distrugge, realmente e permanentemente, se non quello che si sostituisce; e rimandare a ,più tardi la soluzione dei !Problemi che si presentano coll'urgenza della necessità sarebbe dare- alle istituzioni che si pretende abolire il Biblioteca Gino Bianco tempo di rifarsi della scossa ricevuta ed imporsi di nuovo, forse con altri nomi, ma cer to colla stessa sostanza. Le n:ostre soluzioni potranno essere accet .. tate da un.a parte sufficiente della popolazione ed avremo fatto l'anarchia, o un passo verso 1' anarchia; o potranno non esser coIDII)rese ed accettate •e allora la nostra opera servirà per propaganda, e poserà innanzi ~1 grande pub-... blico il programma del prossimo avvenire. Ma in ogni caso delle soluzioni nostre dobbiamo averle: soluzioni provvisorie, rivedibili, e correggibilj semll)r~ al lume dell'esperilenza, ma necessarie se non vogliamo subire passivamente le soluzioni degli altri, limitandoci alla poco proficua funzione di brontoloni incapaci ed impotenti.· A proposito di gendarmi io citavo il caso del satiro e dicevo della necessità di provvedere a metterlo nell'impossibilità di nuocere. Il Carrone sembra propendere 1 per il linciaggio. E' una soluzione primitiva, selvaggia, che ripugna alla mentalità moderna, ma è una soluzione; e varrebbe sempre meglio che la beata fiducia ch,e quelle cose, fatta la rivoluzione, non avverranno più, o il magro espediente di rimandare il problema· ai .. neipoti. Senonchè avverrebbe, come è semavvenuto in casi simili (ed anche recentemepte a Roma ed altrove) che la folla irritata, commossa, non sapendo con chi prendersela, si scaglia chi sa su quanti poveri diavoli i1 ndicati al suo furore da donne rese isteriche dallo sdegno e dalla paura. E allora la gente calma invocherebbe l'intervento della polizia, di una qualsiasi poliz~ professionale-.. che a sua volta . molesterebbe molti innocenti e d'abitudine norn riuscirebbe a trovare il colpevole. Che cosa bisognerebbe dunque fare? Persuadere la gent€ che la sicurezz.a pubblica, la difesa della incolumità e della libertà di ciascuno deve essere affiaata a tutti; '

266 PENSIERO E VOLONTA' . - che tutti debbono vigilare, che tutti debbono 1nettere all'indice il prepotente ed intervenire in dife a del debole, che i con1paesani, i vicini, i co1rtpagni di lavoro debbono alla occorrenza farsi giudici e, nei casi estremi, con1e quello h1 discussione, affidare chi è riconosciuto colpevole alla custodia ed alla cura di un manico,mio, aperto sen1pre a1 controllo del pubblico. Ed in ogni caso evitare che la difesa contro i c}eli 1nquenti diventi una professione ,e serva di pretesto alla costituzione di tribunali permanenti e di corpi arn1.ati, _che diventerebber,o presto strun1enti di tirannide. l\tla insomma questa della delinquenza non è che UJ1a questione secondaria, per quanto sia la prima che si affaccia alla mente di coloro a cui si parla tPer la prima volta del- ]'inutilità e de~la nocuità del governo. Nessuno pretenderà che qualche satiro o qualche prepotente sanguinario possano arrestare il corso della rivoluzione ! L'in1portante, l'im111ediatan1ente urgente è ]'organizzazione della vita materiale, la soddisfazione cioè dei bisogni pr_imordiali ed il lavoro che a que 1 bisogni deve provvedere. Poichè quello che non riusciremo noi a fare ed a far fare co-n n1etodi nostri sarà fatto nec~ssarian1ente da altri ,con metodi auto, ritariiL'anarchia non si realizzerà se non quando s1 saprà vivere senza autorità, ed in quelle proporzioni 111 cui si riuscirà a fare a meno <lell' autorità. :Ma ciò non vuol dire che bisogna, con1e il Carro~e pensa o crede ch'io pensi, « aiutare in caso di rivoluzione il partito più affine colla speranza che questo faccia meno reazione durante l'opera nostra di sostituire i1 bene al male ». Noi possiamo avere rapporti di cooperazione coi pp.rtiti non anarchici finchè abbiamo con loro un nemico comune da con1battere e che non potremmo abbattere da soli; ma dal momento che un. partito va al potere e diventa governo, noj non possiamo avere con lui che rapporti di nemico a nemico. Certa1nente noi abbiamo ·interesse, finchè esiste un governo, che questo sia il n1eno oppressivo, cioè i1 men.o governo possibi~e. 1 Ma ]a libertà, anche una libertà relativa, non sj ottiene da nn governo aiutandolo. Si ottiene solo facendogli sentire il pericolo di trn1)r,o co1npri1nere. BibliotecaGino Bianco II. RepùbbliCa ? Un al1:ro articol? mio del 16 ottobre 1925 <4 Repubblica? >> è stato recentemente preso a partito da Massar in L) adunata dei refrattari di N evv York (Stati Uniti). Io parlavo di quello che probabilmente avverrebbe, non in u'Ila « futura rivoluzione italiana» (il futuro è indefinito e si può immaginare come si vuole), n1a immediatamente dopo la fine, vicina o lontana' che sia, del regin1e fascista, e dicevo: « Si affern1a che, mutata la situazione attuale, si farà la repubblica. E sia ! ·Conveniamo anche noi che, non potendo noi, per . n1ancanza di consensi -e di forze sufficienti, instaurare oggi la libera f ederazi•one delle comunità anarchiche, la sola soluzione pratica imn1ediata del problema politico è la repubblica. Ma che 5tPecie di repubblica sarà quella ch,e dovrà governarci e, naturalmente, opprimerci e sfruttarci? ». Dimostravo poscia la contradizioine in cui sono i repubblicani, che vogliono fare la repubblica per volere di 1 popolo, con il suffra- · gio universale, mentre poi convengono che per fare e< la vera repubblica » ci vog] iono prima gli uomini educati a vita . repubblicana. Citavo l' esen1pio di tutte le repubbliche, presenti e passate, in cni << domina ·il capitalis1no, durano gli stessi mali che si lamentano nelle n1onarchie e urge sempre il pericolo della reazione- e ]a minaccia di un fascisnio nazionale >>. Affermavo che la « democrazia i1ntesa con1e strumento di liberazione e di giustizia ha fatto fallimento dovunqu,; e sen1pre, che essa non ha fatto che illudere il popolo con la parvenza di una bugiarda sovranità, ha tradito la volontà della stessa 1naggioranza ed ha sostituita 1' onnipotenza di ·una piccola oligarchia di capitalisti e di politicanti a quella dei re e degl'imperatori ». E continuavo : cc Per e1nanciparsi bisogna essere capaci di emancipazione e per arrivare a quella capacità ed a quella dignità bisogna prima essere emancipati. Come si esce da questo circolo vizioso? Esclusa la n10n,archia più o meno costituzionale, escluso il cosidetto governo della maggioranza· (de111ocrazia) non restano altri modi di reggimento politico c-he ]a dittatura o l'anarchia». Scartata 1a dittatura per ragioni che non

PENSIERO E VOLONTA' '>6,- '"" I --------------------------------------------- occorre tipetere agli anarchici, resta l' anarchia. « Ma se l'anarchia nòn IPUÒ farsi subito perchè la grande massa non la comprende e non 1a vuole? •Certo l'anarchia quale regime generale applicato in tutti i luoghi ed a tut- . . te le funzioni della vita sociale non può farsi · domani; ma può sempre farsi, quando vi sia libertà sµfficiente, in quei luoghi ed iin.quelle categorie dove si trovano anarchici forti abbastan21a per aipplicare le loro idee. Dunque non governo di uno o dì pochi o di molti, non governo della maggioranza, ma libertà per tutti di fare quello c4e sono capaci di fare, senza leder,e l'eguale libertà degli altri ». E c-0nchiudevo : •« Il problema dunque è di conquistare almeno un minimo di libertà indispensabile ad og,ni progresso. In Italia avremo la repubblica e noi contribuiremo al suo trionfo concorrendo ad abbattere l'ostacolo con1une che preclude il çammino a noi ed ai repubblicani; ma non diventeren10 repubblicani per queto. N-oi profitteremo delle circostanze per rinforzare la nostra compagin,e, per allargare la nostra propaganda e mireremo sempre al1 'immediata espropriazione dei capitalisti, co- - me condizione prelimi•nare di ogni vera li- . bertà ».. Ed :è a proposito di questo mio articolo che Massar vuol farmi !Passare com,e un convertito alla repubblica! Che cosa avrebbe egli voluto? che io, per sembrare molto rivoluzionario, avessi detto che abbiamo l'anarchia bella e pronta per metterla domani al posto del fascismo? Ma, francam,ente, dati i metodi logici del Massar, io con lui •non saprei discutere ... neanche se non vi fosse l'ostacolo ·delle ingiurie grossolane che formano la principale caratteristica del suo stile. ERRICO MALATESTA. Ua massonettia La Massoneria gode fra i sovversivi in generale, e proba~ilmente (di~o così 1 perchè in questa materia una documentazione precisa non ri,esce possibile) anche fra alcuni anarchici, u:na gra~de simpatia, fino al -punto che alcuni s'illudono di IPOter trovare in essa Bibll°oteca inoBianco un aiuto per la Rivoluzione. Che cosa la M.assoneria abbia IPOi dato finora al movi1nento sovversivo, si è visto: il riformismo prima, l 'inte::rventismo poi, e da ultimo il disinteressamento di fronte alla minaccia reazionaria. Che cosa sia in grado di dare iper l'avvenire, lo aceenneremo in seguito. In realtà la lVIassoneri.a non può avere nulla di co-mune con la Rivoluzione Sociale. Non solo: ma la :lVIassoneria è impotente a qualsiasi rinnovamento. Se la dottrina massonica è ancora un segreto pei -più, .nessuno ignara. però ·come la· grande massa dei componenti la ~1assone- · · ria è costituita dovunque da alti in1piegati dello Stato: ufficiali, m.agistrati, ,professori, burocratici in genere i quali, appunto perchè impiegati dello Stato e, in confronto alla massa dei lavora tori, assai bene retribuiti da questo, hanno tutt'altro interesse che quello di vederne o di affretta rrre la rovina. Se si aggiungono poi, entrati per convenienza, la maggior parte degli uomini politici e degli. u9mini d'affari della borghesia, i romantici della cultura e i pratici degli eserc.enti le professioni cosiddette liberali, il quadro. qella ntiassoneria si [)UÒ dire completo., La Massoneria è formata dunque, nel suo complesso, di gente che sta bene e il suo . . . , uman1tar1smo verbale, 1a sua metafisica sociale, stanno appunto in funzione di questa sua essen zial,e prerogativa. Certo alla Massoneria non mancano, se guarqiamo al passato e in m,odo speciale al ciclo delle rivoluzioni borghesi e nazionali inaug ur.ato dalla Rivoluzione francese, tra· dizioni rivoluzi,onarie e di progresso; e ne conserva le ideologie. ìVIa che cosa queste rivoluzioni borghesi e nazionali, 1a cui più alta espressione, non sempre del resto realizzata, Ju la tclJUbblica democratica,. abbi.ano da fare· con la Rivoluzione proletaria- ed internazionale che forma la m,eta del movimento sovversivo, non ci sarà ma.i nessuno che possa riuscir-e a trovarlo, a· meno che non voglia falsare e deviare il limpido <'Qncetto della nostra fede, &rebbe interessante tl l_lUesto pr,oposìto, studiare la psicologia dei sovversivi, e al caso anche degli anarchici, i quali hanno creduto conv,eniente f.are atto di adesione alla Massoneria. Questa adesione, inutile dirlo, non si spiega> altrimenti che pel f~tto del carattere anticlericale e libero pensatore della Massoneria. Ma la quistione che ,potrebbe apparire così risoluta. viene invece enorme-

268 PENSIERO E VOLONTi\.' mente a oon11Plic.arsi.Infatti: anche il socialisn10 ,e l'anarchismo sono a fondo anticlericale e libeFo pensatore~ e certam,ente in un grado ,e con una precisione assai più spicca ti che non I.a -Massoneria; come via dunque che 11 passaggio, attraverso il concetto anti· clericale e libero pensatore, è avvenuto dal socialismo e dall'anarchismo alla Massoneria . e non· viceversa .· .Egli è che in seno al soc1al1smo ,e all'anarchismo permangono, .ad onta delle 51Piccate finalità proletarie di queste çlottrine, elementi ed atteggiamenti di oarattere profondamente borghese, ai quali sfugge, !Per n-et:essità, il lato economico della lotta che ne costituisce la base e l'essenza, e non rimane che l'ideologia, il sentimento astratto. Questi elementi .vengono perciò, psicologicamente, a trovarsi .nella identica posizione dei massoni i quali in, fatto di ideologie e di ~entimenti - salve, benintt~·o, le rispettive proprietà e !Posizioni - non sono-, è doveroso riconoscerlo. inferiori a nessuno; onde la reciproca simpatia la quale è, per i1 movìmento, un veleno. Ma I.asciamo questo· inconveniente, ,di cui il movimento d-i emanc~pazion•e sociale :non tarderà, data la sua solidità di principio, a riaversi, e cerchiamo di renderci piuttosto conto del valore e della· funzione che la Massoneria ha oggi nel mondo. La cosa chè più colpisce nella 11:iassoneria, è la sua segretezza : la segretezza :non degli uomini, ch•e sono generalmente c,onosciutissimi, ma delle idee, dei principi. del programma. Quali le ragioni di questa segretezza? ln fondo, nemmeno può dirsi che tutto il programma della. ìVI.assoneria sia segreto. In o"- casio.ni varie, essa ha avuto, iper bocca dei suoi m•emb.ri, sia in discorsi sia in scritti, mezzo di manifestarne parti che, opportunat9-ente ravvicinate, ,posson•o dare un'idea dell'intero programma, il quale si può, credo, circoscrivere a-pprossimativan1.ente in questi termini: culto per i valori dello spjrito, cul· t-o iper la famiglia, la patria, l'u1na.nità. Tutte oose, a prima vista alm•eno, bellissime, ma che ad ogni moao ral)lpr,esentano dei concetti ~uperatj di fronte a quelli che stanno a base dell'idea socialista: cu1to di ogni conoscenza, libertà dell'am•ore, libero accesso, per tutti glì uomini indistintamente, alle gioie e a.Ile fatiche della vita, legam,c diretto che distingue nettam-en te la Massoneria dal Socialisn10· ed è questo. Mentre il Socialisn10 è sorto, si è esteso, si è, comunque, af- ~ fermato od ha tentato di .affarmarsi proclamando, ed agita·ndo apertamente le sue idee e le sue .a5tPirazioni, e deve a qu.esta sua aperta ,e non se1npre facile profession~ di principii la posizione di prima linea che ha oggi raggiunta e la fonte principale della sua invulnerabilità ci'insi,eme, la Massoneria, al contrario, ba proceduto e IProc-ede, n,ei princitl)ii e nei mezzi, segretamente. Ha acquistato e mantenuto per lunghi deeenn1 11 pre dominio -d•ell'opi:nione pubblica; ha. :avuto nelle ·mani gli Stati, le scuole, gli eserciti; ha fatto guerr.e e paci; ha dominato effettivam.ente la vita dei popoli, ed è rimasta, • sostanzialm.ente, all'ombra del suo segr,et<;>, incontrollata ,e incontrollabi1e !dalle grandi masse che ne s-o:no state argom.ento e strum-ento . Il carattere che le era servito per formarsi e 1Per ascendere, non ha pensato di abbandonarlo nemmeno daipo di essere giunta al culmin•e~ ed è lecito, oggi ch,e essa è, visibilmente.. all'inizio del periodo di clecomposizione segnato dal grande insuccesso delle paci da lei a:ettate all'Europa., e che si veq,e già s.tr~ppato di mano. più o meno pacificamente, il potere dalla reazione antiliberale che è il riipristin,o del 1novimento che es.sa credette di avere seppellito n-el secolo scorso, è lecito dubitare eh-e avrà tempo e ragia.ne di farlo più mai. Come si spiega questo ,ostinato segreto? La Massoneria, più e prima eh.e una associazione di carattere politico, è una associazione .av,ente finalità prettamente religiose. Essa h.a sognato di sosti tu ire il culto òell'umanità e dell'ideale umano al culto offerto dalla tradizion,e religiosa. Tentativo nè condannabile nè disprezz,abile come esperienza religiqsa dell'umanità, ma tentativo fatto con mezzi inadeguati, •e perciò incaipa· ce di raggiungere il fine, e di fronte alla grandezza di questo incapace persino dello slancio che dà la forza di proclamarsi e di a~cettare il saorificio, senza del quale non v1 sono titoli di successo nell'evoluzione dPl· la vita e dell'umanità. La !Massoneria, come affermazione relifra l'individuo e l'umanità. • A ,parte però i programmi, giosa - ed ogni idea integrale di rinnovamento umano ?.: essenzialmente un'affermazione religiosa : nè altro se non• questo so· no state mai le religioni - sentiva di avere di fronte a sè il cattolicismo, e diet,ro il cat .. c'è· un fatto tolicismo il cristianesim,o. Capace di lottare BibliotecaGino Bianco

PENSIERO E VOLONTA, :269 contro il clero, epigono per tanti versi squa .. lifica to del cristianesimo, 1a Massoneria .non ha però avuto il .cOT~ggio di guardare faccia a faccia ii cristianesimo stesso, e di misurarsi direttamente con lui. Una lunga tradizione di secoli, l'ossequio largo e incontestato di tutto un mondo, .una brillante storia ideologica, artistica e letteraria, ren· devano il cristianesimo, agli occhi della ~1assoneria, formidabile : e la Massoneria ha tremato <li fronte ad esso., Attaccare il cristiane!'imo ~ignificava affrontare 1'incom· prensione e la persecuzione; e ci vuole mol· ta fede ll)er fare questo. Attaccare il cristianesimo significava provocare,, minandone Je basi, lo sfasciam,ento di tutta 1a compagine sociale moderna :' e la :Massoneria non h.a avuto il coraggio di contempla:re lo spetta· colo di questo cumulo <li rovine, sulle quali è gioc.ojorza che sorga e senza le quali non potrebbe venire alla luce l'uma:nità cli do- . mani. Di fronte a questo compito la M~ssoneria ha ondeggiato, ha tergiversato, ha transatto con se stessa; ha ritardato di giorno in gior no, e quando si è ,presentato alla ribalt.a della stori_a il socialismo che tale compito ha coraggiosamente affermato, la Mass(),nPria, stretta fra la conservazione <la un lato e la bufera socìale dall'altro, si è .accorta di . . . ... essere 1n una pos1z1one assai scomoda : ha cominciato a ondeggiare ora a destra ora a . . , s1n1stra, senza ~)erò trov.are mai lo slancio cli una leale e ,piena affarmazione. Forte del· le posizioni raggiunte, si è tutta oreoccuf)at~ di mantènerle. ma la sua nosizione mora· 1~ è _nuila, ed essa non vive che çli espe· d1ent1. E un espediente supremo è quello di .attutire la lotta. Ed è quì la funzione che essa esercita funzione. ~he bis?gn~ nettamente respinge: re .. Scett1c1smo, p1agg1amet1to dei c3tpi. rivoluz1~i addomesticate : ecco quanto la Masson·er1a:II)Otrebbe dare ai sovversivi: non al· t:~ E tutto questo significa evirare. squali· f1carP-- , · . Ma se la Rivolttzione sociale dev•e5Ser·~ una lotta della storia e non una giostra per la platea, l'imbottitura massonica. la tutela della Massoneria, debbono esser.~ dai sovversivi pacatamente ma energicamente respinteLa battaglia potrà essere forse più dura . ca Gino Bianco ' così, ma essa non potrebbe essere altrimenti sincera e decisiva. Struggling alone• • D1acco1do con quanto dice il compagno Strnggling alone (pseudonimo. inglese che significa lottante da solo). Ma veramente di anarchici che · simPfl,tizzano colla Massoneria, almeno in l talia, noi non ne conosciamo . • N. d. R. Un om~rnllo mntro ~e1li ar1omenti I e viceversa L'Adunata dei Refrattari di New,York, non so la data e il numero, perchè me n'è aririvato so-lo un ritaglio, - si è occupata di quel che scrivevo io nel n- 8 di questa rivista sull'idea anarchica dell'organizzazione. Essa intitola l'articolo con le parole: « Si salvi chi può! ». A quanto pare, i miei modesti argomenti le han fatto l'effetto di uno scroscio di pioggia Ìl111Provvisç,>e seccante, che costringe la gente uscita senz'ombrello, a scappare per . salvarsi come 1puòda una bagnatura. Ma 1 'Adunata ha un buon ombrello, nella persona del suo collaboratore Libero Liberi, e l'ha subito aperto per ripairarsi dalla pioggia delle buone ragioni, - non, mie, ch:è io non ci ho merito alcuno, bensì q.ell'idea anarchica che io difendevo. Però, come succede a chi va con l'ombrello sotto una !Pioggia. dirotta, che si -bagna lo stesso e si salva appena la faccia e il cappello, anche il mio contradditore esamina aippena cinque o sei punti della mia argomentazione, e lascia stare il iresto che pure mi pareva abbastanza importante. Immagino, che sugli argomenti no.n rilevati l' Adunata sia -d'accordo con noi; e qui mi limito dunque a difendere solo. i !Punti controversi. -Chè se sarò ancora seccante e un po' lungo, pazienza.! Questo a,rgomento dell'organizzazione è uno dei lati più importanti per la dottrina anarchica, e il discuterla è sempre utile per la propaganda. E l'esser brevi, nella discussione, è piuttosto d5fficile quando si voglion portare delle buone ragioni e non si p.referi~e cavarsela con qualche spiritosaggine di dubbio buon gusto, o con qualche secco assioma affermativo o :negativo, o, peggio, con "

270 -quattro insolenze alla persona del contradditore. ,Ma oggi non è il caso mio nè dell' Adunata, la quale in questo .articolo mostra di voler discutere serenamente, -eome si convien,e a chi cerca la verità e non l'aver ragione a tutti .i costi. Anzitutto qualche spiegazione preliminare. L'Adunata dice che io, pur essendo cordiale, mi mantengo nel campo dell'intç.lleranza eion -que111 che non I.a !Pensano come me. Non mi _pare. Io mi sento intransigente, non intollerante. Naturalmente, essendo profondam,ente •convinto della bontà delle inie idee, non posso credere buone anche le idee opposte; e le combatto perchè le credo erronee. Ma anche chi è in ,errore pensa d'essere nella verità, e per ciò ha diritto al rispetto· ed alla tolleranza degli ·avversari sul terreno della discussione. Intol- ~lerante è chi combatte· le idee avversarie con "Ja violenza, op1 pure con le ingiurie e la diffamazione, o con 1a falsificazione, non chi cerca ,qi capirle, e di confutarle esclusivam,ente con ,degli argomenti, - come mi pare d'aver fatto nel mio artioo-lo. Il quale, è ben·e ch'io l'av- ·:verta, aveva il ~arattere d'una e~osizione ge- ·nerica di opinioni e non <li polemica particola- 're con Tizio o oo.n Caio o con questo o quel giornale. Per ciò io non potevo v.oler « .accomunare » quei dell' Adunata, con gli individualisti. Parlavo in linea generale di tutti gli avversari del1'organizzazione, e quindi tanto degli individualisti. come degli altri; ma ten,evo ben pr•esente la distinzione che v'è fra di loro; e 1' Adunata la riporta. Solo n•on c8Jpisco perchè essa dice che io sono cc ~ostretto forse a malincuore » a riconoscere che tale differenza esiste ·e che ci sono <l•eglianarchici antiorganizzatori i quali hanno in comune con noi l'idea comunista ed associazionista della società avvenire. Al contrario tale comunanza <l'idee mi fa piacer-e, sia perchè la credo una via a,perta a metterci d'accordo con loro nell'azione pratica in· più d'un,a io-ccasione, sia perchè ciò costituisce una dimostrazione dell'illogicità del loro metodo e quindi una prova della superiorità del metodo ,organizzatore. Logici antiorganizzatori sono gli individ_uaBsti, per quanto assai più ,erron•eo e, secondo. m•e, assolutamente iantianarchico sia il loro · punto di [)artenza. iMa dato questo punto di partenza, il re$to Si comprende. Non si comprende in vece, o almeno non riesco a capirla i•o, l'avversione all'organizzazione di quelli che hanno una idea associazionista della vita, la quale vita non incomincia domani, come nel iblioteèaGino Bianco romanzo di Guido èia Verona, ma urge fin d'·ora e ci impone fin qa ora le sue necessità, prilJla fra tutte quella di associ.arei ,per la difesa e per la lotta. Se pensiamo all'anarchia cotne a un regim-e sociale « realizzabile »· in un avvenire più o meno lontano, poichè non v'è separazione fra l'oggi ,e il domani, ed il futuro co1nincia dal presente, l'anarchismo1 ha da essere « realizza tor e » fin da oggi nella lotta, ,e quindi organizzatore. Realizzatore ed organizzatore, naturalmente, in senso anarchico, cioè in contrasto con la r,ealtà in. atto e con l'autoritarismo- ambientale, per poter sfuggire quanto più è 1 possibile fin da ora alla sua azione dissolvente ed alle sue coercizioni, e per preparare nel cont,e1npo le realtà del do·mani. L'organizzazione è ·una legge delia vita cosi itniprescindìbile, che dove non possiamo o non vogliamo provvedervi noi, siamo costretti a subire quella degli altri. •Come nel vasto mond<? delle relazioni sociali attuali no1 siamo co- .stretti, per vivere, a usufruire dell'organizzazio.ne statale e capitalistica che pure tanto avv,ersiamo·, da quando di prima mattina ci mettiamo in -bocca un tozzo di pane a quando p'ÌÙ tardi impostiam3 .una lettera o montiamo in tranvay o in ferrovia, - e non ne possiamo fare a meno n-on soltanto perchè non abbiamo la forza di togli ere ad essa coteste mansioni, ma anche 1 perchè :non ci è possibile provvedervi da noi, - così nel mon<lo più circosoritto della lotta specifica che noi conduciamo, ogni volta che si apre UtJa qualsiasi possibilità di realizzazioni rivoluzionarie i disorganizzati si trovano in una condizione d'inferiorità e costretti a seguire, per le necessità imprescindibili della vita e della lotta, e quindi a subire, la org.anizzazione di altre forz.e, movimenti o partiti. V,orrei che quei nostri amici, che con tanta ragione si preoccupano di salvaguardare la propria auton-omia e. indipendenza, e insieme , l'indipendenza .e l'autonomia del movimento anarchico, esaminassero bene questo proble111a: se la organizzazione non sia, invece che un ceppo tPer la libertà, un.suo strumento, il m,ezzo con cui essa sì realizza e si amplia. Non è v_era la favola all,ettatrice e f.alsani-en le egualitaria di Rousseau, da cui ~caturirono le idee dittatoriali dei giacobini, che l'uomo era libero e la or, gati.izzazione sociale J'ha fatto schiavo. E' vero i1 contrario : che cioè l'uomo:· all'inizio era impotente, schiavo degli .elementi, degli animali, degli altri uomini p'iù forti, ecc. assai più che sotto il peggiore dei diStPOtismi

I , PE .~..SIERO E VOLON1'A' odierni; e che egli ha allargato la sua libertà, l'ha n1ian mano conquistata attraverso l'organizzazione sociale, malgirad~ e contro tutti i difetti e gli autoritarismi di questa; ed ha reso m~no arbitraria l'organizzazione socìale medesima attraverso sempre nuove iniziative e forme di organizzazione vieppiù libera .. E ciò che è vero in grande per tutta l'urna .. nità, è vero per la vita ,delle singoile n~ioni, è vero per il complesso dei movimenti operfli e fPOpo1ari, ed è vero anche in mezzo ai più ristretti aggruppamenti anarchici. L'autorità, io dicevo, è un dissolvente per l'organizzazion~; ed è lei che rende impossibile una reale organizz:azione umana ceme.11tata Qal libero reciproco consenso. Nonostante, la organizzazione resta una necessitàper tutti, tanto per gl1 oppressori che per gli qppressi. I primi ne fanno un geloso mono,polio per sè e la vietano o la limitano più che possono ai secondi; ma intanto quelli, ,anche nei raPtPorti fra di loro, riescono con l'organizzazione ad essere più liberi dei secondi. E questi, finchè restano disorganizzati, rimangono in completa balìa di quelli, e solo riescono a liberarsene organizzandosi e sono tanto più I.iberi quanto più sono org,anizzati. Ecco percbè io dicevo l'altra volta che man mano che, in una società, il numero degli organizzati si estende, l'organizzazione è costretta a diventar ID:.eno autoritaria, si tratti anche d'una org,anizzazione <li ,pecore; ed in seno all'organizzazione le pecore man mano si educano ed elevano a dig.nità di uomini. « Ma quando mai s' é visto? - esclama a questo- punto l'Adunata. - Le grandi organizzazioni proletarie più hanno avuto aderenti e più questi si sono rassegnati all'autoritarismo dei cavi e più è aumentata la b-w-ocrazia ». ,Questa è un'altra cosa; e mi pare che l' .Adunata la guardi col oanocchiale rovesciato. I difetti delle organizzazioni proletarie, non soltanto di quelle riformiste, li vediamo tutti e tutti li combattiamo. Ma n,on è qui la questione che·· prOS!l)ettavo io nel brano citato dalla Aduna.ta. Non mi- riferivo cioè all'autoritarismo, relativo e in via di divenire èhe per mancanza di mezzi materiali di coercizione non può andare oltr,e ristretti limiti, quale si manifesta nei partiti, autoritari ma non al governo . Io parl,avo dell'autorità vera e propria, viv.a, concreta e presente, armata di tutte le ar1ni e non della so1a facoltà di. .. espellere dal partito i recalcitanti; quella che oggi si concreta nella forza organizzata degli Stati e che nella realtà pratica in11.Pedisceo liteca Gino Bianco mita di fatto la libertà <li tutti i cittadini, sia come sudditi che come produttori. Ora, di fronte a questa autorità (oome <licev<>}'altra volta) anche l'organizzazione più imperfetta e piena di vizii autoritari, purchè volontaria e indipendente, è un ,progresso in senso libertario sulla disorganizzazione, è cioè un fattore di libertà. L'autorità stata1,e centrale e tanto più forte, coercitiva e arbitraria quanto meno sono ,organizzati i suoi sudditi; e gli stessi disorganizzati, anche que' pochi che hanno una coscienza libertaria, debbono la 111aggior parte della propria relativa libertà all'esistenza dell'organizzazione tra i sudditi negli arn bienti in cui vivono. Le prove di tutto ciò, IPOSitive e negative, sono numerose e lampanti in tutta la vita sociale, specie da sessant'anni a questa parte. Basti ricordare che quanto più i governi sono reazionari tanto più limitano o impediscono ai sudditi la libertà d'organizzarsi; e la libertà d'organizzazione è intimamente connessa con tutte le altre libertà elementari di stampa, di ,riunione, di parola, ecc. Viceversa non si può negare che il proletariato, preso nel suo insieme, abbia fatto anche nel senso della sua libertà enormi progressi da quando, ciµquant'anni fa, era del tutto disorganizzato, ad oggi. Gli elementi di tale progresso sono molteplici: ma non si può negare che un elemento importantissimo ecl essenziale di elevazione e di liberazione è stata la organizzazione sindacale e politica proletaria e popolare. Può darsi che, cinqu-ant'anni f:a, vi fosse qualche gruppo di operai più progredito, più libero interiormente, più dotato di spirito di autonomia della media del proletariato organizzato odierno. Ma allor,a la generalità era più in basso, assai più schiava volontaria che oggidì; e la stessa n1inoranza libettaria, avanzata e indipendente è adesso una minoranza di gran lunga più numerosa di quella di allora. Noi non dobbiamo, naturalmente, dissimu1arci i difetti delle organizzazioni sindacali e popolari, - difetti di legalitarismo, di centralisn10, ecc., che noi anarchici abbiam loro mille volte rimproverati e che con tanti sforzi abbiarn cercaio, dov'era possibile, di correggere, - ·ed alcuni di essi gravissimi, causa dej disastri dei popoli e del proletariato mondiale da quindici anni a qu1esta parte. E così non dobbiamo nasconderci il valore tut· to relativo, aleatorio, incompleto e spesso effimero delle suddette libertà parziali di orga- '\.Flizzazione, riunione, stampa, parola, ecc.,

272 PENSIERO E VOLON1'A' ----------------------------- ·---------·--·· - ------- 1n confronto. alla libertà integrale, tc:tnarchica, eh.e noi a:uspichiamo. Ma il fatto in sè, che !:>Opraho cercato di lumeggiare, non resta meno vero. Noi anarchìcì volevamo di più e dì meglio; e se, perseguendo la tradizione organizzatrice bakuniniania, fossimo riusciti noi a permeare del nostro ~irito d'autonomia e d'indipendenza il proletariato organizzato, i· risultati sarebbero stati più confortanti, più libertari. La mancanza d'ogni organizzazione, però, sarebbe stata anche peggiore della cattiva ,organizzazione; chè i popoli non avrebbero fatto neP!1)ure quel po' di !Progresso che innegabilmente è stato compiuto. Ma scendendo anche sul terreno più limitato di critica, in cui si restringe l'Adunata, circa i vizii autoritari del_le organizzazioni operaie e di partito odiern•e, io insisto che tali vizii si debbono non al f..atto d,ell'organizziaz1one in sè, bensì aq_ una insufficienza di organizzazione. Le organizzazioni cioè sono tanto più autoritarie quanto più esse si limitano, di fatto, ai capi, ed i gregari vi partecipano solo pagando le quote, tenendo in tasca la tessera ,e disinteressandosi di tutto il resto. L'utile della loro organizzazione diventa minimo, poich,è i veri e soli organizzati restano i capi ed i pochi soci attivi; tutti gli altri ~eno ·come disorganizzati, costituenti un peso morto che è quello, quasi sempre, eh.e determina l'indirizzo accomodante e conservatore di tutta l'organizzazione. I difetti di quest•a diminuirebbero assai, se il numero dei veri organizzati, cioè dei partecipanti ed attivi, aum,entasse, se gli interessati diretti non se ne disinteressassero, e sopratutt,o se vi partec~passero tutti ,quegli elementi che hanno spi.rito d'iniziativa e senso di libertà. a cominciare dagli anarchici per qu,elle organizzazioni a cui questi h~nno ragione o. intPresse di .aderire pel maggior successo dP-lle proprie idee. N.aturalmente per gli anarchici l'organizza·· • • f • ' • z1one, 1n CUl p1u essi possono svllt1tl)pare u11a attività nel proprio senso e in conformità e in coerenza con le proprie idee, è quella anarchica, - che dovrebbe, secondo me, c~- sere come il Cl!tttro d1 affiatamento e di rarcoglimento e quindi il punto, di partenza di tutta una attività individuale e collettiva concordata, irradiantesi nell'ambiente circostante. µer !nfluenzarlo Hbertariamente, per prov; t:arv1 •e sec:ondarvi tutti i movimenti di libertà e di giustizia ed ostacolarvi e combattere i contrarii. Rileggendo in questi giorni le c<Y Biblioteca Gino Bianco se riguardanti Bakunin, mi è parso che qnesti tracciasse anche per noi la n1igliore •linea di condotta quando fondava nel 1864 cirr.=a qu,ella « Fratellanza Internazionale» che era, per il nucleo di uomini racco! ti 1ntorno a lui e col programma che fu all'incirca 4.uello eh~ oggi si ,chia1na ;anarchico, l'organizzazione dell'attività che poi i sing•oli uomini e gruppi 6Vilu11>pavanoall'esterno, negli ambienti più vari, prima fra i patriotti italiani o polacchi, tra i democratici della Lega della P1 ace e dalla Libertà poi, ed infine tra le sezioni della Internazionale, - raggiungendo, in quest·uItimo periodo la maturità completa delle. 1dee e la migliore applicazione pratic~ d1 aueste nel movimento e nella lotta. Quando si tratta d1 organizzazione anarelli· ca, n1i sembra ch•e i miei contradditor1 non t.engano presente il carattere di questa e le attribuiscano fatti o immaginari o i:lrbitra1ia· . mente interpretati. No:n parlo della quesnone della tessera, che nelle organizzazioni anaI" chich-e non sì usa, e su cui convengo con l'Adunata che ciò ch,e importa e può dar luogo a critiche non è tanto la tessera quanto la funzione in sè dell'organizzazione. So·10 m1 Si permetta d'osservare che, quando dicevo d'av•c.::ravuto in tasca varecchie tessere di varie società cui appartenevo senza se11t1rn1~ punto leso n,ella mia libertà e individualità, non volevo vantarmi d'un coraggiò e d'una invulnerabilità, di cui proprio non c·era blso gno; ,e non si trattava affatto d'una eccezione da parte mìa, .nè 4'un uragano da affrontare, ecc. C'erano, certo, in quelle organizzazioni dei soci che seguivano passivamente l'andazzo dei consigli <lirettivì: ma non si trattava di anarchici ,e il danno che ne veniva non era superiore a quello del restare qisorganizzati. Poichè l'organizzazione è un fatto che scaturisce dalla necessità, quelli che se ne appartano non per costituire una. organizzazione secondo le proprie idee, ma per restare disorga11izzati, non rimediano a· nulla e fanno in certo modo il gioco delle organizzazioni autoritarie, le quali non amano 1'0ipposizio.ne nelle proprie file e· neppure l'opposozi~ ne organizzata contro di loro dal di f:uori. Aver degli avversari disorganizza ti, per esse, è ·come non averne punto; ed è questa una delle ragioni per cui cosl spesso i giornalisti e gli scrittori sia borghesi eh.e socialdemocra ticì o cornunistì confoudono o fingono di confondere la nostra negazione dello Stato con la negazione di qualsiasi organizzazione,

PENSIERO E VOLONTA' e il nostro ·anarchistno sociale con l'individualismo amorfista, - ciò che ,anche all' A dunata certo dispiace. ,Ma l'Adunata m'invita a meditare se una associazione, anche anarchica, ll)ùSSadel tut to e sempre andare « esente dal vizio autori· tario ». Prima di tutto, che si intende mai per vizio autoritario? Se s'intende una viola zione o limitazione effettiva della libertà e Iniziativa individuale e collettiva, allora, co· me dicevo l'altra ;orta, si tratta di un timore puerile, poichè ne~un partito., neppure di quelli che sono in teoria autoritari, può sul serio violare la libertà de' suoi soci se non ha mezzi coercitivi a sua disposizione. Nel caso ue1 !Partito anarchico la iipotesi è de] tutto fantastica. L'organizzazione mette a di sposizione dei più attivi mezzi maggiori e un ' più Va6to campo d'azione; ed i 1nen01attivi per lo meno vi vengono influenzati e spronati dai primi, mentre lasciati a sè probabilmente sarebbero del tutto inutilj. Ma quelli eh~ intendono agire libertariamente e indipendentemente non ne sono aff,atto ilillPediti dall'essere organizzati. Al contrario! Se ll)Oi il vizio autoritario si scorge nell'·in fluenza cne possono esercitare alcuni ele· menti sulla collettività associata, anche st1 ciò talvolta può esser vero, e prescindendo dal fatto che una autorità morale derivante <lall'influenza personale non si potrà evitare del tutto neppure in completa anarchia. tal~ << vizio » non diiJ)ende punto dall 'orgjnizzazione. Due !I)rove ne abbiamo, eloquenti : La prima è che coloro i quali esercitano una maggiore influenza sulla collettività organizzata non sono quasi mai i co1nponenti le rommissioni, i segretari, ecc., i quali per lo più sono elementi m•odesti,. quasi ig.noti e senza autorità di sorta; e la influenza dei primi si eserciterebbe anche se non ci fosse orgianiz zaz1one. L'altra prova è che fra i disorganizzati le influenze personali sono più forti più indiscusse e più facili a cambiarsi in autorità vera e propria, in quanto non v'è una onzanizzazione che dia ai più oscuri e modesti la forza e possibilità di controbilanciarla. discuterla. controllarla e fa.rle oo-oosi- • z1onc Anche se si ammette che le commissioni o i segretari di organizzazioni possano mac-. chiarsi di « vizio autoritario» (e chi è t;he non sbaglia a questo mondo?), la loro autorità no.n sarebbe mai neppur lontanamente l()a-ragonabile a quella, ·ben più effettiva e direi quasi dittatoriale, che !può esercitare Bibroteca Gino Bianco -- ----- chiunque compili un giornale, faccia l'orato· re, scriva, ecc., quando la su.a attività dipenda solo dal suo arbitrio -ed egli non la r-oordini, attraverso l'organizzazione, con l'attività di: tutti. Non è dunque questione di cercare il pelo nell'uovo in tutto quello che fa una organizzazione, per scoprirvi a tutti i costi il vizio autoritario, - cosa sempre f.acile agli ipercritici, sia per la elasticità delle ~arole ll)er ~ui tutto può sembrare un vizio, sia perchè nient,e, neppure l'associazione a· narchica, :è perfetto a questo mondo; quanto <li vedere se la mancanza di organizzazione non sia ,proprio lei la debolezza or· ganica che più permette al cancro autoritario di attaccare qualsiasi corll)o sociale e gli stessi movimenti avanzati ,e di minoranza come l'anarchico. Il vizio autoritario, cosi frequente ,per tetL· peramento negli individui, - e l'individualismo con la sua volontà <li potenza n,e è un travestimento e l'esaltazione insieme, -- trova nell'organizzazione il suo antidoto. La stessa organizzazione, quando è occasionale e sporadica e non. discussa e decisa volontariamente da tutti gli associati; quando è accettata quasi senza saperlo o subita d.ai disorganizzati in mancanza di meglio, -quando si risolve in aggruppamenti locali isolati e sparpagliati che s'ignor.ano a vicenda, risulta assai più autoritaria di quella a base federale, !Permanente, prestabilita e coordinata so· pra un territorio sufficientemente vasto. Men" tre in seno ialla prima un individuo o pochi, o un 2"ruppo ristrettissimo di personP., può agire quasi del tutto arbitrariamente, profittando della inesistente o scarsa organizzazione altrui, nell'organizzazione concertata su vasta scalà ogni difetto del genere. pur n•)n e~send_oeliminabile fino all'assoluto, può venire ridotto ai mininii termini dal dibattito ' dal controllo, dalla resistenza interna delle volontà associate. Ha ben ragione l'Adunata a dire che l'am· biente autoritario esterno ,esercita una in1fluenz,a malsana sulle organizzazioni esistenti in se.no ad e55o. E' naturale ed inevitabile. M:a tale influenza si esercita più f,ortemenf:~ e con più dannò sugli elementi disorgani7.zati. ooichè qt~.esti non hanno neppure quel tanto di forza per resisterle che viene dall'associazione degli sforzi. Da qualunque punto di vista, insomma:- si esaminino le obieziioni mosse all'organizzazione anarch1ca, esse r1suttano o infondate o che le medesime obiezionì si oossono con .maggior ragfione ,.

PENSIERO E VOLO,NTA' --- --- ------· rivolgere contro il sistema antiorganizzatore. E badi inoltre l'Adunata .. che .non vuole es· sere accomunata con gli individualisti, alla natura ,di queste sue ,obiezioni, che sono le .medesime e non altre che quelle degli individ1~alisti; essa incautamente si accomuna a questi da se stessa~ senza riuscire affatto a din1ostrare che io avevo ti0,rto. Mi si fa notare fra l'!altro. che ccle mino· , . ranze nominate a dare un indirizzo alla maggioranza organizzata non [POSSonoche rispecchiar•e ì1 loro i)ersonale punto di vista che snesso non risponde alle esigenze della m2ggioranzan. Giustissimo,! Ma l'obiezione non riguarda l.e associazioni anarchiche, le quali non danno a nessuna ·minoranza l'incarico di fissare l'indirizzo da seguir.e, rn.a questo se lo fissano da sè col diretto interv,ento di tutti. Se vi sono commissionj, segr,eta~ii, ecc. questi han semplice ufficio esecutivo e di collegam,ento, senza alcuna attribuzione che (come· dicevo J>altra volta) le sovrapponga o imponga ai grul)!pi ed agli individui, senza m,ezzi materiali per trasformarsi in autorità di fatto, e senza che alcuno sia obbligato di seguirne il iparere, qualora ne esprimano uno sotto la· pr,o,pria esclusi via responsabilità. L'Adunata vuole ch'io ricordi « le gaffe prese da certi organizzatori» e le conseguenze derivatene o che p.otevan derivar.ne. Ne ricordo q1 sicuro, non ,escluse le mie !. . . Pretende forse l'Adunata ch,e gli anarchici, organizzandosi, diventino 1 perfetti? Oppure che essi siano perfetti solo se restano disorganizzati? Questo no di certo, 1 perchè òi gaffe non lievi lontane ,e r,ecenti ne ricordo parecchie anch~ di anarchici antiorganizzatori, - compresa qu,alcuna ultima, 'cui forse allude l' AdunataJ che si cerca, è vero, oggi con mez.zi discutibili di buttar tutta sulle spalle dell'organizzazione (che invece ne fu cotD.jpletamente immune), mentre la si dovè solo· ad un certo ~1umero di anarchici emigrati di tutte le tendenze agenti per loro conto, fra cui non pochi e no-n ignoti an tiorganizzatori. In quanto all'altro episodio di non so quale comitato parigino 1 pr,o Sacco e Vanzetti, cui una organizzazione anarchica si sarebbe rifiutata di partecipare, può darsi eh' essa abbia fatto male; ma io ignoro la cosa cui anche l'Adunata accenna apjpena di volo, e non potrei interloquire dopo sentitane una sola versione. Del resto non mi pare ch'essa a·bbia raipporto col .nostro argom,ento nè che . ' provi gran che: ripicchi di quel genere d~ · plorevoli sem,pre, purtroppo sono freq~enti Biblioteca Gino Bianco .. fra persone e grup 1 pi qi tutte le tendenze, quando l'ambiente è •da troppo tempo _turba· to ,da discordie e polemiche ·esasperanti. 11a non voglio entrare in queste [)Ol,emiche che s1 fanno all'estero, sia perch:è certe cose ' le oonosco tro[)pO poco e m,eno ancoria le con,oscono i lettori; sia perchè è evidente in esse l'influenza di questioni personali d'ogni s pec1e; sia perchè non di tutto qui da noi ?i potr,ebbe parlare con· l'am,piezza dovuta; sia perch-è, ·infin,e, l'organizzazione nostra ~ra gl~ anarchici italiani emigrati è appena a1 suoi primi tentatìvi e ancora non vi esiste in modo definitivo ed organioo> a quanto mi con· sta. Ma io spero che essa si costituisca sta:bilmente ,e presto; e tocca a quegli· anarchici ch·t! credono utile non so1,o in teoria l'org~- nizzaziont:, il d1mostrare coi fatti la bontà del loro metodo, adottandolo senza tergiversazioni e senza farsene stornare da preoccupazioni ,personalistiche o da oprortunismi di quiet,o v1v,ere, come senza lasciarsi trascinare dalla fog.a !Polemica e d1alla smania di ritorsione oltre quei limiti di reciproco rispetto che può rendere possibili accordi e rapporti di •buon vicinato anche con altri anarchici con cuj vi sian dissensi •d'idee e di metodi. Nè 1a pat1ra d1 sbagliare d~ve trattenere dall'.andar per la via eh.e si crede buona. Solo chi sta fermo non 111ciampa ma1; ecr errori non ne commetton mai solo quelli che non fanno nulìa, tranne che criticare gli altri che ca1nm1nano e ch,e fan qualche cosa. Ma lo star fermo e il no,n far nulla non è forse il peggior-e degli errori e la gaffe più madornale? LUIGI FABBRIP. S. - Avevo già scritto quanto sopra, quando un- .amico mi ha mostrato il Monito di Parigi del 17 luglio u. s. con un altro articolo cc Mit•o e Anarchia » contro l'unionismo, in cui si riporta uno dei brani miei già comin,en tati dall'Adunata e se ne tenta una confutazione. Sono già stato troppo lungo più sopra ,e non mi diffonderò, anche perchè rnolte cose che dicevo all' .A. dunata valgono per il Mo nito. Per ciò lascerò da parte la questione se la socjetà, l'associazione sia (co~ e dice il Monito) un fatto che cc esiste per sè indi,pendentemente dalla voloatà individuale, come l'esistenza della neve sulle Alpi ,e del Vesuvio nel golfo di Napoli ». Io penso eh€, al contrario, ni una società o associazione esisterebbe senza il concorso della

PENSIERO E VOLONTA' -------- volontà individuale, di pochi o di n1olti individui a seconda dei casi. ,Ma l'argomento ci porterebbe molto lontano, e. per questa volta :prrferisco lasciar I.o li. .Wla.poi eh è tutto ii resto dell'articolo non è che la dimostrazione che il «mito» società concepito come astrazione a sè, -che prescinde dall'individuo e pretende imporsi a questo, è un grave errore <la cui deriva la concezione sociale dello Stato, il che è perfettamente vero, non capisco in che cosa ciò mi riguardi, perchè io non ho detto niente di diverso. Tanto vero che il Monito non fa che svil ~ppare appresso il concetto che io stesso ho accennato quando rimproveravo ai socialisti autoritari di essere schiavi spiritualmente di una astrazione, la Società, mentre nella 'f ealtà non, 'Vi sono che delle società di indi- , 1iidi1,ie degli indi'Vidui associati. E' forse questo· il linguaggio mio, che secondo il 1\1onito sarebbe simile a quello degli autoritari? Non capirei, in tal caso, come GUS'"f AVO L'uomo di maggior valore intellettuale tra i «giovani» della Berlino sovversiva intorno al 1890 era senm dubbio Gustavo Landauer, del quale possiamo dire senza esagerare che fu uno dei pensatori più vigorosi e indipendenti della Germania rivoluzionaria. Reinsdorf come uomo d'azione, Most _come inimitabile propagandista e Landauer come :pensatore e scrittore : non fosse che per questi tre ·uomini, varrebbe la pena di studiare 1' anarchismo tedesco e di conservare, malgrado tutte le apparenze in contrario, la ,fede nell'avvenire. Vi sono però anche molti altri uomini qi valore e · non meno degni : quali Max Nettlau, Rodolto Rocker ed altri, la cui influenza nel movimento internazionale anarchico è stata ed è considerevole. Gustavo Landauer nacque il 7 aprile 1870 a Karlsruhe, suo padre era un commercian·- te israelita di una discreta posizione, e volle dare .a suo figlio un grado di istruzione che gli permettesse di elevarsi al di sopra del sua ambiente. Il fanciullo s'iscrisse al gin-- ~asio de~ città natale e, a vent'anm1, partì per Zurigo per proseguire i suoi studi al1 'Università. A Zurigo entrò in contatto. con il socialismo rivoluzionario più avanzato e si appartò rapidamente dal mondo ·borghese e dalla aspirazioni borghesi, dato che ne aibliotecaGinoBianco possa essere caduto in così maò.ornale equivoco. Poichè io ho voluto fra l'altro dimostrare ehe le società o associazioni costituite volontariamente e di deliberato _1)roposito sono più libertarie, meno autoritarie, cioè meno imperfette dal ,punto di vista anarchico, - più rispettose dell'uomo e della sua dignità e libertà, come dice Bakunin, e più rispondenti all'emancipazione integrale dell'individuo, - che non: gli aggruppai;nenti occasionaJi forma tisi più sotto la forza maggiore delle circostanze esteriori che sotto la spinta della volontà maturata dei loro componenti. ·Con questo mio concetto eran c~rto assai più in armonia che il Monito non .cred:a gli autori da lui citati - specialmente Bakunin il quale sul terreno dei fatti cercò di mettere coer,entemente in pratica quel concetto dell'organizzazione, nel senso che ho cercato di spiegare, fino alla vigilia della sua morte e senza mai stancarsi. L. F. LANDA.UE R vesse mai avute. Aveva vent'.anni quando scrisse il suo romanzo Der Todesprediger (Il predicatore della morte), frutto letterario imlnatu.ro, ma che rivela già .alcune delle sue idee e il suo tem1 peramento. Ln, questo r-omanzo si trovano pagine autiparlamentari che .ancorà circolano nella nostra stampa e si leggono con piacere (si pubblicò a Zurigo nel 1893; secornda edizione, Monaco 1903; terza edizione, ,Colonia 1923). · L'anarchismo di Landauer, manifestatosi precocemente tanto nel suo cuore come nel suo cervello, dovette essere qualche cosa di spontaneo frutto della sua ,rnaturalezza e del.. · la sua sensibilità. Se .è possibile, bisognerebbe che -un giorno o l'altro si scrivesse la sua biografia dettagliata, e allora avremmo una conferma di questa nostra supposizione. In Landauer \110ll e'erano due perfSonalità, l'anarchico e l'uomo; egli era un tutto inseparabile, ed è 1 per questo che la nota misti, ca e religiosa che s~ potrebbe dedurre da · una semplice contemplazione della sua fotografi.a, passò ad improntare anche i suoi scritti e le sue azioni. Nel 1892 tornò a Berlino, lanciandosi a.. nima e corpo nel movimentò dei « giovani » dell'opposizione socialdemocratica; già anarchico cosciente, contribuì non tPOCO, oo11a va... .,

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==